Una FF poliziesca in forma di mystery story con un pizzico di umorismo nero.Noah,nei seriosi panni di un investigatore privato,si trova coinvolto in una pericolosa indagine riguardante una lunga serie di omicidi avvenuti secondo modalità "impossibili".Ad affiancarlo,la gelida e forse ancora più sarcastica di lui,Christina,una ragazza dal passato fosco tanto quello di Noah,ed altrettanto come lui al centro dell'attenzione di un manipolo di cospiratori privi di scrupoli.Riusciranno i due a risolvere l'enigma prima che il peggio per Toronto e dintorni si compia...?
DETECTIVE NOAH
E….IL CASO DEI DELITTI IMPOSSIBILI
By King Flurry 51
Ispirato da un’idea originale di Fishlover e di Shu Takumi.
Personaggi & Interpreti
Detective Dasari:Noah
Detective Christina: Christine McLean (from TDPKT)
Detective Triton:Izzy
Detective Komby:Lester Komby
Commissario: Owen
Ispettore Hatchet: Chef Hatchet
Tenente Burromuerto:Alejandro
Agente Rory:Rory Brownleaf (from TDPKT)
Agente Tyler:Tyler
Recluta:Lindsay
Dr Mc Grady:Harold
Ingegnere Hellys:Henry di TDPKT
“La Mente”:………….
Scienziata Geniale scomparsa: Bright (TDPKT)
CAPITOLO 1:”Il Trasferimento”
-Toronto.Ufficio del commissario-
“Driin,driin”
“Munch,munch..sì,pronto?”
“Come sarebbe a dire?C’è stato un altro omicidio?!?Okay,manderò al più presto la squadra investigativa”.Owen posò la cornetta,adagiandosi pesantemente sulla poltrona.”Oh,come farò di questo passo?” disse disperato cercando inutilmente un conforto nella scatola di ciambelle che sempre spiccava sulla sua scrivania:la glassa,a sua detta,serviva ad addolcire l’amarezza degli ultimi due mesi.
Il Commissario era un giovanotto piuttosto imponente,la cui carriera era “saltata” in un lampo da tenente a capo del distretto…come conseguenza dell’inaspettata morte del precedente.Passava la maggior parte del suo tempo davanti alla scrivania,facendosi portare in modo ritmico ciambelle e documenti.Ma il suo mandato era capitato nel momento peggiore:una misteriosa sequela di omicidi minacciava Toronto da ben due mesi,e il povero tutore dell’ordine era al lumicino della disperazione.D’un tratto la porta bussò facendolo sobbalzare.
“Permesso..?” chiese una rossa sull’uscio della porta.
Owen sembrò riacquisire una strana speranza.”Oh,benissimo,la aspettavamo con ansia,signorina McLean!” chiosò con entusiasmo.
“Mi chiami pure Christina.” rispose la ragazza.Indossava un impermeabile nero come le tenebre,dal cui taschino sbucava fuori una margherita,come portafortuna.Christina era stata appena trasferita,ma la cosa non le dava granchè fastidio.La sua carriera come detective finora era stata breve e poco remunerativa,nonostante le doti speciali di cui era fornita.Sulla scena del crimine era come se le si attivasse un “sesto senso”,favorito dalla sua particolare intelligenza,e da un carattere freddo o addirittura glaciale,fermo e solitario.
Altro suo tratto base,e forse quello principale era la sua ironia pungente,con la quale si mostrava sempre al prossimo IMPASSIBILE.
“Sono stata trasferita qui…” Owen non la lasciò neppure finire “P-prego,si accomodi,non vedevamo l’ora che arrivasse..in un momento difficile come questo!Aspetti qui qualche istante.”Detto questo schizzò via a discapito della stazza.
Christina attese in silenzio per qualche minuto,approfittandone per scrutare attentamente la stanza:
Una foto raffigurante un’allegra ragazza dai capelli arancioni ricci a testa in giù campeggiava vistosamente sulla scrivania,con una leggera macchia di cioccolato sulla cornice.La Rossa si chiese chi potesse mai essere..
“E così..sei quella nuova,eh?Wohooo,che forza!” un tipo strano coi capelli rossi e giacca dello stesso colore infranse il silenzio quasi sbucando..dal nulla.”Benvenuta,collega,io sono il grande magnifico impossibile Detective Komby!!!Ma tu puoi chiamarmi pure..Lester” concluse assumendo una posa “epica”.
Christina non battè ciglio.Ma la domanda le sorse spontanea dalle labbra:”Sei tu il mio nuovo compagno?”..si poteva captare una punta di preoccupazione nella domanda.
Lester rispose ancor più fragorosamente “SICURO!”
“Non dare retta al mio bizzarro, a voler essere gentili,amico” con una mano Noah si fece strada sull’uscio spostando Lester.”Non sa quello che dice..per il 99% delle volte”.
Christina,impercettibilmente sollevata,rispose “Perfetto.Si conclude così in un successo la mia prima deduzione qui a Toronto.” Noah parve compiaciuto dal sarcasmo mostrato dalla ragazza “I miei complimenti,allora…collega”.
Noah era il miglior detective del commissariato:intelligente come pochi,schivo,flemmatico e preciso.
Tuttavia era piuttosto isolato all’interno della comunità,proprio per questo suo lato “solitario”.
Sul campo Noah dava sfoggio delle sue migliori qualità,risolvendo casi apparentemente impossibili,grazie alla sua capacità di trarre logicamente cause,effetti e motivazioni del crimine messo sotto esame.A questo si aggiungeva la sua penetrante attenzione anche ai più piccoli dettagli.Nonostante tutte queste qualità,però,il Detective Dasari non era riuscito a salire di ulteriore livello,perché funestato dal fato avverso e dall’invidia di un certo collega;né riusciva a venire a capo di uno solo dei delitti avvenuti negli ultimi due mesi.
“Suppongo che sarebbe meglio sapere qualcosa di più l’una dell’altro prima di incominciare la nostra collaborazione…
“Ehilà.Noah,non mi presenti la nostra nuova chica?”
“Dissolviti,Al.Al momento non è affar tuo”
“Non chiamarmi..brr..Al.E ti ricordo che ti sono superiore di un grado,amigo.Ma ora lasciamo da parte i litigi:chi saresti,tu,bella pupa?” Il Tenente Burromuerto,giovanotto affascinante e abbronzato di origini ispaniche,era totalmente privo di scrupoli,e,infatti,non esitava a scavallare gradi e posizioni a scapito degli altri colleghi:la sua recente nomina a Tenente non era certo farina del suo sacco,e molto probabilmente la era di Noah.I due non si erano mai potuti sopportare a vicenda,specie quando Alejandro non perdeva mai occasione di rinfacciare la sua “carica” allo “gnomo detective” e quando Noah affibbiava nomignoli ad Alejandro come “Anguilla” o “Al”,avendone intuito la vera indole viscida e serpentina.
Il Tenente continuò la sua prosopopea “No,non dirmelo,possiedo una certa dote per gli indizi:tu sei Christina.L’ho avvertito col mio muy muy caliente sangre latino..” e le fece addirittura il baciamano.
“Le mie cellule sanguigne invece sono fredde come il Canada,e non sopportano a lungo i “caloriferi”.”
Alejandro rimase interdetto quando sentì queste parole,dopodiché si allontanò velocemente fumante d’ira,Tutto questo davanti a Noah,che se la rideva sotto i baffi.
Owen ritornò improvvisamente esibendo un nervoso sorriso a 32 denti.”Eccomi di ritorno!Detective Noah,ti presento la tua nuova compagna,assieme alla quale condurrai la prossima indagine.”
Noah lo fermò “ci siamo già presentati,capo.Ora..qual è l’omicidio del giorno?”,e si sedette davanti al commissario,che rimase attonito per qualche secondo.
………………………………………..”OH!Ecco cosa avevo dimenticato!Recluta Lindsaaaaaaaaaaaay?”.Noah e Christina si scambiarono un eloquente sguardo.
“Sì?” una bellissima bionda si fiondò immediatamente nell’ufficio,facendo letteralmente sbavare una delle due guardie di scorta del commissario.
“Che fine ha fatto il rapporto sull’ultimo caso della settimana,quello di oggi?”
“Devo averlo messo da qualche parte,credo” titubò Lindsay…”Ah,no,ce l’ho qui!Ecco.” Consegnò un foglietto giallo a Owen.
Owen lesse ad alta voce:”Dunque,vediamo…ricordarsi di non scordare in giro il rapporto”.E restò di sasso.
“Questo era il tuo promemoria del rapporto,Lindsay” chiosò sarcasticamente Noah.
“E a quanto pare non ti è stato di grande utilità” aggiunse ironicamente Christina.
Owen sbuffò con evidente imbarazzo.Poi si accorse di avere sempre avuto quel foglio sotto il naso dall’inizio,e fece finta di niente.”Ah,no,ho letto male!Si trattava proprio di questo.” Noah e Christina intuirono subito l’enorme bugia del ragazzone..
“Detectives,il vostro primo caso assieme riguarda..”
“HEI!COSA STA FACENDO?” d’improvviso un omaccione in impermeabile beige e scuro di carnagione fece irruzione.
“STA ANCORA AFFIDANDO UN CASO COSI’ IMPORTANTE A DEI DILETTANTI?!” sbraitò in faccia la domanda al povero Owen,che tremava come un budino.
“QUESTA E’ ORMAI UNA FACCENDA DI STATO,APPANNAGGIO DELL’INTERPOL!”
“S-sì,ma,vede,Ispettore..” tentò timidamente di rispondere l’altro.
“SILENZIO,SACCO DI GELATINA.”
Christine interruppe il quadretto che si era venuto a creare ponendo una domanda al suo collega:”E questo clown da circo chi sarebbe?”…al che le orecchie dell’Ispettore captarono l’insulto,quest’ultimo si voltò minaccioso in direzione della ragazza,che mantenne costante il proprio aplomb.
“TI SPIACEREBBE RIPETERE COME MI HAI CHIAMATO?CASOMAI TU NON LO SAPPIA,IO SONO IL FAMOSO ISPETTORE HATCHET AL SERVIZIO DELL’INTERPOL!”
“Sì..da due mesi” tossì Noah.
Christina replicò ancor più causticamente:”Ho capito chi sei,quello che conduceva il programma di Cucina per conto di mio padre.”
L’Ispettore cambiò colore.
“CIONONOSTANTE SIETE TENUTI A RISPETTARMI,MOCCIOSA:E’ DA DUE MESI CHE IL SOTTOSCRITTO INDAGA SULLA FACCENDA DEGLI “OMICIDI IMPOSSIBILI!”
“E come mai non ne è ancora venuto a capo,Ispettore?” chiese il Detective Dasari sorridendo.
L’ispettore passo da scuro a chiaro per una frazione di secondo.”NON SONO AFFARI CHE RIGUARDINO UNA SEMPLICE POLIZIOTTA NE’ TANTOMENO UN INVESTIGATORE MIGNON,CHIARO?!GUAI A VOI SE MI INTRALCERETE ANCORA IN FUTURO” SLAM!Se ne andò sbattendo violentemente la porta.
Owen riemerse da sotto la scrivania in cui si era rifugiato “O-ok,questo è il luogo dove dovete recarvi,in bocca al lupo per la vostra nuova collaborazione.”
CAPITOLO 2:”Omicidi Impossibili o Coincidenze Accidentali?”
Noah e Christina si stavano dirigendo sulla volante di Noah verso l’indirizzo dove si era consumato il delitto più fresco:Noah guidava quasi controvoglia,come se qualcosa lo turbasse;Christina,invece,nel sedile accanto sfogliava alcuni articoli di giornale.A caratteri cubitali sulle prime pagine lesse una frase che le risuonò familiare:”Omicidi Impossibili”.
“Senti,Noah..poco fa quell’orango dell’Interpol ha accennato alla storia dei Delitti Impossibili.Di cosa si tratta?”
Il detective scrollò le spalle“Oh,niente.Si riferiva a quanto sta accadendo in questi ultimi due mesi:un sacco di persone sono morte secondo dinamiche a dir poco bizzarre,senza che sia mai stato rinvenuto un indizio riguardo il colpevole o il movente.Tant’è che sono stati definiti anche “Coincidenze Accidentali”
Christina assunse una posa pensierosa “Interessante.Di che tipo?”
“Un tizio che pur essendo in prigione è riuscito ad ammazzare le sue due fidanzate,un nerd morto soffocato da una bolla di protezione,un cowboy apparentemente ucciso dalla sua ragazza durante una gara di surf,una detective trovata morta nel suo stesso ufficio…cose così,insomma.”
“Capisco” replicò neutra la Rossa.
“Siamo arrivati…bella villa.”
D’improvviso sbucò Lester “Wooo,ehi,colleghi,ci sono anche io!” parcheggiò la sua auto nel mezzo della strada.
“Lester!!!Che sorpresa..” disse Noah.
Lester continuò,ma venne interrotto da un sonoro “CRASH!” “ARGH!!!La mia macchina!Pirata della strada,la prossima scena del crimine sarà la tua!”
“Andiamo..” Noah fece cenno a Christina di entrare,sospirando profondamente.
-Villa Mc Lean-
“Eccoci nella casa del nostro amico..”
La “casa” in questione era una lussuosa residenza (estiva) completa di piscina e saloni dai pavimenti aurei.dove la vittima,Chris,un famoso conduttore locale,amava trascorrere le vacanze,quando non era impegnato a torturare adolescenti per suo profitto personale.
“Però,si trattava bene,costui.” commentò secco Noah.
Effettivamente il salone principale era ricco di statuine d’oro vinte dal presentatore,sue riproduzioni,quadri d’autore,ecc..
“Pare aver ricevuto molti Grammie..” notò l’altra detective osservando la libreria.
“E uno di questi…lo ha ricevuto addirittura due volte:la prima in mano,la seconda in testa.
Noah si fermò davanti al cadavere di McLean,rimasto schiacciato sotto una sua stessa riproduzione d’oro in scala gigante!
“Che fine ironica…ucciso da sé stesso.C’era da immaginarselo.”Si chinò sul corpo “Ancora una volta nessun segno tangibile,né sulla vittima né sulla presunta arma del delitto:zero impronte e zero tracce.Perfetto.”
Christina ragionò ad alta voce “Quindi..è come se questa statua si fosse mossa da sola.Decisamente assurdo.”Ma cos’è questo puzzo?
“Credo sia l’odore del cadavere,in fondo è morto già da 24 ore.” Noah si alzò allontanandosi dal conduttore. “Sono allergico ai cadaveri.Cerchiamo qualche elemento qui in gi..”s’interruppe tossendo “Cough,cough”.
Christina parve per la prima volta (forse dell’intera vita) preoccuparsi “Che ti succede?”
“Cough,cough,cpugh!Presto,usciamo subito da qui.” i due si incamminarono velocemente in macchina,dove Noah aprì uno scomparto con dentro degli antistaminici e ne prese due subito.
“Q-quel posto” disse con molto sforzo “ci dev’essere qualcosa a cui sono allergico per davvero”.
“E suppongo che non si tratti del cadavere.”
“Ottima deduzione,detective.”
“Dai,torniamo indietro,secondo me è una buona pista.”
“E va bene.” Entrambi ritornarono sul luogo del crimine…e Noah trasalì nuovamente in preda alla tosse.
Christine,avvicinandosi a Noah per passargli gli antidoti,venne investita appieno da quell’odore acre e penetrante:ACETONE! “Acetone..ossia smalto per unghie…”La ragazza scoprì un barattolo di smalto rovesciato posto in cima a uno scaffale,la cui direttiva era proprio il piedistallo della statua.
Noah si riprese “quel vanitoso di Chris era maniacale anche nella manicure,Mentre invece qui è stato usato come una specie di corrodente…molto strano,visto che l’oro si scioglie solo con uno speciale acido..a meno che..” Noah sollevò il piedistallo della statua come niente,leggendo:”Made in China”.
“Quindi non è altro che una vile riproduzione,scarsa a tal punto da temere pure l’azione corrosiva di un semplice smalto per unghie.
“Azione prolungata per molto molto molto tempo…” fece notare Christina mostrando il barattolino ormai agli sgoccioli.
I due restarono in silenzio per qualche secondo,come se aspettassero l’intuizione.Anche se la mente di entrambi sembrava perdersi reciprocamente l’uno nello specchio degli occhi dell’altra…
…
…
…
“Direi che qui abbiamo finito,almeno per adesso.” Si affrettò a dire Noah,con una punta di indugio,e solo per interrompere quel momento magico così imbarazzante.
Non si poteva capire se anche Christina avesse provato la stessa sensazione.
Il ragazzo continuò “Torniamo indietro,prima che per davvero Lester,come se non lo conoscessi ormai,ci procuri una nuova scena del delitto fresca fresca.”
Come se fosse stato veggente,nel frattempo,il bizzarro detective in completo rosso stava seminando il panico sull’autostrada,sventagliando colpi come un matto.
“Ratatatatatat!Non c’è niente di meglio che una mitragliata per inculcare a voi cittadini improbi un po’ di sano rispetto per la legge e il codice della strada.” Si profuse in un’altra POSA EPICA.
“M-ma è stato lei a parcheggiarmi davant-ahhh!” il responsabile,si fa per dire,dell’incidente corse a perdifiato il più lontano possibile,senza neppure osare terminare la sua obiezione!
“Lester,perché non punti quel minigun su te stesso?Stai attraversando le strisce pedonali col rosso”,irruppe Noah seguito da Christine,che rincarò la dose:
“Ah,e qui c’è anche il divieto di fare rumore.Bel tutore della legge,che amenità,mi congratulo,collega”.
Sentendo le prime sirene della polizia,Lester spiccò un balzo all’interno della sua sfasciata e sgangherata volante congedandosi come un siluro sulle seguenti parole
“VOI NON AVETE VISTO NIENTE” Zoom!
Gli altri due si limitarono a fare un cenno d’assenso,prima di tornare anche loro al commissariato.
CAPITOLO 3: “Il caso Triton” (parte prima)
“L-LEI NON PUO’ FARLO!” tuonò fino al marciapiede la voce del comissario.
“CERTO CHE POSSO!L’INTERPOL PUO’ FARE TUTTO QUELLO CHE LE PARE.” replicò ancor più altitonante l’ispettore.
“Ahi,ahi,altri guai in vista…” Noah disse sull’uscio.
Sia Owen che Hatchet erano completamente paonazzi in viso e mezzi afoni da quanto avevano sbraitato a vicenda,entrambi si bloccarono notando Noah,forse solo per riprendere fiato,tuttavia il secondo asciugandosi in fronte trovò le corde vocali restanti “Le do al massimo 48 ore ancora,passate le quali SENZA che abbiate risolto il caso e SENZA che lei si sia deciso a mettervi tutti quanti da parte in mio favore,le garantisco che troverò il modo per far PERDERE IL POSTO a tutti voi sacchi di flaccida e inconcludente gelatina”.
A Owen parve si fossero gelati tutti gli organi,incredibilmente per la primissima volta pure lo stomaco,visto che aveva lasciato a sospesa a metà la sua 51 esima ciambella di metà mattina.
“Perfetto”,si limitò a far svolazzare nell’aria gelida il sarcastico.
D’un tratto entro uno dei due soliti poliziotti di scorta personale del commissario,un certo Rory,meglio noto come lo zerbino dell’intera centrale.
“S-Signore,c’è appena stata una sparatoria davanti a Villa Mc Lean,signore,m-ma non siamo riusciti a recuperare il responsabile,anche se probabilmente si dev’essere trattato di un autentico psicopatico,s-signore!” e sospirò un “SIGH” sommesso per finire.
Owen tornò in vita:“UNA SPARATORIA?!!”
“S-sì,s-signore…SOB”
Intanto il “responsabile”,Lester,notato solo da Noah e Christine,sospiranti,strisciò lemme lemme furtivamente nel proprio ufficio,per farsi un buon alibi.
“Ricordate,VOI NON AVETE VISTO NIENTE…” ripetè sottovoce.
C. Hatchet colse al volo l’occasione per terminare la sua sequela di insulti e minacce: “Ecco,questi sono i risultati conseguiti dai vostri uomini,o dovrei dire amebe?Largo,ci penserà l’Interpol a risolvervi anche questa…PRIMA DI OCCUPARSI TRA 48 ORE ESATTE DI CASI MENO DA SCUOLA ELEMENTARE”,e detto questo si fiondò fuori scostando bruscamente Noah,spintonandolo a terra.
“Perfetto”.
Più tardi,dopo aver consegnato il rapporto preliminare dell’ultima indagine,i due detective si ritirarono nel proprio ufficio privato,o meglio,nell’ufficio di Noah e della sua ex collega,l’ultima avuta:mentre Noah si sforzava di tenerne lo sguardo magnetico e freddo,sviando il proprio cervello dietro alla più totale e artificiosa impassibilità,spiegandole nel dettaglio ogni parte caratteristica del luogo di lavoro,Christine saettava suo solito pigramente occhiate furtive qua e là,annotando nella memoria ogni singolo dettaglio degno di interesse,in primis,quella foto.
Non potè fare a meno di notarla,perché la sua incredibile memoria le diceva di averla già notata qualche ora fa da qualche altra parte,precisamente sulla scrivania del commissario:era la stessa ragazza sorridente,dai ricci color ginger,e gli occhietti verde prateria sprizzanti energia da tutti i pori possibili e inimmaginabili,solo che c’erano nuovi dettagli in più.Sotto la foto c’era una targhetta “Izzy Triton”,e appena Noah se ne accorse,sospirò più pesantemente del solito.
La detective dalla chioma fulva sembrava già aver intuito qualcosa..al che lui decise di farsi coraggio e anticiparla.
Ma in quel mentre entrò nella stanza la persona peggiore che Noah potesse mai immaginarsi di essere interrotto dalla quale in un momento così intenso come quello:Alejandro.
“Hola,Noah,amigo!” salutò con tono falsamente amichevole,approfittandone per piazzarsi alle sue spalle:”Sempre a struggerti dietro quella fotografia?Sei la copia perfetta di quella mozzarella del commissario facendo così..a-ah,vuoi vedere che questo è un tuo trucco per salire di grado?Imiti il capo…mucho astuto.
Inaspettato da parte tua,sebbene anche inutile,lo sai che quel posto andrà presto al sottoscritto”.
Noah si sforzò enormemente,fino a farsi tremare le esili gambe,per reprimere nei recessi tutta la frustrazione e la furia che stava accumulando,poiché da un lato era troppo intellettualmente avanti per scoprirsi in improvvisi e devastanti scatti d’ira,dall’altro c’era da tenere in considerazione la diversa prestanza fisica tra i due,che lo avrebbe visto sicuramente avere la peggio.
Il viscido tenente dal canto suo proseguì,avvicinandosi pure a Christina.
“Niente male la tua nuova amichetta,eh?Tu che dicevi meno di due settimane fa che nessun’altra avrebbe potuto esserti collega,e invece qui vedo un fior fior di futuro promettente,senza bisogno di fare grandi deduzioni.”
Accarezzò sfacciatamente il mento della ragazza,dentro la quale stizza e disgusto stavano risalendo come magma in ebollizione,pur tenendo all’esterno il solito aplomb.
“Cerca solo,e prendilo come un consiglio,amigo,di non portarle la medesima sfortuna,capito?
Altrimenti non credo sopravviveresti,stavolta,ahahahahah!”,e detto questo,se ne uscì soddisfatto dalla stessa porta dalla quale era entrato.
Inghiottendo il veleno,Noah continuò a fare la guida,come se niente fosse successo “Bene,allora,questa è la scrivania,che ci possiamo tranquillamente spartire:scegli la parte destra o sinistra?Quale preferisci”.
“Scelgo quella che mi porterà a saperne di più…su di te.E su questa amabile e ne deduco problematica foto.”
La stanza si fece immediatamente gelida e silente.
Il ragazzo spense la luce e fece gettare così l’intera stanza nella penombra.
Noah cercò a tentoni un oggetto nel suo cassettino:un orecchio.
“Ecco,questo è tutto ciò che mi è rimasto di lei.
Il suo ultimo regalo,me ne faceva sempre di così tanti e disgustosi…
Si trattava dell’orecchio che suo nonno si era tagliato per emulare Van Gogh,si sa,tale nonno,tale nipote.
Insomma,era più pazza di un pezzo di pizza pezzata da una puzzola che impazza sulla piazza della pupazza.Ma io,anzi,io e Owen,noi,le volevamo un gran bene.”
Christina si adagiò sulla prima poltrona disponibile,pronta a registrare ogni parola,al che sembrava completamente rapita dalla tristezza nel tono di voce dell’altro.
Con tono grave,Noah incominciò dunque a raccontare:
“29 Novembre,2 settimane fa,io,Owen e Izzy,stressati come eravamo da giorni e giorni di indagini su delitti escogitati nei modi più impossibili,abbiamo deciso di dedicarci una serata di completo relax,tutti e tre assieme,come si fa tra amici:nulla di eccezionale,ovvio,ma purchè si trattasse di una scorciatoia per allentare la pressione delle ultime ore,e rinfrancarci lo spirito…
E a dirla tutta in completa onestà,quella era la mia prima vera volta.”
………………………………………………………………………………..
Owen:“Ohhh,finalmente le otto e trenta,per oggi è finita la fatica.
E domani inizia il week end,che bellezza!Non vedo l’ora di spaparanzarmi sul divano a ingozzarmi di stuzzichini al formaggio,gnam.”
Noah:”Giusto,ottima alternativa al monotono binomio della settimana poltrona del commissariato-ciambelle gratuite della pasticceria di fronte.”
Izzy:”Boom-boom,e qui casca l’unicorno!Tesoro,avevi promesso di portarmi in giro al ristorante,al bowling,alla discoteca e alla gara di Paintball stasera!!!Non vedo l’ora di riempire di vernice quel tonno del mio ex,Justin…DI NUOVO,BWAHAHAH.Non te ne sarai mica dimenticato?”
Owen:”Ma no,figurati,infatti,stavo..scherzando!(Cacchio)”
Noah:”Vedo che sei già sistemato,goditi pure la serata,amico mio,mentre per quanto riguarda me…già,al solito mi toccherà spassarmi la nottata in quel “residence a 5 stelle del mio ufficio”,così già che ci sono,al solito,farò la guardia alla centrale”.
Izzy:”ANCORA?No,adesso basta,in quanto tua amica e collega voglio che anche tu ti diverta,almeno per una volta,come facciamo noi comuni mortali.”
Noah:”Comuni mortali mi sembra un’esagerazione…”
Owen:”In effetti,Izzy non ha tutti i torti:sono anni che abiti qui assieme a noi,ci mangi,dormi e ovviamente lavori,sei il nostro migliore amico,insomma!Ti vogliamo con noi.”
Noah:”ADDIRITTURA?!Cioè..ehm..veramente..”
Izzy:”Basta,indugi,su,verrai con noi punto e basta!”
Noah:”E chi baderà alla baracca allora?”
Owen:”Uhm…Rory!Tyler!Alejandro!Stanotte sarete di turno,intesi?”
Rory:”D-di notte..?”
Tyler:”Spacca tantissimo!Ma non oggi.Chiedo il permesso di licenza per poter uscire a festeggiare con Lindsay.”
Owen:”Perché,che dovete festeggiare di preciso?”
Tyler:”Il fatto che Lindsay si è appena ricordata il mio nome!”
Noah:”…”
Owen:”Uh,vabbè,permesso accordato.Adesso però con chi lo rimpiazzo?”
Alejandro:”Che ne dice del Tenente Komby?Mi sembra affidabile..no?
Noah:”Sì,come un tornado”.
Owen:”Mhhmhmm..ok,vada per Lester.Pensaci tu a richiamarlo alla centrale,Al!”
Alejandro:”Sarà un piacere,si figuri,ma per favore,eviti di chiamarmi (BRR-GRR) AL…”
Noah:”Ha ragione,lo chiami col suo vero nome senza risparmiarsi una sola singola lettera…
Alejandro”giusto,appunto,como stavo dicendo io!”
Noah:…Anguillandro Asinomorto”.
Alejandro:”PUTO!!!”
Izzy:”Allora è deciso,la tripletta di punta va a divertirsi,BOOm-BOOm-BOOm!!!Ops,scusa,Explosivo,vero è che ci sei anche tu,me ne ero scordata”.
Noah e Owen:”….”
…………………………………………………………………………………..
“In sostanza,passammo un bella serata,a eccezione di un piccolo incidente durante la guerra con la vernice…” proseguì nella sua narrazione,mentre intanto nell’animo di Christina cresceva sempre più incessantemente la curiosità di sentire il seguito,ma ci teneva a non darlo a vedere:un’infanzia difficile e un duro mestiere come il suo l’avevano convinta che freddezza e impassibilità fossero la chiave per sopravvivere nello spietato mondo moderno.
“Vai avanti,coraggio”
…………………………………………………………………………………...
Vroom…
”Ah,è stata proprio una serata magnifica!Scommetto che anche tu ti sei divertito,vero?”
”Diciamo..di sì,a parte naturalmente quando una certa persona ha mirato la vernice sui miei paesi bassi”replicò Noah,e subito a Izzy scappò un sorrisetto.
”Ahahah,kaboom,mi dispiace,colpa di Kaleido ed Explosivo:si fanno sempre prendere troppo la mano!Poi quando si trovano ad affrontare Lester…ah,lui sì che è iper bravissimo in queste cose” disse con verdi occhi sognanti,facendo leggermente ingelosire Owen.
Ma alla gelosia subentrò immediatamente ben altra sensazione.
“Un momento,come sarebbe a dire che c’era ANCHE LESTER?!?
M-ma allora…argh,e se fosse capitato qualcosa nel frattempo?” dimenticandosi degli altri due,con sorprendente agilità diede subito gas.
“Ehi,aspettaci,Owino!” tentò di rincorrerne la vettura.
“Salta sulla mia volante,Izzy” si limitò a bofonchiare Noah.
Durante il tragitto,i due investigatori si scambiarono qualche discussione,finchè…
Izzy tutta allegra “Sono proprio contenta” ,disse, “non ti vedevo così rilassato e divertito da quando hai commesso quel fattaccio!Sai?”
Qui Noah interruppe subito il flashback:”So già la tua domanda,Chry,perciò spiegherò subito il suddetto fattaccio con un secondo tuffo nel passato”.
“Ottima deduzione,sembra proprio che mi conosci da una vita,e invece…
Arrossirono leggermente entrambi,cercando di non darlo a vedere.
E Christine non finì neppure la frase,che già Noah ricominciò a narrare.
………………………………………………………………………………...
“Dunque,dunque,dunque…oggi chi abbiamo qui come futuro ospite?Ah,sì,l’Ingegnere” disse un Noah appena ventenne,fresco di un mese dalla nomina a investigatore,dall’impermeabile giovanile e dalla sfacciataggine tipica dei novellini del mestiere,mentre era intento a effettuare il suo (solo) quinto interrogatorio,col solito sarcasmo che lo caratterizzava dalla nascita.
L’altro,pur senza manette,stava completamente immobile,dilaniato dall’ansia,anche perché era perfino più giovane di lui.
Il giovane detective rincarò “Furto,trafugazione e modifica di segreti nazionali gelosamente custoditi da anni,per non dire decenni,dalla CIA,perfetto.
Niente male per un semplice tecnico informatico” concluse appalaudendo pigramente.
“Ce n’è abbastanza per 51 anni di galera,minimo…sono quasi invidioso,perché anch’io da piccolo ho tentato la carriera dell’hacker,anche se con un risultato minimo,una semplice fabbrica di videogiochi,nulla di più”.
Nel frattempo faceva ruotare su sé stessa la sua lucida calibro 20,finora mai utilizzata.
L’altro ragazzo trovò finalmente il coraggio di parlare:”Deve credermi,sono innocente!Avevo creato quel virus solo per testare la grandezza di Internet,non mi sarei mai aspettato un risultato del genere”.
Noah replicò causticamente “Secondo me l’unica cosa che non ti aspettavi era di essere beccato praticamente SUBITO,eheheh”…d’un tratto il suo cellulare squillò,Noah si alzò per rispondere poggiando la pistola,e uscì tranquillamente,congedandosi con un “Scusa un attimo,futuro carcerato,devo sbrigare una telefonata…”.L’altro notò subito la sua enorme leggerezza da principiante.
“Sì,pronto?Ah,ciao,mamma.
Sì,sì,lo metto sempre ogni sera l’impermeabile imbottito quando sono di pattuglia o appostamento…
Come,a quanti casi brillantemente risolti sono già arrivato?Sto giusto adesso per schiaffare in cella il cinquant-ennesimo arrestat…
“BLAM!BLAM!”
In quel mentre vide uscire il suo 51ennesimo arresto in preda alla follia omicida più totale,con in mano la SUA pistola,cosa che lo fece pietrificare.
Gettò via il telefono e subito si precipitò all’esterno:lo squilibrato aveva preso la via dei giardinetti,frequentemente popolata soprattutto dai bambini!
Sforzandosi di serbare ancora la lucidità,si prodigò subito a recuperare un’altra arma da fuoco:stranamente trovò subito aiuto da parte di un collega fresco di scuola di polizia come lui,un certo Burromuerto,o giù di lì,che ancor più stranamente non gli fece alcuna domanda scottante.
E’ raro trovare un rivale così benevolente…ma Noah non aveva proprio tempo per farci caso.
“Il Caso Triton”(parte seconda)
In un lampo raggiunse i giardinetti “E pensare che lo sport non è mai stato il mio forte” pensò tra sé e sé.
…..
…..
…..
Pensare che sembrava una serata così tranquilla,e invece le TV nazionali riportarono immediatamente la notizia del possibile schianto di un meteorite nel cuore di Toronto,ma Noah in quel momento era ben intento a occuparsi d’altro,perché il suo uomo si era pure nel frattempo procurato un ostaggio:una bambina che giocava sola soletta nel parco.
“Allontanati subito,altrimenti le sparo!” gridò il fuggitivo,puntando alle tempie della piccina che sembrava svenuta per lo spavento.
“Non fare follie,Ingegner..ehm..Henry” replicò il detective cercando di non tradire l’angoscia che provava in quel momento,le dita potevano scivolargli dal nervosismo dal calco della pistola al minimo movimento,doveva..DOVEVA per forza tenere i nervi saldi.
“Non costringermi a farlo!”
“Non costringermi tu a…
BRAM!
D’un tratto lo vide,o meglio,gli sembrò di vederlo:un bagliore luccicante,inumano,gigantesco lo accecò all’istante,dentro al quale distinse un grosso masso pieno di energia,il meteorite,e poi subito dopo sentì lo sparo.
Sì..lo sparo.
Ma di quale pistola?
Si rialzò sentendo una dolorante fitta al ginocchio,alla quale non fece inizialmente caso,quando vide ciò che lo aveva lasciato di stucco:l’abonimevole corpo celeste aveva SCHIACCIATO Henry Hellys,l’ingegnere,del quale non sembrava esser rimasto altro che un cratere fumante,e accanto a quello sfacelo…un corpo esanime.Quello della ragazzina dai capelli rossi.
Subito dopo sentì le sirene,dell’ambulanza e del resto della polizia,e poi nient’altro.
Al suo risveglio nella stanza d’ospedale,circondato da colleghi gentili e premurosi,compreso il bonaccione del tenente Owen,Noah venne infine a sapere che lei era ancora viva,ma che era stata trasferita per la rimozione di una pallottola nel cuore in un ospedale lontano,probabilmente Hellys alla fine era riuscito a mantenere la propria promessa.
Ma Noah,guardandosi la gamba ferita,aveva capito di essere stato LUI.
Infine seppe che le accuse che erano state mosse su Henry,si erano rivelate frutto di un informatore anonimo e proditorio.
“Capisco” replicò Christine alla fine del racconto “Izzy era la sola alla quale avevi confidato il segreto,suppongo”.
“Più o meno” l’altro si limitò ad annuire con mestizia,pur restando nel vago.
“Beh,adesso riprendo da dove mi sono interrotto..”
“A due settimane fa,suppongo..” mentre diceva questo,cercava di fare mente locale nel PROPRIO PASSATO,sentendo come se le mancasse qualche tassello fondamentale.
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“Fa piacere anche a me,Izzy..”
Accostò la volante,prima di vedere Owen calmo e rilassato sull’uscio.
“Fiù,per fortuna non è successo nulla”
Izzy trotterellò all’interno dell’edificio per prima,dirigendosi alla toilette.
Owen le fu subito dietro:l’unica cosa che desiderava era spaparanzarsi sulla propria poltrona,magari mangiucchiando qualche ciambella,anche se ne trovò solo una vecchia e ammuffita.
“Andrà bene lo stesso,munch..munch”
“AHHHHHHHHHHH!”
L’urlo gli fece andare la ciambella di traverso,anche perché sembrava essere stata proprio la voce di Izzy!Si precipitò fuori dal suo ufficio con uno scatto degno di un tedoforo.
Noah invece,tappato com’era a meditare con sottofondo un po’ di smooth jazz nella sua macchina,non sentì niente.
Finchè non gli si parò davanti la recluta Alejandro,gesticolando senza criterio:”Presto,Noah,amigo,è successo un casino,abbiamo bisogno di te per risolverlo,siamo troppo inesperti io e Rory!”
Pensando a un’emergenza come l’ultima che riguardava la recluta Lindsay ammanettatasi da sola al calorifero,scrollò le spalle e con aria di sufficienza aprì la portiera per scendere…cambiò espressione quando il solerte spagnolo gli consegnò la calibro.
“Tieni,te l’eri..dimenticata prima di uscire,e,credimi,ti servirà,amigo mio!”
Che cosa poteva essere successo?Un furfante era evaso?Uhm…
Tormentato da mille pensieri,il detective Dasari percorse le stanze una per una,finchè proprio in quella sua e di Izzy,non vide quello che vide:la ragazza,in piedi sulla scrivania,afferrato per il collo il povero Owen,lo stava minacciando di morte..m-ma cosa stava succedendo?!!
Owen era tutto un “Pasticcina mia,che cosa ti prende?Oh,cacchio infinito,ma perché vuoi uccidermi?Ti ho anche portato fuori come volevi,oggi…”
Izzy non fornì una risposta logica.
“Niente,semplicemente mi sono improvvisamente resa conto che ti detesto profondamente,e perciò ho deciso i farla finita una volta per tutte,ahahahah!BOOM-BOOM.”
“Oh,mamma,aiutooo!!!”
Noah non ci poteva credere:aveva sempre pensato che forse in seguito a QUEL incidente Izzy avesse qualche rotella spanata,e,infatti,ogni tanto sembrava completamente sconnessa,ma mai prima d’ora era arrivata a simili livelli di delirio!
Cercò di mantenersi lucido,di farla ragionare,sebbene il tutto sapeva di un doloroso dejà vu.
“Allontanati altrimenti gli sparo!”
“Non fare follie I…zzy” rispose quasi meccanicamente.
E nel frattempo estraè l’arma.
“Non costringermi a farlo!” replicò infuriata la collega.Sembrava come posseduta.
“E a quel punto tu hai sparato,di nuovo”.
“NON SONO STATO IO,COME NEANCHE LA PRIMA VOLTA!”
Christine sobbalzò:stavolta la sua pungente ironia era penetrata in un brutta piaga,e per la prima volta ne sembrò sinceramente dispiaciuta.
“Almeno…così sono convinto io” disse Noah sforzandosi di recuperare l’aplomb di sempre “A me è sembrato come se fosse stata la pistola ad azionarsi..da sola,ma probabilmente me ne voglio illudere e basta”.
Christine cercò di rimediare andando oltre i sentimenti di entrambi in quel momento:”Domanda:era successo qualcosa di rilevante in quella settimana?Per la precisazione,intendo,non uno dei soliti omicidi.”
“Soltanto la scomparsa di una scienziata semisconosciuta,ma questa faccenda se l’era accaparrata immantinente Hatchet con la sua Interpol.”
“Capisco”.
….
….
“Credo sia ora di tornare a casa,a domani,collega.”
“A domani…”
A bordo della sua monoposto rossa,affittata in Car Sharing,Christina riflettè per tutto il tragitto,attanagliata da mille pensieri.
CAPITOLO 4:”Indizi,Indugi e Indagini”
Nove del mattino.
Dopo aver trascorso una notte di sonno completamente serena e tranquilla,Christine si alzò,fece una frugale colazione,cambiò l’acqua al suo pesciolino Lapìde (così chiamato per la colorazione marmorea),diede da mangiare a questi e al suo pigro gatto domestico,e si preparò per uscire.
L’atmosfera che si respirava a quell’ora era al contempo normale e surreale:c’era come una strana sensazione d’attesa nell’aria…
Raccolse il giornale lasciato sull’uscio del suo appartamentino,ancora mezzo sottosopra per i completamenti del trasloco:la solita sfilza di omicidi impossibili sempre più allungata,le promesse a vuoto del governo canadese,le previsioni del possibile schianto di un meteorite entro la settimana…le solite cialtronate,insomma.
Ma poi “Un’ intervista esclusiva con l’ispettore capo dell’Interpol,C. Hatchet,riguardo agli ultimi mesi di terrore” colpì la sua attenzione.
No,non furono le ovvietà e le ingiurie sbandierate dal colosso a colpirla particolarmente,bensì un dettaglio,un piccolo accenno che l’amico si era fatto scappare.
“Uhm,credo che a Noah questo potrebbe interessare.Devo subito mostrarglielo”.
E detto questo entrò subito in macchina.
Al commissariato l’atmosfera che si respirava era invece elettrica:Owen aveva perso mezzo etto pensando che di lì a poco avrebbe perso il posto “24 ore,ancora SOLO 24 ore” andava ripetendosi qua e là come una trottola;Lester era tutto intento ancora a trovarsi un alibi per l’ultimo disastro combinato;Noah sembrava uno zombie,che si reggeva a malapena col settimo espresso di fila,tanto che le rughe gli solcavano la fronte come i disegni di Nazca;solo Alejandro zompettava qua a là fischiettando allegramente come un fringuello,chissà perché,poi.
“Nottataccia,eh?Suppongo di sì”.
“Questa è la tua prima deduzione azzeccata dell’intera carriera,Tenente Anguilla” biascicò sbadigliando Noah.
“Almeno io,amigo,non ho alcun rimorso sulla coscienza a non farmi dormire da ANNI e ANNI.” rispose maliziosamente lo spagnolo.
“Né scrocco come il peggiore dei barboni il posto di lavoro come casa” aggiunse,e ancora “Né odoro di alcool in un modo così disgustoso”.
“Vero,infatti,tu esali miasmi di anguilla andata a male..o qualcosa del genere,preferisci la murena?” pur nei momenti più difficili,il piccolo detective non rimaneva mai a corto del suo sarcasmo archilocheo.
L’altro,non sapendo cosa replicare,lampi e scintille nei begli occhi brunati,si ritirò in silenzio,con una furia nel cuore indicibile:si poteva fare a meno di leggergli la mente per sentire la parola “VENDETTA” echeggiare in tutto il suo corpo abbronzato.
“Almeno una vittoria mattutina me la sono presa” disse Noah già leggermente più spigliato e rallegrato,sorseggiando le ultime gocce di caffè.
A quel punto era il momento di dirigersi nell’ufficio per cominciare la giornata di lavoro,quando arrivò Christine:”Collega,ho qui un indizio che potrebbe interessarti…uhm,passato la notte in un bar,a notar dalle occhiaie,ne deduco”.
“Brillante deduzione,collega” si limitò a rispondere,e subito dopo le fece cenno di parlarne meglio nel loro ufficio privato.
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Una volta dentro,la ragazza stese sulla scrivania il giornale,tagliando corto “Guarda questo”,e indicò l’articolo sull’Interpol.
Noah cominciò a leggere ad alta voce:
“A quanti,in merito agli eventi accaduti negli ultimi tempi,omicidi inspiegabili,sparizioni di persona,segreti di stato che se ne vanno dispersi,e altra immondizia prodotta da feccia sociale del genere,che omicidi a parte,sono tutte belle diffuse per minare la solidità della fiducia nelle autorità,tipo la storia di quella Bryght..lasciamo perdere,che è meglio,vanno accusando di inerzia l’Interpol,rispondo che NON è certo colpa nostra,bensi delle cariche di polizia più basse e degradate,alla cui incapacità mi sono dovuto più volte adattare e sforzare di rimediare,ma OVVIAMENTE NON E’ MIO DOVERE BADARE A UN BRANCO DI AMEBE.
Ciononostante,nella mia magnanimità ma soprattutto nell’interesse di questa nazione,ho deciso di intervenire in modo perentorio contro simili parassiti dello stato,dando il mio ultimatum al Commissariato di Toronto,in merito alla risoluzione dell’epidemia di omicidi che,dolore umano a parte,sta facendo degenerare la fiducia che da molti anni la gente ripone sempre meno nel governo,e che è ulteriormente colata a picco di questi ultimi tempi dall’opera di mocciosi incaricati da troppo tempo di risolvere casi più grossi di loro,le faccende di Stato,sacro e perenne appannaggio dell’INTERPOL!!!”…posso fermarmi qui prima di rigettare tutti e 7 i caffè?”.
“Avresti dovuto fermarti subito,quando nomina questa Bryghy..Brie..Bridge..Bryght.Domanda:chi sarebbe?”
“Se non ricordo male,è la scienziata misconosciuta scomparsa due settimane addietro…yawn…ma tanto questo caso se l’è subito imboscato quel pallone gonfiato,è appannaggio dell’Interpol” sbadigliò una seconda volta svogliatamente.
Noah era depresso da troppo tempo per essere capace di cogliere l’attimo d’ispirazione per captare l’indizio chiave,per questo i colleghi mormoravano su di lui una vistosa perdita di smalto,specie dopo aver “accidentalmente” freddato la propria collega di lavoro,e anche per questo,Lester a parte,lo emarginavano,infine affondava le proprie nottate nell’unica illusoria consolazione degli alcoolici…era una persona al lumicino del baratro,specie se contrapposta all’ambizioso tenente che scalava posizioni e consensi giorno dopo giorno con una semplicità abbacinante.
In Christina invece bruciava già da un solo giorno del nuovo lavoro,una dedizione incrollabile,fonte di una curiosità inaspettata risalita dal profondo,che non si spiegava da dove le fosse così improvvisamente venuta:come se sentisse quel caso,quell’incarico,quell’indagine riguardarla interamente…
“E dimmi,la faccenda non ti sembra almeno una stilla sospetta?”
Noah stava per rispondere qualcosa,quando irruppe Owen,pallido come i donut andati a male,grondante ansia e sudore su tutto il faccione,sbraitando:
“Un altro,UN ALTRO!Un altro omicidio.Che ci fate ancora qui dentro a bighellonare?Dovreste già essere sulla scena del crimine,cacchio!!!” e se ne andò sbattendo la porta con violenza.
La pressione ormai aveva completamente trasformato il timido e pacioccone commissario,divenuto intrattabile.
I due si limitarono a sospirare,pronti a prender mano agli impermeabili e balzare subito nella volante…ma scoprirono che non dovevano fare alcuna strada per raggiungere la prossima scena del delitto,visto che era avvenuta proprio all’interno del commissariato.
Zoey,una investigatrice da poco in carriera,dotata di trecce innaturalmente rosso magenta,e un animo gentile e innocente,era stata trovata esanime in una maniera che aveva dell’incredibile,avendo la parvenza di una semplice serie di sfortunate coincidenze.
Apparentemente era infatti scivolata su una pozza di una qualche viscosa sostanza lasciata sul pavimento,schizzando a folle velocità per poi schiantarsi in un impatto mortale contro la macchinetta del caffè,sfracellandosi nei suoi componenenti meccanici più taglienti e letali.
“Addio caffè…perfetto.”
Mentre gran parte dei presenti ne confortava il collega e promesso fidanzato Mike,sul luogo si erano presentati anche l’arcigno detective dell’Interpol,intento a rendere a minacce ancor più una gelatina il povero commissario,presenti anche i paparazzi,stavolta,nonché gli altri detective,Lester e Alejandro,intenti a trarre le prime conclusioni.
“Il grande detective Lester Kolomby è pronto alla sua ennesima brillante deduzione:innanzitutto strano come un simile fuscelletto di ragazza abbia addirittura potuto DIVELTERE in tal modo questo affare!*POSA EPICA*
Da amante del fai da te,non avrei potuto conciarla meglio,neppure smontandola vite su vite.”
Queste e altre deduzioni venivano sentenziate qua e là dal,seppur bizzarro,geniale investigatore di rosso agghindato e pettinato,mentre Alejandro se ne restava stranamente silenzioso.
“Un bel disastro,però!” commentò Christine.
Ma Lester sbottò:”No,no,no,no,e poi NO!Io me ne intendo di questi eventi,vi ho raccontato fior di aneddoti a riguardo…
“Aneddoti che non ti conviene revocare davanti alle orecchie di colui che ti sta dando la caccia da 10 anni,Lex.”
Lester era infatti ricercato per numerosi impossibili catastrofi e furti effettuati in tutto il mondo,prima di rifugiarsi a Toronto dove costruirsi una nuova e insospettabile levatura,nei panni dapprima solo improvvisati del detective Kolomby.
“Dicevo?Ah,sì” proseguì il Rosso “Sono il massimo esperto in Detritologia e affini,e posso dirvi che lo sconquasso causato a questa macchina sembra troppo ordinato e armonioso per risultare frutto di uno spontaneo schianto-se non mi capite,passerò a una dimostrazione pratica” improvvisamente si gettò a tutta velocità sulla stessa pozza,schizzando e andando a schiantarsi contro l’altra macchinetta AUSILIARIA del caffè,ammaccandola e ammaccandosi un pochino.
“MA CHE COSA..?!!” sbraitò l’ispettore di polizia.
“Ecco,ehi,voi,riprendete tutto,chiaro?QUESTA è la prova della serietà e della professionalità pressochè nulla dei mocciosi di questa caserma ai quali sono stati affidati casi di rilevanza nazionale”.
Le sue parole martellarono il cuore già tormentato di Owen,che sussultò.
Lester dal canto suo si riprese subito,soltanto barcollando appena appena “Avete capito la mia ipotesi,adesso?Ahi..frin frin..ma soprattutto avete preso il numero di targa della macchina del caffè che mi ha investito?!” prima di perdere i sensi.
Malgrado l’atto di follia che fece mettere molte mani sulle relative fronti,il dubbio sollevato da Lester,per quanto assurdo,animò la coppia:e se per davvero avesse avuto ragione?
Entrambi si inginocchiarono,pure dando una craniata reciproca,in cerca di un dettaglio che fungesse da prova del 9,che fu Christina a trovare.
Poi ne trovò uno anche Noah.
E Poi di nuovo Christina.
Ancora Noah.
Christina.Noah.Christina.Noah,Christina.Noah.
Viti.
Tutta una serie di viti era stata perfettamente rimossa (in realtà visti i scarsi fondi pubblici,e la scadente qualità della ditta fornitrice dei distributori,una sola vite tolta sarebbe bastata) e al momento giaceva sotto i resti dell’aggeggio:ciò non poteva non lasciar credere che la macchina era stata divelta ancor prima che la poliziotta ci si fosse schiantata contro!Lester pareva aver aperto una toppa alternativa in mancanza della chiave di volta,una pista da seguire,finalmente.
Sfortunatamente la ricerca sfrenata di un immediato responsabile (primo indagato fu proprio Mike per una questione di gelosia manifestata negli ultimi giorni) non concedette alcuno spazio a questa brillante deduzione sulla sua causa:il delitto finì presto archiviato nelle mani della scientifica,Owen non aveva la testa per stare ad ascoltare ipotesi così ardite,e aveva appoggiato su consiglio del tenente la falsa pista su Mike,”mossa che almeno quella volta lo avrebbe messo al riparo dal molosso della Polizia Internazionale”,e così Noah,Christine e Lester si ritrovarono completamente ignorati ed isolati.
Perché per quanto imprevedibile,anche Lester sentiva la necessità personale di occuparsi a fondo dell’intero intricato caso Triton:era da sempre rimasto innamorato di Izzy fin dal primo incontro con essa,quando,entrambi ricercati per disastri di matrice simile,si erano conosciuti in giro per il mondo.
Mi sono dimenticato di dire,e per questo me ne scuso profondamente con i lettori,che,poco prima che il caso Zoey si raffreddasse,Christine trovò il coraggio e la sfacciataggine di porre a Hatchet davanti alla stampa la fatidica domanda
“Che fine ha fatto poi,stando alle sue indagini,la tipa di nome Bryght?Solo una curiosità,che un’umile novellina quale la sottoscritta le chiede di soddisfare”.
Questa volta a gelarsi fu il sangue dell’ispettore,prima di mormorare seccato:
“N-non..lo…cioè,NON SONO AFFARI CHE TI RIGUARDINO,PIVELLINA!”
E infilarsi subito nella propria volante fintamente sdegnato e collerico come si mostrava sempre di solito,partendo via a razzo.
Quello che non si poteva aspettare,era la rice trasmittente piazzata da Lester sul retrofreno.
CAPITOLO 5:”Ombre sull’Interpol”
“Adesso vedremo se Lester è davvero l’ex agente segreto/ladro internazionale che si è sempre proclamato in segreto o quasi…” disse Noah,rientrando nel suo ufficio a meditare assieme a Christine su tutti gli indizi fino ad allora collezionati.
“Dunque,facciamo mente locale,carin-ahem-cara collega..”,in quel momento,se ne avesse avuto la facoltà,avrebbe preferito spararsi per la gaffe.
Dal canto suo,la ragazza accennò un mezzo sorriso divertito a labbra strette,forse per ostentare la propria ritrosia e glacialità di superficie,o forse perché erano anni che si era disabituata a sorridere spontaneamente.
“Volentieri.Da un lato abbiamo una serie di omicidi apparentemente avvenuti sempre per vie coincidenziali e/o accidentali,dall’altro 2 casi anomali,quello di Izzy,del tutto insensato,e quello di oggi,Zoey,che presenta una dinamica leggermente differente,come se la manomissione della macchinetta fosse avvenuta nell’arco di un secondo,immediatamente prima dello schianto contro di essa…
“In più c’è questa reticenza dell’Interpol sul caso della scienziata scomparsa che non TI torna” proseguì lui al suo posto con una punta di scetticismo lapalissiana.
Christine senza alcuna pietà restituì l’ironia “Come a TE non torna l’aver sparato alla tua collega Triton”,al che Dasari si incupì parecchio.
Ancora una volta la ragazza si era spinta oltre,facendo breccia nel cuore della sua introversia…eppure era proprio questo che più lo affascinava in lei,in fin dei conti,quell’acume penetrante,quella parlantina incurante,quel corpicino minuto ma prezioso,come poteva non caderne innamorato?
In un nanosecondo represse tutte queste proiezioni mentali,e tornò a concentrarsi.
Ma inutilmente.
“Tutto sembra dipendere da Lester” si dissero all’unisono.
Frattanto,il Rosso Detective in questione,stava fischiettando allegramente all’interno del proprio veicolo,volante ore dieci e dieci,traffico centellinato,e il suo obiettivo sempre lì,a portata di vista,col suo parafango luccicante per via della microspia:un gioco da ragazzi come pedinamento.
Lester era forte delle ore passate sottocopertura per conto della legge o dei fuorilegge,e in più conosceva ogni movimento del metodico Hatchet,anche il più piccolo tic.
“Adesso si gratterà nervosamente il mento dalla forma importante e si sistemerà la pelata,come ogni ore 11.30 del mattino” ad esempio sentenziava,e l’ispettore lo faceva!”Per poi subito dopo rendersi conto di essere appunto un cupo e pelato individuo,rimanerne frustrato,e spergiurare all’aria qualcosa,POSA EPICA” nuovamente e fieramente sentenziava facendo baluginare i propri occhiali scuri,e nuovamente l’ispettore faceva proprio quello.
Dopo il caffè ristretto delle 11.45,e la solita sistemazione part-time in una mensa scolastica di infimo livello pur di arrotondare il magro stipendio ricevuto dallo Stato,si era fatto il cuore del pomeriggio,quando l’omone condusse Lester fino alla sede dell’Interpol dove lavorava.
Il classico edificio da polizia federale:freddo,grigio,anonimo,trascurato.
Chef aprì subito la portiera con un impeto tale da divelterla,e causargli così nuove imprecazioni verso il vuoto e sé stesso,e causando anche delle risate soffocate a Lester…e subito fu dentro,immediatamente seguito di soppiatto da Lester,che era maestro nei cammuffamenti.Come lo era stata la vivace e folle Izzy.
Scelse di puntare su un classico da cinema:una pianta da interni.Solo che per essere originale e speciale,si scelse una specie impossibile da trovare in Canada:la Palma da Durian.Ma l’altro era troppo burbero e di pessimo umore in quel momento per poter notare un simile assurdo vegetale.
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“Ehilà ispettore,vecchia canaglia,yo,come ti va?”
“Taglia corto,Zekka,non sono in vena”
“Yo-yo,e si vede,fratello,rispetto:il nome giustò è Zeke,bello mio!”
A parlare era Ezekiel,un barbone noto per le sue incredibili soffiate,del quale Hatchet se n’era preso custodia facendone il suo informatore personale:quel giorno il rapper mancato gli aveva promesso di rimediare un’autentica rivelazione.
“Porto notizie fresche fresche di giornata” disse frattanto scaccolandosi senza alcun ritegno “beccati la nitroglicerina:il Canada finirà dopodomani,wowowo,you know it” concludendo con una mossa hip hop.
“….allora è proprio confermato,hanno già predisposto ogni dettaglio?” chiese il nerboruto ispettore madido in fronte.
“Eccome,signor sbirro!La CIA ha già imboscato (su pagamento)tutte le prove possibili,i boss aspettano solo VOI dell’Interpol e senza sciamarvi dietro testimoni,mi spiego?Ma il bello è che il capro espiatorio sarà il meterorite,che hanno dirottato apposta lassù nello spazio,con uno shuttle o altra diavoleria del genere,yo.Ora fuori la grana.”
“Prendila e DISSOLVITI ALL’ISTANTE” gli intimò Hatchet,schiaffandogli un mazzo di banconote,e di nuovo si aciugò la fronte.
“Agli ordini,lo faccio più che volentieri.Ne avrò bisogno per muovere le chiappe da qui in tempo prima del grande…BLAM!
L’ispettore ci aveva riflettuto su un attimo,poi aveva estratto la sua colt freddandolo in un sol colpo alla schiena.
Viscido bast…” un secondo sparo gli chiuse definitivamente la bocca.
“NIENTE TESTIMONI-e anche questa è fatta.In più così recupero il mio stipendio.”
Dopo aver convinto i colleghi subordinati che Zeke lo avesse improvvisamente minacciato pesantemente,e per questo si era visto obbligato ad altro se non che a ucciderlo,l’avido e gretto ispettore federale entrò nel proprio ufficio,per restarvi appena due minuti,prima di uscire nuovamente e dirigersi furtivamente negli archivi…
Gli archivi in questione erano la zona più sorvegliata e trincerata dell’edificio,del genere con due molossi a farvi da guardia armati di fucili a canne mozze,telecamere di sorveglianza,e dispositivo di allarme,e tutto questo dal momento che contenevano gran parte dei segreti di stato condivisi con la gemellata CIA.Ma l’autorità e il ruolo ricoperti in quel distaccamento dall’uomo erano tali da rendere superflue tutte e tre le cose,permettendogli di accedervi quando e come più gli piaceva.
Lester decise di attendere pazientemente che Chef terminasse le proprie faccende,prima di penetrare dentro a dare una sbirciata LUI…
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Frattanto alla centrale la coppia…investigativa navigava in alto mare,annaspando tra i flutti di prove,informazioni e delucidazioni recuperate per ogni delitto finora avvenuto.
“Allora…il primo fu il Caso Duncan:già in prigione per atti vandalici pluriaggravati,il detenuto 6593,conosciuto come Duncan,aveva comunque trovato un modo per uccidere contemporaneamente le sue due ex,una gotica curatrice di mostre New Age e un’avvocatessa in carriera,che trovammo morte schiacciate sotto un enorme lampadario,i cui cavi erano stati tranciati da un coltellino,quello dell’amico…che così si è visto passare direttamente dalla pena all’ergastolo senza passare dal VIA” cogitava Noah,scartabellando i suoi stessi rapporti.
“Poi?”
“Poi..hm..vediamo,ah,sì,il cowboy,che è rimasto tranciato da un motoscafo quando la sua tavola da surf è risultata privata di un pezzo vitale per l’aerodinamica:in sostanza,non ha permesso a Geoff di svoltare in tempo appena si è visto sulla propria inevitabile traiettoria il trabiccolo.
La colpa è ricaduta sulla sua inspearabile ragazza Bridgette perché gliela aveva prestata lei quella tavola infame,ma la cosa più inspiegabile è che sul motoscafo pare non ci fosse nessuno,anzi,a dirla tutta,quello era un vecchio motoscafo di Bridgette che normalmente sarebbe dovuto trovarsi parcheggiato al molo:sembrava stato piazzato apposta,altrimenti non vedo altre spiegazioni,personalmente”.
“Interessante..e ancora?”
“L’omicidio di Cameron,un nerd,del quale ti risparmio i particolari,seguito da tanti altri..finchè non arriviamo a quello dove sei intervenuta con le tue affasc..ehm..argute osservazioni,il penultimo,quello su Chris Mc Lean” rispose,soffocando l’enorme rinnovato imbarazzo,con il cuore a martello pneumatico.
Christine si mantenne impassibile,anche se dentro di lei c’era un turbinio non da meno conto,quindi disse “E in tutta questa inarrivabile sequela di “coincidenze”,il dramma Triton e la sparizione della scienziata dove si collocano?”
Noah rispose inghiottendo l’amarezza del ricordo,limitandosi a un “Considerando che l’uccisione di quel conduttore il capo l’ha largamente posticipata proprio in attesa del tuo arrivo,esattamente a metà dell’intera amena faccenda:dopo Chris,è solo avvenuta la scomparsa di quella Bridge,e subito dopo la…morte della mia collega”.Tirò un profondo amaro sospiro.
L’investigatrice dai capelli fulvi era quasi certa di aver colto il nocciolo della questione,ma per il momento non disse alcunchè al collega.
“Vabbè,che ne dici di prenderci la pausa pranzo un po’ in ritardo?”
“E sia”.
Ottima occasione per conoscersi ancora decisamente meglio.Fu questo il pensiero che frullava nella testa di tutti e due,all’inspauta reciproca.
Peccato che la mensa della caserma fosse tutto fuorchè un luogo appartato e romantico,ma questi sono dettagli.
………………………………………………………………………………………….
Si fece il tramonto.
Hatchet aveva già fatto avanti e indietro dagli archivi una cinquantina e una di volte,si era scolato 17 tazze di ristretto,accompagnate da un modesto sandwich di opossum,aveva effettuato 4 telefonate,ed ora era finalmente pronto a tornare a casa,beato di essere riuscito a liquidare in un modo o nell’altro tutte le prove che potevano incastrare lui e i suoi subordinati e subordinatori,quando richiuse le porte del caveau di massima sicurezza,avendo cura di inserirvi e affidarsi interamente a una combinazione personale,senza telecamere o guardie ficcanaso intorno.
Si sentiva già meglio,i lineamenti del volto parevano tornati freschi come ai suoi tempi d’oro,sempre che ne avesse mai avuti,di ragazzino…e invece sarebbe invecchiato all’istante se si fosse accorto di averne dimenticata UNA e ancor di più,se PIUì di una.
Ma ciò non avvenne.
L’ispettore si avviò tranquillamente sulla via di casa,mentre finalmente Lester usciva allo scoperto,fattasi ormai sera per sicurezza strategica.
In realtà,si era addormentato nel suo nascondiglio,ma,come sapete,Lester era troppo orgoglioso per avermelo mai potuto ammettere,sicchè in seguito mi raccontò la sua versione dei fatti.
Inserita la combinazione carpita spiando lo Chef all’ultimo secondo di veglia,il detective dai capelli flamminghi scivolò in un lampo nel sotterraneo,ma inizialmente non trovò nulla:quelli dell’Interpol certo lo sapevano ben fare il proprio lavoro.
Tra questi,Hatchet poi era rinomato per essere tra i più rigorosi e maniacali,purtroppo come sempre la fretta lo aveva penalizzato:si era dimenticato ben due prove fondamentali,una per incuranza,l’altra per dabbenaggine o fretta,chissà.
“Dossier Bryght Phoenix..HOPPA!E uno.” Esclamò tutto contento il Rosso,poi si accorse di un piccolo quadernino tutto smangiucchiato buttato in terra,e lesse
“Diario pers..professionale di C. Hatchet Bennet-GUAI A CHI TOCCA”.
Però…viene leggermente da ridere pensando a un omone del genere intento a scrivere le proprie emozioni su un diario come un bimbo delle elementari.
Cominciando a sfogliare qua e là in preda a una vivace e vorace curiosità,il detective Komby non potè fare a meno di esibirsi in un’altra POSA EPICA
“Il magnifico Kolomby ha fatto il jackpot di indizi,klink*!”
D’un tratto udì il rumore di una chiave:qualcuno lo stava rinchiudendo dentro!Neanche il tempo di reagire che con precisione millimetrica attraverso la fessura della serratura l’ignoto sparò un colpo a proiettile silenziato.
Cadde stecchito.
Da dietro l’uscio si udì una voce beffarda:”Falla all’inferno la prossima posa epica,amigo,ahahah!”.
Nella penombra entrò allora un’aitante ombra,che velocemente si assicurò della morte di Lester,e si riprese il taccuino,commentando “Per poco quell’idiota cabròn non rovinava tutti i piani.Tu,resta qui,mi raccomando,ihih,ora non ho tempo di darti sepoltura degna,prima faccio sparire questo malefico quadernino,ma poi torno,eh?Non ti muovere,ahahahah!”
Una volta che se ne fu andato,Lex si rialzò come se niente fosse accaduto:era stata proprio Izzy a insegnarli anni fa come fingere di cadere morti stecchiti dopo aver mancato una pallottola!Asciugandosi 2 lacrime,una di commozione per Izzy,l’altra dal ridere per il suo ignoto assassino mancato,il detective ripose nelle tasche segrete dell’impermeabile il dossier trafugato sulla scienziata e una pagina del taccuino che aveva opportunamente stracciato poco prima di venire bersagliato,memore del passato da agente segreto/ladro internazionale super scaltro.Il più era fatto,non gli restava che uscire:anche se era una pratica vecchio stile trita e ritrita,optò per il condotto di aerazione,così che quando le guardie tornarono,lui era già defilato di ritorno al commissariato.
Ma subito dietro di lui,vennero altre due macchine dell’Interpol:ebbe così inizio l’inseguimento.
Due macchine appena.Lester si sentiva quasi offeso,di solito gliene tiravano dietro molte di più,latyahahah!Troppo facile.
Subito sterzò in direzione della tangenziale,facendo bruciare dallo sforzo il motore della prima delle due auto,che non si aspettava tanti cavalli da una carretta di quella sorta,ma come Lester era notoriamente impossibile,così anche la sua auto-non c’era una logica che aiutasse a capire l’uno e l’altra,in seconda battuta cominciò un’ardita gimkana zigzagando in mezzo al traffico e seminando così anche la seconda.Purtroppo urtò una terza auto evidentemente in borghese,andando a collidere nel cuore del traffico,causando una sequela di tamponamenti a catena,pur uscendone illeso a tutta birra.
Non ne uscirono illese tutte le altre vetture coinvolte,però.
La seconda auto dell’Interpol era comunque riuscita a chiamare dei rinforzi,che attendevano il Rosso e la sua carretta impossibile proprio all’uscita dell’autostrada,in più c’era ancora la terza misteriosa auto in circolazione.
Non c’era momento migliore di quello per estrarre dalla cilindrata qualche antica furbata.
8 volanti di rinforzo erano pronte a ghermirlo convergendo in un unico punto…
Sembrava che lo avessero ormai in pugno,tanto da fargli tremare il labbro inferiore dal primo accenno di nervosismo,ma a quel punto…la tipica rivelazione,una di quelle che rendeva quel detective così tanto speciale:il vecchio inganno dei tergicristalli!
Sorrise mentre se ne ricordava.Era sempre stato il suo trucco migliore per evitare frontali contro il nemico.
Tenendo con la sola mano destra il volante,Lester si procurò da sotto il sedile posteriore a tentoni quanto gli occorreva:una bottiglietta d’acqua frizzante,della vernice indelebile con la quale ogni tanto ritinteggiava la carrozzeria,un soffiabolle e una mano meccanica estendibile,souvenir del suo primo posto di lavoro,l’Area 51 ( a suo dire).Al resto ci avrebbe pensato la sua rotomobile carretta.
Continuando a guidare serrando il volante tra i denti,il bizzarro investigatore travasò la vernice e il flacone per fare bolle di sapone nella bottiglia di acqua frizzante,poi la agitò per bene,si assicurò che brulicasse di gas il più possibile,e infine,servendosi della protesi meccanica,riuscì a versarne il contenuto nel cofano della macchina.E a quel punto azionò finalmente i tergicristalli,alla massima potenza consentita.
Vi lascio immaginare.
L’acqua colorata schizzò ovunque come se fossero state tante goccioline di petardi imbrattando i parabrezza di quasi tutti gli inseguitori,che nell’odissea schiumosa che si andò a generare,non potendo né centrare il bersaglio,né tantomeno frenare andarono a cozzare uno contro l’altro o contro qualsiasi altro dettaglio che arricchisse ogni giorno la metropoli:lampioni,idranti,auto cittadine parcheggiate,palazzi e monumenti,invece che convergere addosso al Rosso!
Il caos.
Lester ce l’aveva fatta,ma a caro prezzo per Toronto:tutta la porzione di città percorsa durante l’inseguimento or ora appariva come un’interminabile scia di devastazione post-apocalittica,dove mezza Interpol ammaccata intasava la circolazione,le bolle di sapone e vernice avevano invaso ogni centimetro cubo a loro disposizione,e si poteva calcolare un costo federale dell’ammontare di 51.000.000.000 dollari d’Ontario.
Oltre al diretto interessato,al pandemonio erano sfuggiti anche la seconda auto della polizia,a bordo della quale stava uno sbigottito,allibito e indemoniato ispettore di nostra conoscenza,e la misteriosa auto in borghese,che si defilò all’orizzonte imboccando una rapida scorciatoia.
Devastando le macerie stesse che ancora incontrò sul proprio tragitto,Lester si diresse come una freccia nell’ufficio dei suoi amici,senza però trovarne traccia alcuna;contemporaneamente arrivò Hatchet che si fiondò come una furia al cospetto del povero commissario,bersagliandolo di accuse,minacce e “velati” insulti.
Alejandro si trovava già accanto pronto a confortare Owen dell’ennesimo rimprovero.
“UNO DEI SUOI UOMINI HA APPENA TRAFUGATO DALLA MIA SEDE IMPORTANTISSIMI,VITALI,FONDAMENTALI SEGRETISSIMI DI STATO,QUESTO,CASOMAI NON LO SAPESSE,PUTRIDO SACCO DI GELATINA,QUESTO…QUESTO E’ UN REATO INTERNAZIONALE!!!” sbraitò l’altro talmente a tono alto da farsi implodere le vene del collo.
“M-ma..c-chi..c-come..q-quando..?” balbettò con un filo di voce il ragazzone.
Al che intervenne Alejandro “Lester,naturalmente.E’ sempre stato un combinaguai,ma io ho sempre sospettato che fosse anche un doppiogiochista:è o non è vero che era lui il temibile Lester III,per anni vera e propria spina del fianco del qui distinto illustrissimo ispettore?”
“COOOOME?!!”
Hatchet rimase sinceramente folgorato dalla notizia.Nondimeno ebbe una scossa interna l’altro.
Owen si sentiva già spacciato…
Ma fu il fidato tenente a ridargli le forze,suggerendogli “Fossi in lei provvederei IMMEDIATAMENTE,anche solo per far sì che questo orango non ci denunci,è un consiglio da amigo,il mio”.
Sebbene titubante sulla improvvisa disonestà di uno dei suoi detective più abili,il commissario decise di effettuare immantinente l’arresto:Lester fu sorpreso ancor prima di reagire,dentro all’ufficio degli altri due detective,in merito ai quali Al inserì la classica pulce nell’orecchio,e quindi portato via dallo stesso ispettore Hatchet e nella stessa sede dell’Interpol per essere costretto a confessare ogni sua mossa,dopodichè per essere processato e imprigionato nella più terribile prigione federale,”L’Isola di Wawanakwaz”.
Ma il Rosso aveva comunque avuto quel poco tempo necessario per trovare il nascondiglio perfetto ai documenti sottratti,con grande disdoro di Owen,Hatchet e Alejandro.
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Mezz’ora più tardi o poco più,finalmente Noah e Christine tornarono alla loro postazione,del tutto inconsapevoli dei fattacci che erano successi,ma li potevano perfettamente decifrare dall’atmosfera elettrica e dagli occhi infiammati di molti colleghi e pezzi grossi che sembravano puntarli col collimatore.
“Strana atmosfera nell’aria,stasera…”
“Già,ci siamo attardati troppo nella nostra pausa caffè (perché è durata così POCO?Sob.),e per questo dobbiamo esserci evidentemente persi alcune previsioni del meteo:forti venti elettrici di negatività,accompagnati da pericoli torrenziali e rancori sparsi su tutta la stazione,o qualcosa del genere”.
Senza aggiungere altro,tornarono nel proprio ufficio:apparentemente nulla sembrava diverso da prima,ma ad occhio più approfondito…
Qualcosa di diverso,c’era.Eccome.
La foto di Izzy era stata rovesciata,come se fosse d’obbligo rimetterla in piedi sulla sua bella cornice:Noah lo fece quasi senza pensarci,così non si accorse subito dei segreti nascosti.
Christina invece fu più intuitiva: “Aspetta,carin..caro collega,ti sei accorto di quell’anomalo fogliettino?”
Prima che Noah potesse aprire le labbra per proferire parola in merito,Owen in compagnia degli agenti Eva e Brick,i più massicci sulla piazza,entrò di colpo quasi sfondando la porta dall’impeto,bersagliandoli di ordini e domande,del tipo “Ditemi subito dove eravate!Quando!Perchè!E per quale motivo Lester è scappato tornando proprio da voi!Detective Noah e Christina,subito nella sala interrogatori!SCATTARE!!!” e lo disse con tono così perentorio che perfino Noah,che ben lo conosceva,stentò a riconoscerlo.
Passarono un’ora infernale,sottoposti al giogo inquisitorio sia personalmente tenuto da Owen,che dagli altri colleghi investigatori,che da alcuni agenti federali,che dallo stesso Hatchet,ai quali in ogni caso risposero sempre con sincerità ma anche acidità e sarcasmo.
L’alibi di non essersi mai mossi dalla mensa convinse quasi tutti della loro innocenza,Owen compreso che addirittura ci tenne a scusarsi per i modi bruschi utilizzati,e raccontò loro dell’intera faccenda.
“Non fa niente,boss,lei ha solo fatto il proprio dovere” si affrettò a rispondere Noah,senza che l’altro capisse la tagliente doppia accezione di quella frase.
CAPITOLO 6:”La Macchina del Tempo”
Subito più tardi i due detective poterono finalmente far ritorno nel proprio ufficio,rigirati come tappeti,scoprendo che per via della perquisizione era stato completamente rivoluzionato e ripulito dalla scientifica e dagli uomini dell’Interpol…
“Grandioso” commentò Christina “Dopo la centrifuga cerebrale,adesso questo: dev’essere il giorno delle pulizie di Primavera anticipate.”
Quindi i due si misero subito a contemplare l’operato dei federali:niente male,si erano proprio portati via tutto,comprese le documentazioni e i rapporti dei precedenti delitti,buona parte del mobilio e pure alcuni effetti personali di Noah e altri che Noah conservava di Izzy.Il sarcastico detective provò un enorme senso di rancore misto a rabbia,perché al menefreghismo che in fin dei conti si era sempre aspettato dd subire svolgendo un lavoro del genere da parte dei suoi colleghi,Owen in primis,si era aggiunta l’aperta esacerbante intromissione nei suoi affari personali,ma soprattutto,nei suoi ricordi più intimi:aver rivoltato da cima a fondo senza alcun ritegno e limitazione il suo ufficio,significava aver contaminato letteralmente la sede dei suoi più cari e nostalgici momenti trascorsi con la collega.
Che rabbia!
Diede un calcio alla scrivania tale da far cadere a terra l’unica cosa che era stata lasciata al suo posto d’origine,la foto,che si frantumò rivelando i due indizi bomba lasciati da Lesterin..da Lester.
“E questi che cosa sono..?” prese in mano un foglietto ingiallito e un microfilm.
“Toh,ma guarda un po’…” chiosò pigramente l’altra,in realtà cercando solo di instillargli il maggiore interesse possibile “Prova a dedurlo”.
Dasari iniziò subito a leggere:
“29 Novembre 2013-Diaro di Clè “Chef” Hatchet Bennet.
Caro Chris,ti scrivo perché oggi per me è giunto il momento fatidico,il momento per uscire dall’ombra del semplice vigile urbano (o meglio inserviente factotum) e diventare un pezzo grosso,anzi,IL pezzo grosso di quell’ingrata agenzia federale per la quale mi ammazzo la schiena dalla stramaledetta bellezza di undici anni che risponde al nome di Interpol.
La ragione di tanto nervosismo e adrenalina sta nel fatto che sto per compiere l’azione più illegale della mia vita,ma che congegno da troppo tempo per potervi ora rinunciare.SE FUNZIONASSE,DIVENTEREI IL NUOVO ISPETTORE CAPO!
Tutto quello che devo fare è incastrare il figlio dell’ispettore attuale,da pochi giorni assunto alla gestione informatica della CIA,ma per farlo,rivolgendomi alle organizzazioni più spregevoli sulla piazza:un rischio incalcolabile,ma che DEVO avere il coraggio di tentare!!!”
Qui si interruppe il foglio,lasciando Noah roso dalla curiosità,anche perché era certo di aver capito già quasi tutto…incredibile cosa non era riuscito a procurargli Lester alla prima occasione tentata,il materiale che lui e i suoi pochi colleghi onesti rimasti dalla sua cercavano da una vita!
“Perfetto,il testo si ferma proprio sul più bello” rise amaramente.
“C’è ancora il microfilm” ricordò la partner fingendo nonchalance.
“Ah,già..”
Peccato che il solo proiettore disponibile si trovasse da tutt’altra parte,nella sala riunioni.
Che in quel momento era sorvegliata dalle guardie scelte personalmente da Owen.
“Tyler e Rory…non credo sarà troppo difficile procurarsi un posto in prima fila al “cinema” poliziesco,dopotutto”.
Nel frattempo in un angolo sconosciuto e inidentificabile della città,5 individui stavano discutendo in gran segreto in un vicolo talmente scuro,da farne scorgere solamente le sagome.
“Ci siamo tutti?” chiese l’ombra più aitante.
“No,perché siamo dei fantasmi” rispose con tono beffardo l’ombra dai capelli rossi.
“Per favore,taci,idiota” replicò una voce femminile e tagliente.
“Se fossimo stati invece dei lottatori di sumo te la saresti data a gambe,mia splendida,meheheh!” aggiunse ridacchiando in modo insopportabile la sagoma più bassa di tutte.
“Potremmo sbrigarci?Sono già in ritardo per la mia maschera di bellezza notturna!”
“Justin la Trota,non interessa a nessuno”.
“Guarda che io mi chiamo Justin la Lince,Scott Cibopersquali”.
“Me-eh-eh,pesante,questa”.
“E io sono Zannadisqualo,Labbraditrota idiota sfigato!”
“Intanto le mie labbra sono finite sulle più famose riviste di bellezza di tutto il Canada…”
“E sono state usate da testimonial per le pescherie giù all’angolo,ahahah!”
La donna dal cuore di serpe li interuppe entrambi “Avete finito di comportarvi come dei bambini di 5 anni?”,al che la prima sagoma riprese il controllo della situazione.
“Allora,signori,ognuno di voi si trova qui stasera perché rientra nei suoi piani approfittare della situazione il più possibile per poter finalmente fare le scarpe ai propri superiori:tu,Scott,al tuo boss della malavita,tu,Justin,beh,idem,Heather e Seijii,voi mirate a salire di livello nella graduatoria dei furfanti internazionali,Hatchet a divenire la massima autorità dell’Interpol e il sottoscritto a prendere il posto di quella Polpetta di Owen,possibilmente in un’altra sede che quella attuale,da qui poi a prendere il posto anche dei capi della Cia e dell’Interpol.”
Seijii alzò la mano “A proposito dell’ispettore boccalone…dov’è in questo momento?”
Alejandro scrollò le spalle.
“Quel cabròn?Probabilmente a sbraitare nel proprio ufficio contro sé stesso,poco importa,la cosa grave,per la quale vi ho convocato qui,è che quell’imbecille si è fatto soffiare via importanti prove che potrebbero mandare a monte i nostri piani,e QUELLI dei nostri veri capi (ai quali anche ad essi farò in un secondo momento le scarpe sfruttando nuove occasioni propizie).
Prove che vanno assolutamente recuperate,e qui mi rivolgo a voi tutti:
-Heather e Seijii,a voi spetterà il recupero delle suddette prove,e il rapimento di una certa persona che successivamente vi indicherò;
-Scott e Justin,voi dovrete liquidare tutti coloro che sono al corrente al momento,in primo luogo Noah e quella sua nuova collega della malora…anzi,occupatevi solo di lei,così il mio nemigo soffrirà ancora un po’ di più;
-Infine Hatchet troverà il modo di sistemare anche Lester,e io di sistemare lui.”
Gli altri applaudirono la sua infidia,con “ohh” e “bravo” vari,l’inchino gli venne spontaneo.
“Grazie,grazie..troppo gentili”
“Meh,domanda:abbiamo carta bianca?”
“Tutta quella che volete,è il tempo ad essere limitato:ognuno si metta all’opera immediatamente”.
“Sarà fatto” promisero all’unisono gli altri.
Tornando a Noah e Christine,i due erano riusciti a convincere le guardie a far loro usare la sala proiezioni,asserendo come scusa l’allettante idea di considerarlo “un cinema” al quale poter invitare su esclusivo permesso da parte di due dei loro superiori la recluta mozzafiato Lindsay!
I due accettarono pressochè all’istante,anzi,prima che ancora i detective terminassero la loro proposta,ma l’indecisione di Lindsay su chi di loro fosse il “suo Tyler” li fece rimanere fuori a discutere,mentre i detective poterono godersi il “film” tranquillamente.
Lo schermo scricchiolò e crepitò,prima di riprodurre l’immagine in tinta seppia di una giovane ragazza dai capelli biondi,e dagli occhiali da intellettuale,sullo schermo:
“Salve,il mio nome è Bright Hellys Phoenix,e come suppongo avrete già capito dal mio abbilgiamento,dallo strano macchinario che intravedete alle mia spalle,e dal mio gattino fosforescente-alza la zampetta e fai ciao ai federali telespettatori,Rybosoma!-geneticamente modificato,di professione faccio la scienziata di laboratorio,nella fattispecie l’inventrice.Scrib-scrib” la tipa si annotò qualcosa sul proprio taccuino,indi riprese.
“Ora,immagino che la vostra concezione di scienziati e inventori,che non siano i vostri ingegneri della CIA come lo era il mio padre adottivo,sia quella che ci vede come tizi strambi che destreggiandosi tra cavie,viti e alambicchi diamo vita a meraviglie tecnologiche tanto bizzarre quanto inutili sul piano pratico,e talvolta,pure pericolose,giusto?Scrib,scrib,scrib..
Non spero minimamente in un vostro cambio di opinione quando vi esporrò la mia grande ultima creazione,perché so già che ALMENO INIZIALMENTE non ci crederà nessuno,ma,ebbene,ve la dico in premessa:è una Macchina del Tempo.
Sia chiara un’altra premessa,questo che vedete è solo un prototipo,che provo per la prima volta,ma che ho già sperimentato con successo su altre cav-ehm-strap,pagina strappata dalla vostra memoria-altri volontari,tipo il mio gattino,che se l’è cavata egregiamente con un semplice ritocco al suo orologio biologico (5 anni di vita in meno del normale,nulla di scientificamente grave).
Ora passerò direttamente ad una dimostrazione pratic---crrrrrrrrr-----vzzzz----xxxx---kkss
“Perfetto!Non mi dire che sta succedendo ciò che penso.” sbottò Noah.
“Lex deve aver strapazzato un po’ troppo questo file…” suppose la partner.
“Anche qui,proprio sulla parte più interessante” proseguì frustrato.
Christine intanto elucubrava “Dunque…macchina del tempo,eh?...curioso sapere com’è andata a finire,e dov’è andata a finire”.
“Già,e anche perché è andata a finire…questa faccenda negli archivi della Interpol”.
Da fuori si era fatto tutto silenziosissimo,evidentemente se ne erano già andati tutti.
A un tratto però il detective dall’altezza modesta si animò:”Ma certo,Sam!”
Lui avrebbe saputo come aggiustare quel video mezzo rotto.
Prese il cappotto e si congedò in fretta con la collega,la curiosità in ballo era troppa per aspettare l’indomani.Anche se si era fatta notte fonda.
Christina dal canto suo si dirigeva sulla strada di rientro al suo condominio,assorta nelle deduzioni e nelle ipotesi che continuavano a balenarle in mente,ma a martellarle il cervello era soprattutto la data,quel 29 Novembre che le ricordava qualcosa di vitale:imprecò contro sé stessa per non sapere cosa fosse.
Poi tornò impassibile come sempre.
In meno di un quarto d’ora raggiunse la zona più scalcinata del quartiere dove si trovava l’appartamento di Sam.Noah lo conosceva press’a poco da una vita,essendo entrambi appassionati di videogames,tanto da aver combinato una bravata da giovanissimi,ma una volta entrato nel mondo del lavoro l’aveva perso di vista,dedito com’era alle indagini lui,alla riparazione di computer e console Sam.
Anche se non era propriamente il suo campo,il detective sapeva che non sarebbe rimasto deluso dall’operato del suo amico d’infanzia.
Come sempre lo trovò infognato e intento tra una marea di console e carabattole videoludiche varie.
Con due joystick in una sola mano,il mouse del computer nell’altra,e il touchscreen della Swii U che dirigeva pigiando i piedi nudi,appena sentì il trillo del citofono Sam urlò “Sto arrivando,un attimo che sconfiggo l’ultimo zomb..” nell’impeto di alzarsi ad aprire ruzzolò inciampando tra i vari cavi come un sacco di patate fuori dalla porta e giù tutta la sgangheratissima scala a chiocciola.
“Ahi,mi pulsa la spina dorsale..”
Oltretutto,la porta era già aperta di suo.
“E’ bello vedere che almeno tu non sei cambiato di una virgola,amico” stette sull’uscio Noah ridendo con tono sarcastico.
“GAME OVER” disse una voce meccanica dalla Swii U.
Frattanto due ombre scure si stagliavano nel buio della nottata,appostate sul tetto di fronte al palazzo di Christina…
“Ma quando arriva quella maledetta?Justin,renditi utile,aiutami a capire come si deve montare quest’affare.”
“Quale affare?”
“Il fucile da cecchino,no?Sveglia,è per questo che il preferito del boss sono io” replicò Scott.
“Se il boss fosse femmina senza dubbio sarei io il preferito”.
“Sì,sì,ecco bravo,crogiolati nei tuoi sogni”.
L’una di notte.Noah passeggiava avanti e indietro per tutta la baracca,schivando pezzi di pizza avariati e joystick i cui cavi sembravano piazzati apposta solo per inciamparci sopra e cadere comicamente di faccia,intanto che Sam trafficava davanti al suo portatile.
“Allora,come sta andando,mi sai dire qualcosa?”
“Per ora posso solo dirti che questo file è talmente strapazzato che mi fa pensare che o tu l’abbia recuperato dalla centrifuga di una lavatrice mentre veniva schiacciata dallo sfasciacarrozze o che un troll di Dungeons & Dragons ci si sia seduto sopra dopo averlo masticato” rispose il nerd pigiando freneticamente alcuni tasti.”In ogni caso ce l’ho quasi fatta,manca una manciata di minuti e te lo aggiusterò”.
“Sapevo che non mi avresti deluso,vecchio mio” annuì il detective con un mezzo sorriso.
“Yawn…basta,sono stufo!” sbottò di botto il gangster dai capelli color del ginger,producendosi in un grosso sbadiglio.
“A chi lo dici!Questa mancanza di sonno mi sta facendo venire le occhiaie,e le occhiaie uccidono il mio bellissimo viso.IN PIU’ NON CI CAPISCO NIENTE SU COME SI MONTI QUEST’AFFARE,IL MIO CERVELLO (che non uso spesso,ehm) NON VUOLE SAPERNE DI COLLABORARE!!!”
“Non è certo una novità.Vabbè,ne ho a sufficienza,tu resta qui a scervellarti con quel coso,io vado a dare un’occhiata: così il primo che l’avvista e l’ammazza,vince.
Tanto una rivoltella di scorta basterà con una simile mingherlina,eheh..”
Detto questo,scese lungo il cornicione e tosto raggiunse l’appartamento di fronte:non gli fu difficile forzare la serratura,anzi,gli era sembrato quasi fosse già aperta…da sola.Si dimenticò in fretta di quel dettaglio,ed entrò lesto nel salottino.
Justin poteva osservare tutto quanto dalla sua posizione,ma era troppo intento a imprecare dietro alle istruzioni per prestare bene attenzione.
Nel salottino si repirava una strana atmosfera,troppo fredda e tetra,anche per la residenza di una detective così cupa,inoltre la disposizione dei mobili era davvero…davvero…davvero strana.
Specie lo scotch legato tutt’attorno alla poltroncina in stile neo-gotico.
Scott si mise alla ricerca di un nascondiglio decente,avendo cura di non farsi vedere dal suo rivale: ci teneva troppo a infliggergli l’ennesima umiliazione anticipandolo nel commettere il delitto commissionato,così per davvero il soprannome di “Justin Troppo Tardo” gli si sarebbe cristallizzato addosso per l’eternità.
Al solo pensiero un sorriso maligno attraversò il suo volto,e subito dopo trovò quello che cercava “Ah,perfetto,quella tendina fa proprio al caso mio…sarà da qui che Scott Mangiasquali colpirà ancora una volta”.
…
…
“Riiiip…ma cosa,l’ho solo spostata e..e si è strappat…AHHHHHHHHHH!!!!”
Justin stava ancora lambiccandosi i (pochissimi) neuroni dietro al montaggio del collimatore,quando vide Scott sfracellarsi al suolo seguito da una reclinabile dal dorso chiodato.
In quel mentre entrò Christine,che si era attardata per una commissione,la quale osservando e contemplando lo sfacelo si limitò a mormorare…
“Ah,magnifico”.
“Magnifico,è veramente magnifico..” sussurrava con entusiasmo Sam “amico mio,ce l’ho FATTA!!!E ho anche lanciato un urlo di giubilo niente male,da Metal Guitar 7,almeno,no?”
“Direi piuttosto da Starfox…visto che sei riuscito a farmi partire i timpani per Plutone” si massaggiò l’orecchio l’altro.
Sam chiosò allegramente,sventagliando un CD “In ogni caso,ecco qui il tuo file che volevi,anche se in realtà ho dovuto rimasterizzarlo,formattarlo,e altri trucchi che fanno di noi nerd assi sia con l’elettronica che con le ragazze.Okay,solo con l’elettronica.”
“E bravo Sam.Prendi i popcorn,ho proprio voglia di gustarmi questo bel film.”
“Anche se a dire il vero ieri una sventolona da dieci e lode mi ha dato il suo numero…com’è che si chiamava?” assunse una posa pensierosa grattandosi il mento “Aveva il nome di una città…Denver..Domodossola…ah,sì,Dakota!Se non mi credi,te lo leggo:”610”.
Sì,so già cosa stai rimuginando,anch’io l’ho trovato troppo corto per essere il numero di un cellulare,ma evidentemente significa che è davvero speciale” piroettò inciampando nuovamente nelle console cadendo di faccia.
Noah raccolse il foglietto e ne fece un aeroplanino di carta con aria di sufficienza: “Sam,ottimo lavoro,ti sei fatto scrivere un suo SMS…e stavolta non sto facendo la parte del sarcastico”.
L’altro scosse la testa leggermente rintronato,non avendo capito dove volesse parare l’investigatore sarcastico,si rialzò dal pavimento e accese il lettore DVD.
Sullo schermo ricomparve la scienziata scomparsa..
“Ora passerò a darvene una dimostrazione pratica.Ok,vedete il mio gattino Rybosoma,sì?Tutto intento a gustarsi la sua pappa,sì?Scrib,scrib..la mutazione genetica non l’ha reso di certo meno ingordo rispetto a prima,è perfettamente rimasto sano come un pesce anche dopo l’esperimento,esattamente come lo sarò io,state a vedere.Entro in questo ai vostri occhi strano trabiccolo che sembra l’incrocio fra un telescopio e una lavatrice,e in effetti,lo è sul serio,e scompaio davanti ai vostri occhi,eppure voi riuscite ancora a sentire la mia voce forte e chiaro…com’è possibile,vi chiederete,scrib,scrib?
Semplice,in questo momento mi trovo in una dimensione sospesa nel tempo,e alla stregua di un fantasma posso modificare la realtà senza che nessuno se ne renda conto.State a vedere…riconcentratevi sul mio gattino intento a mangiarsi la sua pappa (anch’essa geneticamente modificata)..ora se la sta proprio gustando,digerendo nel suo piccolo stomaco (anch’esso geneticamente modificato)…ed ecco che improvvisamente ehi,notate meglio,ma è acqua quella che sta ingerendo?Eh,sì,la vostra vista non si inganna,e la prova è il musetto depresso del povero Rybo..poverino,la scienza è così insensibile alle volte,già.Scrib,scrib..appunto per me,ricordarsi di farmi perdonare concedendogli razione doppia questa sera…fatto.Ma torniamo a concentrarci:il tutto è avvenuto nella frazione di un secondo (x voi),il tempo di un battito di ciglia e ai croccantini si è sostituita una fresca ciotola d’acqua (di rubinetto),eppure la mia voce non vi è sembrata mai spostarsi dallo schermo,vero?Proprio così,la mia voce l’avete sentita ininterrottamente per questi 10 minuti di video (cioè,quelli di questa parte specifica del video) eppure il cambiamento è avvenuto –tac- in un secondo.Questo perché le onde sonore viaggiano più lentamente di quelle della luce,con la luce si perfeziona il vostro organo visivo,gli occhi,che vanno più lenti del vostro udito che invece mi ha sentito correttamente:in sostanza io sono andata nella stanza accanto,ho riempito una ciotola d’acqua,l’ho scambiata con quella della pappa,e…nella realtà il tutto mi è riuscito in un battito di ciglia (vostro),mentre nei dieci minuti realmente passati avete sentito la mia voce,perché meno veloce del tempo.
In sostanza grazie alla mia macchina ho potuto compiere in quello che a voi è sembrato l’arco di un millisecondo un’azione che avrebbe richiesto minimo 5 minuti,sul serio,considerando la distanza tra il mio laboratorio segreto e il lavandino della cucina,cioè,mi spiego,si tratta di due rampe di scale,scrib,scrib.
Stupiti?Lo suppongo.Ora pensate a cosa si potrebbe fare (di meno faceto) sfruttando la mia macchina:bloccare una catastrofe naturale nel durante che avviene,quando in realtà si è tornati almeno tre mesi indietro per prendere tutte le misure precauzionali e miracolanti del caso;oppure entrando più nello specifico del vostro lavoro bloccare la pallottola sparata addosso da un malvivente all’improvviso ad un essere umano innocente,chissà,un testimone importante,per esempio,piazzando per tempo uno specchio che defletta indietro all’illegittimo mittente il micidial colpo;o ancora impedire a un determinato evento passato (purchè si tratti di un passato recente con decorrenza di un massimo di 51 mesi) di verificarsi oppure predisporne voi uno nuovo,e altre cose del genere,buone o CATTIVE.Per questo mi sono rivolta direttamente a voi dipendenti del governo,perché sono certa che questa mia affascinante invenzione diventerebbe una responsabilità troppo grande e una minaccia troppo subdola per il mondo intero,QUALORA DOVESSE CADERE NELLE MANI SBAGLIATE,SCRIB,SCRIB.
Dunque,per adesso vi dovrei salutare,visto e considerato che Rybosoma pare non aver gradito il mio “esperimento”..e sapete,un micio geneticamente modificato conosce modi diversi rispetto ai normali gatti di infuriarsi:si gonfia,diventa completamente verde,e….ossequi,scrib,scrib.”
Sam e Noah stettero per qualche secondo completamente muti,poi il primo trovò il coraggio di dire “Uao,anche se ci ho capito quasi niente,è sembrata una cosa forte,nemmeno i cheaters riescono a fare di meglio”,il secondo rimuginò “Povera Bryght,lei e la sua invenzione già dall’inizio erano caduti nelle mani sbagliate,anzi,ci si erano proprio offerti”.
CAPITOLO 7: “L’Appuntappostamento”
Il mattino seguente i due detective si ritrovarono al bar del commissariato,uno spiazzo di 4 metri quadrati definito “bar” solo per via della presenza di due misere macchinette automatiche,una per gli espressi,l’altra per lo zucchero:Noah era stranamente più allegro del suo solito,dentro di sé sentiva una rinnovata passione ma soprattutto sentiva di essere finalmente arrivato alla pista giusta da seguire per risolvere il SUO caso;al contrario,Christina si reggeva a malapena in piedi,era spettinata,stanca,svogliata e aveva assunto un colorito quasi cadaverico.
Noah non potè trattenersi: “Nottataccia,eh?”
“Non solo quella anche il risveglio:che amenità passare tutta la notte al freddo per via della finestra sfondata da un malvivente a sua volta “sfondato” dalle decorazioni chiodate della mia poltrona preferita,per poi alle cinque del mattino risvegliarsi con l’alito delle corde vocali di un certo ispettore dell’Interpol spiaccicato direttamente sulla mia faccia assonnata per essere interrogata!” intanto che si prendeva il suo piccolo sfogo,provvedeva a dare mangime e pappa al suo pesciolino e al suo gattino che si era dovuta portar dietro avendo la casa sequestrata dalla scientifica.Il gatto,saziato,prese a leccarle dolcemente la faccia producendosi in leggeri miagolii.
“Giù,Mefisto,sta’ buono,in teoria non dovrei avervi portato qui..lo sa solo Noah”.
Finita la colazione di stampo minimalista,non ci fu neppure il tempo per digerirla che subito arrivò loro una notizia shock:la figlia di Owen era stata appena rapita!
Immediatamente dopo ne arrivò un’altra:i rapitori stavano di lì a poco per mettersi in contatto.
L’intero commissariato si precipitò al cospetto di Owen,che era pallido,e cosa più inquietante,inappetente…inappetente!Tra mormorii vari e volti preoccupati,il ragazzone indirizzò l’intero assembramento alla sala proiezioni,dove proiettò il filmato funesto.
Due sagome scure,una alta e l’altra bassissima,da leprecauno,e una terza al centro,innocente e singhiozzante.
Fu la sagoma microbica a parlare per prima:
“Me-eh-eh,che ne pensate adesso,sbirri?Vi siete messi contro le persone sbagliate,ma per fortuna hanno affidato la parte più ingrata ai soli gentiluomini della compaggine,infatti,non abbiamo torto neanche un capello a questa deliziosa creaturina…ma dipenderà da voi e in special modo dal vostro amabile e pacioccone commissario se questa carpetta di primo uovo farà o meno la fine dell’alice soppressata”.
Owen e altri pezzi grossi deglutirono a occhi spalancati.
“Veniamo al punto della faccenda” prese la parola l’altra,una voce fredda e tagliente,perfida,sibilante a momenti, “dovete smetterla di indagare sui delitti impossibili,dovete rassegnarvi a restare impotenti di fronte ad eventi che sfuggono alla vostra incompetente comprensione,ma soprattutto dovete pagarci il giusto prezzo,se desiderate riavere indietro viva questa bambina,altrimenti….
Puntò la pistola verso l’ombra singhiozzante,premendo il grilletto.
“Sniff,sob…e-ehi,non erano questi gli accord..BLAM!”
“Gli accordi sono cambiati,Justin”.
Non visto da nessuno,Alejandro si gustò la scena con occhi sognanti “Ah,è spietata proprio come me..che sogno di chica”.Tornò serio.
“Ovviamente non era quello il vero ostaggio,meh,ma potrebbe fare la stessa fine,a meno che non seguiate le indicazioni:portate stanotte un milione di dollari e ogni prova possibile che vi è rimasta al Vicolo Vancouver,e permetterete,ve lo prometto,a un buon padre di famiglia di poter riabbracciare VIVA la propria figliola adorata,meheheheheh!” qui si interruppe la minacciosissima registrazione,con la risata irritante dell’ignoto gnomo.
In tutta la sala le reazioni furono fra le più svariate:alcuni erano preoccupati,altri meditabondi,altri ancora in preda al panico,Owen paragonabile ad una statua di cera,gli altri detective grossomodo lo stesso,Christina caduta in un sonno impossibile da resistere e infine Lindsay a chiedersi “Ma che razza di film era questo?”.
Anche Noah si pose una domanda:”Da quando Owen ha una figlia?”.
Ma non gli si diede alcun tempo.Subito Owen cominciò a impartire ordini a destra e a manca,a perquisire personalmente tutti gli uffici,e,su consiglio del suo braccio destro Alejandro,a elaborare un piano che risolvesse la matassa,anche perché mai nella vita il commissariato avrebbe potuto raggranellare per tempo una somma del genere.Il trio si bunkerò nella stanza riservata esclusivamente a Owen.
“Hai ragione,Al,che facciamo,che posso fare?La mia adorata figlia!”
“Che si chiama…”
“Noah,non è il momento di prendermi in giro,HAI CAPITO BENE?!!”
“Era solo una domanda”.
Alejandro finse di riappacificarli.
“Capo,ignori il mio collega,Noah,sii più comprensivo e disponibile con il capo,sta passando un vero momentaccio,ahi gringos.In ogni caso,ci sono solo due alternative:rivolgersi all’Interpol…
Il paffuto ufficiale di polizia saltò come una molla.
“Oppure…un appostamento”.
“Co-come un appostamento?!”
“Ovvio,ci serve una trappola,un espediente che ci permetta di sorprendere quei furfanti al momento migliore,quando meno se lo aspetteranno…cioè al rilascio stesso di sua figlia” continuò il tenente.
“Se se ne dovessero accorgere?Voglio dire,Al,amico,un appostamento lo si nota,cacchio!”
Il secondo in comando fece scintillare i suoi occhi come una pantera che ghermisce la sua preda nella calma notturna:“Non se sarà del tipo che intendo io,commissario”.
“Cioè?”
“Lo faremo fare solo a Christina:la chica in questione è il nostro più recente acquisto,e scommetto che in borghese non la riconoscerebbero mai,anche se già di suo non si è ancora particolarmente distinta tra i titoli di cronaca,non come Lester e Noah,almeno,uhuh.”
Owen cominciò a rassicurarsi.
Noah invece cominciò a preoccuparsi.Ma in quel dialogo era evidente la sua totale impotenza,ormai il suo ex migliore amico era completamente sotto l’influenza di quell’anguilla ipnotica e complottista.
Ma avrebbe comunque fatto qualcosa,anche se questo gli sarebbe dovuto costare salato.Perchè dentro di sé ne presentiva l’esigenza.
Il commissario cercò di ricomporsi al meglio che poteva,scrollò le spalle con tono rassegnato e alla fine si decise sul da farsi: “E sia,seguiremo il tuo piano,Tenente,e…speriamo in bene”.
“Speranza vana in partenza” tossicchiò Noah.
Fu così che Christina,reggendosi a malapena sul volante masticando qualche caramellina gommosa al caffè,si diresse subito verso il luogo convenuto,verso la sua prossima e forse ultima missione…non che la cosa sembrasse entusiasmarla più di tanto:sommersa di documenti della massima segretezza investigativa e denaro falsificato ad arte com’era era un invito a nozze per qualsiasi poco di buono,indipendentemente che fosse un nemico o meno.
Tra l’altro a malapena sapeva la “strategia” pensata da Alejandro per sorprendere i rapitori senza il minimo rischio,cioè,sapeva solo che lei era l’ESCA.
(Cosa che aveva capito anche il suo collega)
Dal canto suo Noah venne spedito a casa di Christine per presenziare alle indagini sull’ultimo “delitto” che era avvenuto.
Hatchet stranamente non si era presentato alla festa,né lui né i suoi uomini,per questo era presente solo la scientifica di Toronto.
Il detective si era trovato raramente a collaborare con le persone che ci lavoravano,inoltre c’era un assillo interiore che lo astraeva dalla concentrazione,perciò si limitò a fare qualche domanda qua e là,almeno finchè non incrociò il Dr Mc Grady.Harold Norton Mc Grady era stato un suo vecchio compagno universitario,una mente brillante ma anche un po’ sfigata,tanto preciso con le analisi scientifiche quanto inetto con le donne,la cui carriera aveva zoppicato nel campo della Biologia scivolando in quello della Medicina Legale:era in sostanza quello che si occupava dei cadaveri.Una professione ideale per uno così bravo ad annoiare gli altri a morte.
All’insaputa di Dasari,il medico era stato trasferito parecchio tempo fa nel suo stesso distretto,ma lo stato depressivo che lo aveva colpito negli ultimi mesi per non dire anni gli aveva fatto perdere la voglia di seguire gran parte degli eventi del mondo esterno…
Harold lo riconobbe all’istante.
“Ma tu sei Noah!Esagerato,non sapevo lavorassi qui,e sei uno dei detective principali”.
L’altro evitò banali convenevoli “Come va con Leshawna…?”,chiese.
“Eh…continua a nascondermi i suoi sentimenti” replicò Mc Grady con una scrollatina di spalle di autoconforto.
“Capisco.Dunque,mi sai descrivere che cos’abbiamo qui?”
Harold ruotò lo sguardo a 360 gradi,e sulla poltrona gotica insanguinata fuori dalla finestra e sulle tende strappate di netto e su una catena di oggetti disposti a domino sui vari scaffali,metà dei quali ridotti uno sfacelo,poi si ripulì gli occhiali per darsi un certo tono e infine rispose con tono solenne “Trattasi di una reazione a catena”.
“Pitagora sui-chi”.
“Esattamente.La poltrona da punk di Christina era originariamente situata qui,a dieci centimetri dal balconcino,attorno a essa erano avvolti con lo scotch due fili sottili,uno collegato alle tende,l’altro girava attorno ai soprammobili che sono finiti in frantumi fino a legarsi al soprammobile più pesante,un qualcosa che non siamo riusciti ancora a identificare,ma che sicuramente doveva essere un oggetto tipico dell’inquilina dell’appartamento:tutto quel peso ha dato l’innesco al primo e al secondo filo che così hanno fatto girare la poltrona dalla parte pericolosa (lo schienale spunzonato) e a effetto flipper questa ha poi colpito la vittima sbalzandola e al contempo perforandola sfondando la finestra e buttandola giù direttamente in strada,dove è stata ritrovata il mattino dopo”.
“Di certo non è stata una bella fine.Quindi il tutto è partito da questa tenda?”
Mc Grady replicò con fierezza “Questa è la mia ipotesi”.
“Che invero sarebbe scientificamente inesatta.Ehu,permettete?”
A parlare,anzi,a intromettersi era il dr Sygfryd Mayer,arcinoto come il più logorroico,precisino e pedante membro dell’intero corpo della polizia scientifica.
Noah lo conosceva troppo bene…era la principale ragione per la quale cercava sempre di evitare il più possibile la scientifica del commissariato.”Perfetto…!”
Sygfryd non perse tempo:”Invero come stavo dicendo,mi duole,ma la sua teoria,esimio Mc Grady lecitamente dottorato in medicina legale,almeno constatando le affermazioni indi situate nel suo curriculum,è palesemente incorretta in quanto difetta peccaminosamente di un dettaglio:l’innaturalezza con la quale è avvenuto l’intero disdicevole accadimento.
Saremmo di fronte altrimenti alla prima reazione a catena illogicamente di senso inverso della storia!” si mosse quasi come per svenire teatralmente dall’orrore.
“Al solo pensiero,invero,di stravolgere siffattamente le leggi della fisica,invero vengo meno…ehu”.Dopochè svenne sul serio.
Per una frazione di secondo Noah sperò di poter fare un’autopsia anche su di lui,ma poi decise di tornare sull’indagine “Invero traducimi quello che ha detto,per favore”.
“Sostanzialmente ci sono due dettagli che stonano:il primo è come hanno fatto le tendine a strapparsi al minimo spostamento,il secondo e più rilevante è…l’effetto a catena per la disposizione dei fili avrebbe dovuto far muovere indietro e non avanti la poltrona,perciò è come se una forza invisibile e ignota avesse agito al momento opportuno per stravolgere questa logica e far sì che le cose andassero come volesse lei.Ma è assolutamente improbabile una cosa del genere,di solito”.
“Non così improbabile…” penso tra sé e sé l’investigatore.
Frattanto,al commissariato…
“Ma dov’è?Argh,dove si è cacciata?Sono anni che aspetto la mia vendetta,e mi sono già sbagliato 2 volte,hehehe,però mi è anche piaciuto,devo riconoscerlo.
Ho fatto soffrire già parecchie persone,al di là della mia vendetta personale,sto estendendo direttamente la mia rivalsa e il mio dolore sul MONDO INTERO,MUAHAHAHAH!”
D’un tratto qualcuno bussò alla porta,ed entrò la recluta Lindsay,sorprendendo la tenebrosa presenza.
“Buongiorno,ragazzi,vi ho portato nuove documentazioni da firm…ehi,ma qui non c’è nessuno?Ah,no,c’è qualcuno!BUONGIORNO!”
Restando nella penombra,una voce melliflua replicò prontamente “Buongiorno a lei,signorina recluta: capita a proposito,avrei una domanda da farle”.
“Anche io a dire la verità…”
L’ombra nella penombra cominciò ad agitarsi leggermente.
Ma la bionda poliziotta fugò ogni timore “Per caso sei tu Tyler?Lo cerco da una vita ma proprio non riesco a trovarlo,e mi ricordassi almeno com’era fatto”.
“No,mi spiace davvero.Adesso è il mio turno: sa gentilmente dirmi dove posso reperire la detective Christina Mc Lean?”
Lindsay rispose cordialmente:”E’ impegnata in una missione TOP SECRET che consiste in una specie di…agguanto..?Si dice così?A partire da questo momento potrà trovarla solo dirigendosi al Vicolo Vancouver,terzo semaforo a sinistra dal commissariato,tra le 16.00 del pomeriggio e le 02.00 della notte,in una mini cooper rosso carminio e col tetto color pece e il disegno di un teschio formato dalle lettere CML sulla portiera di destra,ah,e anche il fanalino di coda lampeggiante perché malfunzionante e lei non ha mai trovato la voglia di cambiarlo,ma io non le posso dire niente perché queste sono questioni di privato appannaggio della polizia,sono stata abbastanza cristallina?”
Il misterioso individuo sorrise,”Cristallina come un diamante” la ringraziò,e scomparve nell’aria.
“Chi era esattamente la vittima?” si chinò sull’asfalto per analizzare meglio i resti del cecchino.
“Dopo una complessa ricostruzione sono giunto alla conclusione che si tratti di Scott detto “Il Mangiasquali”,un malvivente noto in molte città dello stato canadese per furti e scorribande varie,ah,e anche per omicidi esecutivi.Una gran brutta persona,insomma.”
Noah annuì notando in terra l’arma del malandrino,un revolver da pochi spiccioli,un po’ strano per un gangster così navigato,oltretutto,era ormai palese che si era trovato lì solo per Christine…a proposito di Christine,chissà come stava?Il solo pensarci sembrava attizzargli il cuore sui carboni ardenti,si sforzò però di rimanere freddo e lucido sulla sua scena del crimine.
Se quel malavitoso era stato mandato per uccidere Christina,non avrebbe mai rischiato così tanto,un dettaglio troppo stonato “Se tu fossi un noto cecchino,cosa faresti?” si interrogò “Colpirei da lontano da un punto sufficientemente favorevole”..già,ma quale poteva essere in quel caso?Si voltò,e notò il luccichio:c’era il Kalashnikoff ancora non del tutto montato che Justin si era dimenticato di portarsi via prima di darsi alla fuga la notte prima!”Trovato”.
Quindi erano almeno in due,uno dei quali pronto a sporcarsi le mani in prima persona,Scott,l’altro invece a monitorare la situazione da lontano.Il reticolo collimatore verteva proprio sulla finestra della partner.
La sua partner…non riusciva proprio a levarsi il timore dalla testa,in cuor suo SENTIVA che qualcosa non andava,e non era solo il fatto che la strategia l’avesse avanzata Anguillandro…infine trovò la forza di cercare la risposta definitiva.
“Harold,che tu sappia Owen si è di nuovo sposato in questi ultimi tempi?”
Harold negò scandalizzato “SPOSARSI?!!Macchè,ma come potrebbe dopo il dolore di aver perso la sua Izzy?Non si è risposato né tantomeno ha avuto dei figli.
PAM!...
…
…
Lo sapeva.
Senza neanche congedarsi col medico legale,il detective Noah balzò in macchina e sfrecciò sul farsi del tramonto fino al luogo fatidico,non curandosi,non mostrando alcuna riflessione lucida,non minimamente pensando ai fatti e alle conseguenze che avrebbe comportato e causato.
“Noah,ma dove…” Harold non riuscì nemmeno a terminare la frase che una vettura in borghese lo investì all’improvviso alla massima velocità.
E poi ci fece retromarcia sopra.
La portiera si aprì leggermente “Questa è la tua parte,amigo,sappi che la tua Leshawna è ancora viva e vegeta come promesso,e grazie ancora per la tua spontanea collaborazione” e una pistola silenziata terminò l’opera.
“Christine,Christine!Dove è situata quella maledetta Via Vancouver?” Dasari sfrecciava a destra e a sinistra,un continuo profilarsi di curve sempre più strette e opprimenti,addentrandosi nei sobborghi periferici di Toronto,e la differenza era assai notevole:se in fin dei conti la sua era considerabile una zona residenziale,quella invece era la zona più underground,muri ricoperti di graffiti,decimazione progressiva dei lampioni,segni di vita urbana sempre più fievoli.Finalmente la via che cercava,”29 Va-cou-er S-r-et” lesse su una targa sbiadita e scrostata,ma c’era solo quella lì,dov’era la sua collega?
Si guardo attorno circondato solo da mura buie e fitte,così opprimenti e mal costruite che non filtrava un raggio di luce da nessuna parte “Ci dev’essere stato un qualche discendente di Lindsay tra gli assessori urbani quando costruirono questa città” scherzò per allentare la pressione…si sentiva costantemente osservato.
A un certo punto il vicolo si fece talmente stretto che proseguire con la sua volante era sconsigliabile,così fu costretto a scendere,e subito una voce lo richiamò dalle tenebre “Che cosa ci fai tu qui?”,era la detective dai capelli rossi,pigramente appoggiata sul cofano della propria vettura borghese,una mini cooper completamente nera.
“St-stai bene,nessuno ti ha sorpreso all’improvvis..cioè..niente,sono venuto perché ho pensato che avessi bisogno di una spalla per la tua missione.” Si atteggiò simulando indifferenza,ma rinfoderare il cappello era solo un modo per nascondere il rossore dovuto all’imbarazzo,eppure doveva DIRGLIELO,FARSI CORAGGIO,anche per il suo bene.
Stava per dire qualcosa quando l’altra lo interruppe “O forse perché pensavi che fossi in imminente pericolo perché in realtà non esiste alcun rapimento?”
Noah rimase al contempo sorpreso e stordito “Come aveva fatto a intuirlo pure lei…?” si domandò nel subconscio,”In ogni caso,sono appena le cinque del pomeriggio,il mio appuntamento o appostamento che dir si voglia è fissato dalla mezzanotte in poi,quindi” proseguì la ragazza,sbadigliando un poco e rientrando nella propria macchina.
Solo le cinque?Il ragazzo non sapeva se riderne,essere sollevato oppure ancora più imbarazzato,tutta la sua apprensione si era rivelata pleonastica,il tempo a disposizione c’era eccome,ed egli avrebbe potuto impiegarlo magari indagando meglio sull’ultimo delitto:si portò la mano alla fronte in segno di disapprovazione.Poi strabuzzò gli occhi in un misto di confusione e panico: si può sapere per quale motivo si trovava ancora in quel buco?Christine era lungi dal trovarsi in pericolo,e poi gli era stato vietato dallo stesso Owen di intervenire,e lui aveva disobbedito,ma che cosa gli stava passando per la mente e per il cuore in quelle ultime ore?
“Comunque,grazie per esserti premurato di controllare,anche se in anticipo” aprì la portiera con un mezzo sorriso lei “accomodati pure,a meno che per te non sia un’amenità gelare in solitaria in una fogna del genere per altre 7 ore”.
“Non credo sia questo il genere di attività che mi diverte” replicò Noah celando l’enorme emozione provata in quel momento dietro a un garbato sarcasmo dei suoi,indi entrò,nell’auto dove si diffondeva un forte profumo di incenso.
La vettura era piccola ma stranamente accogliente,sedili in pelle nera,gingilli gotici appesi sul cruscotto,un Arbre Magique al profumo di crisantemo,e soprattutto una bella ragazza in trench scuro a fissarlo coi suoi occhi bicolore,a palpebre abbassate e accigliate,come di consueto.Per il detective sarcastico si stava schiudendo una dimensione sospesa nel tempo,gli pareva tutto così distorto,offuscato,col cuore che batteva come mai prima d’ora (di solito accadeva solo se si metteva a fare jogging,ma questo accadeva una volta ogni nomina del Presidente,4 anni almeno),inoltre lei sembrava più magnetica e attraente come finora non l’aveva osservata..così da vicino.Notando questa sua paralisi,l’investigatrice allentò la magia “Senti…” anche se in realtà pure in lei si stava disgelando un ignoto sentimento “ti posso offrire qualcosa,se ti va.Ho le caramelle al caffè oppure il mangime di Lapìde,quale preferisci?” al che l’altro sembrò smuoversi,poi rise e lei,cosa rara da moltissimi anni,rise a sua volta,una risata nata dal sarcasmo ma non sarcastica come sempre,bensì sincera,pura,immediata.
Noah infine rispose “Uhm..dopo una luuunga riflessione opto per le pocket coffee”,e i due trascorsero un po’ di tempo deliziandosi a vicenda della propria ironia pungente,e raccontandosi alcune esperienze vissute.
……………..
…………......
Passarono così alcune ore,ormai malgrado il buio ci fosse già di suo,si capiva che era calata la sera vera e propria,se possibile l’atmosfera si era fatta più gelida e silente,sebbene i due fossero troppo occupati per farci caso.
“Così in quell’occasione fece saltare in aria l’intero luogo del crimine solo per impedire che altri ne potessero inquinare le tracce!”
“Certo che Izzy era una collega davvero fuori dalla norma,specie per te…”
L’umorismo di Noah si spense all’istante:ancora non aveva metabolizzato a distanza di giorni la perdita della sua migliore amica.
“Scusa,non volevo”.
“No,non è niente” si affrettò a replicare lui.Un pizzico di mestizia si deduceva dal tono di voce,che si era affievolito.
“Izzy..era unica nel suo genere” ritrovò la voce e con essa il coraggio di parlare “Pur essendo collocati su due pianeti diversi,io la Terra lei ovunque basta che fuori dalla Via Lattea (almeno),l’alchimia era perfetta,io le volevo un gran bene,anzi,e sei la prima alla quale lo confesso,si può dire quasi che la amavo.Però ho sempre tenuto nascosto questo sentimento,perché la vedevo sempre più felice e posizionata al fianco di Owen,e infine mi arresi all’evidenza,che fossero fatti l’uno per l’altra e che separarli non sarebbe stato possibile senza sentirmi un VERME”.
“Oh”.
Dasari proseguì inspirando profondamente e accavallando le corte gambe,con il volto tipico da apnea sottomarina “E con mia grande sorpresa,questo stesso dramma lo sto rivivendo da quando ti ho conosciuta.”
“OH”.
Christine si era come pietrificata,Noah al vederla si fustigò mentalmente:questa volta l’aveva fatta davvero grossa!Non la conosceva che da meno di una settimana e le confessava il suo amore per lei?Perfetto”.Di lì a poco lei sarebbe svenuta e lui direttamente morto stecchito dall’imbarazzo,già lo presentiva.
“Mi dispiace,ecco,non so proprio cosa mi abbia preso…”
“Quindi” aggiustando lo specchietto mentre scartava una caramella con noncuranza “siamo passati dall’appostamento…all’appuntamento:un appuntappostamento” e lo baciò.
Noah ricambiò subito folgorato come un robot automatico,e in un lampo accadde quel che doveva accadere.
Lui le sfilò il trench,mentre lei delicatamente gli sbottonò la giacca,e da quel momento si fermò il tempo,e soltanto quella Mini Cooper nera ebbe il privilegio di essere testimone della prova che anche tra due individui all’apparenza tanto sarcastici quanto aridi e anaffettivi può svilupparsi la magia dell’amore.
Frattanto una delicata pioggia cominciò a picchettare ritmando romanticamente l’atmosfera….
…plik,plik,plik
…plik,plik,plik
…plik,plik,plik.
E con aliena rapidità venne la mezzanotte.
Le “23:55” lampeggiavano sul monitor dell’auto,incredibile come quella che pareva un’eternità era trascorsa in un attimo di spazio-tempo,al che la ragazza si rivestì in fretta,si sistemò un po’ e con un profondo sospiro cominciò a preparare l’occorrente:documenti scottanti,denaro da usare come riscatto,e un’arma per incastrarli,anche se da sola era PALESE che non avrebbe potuto servirle poi molto alla causa.Leggermente ancora stordito,anche Noah si diede un’aggiustata:riallacciò i pantaloni,scovò la sua giacca sepolta sotto al sedile,ma..diamine,le scarpe dov’erano finite?Decise di restare in macchina cercando un po’ ovunque,e fu così che notò la mancanza di un pedale.
I pensieri di entrambi vorticavano ancora attorno tutto quello che era successo e si era consumato tra loro così inaspettatamente quanto velocemente…ma a quanto pare per i rimuginamenti non c’era più il momento.
Un’auto completamente nera,pure nei finestrini,comparve nella sua snella e lunga sagoma proprio davanti all’unica entrata/barra uscita di quella zona:a questa evenienza non avevano pensato…?,si interrogò il detective tra sé e sé,poi al panico si sostituì il solito atteggiamento sarcastico “Eccome se ci avevano pensato”.
Finalmente recuperò anche le scarpe,ma ormai non gli restava altro che attendere,e solo eventualmente,intervenire.Abbassò il finestrino per sbirciare.
Dalla muscle uscirono i rapitori,seminascosti nella penombra,ma lo stesso riconoscibili,la ragazza alta dagli occhi stilettanti e dai lunghi capelli corvini e il leprecauno dai capelli blu smeraldo,che fu proprio il primo a parlare: “Me-eh-eh,allora,ci ha portato quanto richiesto,detective…Mc Lean?” chiese con un ghigno che scintillò nell’oscurità.
“MC LEAN?”,come potevano saperlo?La risposta fu immediata:era una trappola.Di lì a poco l’incolumità della sua socia sarebbe dipesa esclusivamente da una sua azione,ma cosa,cosa fare?Dasari decise di analizzare a fondo la situazione,e aspettare il miglior momento possibile per colpire.
Christina frattanto negoziava con Seijii “No,in realtà mi trovo qui solo perché avevo voglia di fare un pic-nic fuori dagli schemi,scegliendo al posto di un ridente spiazzo questa malsana periferia…certo che ce li ho,sono in questa valigetta,piuttosto fuori l’ostaggio”,”Ma certo,sono un uomo di parola,io,limpido come un luccio d’alta montagna,la piccina in questo momento si trova in macchina”…”E dubito che oggi ne uscirà” a concludere fu la donna in nero.
Indi estraè la pistola,lunga e affilata,puntandola dritta sull’investigatrice.
“Me-ahi-ahi,qualcuno qui non ha rispettato gli accordi,meh?” pur non sapendo cosa doveva aver notato la sua partner,il leprecauno dai capelli blu era certo che ci fosse qualche altro sbirro nei paraggi,ma si limitò ad appoggiarsi alla muscle per gustarsi la scena:dopotutto la killer del duo era sempre la femme fatale.Emise per l’ennesima volta la sua beffarda e irritante risata.
NO!Noah in cuor suo si disse che doveva intervenire immediatamente,ma c’era troppa nebbia a quell’ora per riuscire a prendere la mira così lontano com’era,e Heather lo aveva già individuato per qualche misterioso motivo.
Allora notò che l’unica cosa che rischiarava quel vicolo buio erano gli stessi fanalini accesi delle due automobili:spense quelli della vettura di Christina con i comandi,quelli dell’auto dei due criminali con due colpi di pistola ben mirati,facendo piombare il buio più totale!
“Meh,che succede?”
“Diamine!” sbraitò Heather.
“Scappa Christin..WAMP” d’un tratto l’auto accese da sola sia i fari antinebbia che gli abbaglianti,facendo luce come se fosse giorno!”Peeerfetto”.
“Magnifico” aggiunse la partner,che non aveva manco iniziato a muoversi.
Avendo Heather praticamente davanti sparò mentre questa era ancora abbagliata,ma la mora si scostò in tempo.Come caspita aveva fatto?
Primo a riprendersi,Seijii “Simili trucchetti non funzionano con la mia ragazza,neppure io me lo spiego,ma pare quasi una sensitiva,riesce in cose inspiegabili come il nostro…
“Taci,imbecille” lo zittì la donna dal cuore nero “Dobbiamo andarcene subito”.
Senza troppe cerimonie roteò in macchina,e tosto il fidanzato girò la chiave e partì a razzo.Il tempo che la muscle scomparisse nei meandri oscuri del vicolo,che una miriade di fari dall’alto,dagli angoli,e dalle stesse entrate e uscite apparve per tutto il circondario abbagliando ogni anfratto,l’ululare delle sirene tradì che doveva trattarsi dei colleghi del commissariato e dell’Interpol.
“POLIZIA,SIETE IN ARRESTO!Ma..COOOSA??” ululò al megafono un ben noto ispettore di nostra conoscenza.”SONO GIA’ SCAPPATI?BRANCO DI IDIOTI,CHI HA MANDATO TUTTO QUANTO A MONTE?” i suoi occhi infuocati non poterono fare a meno di accorgersi del detective Dasari..solo di lui,però.
Eh,sì,quella era stata orchestrata davvero alla perfezione come trappola.
A quel punto non gli restava che scappare,anche perché il tempo delle chiacchiere era cessato,i primi proiettili volarono nell’aria “Presto,salta su,guido io” invitò velocemente la collega a salire.
La Mini Cooper ripartì con insolita velocità,sembrava a suo agio in quel postaccio angusto e pieno di strettoie,anzi si guidava quasi da sola.Dietro di loro una moltitudine di veicoli federali e non,a sparare erano i SUOI STESSI COLLEGHI,compresi i più tonti “Ormai hanno già preso il controllo di tutti quanti” pensò rassegnandosi.
“A questo punto,dunque,che si fa?” domandò la ragazza.
“Non so…” a un certo punto si ricordò del pedale del freno,rimosso “io,tu invece scendi qui,adesso!” a malincuore la buttò fuori nei pressi della sua volante,sussurrandole un qualcosa,poi si preparò allo schianto:poco vicino all’uscita da quella specie di imbuto suburbano l’auto deviò improvvisamente fuori controllo andando addosso ad un lampione,e con esso,si spense tutto.
Fece in tempo a sentirsi le corde vocali di Hatchet spiaccicate addosso con un “SEI IN ARRESTO!!!” prima di assopirsi privo di energie.
CAPITOLO 8:”Evasione Impossibile”
Noah si risvegliò il mattino dopo,intontito,contuso,perso:si trovava in Paradiso o all’Inferno?Si chiese.
“Ahii,la mia testa..dove sono finito,esattamente?” si massaggiò il bozzo sulla fronte.
“Al Grand Hotel,e ti sei svegliato appena in tempo per godere del SERVIZIO IN CAMERA” rispose una voce tetra e beffarda, da sopra una brandina, lanciando un coltello quasi a sfiorarlo.
“Sveglia, mammolette, è l’ora della colazione:mangiatevi la vostra sbobba,ciurmaglia di baccalà!” improvvisamente tuonò davanti alla cella una donna dai capelli biondi e corti,in divisa da poliziotta e aria severa,recante incise sulla targhetta le lettere J e O,aprì la serratura e schiaffò della poltiglia melmosa in faccia al ragazzo,prima di richiudere con un “Buon Appetito, gamberetto”.
Noah capì all’istante e scrollò le spalle “Perfetto,sono finito in galera”,allora dalla branda scese un delinquente con la cresta color ramarro e il pizzetto e piercing,e altri dettagli da strada,che lo fecero riconoscere come una vecchia conoscenza,un ex indagato per i delitti impossibili,Duncan,quello che aveva fatto fuori le due sue fidanzate in una mossa sola,”Questa non è una semplice galera,è Wawanakwatraz,il carcere più inviolabile del mondo,situato nel bel mezzo del nulla nel lago di Muskoka.Ma tu…ora che ti squadro come si deve,ma sì,sei uno sbirro!” indi lo afferrò per il labbro “Se sei stato infilato qui per indagare e spiarmi 24 ore al giorno nella speranza che confessi un delitto che non ho mai commesso,sappi che nel frattempo farò in tempo a atttuarlo per davvero un delitto,mi sono spiegato?”,ma Noah non batteva ciglio e così lo lasciò andare.
“Poco fa hai detto che questo era un albergo,beh,allora se il servizio in camera fa schifo,la compagnia si prospetta pure peggiore”.
Non fece in tempo a orientarsi in quei 51 metri cubi di cella che Jo tornò accompagnata da altri due guardiani alti,grossi e muscolosi,sbraitando e dando direttive “Piscialetto,Pompato,restate qui a fare la guardia,detenuto Noah,tu vieni con me,forza,magari accelerando il passo,facendo andare quelle gambette striminzite”.
Lo condusse lestamente in una stanzetta buia e angusta,dove una luce accecante lo abbagliò immediatamente:c’era l’Ispettore Hatchet in persona a reggere quella dannata lampada sparata direttamente addosso a lui.
L’omone non perse tempo “Allora,si può sapere cosa è successo?Ti rendi conto di aver intralciato una cruciale operazione di polizia ordita da mesi..cioè..settiman..ehm..giorni,oh,insomma,ore?Di aver messo a serio repentaglio una vita innocente?!”
“Quale,quella della figlia inesistente di Owen?” chiese a sua volta con acidità l’ex detective.
Chef si lasciò scappare un “E tu questo come lo sai?” ma deviò presto da quel discorso anche se sbiancando leggermente e sudando come non mai sbraitandogli addosso “Insomma,CHE COSA CI FACEVI LI’ SENZA ALCUNA AUTORIZZAZIONE?”.Noah stava per replicare qualcosa quando “Ma soprattutto,cosa stavi facendo con Christina,Noah?” nascosto nell’ombra fino a quel momento intervenì il corpulento commissario in persona,con un volto di ghiaccio.
Noah perdette improvvisamente tutta la sua sicurezza e proverbiale sarcastica sfacciataggine,e questo perché poteva perfettamente fronteggiare quel solito pallone gonfiato di insulti e minacce dell’ispettore,ma non il suo miglior amico in un umore e un modo di fare che fino a quel momento non gli aveva ancora visto prima.In più si vergognava terribilmente a spifferare quanto fosse accaduto la notte precedente tra lui e la collega.
Owen incalzò “Allora?!?” con gli occhi lampeggianti dal furore “Hai messo a repentaglio la sicurezza della mia figliola per una motivazione che non mi sai spiegare..?Cosa c’è sotto.Parla,è un ordine e io sono il tuo capo!”.
“Anche se io parlassi,a che servirebbe?”
“Servirebbe a salvarti la vita” replicò asciutto il paffuto commissario.
Il giovane detective deglutì a queste ultime parole,notandolo,Hatchet si affrettò a dire “Su di te e Lester ci sono capi di imputazione per danni così gravi da farvi meritare la forca elettrica!”,Owen confermò con un cenno del capo.
Ma Noah sapeva che tutto era già stato progettato in via preliminare,quindi non gli avrebbero comunque salvato la vita in nessun caso,perciò si fece coraggio e ostinò il proprio silenzio.
Capendo che non c’era niente altro da fare,i due tutori della legge pezzi grossi dei rispettivi settori richiamarono Jo perché lo riportasse dentro,dei due Owen si congedò “Addio,la sentenza è fissata per domani all’alba,mi dispiace”.
Senza troppe cerimonie,la dispotica guardiana lo schiaffò nuovamente in gattabuia,abbandonandolo a sé stesso.
Frattanto la partner Christina non se la passava altrettanto bene…era sfuggita alla cattura e la trovata di Noah di farla rifugiare nella SUA macchina le aveva procurato un alibi di ferro,ma ora toccava a lei sola risolvere il sempre più complicato mistero.Malvista e spettegolata dai colleghi,anche i più pivelli.
In più era evidente che era la vera vittima oggetto di tutti quegli attentati degli ultimi tempi.
“Molto bene.Vediamo di fare mente locale” sedette nel suo nuovo ufficio,chiudendo a chiave la porta.”Una scienziata e la sua macchina del tempo sono sparite nel nulla poco prima degli ultimi attentati.Gli ultimi attentati hanno riguardato Izzy e Zoey,apparentemente due ragazze totalmente estranee l’una dall’altra,e invece ci doveva essere qualcosa che le accomunava tra loro…e a me stessa,visto quel che è successo ieri alla mia macchina e l’altroieri a casa mia.”
Fece una pausa.
“Il rapimento della fantomatica figlia del commissario locale era finalizzato a tendere una trappola a noi due,e guarda caso l’idea l’ha avuta quel serpente del tenente”,ma anche i killer non avevano saputo recitar bene:si vedeva che sapevano già tutto in anticipo.Riflettè attentamente,arrivando a un’ovvia conclusione:Alejandro,i suoi scherani e soprattutto la Mente che agiva nell’ombra dietro di loro dovevano essere in possesso dell’invenzione di Bryd..ehm..Bryget..no,Brigt..insomma,la scienziata.
Tornato in cella, Noah venne subito “accolto” nuovamente da Duncan, che gli afferrò il labbro inferiore con violenza “Adesso mi sono ricordato dove ho già visto la tua faccia, detective, tu sei proprio quello che mi ha fatto finire dietro alle sbarre con le sue maledette indagini. Preparati a fare una brutta fine!” Noah scrollò le spalle anche quando l’altro estraè un coltello dal taschino, replicando semplicemente “Se proprio devo…comunque, se aspetti ancora qualche ora, potrai risparmiarti la fatica, visto che sono stato condannato alla sedia elettrica.” “Alla sedia elettrica?” Duncan sembrò sorpreso poi lasciò andare la presa e si sdraiò sulla propria brandina “Gran brutta situazione. Questo cambia tutto, sentiti pure a casa tua qui dentro, ti sono solidale solo perché adesso sai anche tu cosa si prova ad essere incastrati dalla cosiddetta giustizia.” Il disprezzo con cui aveva pronunciato l’ultima parola era evidente. Siccè si alzò di scatto e guardo dritto in faccia il suo nemico “Non le ho uccise io Courtney e Gwen, per quanto entrambe mi facessero uscire dai gangheri non avrei mai potuto arrivare a compiere un gesto così meschino, se devo uccidere qualcuno non mi servo certo di un lampadario manomesso, quattro coltellate e via, capito il concetto? Comunque non avrei mai avuto un simile coraggio, le amavo troppo, nei loro pregi e soprattutto difetti, e poi ero già ospite del riformatorio per un furto da niente, come avrei potuto?” Noah restò impassibile, era ormai troppo rassegnato e apatico per essere lucido e ascoltare: senza dire una parola, si mise a letto. Volva almeno farsi un ultimo pisolino pomeridiano prima della fine. Ma non ci riuscì. Il continuo rumore dello sciacquone era un vero disturbo per il suo sonno. Finchè non ne ebbe abbastanza, sbottò contro Duncan: “Ma posso sapere quanto spesso devi andare al gabinetto?” Duncan lo zittì, e avvicinò l’orecchio come se aspettasse di sentire qualcosa dal water. “Ah, ho capito, ci dialoghi, proprio vero che tra simili ci si intende” chiosò provocatoriamente l’altro, venendo per poco trafitto dal coltellino del delinquente. “Chiudi quella tazza, e fammi ascoltare. Scrrooosh, scrooosh, scrosh.” Poi Duncan azionò nuovamente lo scarico, due colpi brevi e uno lungo, sembrava averlo fatto intenzionalmente, d’un tratto Noah capì: era un messaggio in codice morse! “Ingegnoso” disse “Ma con chi stai, come dire, comunicando?” “Non sono affaracci tuoi, argh, riecco le sentinelle.” Chiuse in fretta la tazza.
Brick e Lightning passarono meccanicamente davanti alla cella, il primo camminando perfettamente in riga come un soldato di guardia alla legione straniera, il secondo pompando il petto e ripetendo “Shabam” ogni tre passi.
Una volta che furono abbastanza distanti, Duncan riprese il dialogo con il gabinetto “Se proprio vuoi saperlo, mi sto scambiando preziose informazioni con il detenuto 25-51 dell’altro braccio. Ehi, Lester, adesso i pinguini sono nel mio braccio! Scrooosh, scrosh, scro-croosh!” Noah doveva immaginarselo, soltanto a Lester Komby poteva venire in mente un sistema del genere per comunicare, ma agli scroscii a un certo punto si sostituì direttamente la voce “Duuuncaan? Mi senti? Ho appena scoperto un nuovo sistema per comunicare, basta usare il tubo di scarico come se fosse un MEGAFONO!” che rimbombò per tutta l’area, Duncan prese in fretta il suo tubo di scarico, lo divelse, e replicò “Ma sei impazzito, vuoi farci beccare?!” Lester lo placò “Tranquillo, mi sono già fatto passare per pazzo dalle guardie, che adesso non fanno più neanche caso a tutte le mie stranezze e i miei bizzarri comportamenti.” Noah aggiunse un “Ti credo..” sottovoce. Frattanto le sentinelle erano di nuovo scese al braccio dove stava recluso Lester, questa volta però c’era anche Jo con loro. “Ehi, tu, Astice Folle, cosa stai facendo, ancora a parlare con quel gabinetto?” Lester sorrise “Già, è un po’ come tenere un diario segreto, e ho deciso di dargli per questo un nome, Dunkan, ah! Come suona? Come un vibrafono gigante o come un organo senza organi?!!” Jo borbottò qualcosa a proposito della sua follia e fece cenno agli altri due subordinati di seguirla al piano sotterraneo. Lester ghignò soddisfatto “Ke vi avevo detto? E’ tutto sotto kombtrollo! In ogni caso, adesso la via è completamente libera, il trio testosterone è sceso nei sotterranei della prigione.” Prima che Duncan potesse rispondere “In ogni caso, se Noah è lì accanto a te, me lo passi?” Noah prese in mano il melmoso tubo da Duncan e sarcasticamente fece finta che fosse la cornetta di un telefono. “Qui Noah all’apparecchio. Che desidera Mr. Komby? Parli adesso perché ormai mi resta poco tempo.” Lester urlò allegramente “NOAH! Finalmente possiamo parlare indisturbati! Ho tante di quelle novità da riferirti che non hai idea, ma ovviamente non posso farlo via gabinetto, né tantomeno lavandino, giuro, ho provato prima quella via ma i suoni venivano tutti gorgoglianti, però dal lavandino ho ricavato uno strumento musicale alla fine: una chitarra! Mi è bastato legare qualche stringa al tubo principale e..” “Lester, arriva al punto, rimuovendo qualsiasi parentesi folle.”
“D’accordo…ci provo. Togliendo questo aneddoto, cancellando questa dilazione riguardo l’altro strumento musicale che mi sono creato, e infine rimuovendo tutto il resto di parentesi tonde, quadre, cubiche, e soprattutto insane, ecco, HO UN PIANO.”
Le orecchie di Duncan si mossero come quelle di un levriero al sentire il fruscio di una preda “Ho sentito bene la parola che ho sentito? E’ impossibile evadere da qui, lo so per esperienza: non ci sono finestre che diano sulla strada, le tubature sono tutte sigillate, il che spiega perché qui l’acqua arriva sempre a gocce, gli impianti di aerazione sono tutti lontani dalle celle, e le mura sono maledettamente solide, e quell’unico coltello che mi è rimasto dritto mi serve per tagliarmi i capelli e pulirmi i denti.
“Raffinato.” commentò Noah.
“Non sono affari tuoi, chiaro?” minacciò l’altro.
“L’impossibile è il mio pane quotidiano mentre la follia è il companatico, perciò se un’evasione è impossibile, per me è un gioco da ragazzi. Ah! *POSA EPICA*” un disegno di Lester intento a fare la suddetta posa emerse in superficie al momento giusto. Sia Noah che Duncan si scambiarono un’occhiata di stupore, smisero di litigare, e si prepararono ad ascoltare.
Lester spiegò il piano con la sua solita teatralità e intercalando vari aneddoti folli e aprendo parentesi totalmente insensate quanto infinite, ma alla fine riuscì a convincerli. Noah non potè fare a meno di fare una risatina ironica e nervosa: Lester era la sua sola speranza di salvezza…Lester.
Era ormai tarda sera quando avvenne il secondo meeting fra il tenente e i suoi foschi alleati. Dapprima arrivò lui con la sua Seat in colori borghesi, poi fu la volta della scassatissima Dodge dell’ispettore, e infine giunse la nera Honda Civic, dalla quale scesero Heather e il suo infido compagno. Due colpi di abbagliante era il segnale di riconoscimento. All’appello mancavano solo i due rappresentanti della malavita dei bassifondi, Scott e Justin, per ovvi motivi. “E’ tutto fatto.” Hatchet prese la parola, madido di sudore, terribilmente ansioso di dimostrare qualcosa “Domani i due detective inopportuni saranno pronti per la griglia sulla sedia elettrica, e io ho già recuperato tutte le prove da loro trafugate. ..C’è mancato poco.” Alejandro parlò “Hai proprio ragione, il tuo errore mi ha costretto ad accelerare il piano e espormi in prima persona per neutralizzare Lester, che ti ha pedinato in lungo e in largo senza che tu minimamente te ne accorgessi.” L’ispettore balbettò le sue scuse, con sorprendente remissività rispetto al normale, anche se dentro lo frustrava doversi far maltrattare da uno sbarbatello impudente come quello. Represse la rabbia all’interno e stette in silenzio. “Pazienza, il cambiamento è vicino e né Lester né l’odioso Noah possono più nuocerci, ma rimane una terza persona: Christine. Quella ragazza non mi è piaciuta fin dall’inizio. Troppo sveglia, cinica e lucida, sembrava Noah nel fiore della sua carriera, una mente troppo brillante perfino per me, ma la fortuna è venuta in aiuto creando alcune crepe nella sua glacialità, tra queste spicca soprattutto la sua storia con Noah, che l’ha notevolmente indebolita, purtroppo però temo sia ancora troppo pericolosa.” Alejandro si grattò il mento, perplesso. Per ben due volte qualcuno o qualcosa era andato storto quando si trattava di Christine, ed entrambi i suoi piani per sbarazzarsene erano falliti miseramente. Heather interruppe i suoi rimuginamenti con voce fredda “Se vuoi, posso occuparmene di persona, e questa volta intendo completamente da sola” Seijii non osò aprire bocca quando lei gli iniettò il suo sguardo serpentino addosso. Il tenente fu deliziato da questo suo atteggiamento, a dire il vero era da tempo che sentiva in Heather qualcosa che nessun’altra donna gli trasmetteva, un influsso mistico e malefico, in più adorava la sua mente calcolatrice e manipolatrice, così si decise finalmente ad accettare “Bueno. Heather, a te il compito di eliminare Christine, come solo sai fare tu, blink.” Heather soffocò nello sprezzo il piacere che quel complimento le procurava e annuì con perfetta professionalità, quindi balzando oltre il muro si dileguò nel buio come una lupa. Alejandro rimase un attimo a contemplarla, poi si concentrò nuovamente percependo i risolini degli altri due. “Owen è ormai sotto il mio totale controllo, e con lui l’intero commissariato, l’Interpol pende invece da te, ispettore, mentre, Seijii, mi garantisci il pieno appoggio della criminalità organizzata, tutto quadra finora, ogni tassello è al suo posto, eppure ho come l’impressione che qualcosa ci stia sfuggendo da sotto il naso. Perciò…non perdete di vista niente e nessuno d’ora innanzi.” Con queste ultime gravi parole Alejandro si congedò a bordo della sua vettura.
Christine non riusciva proprio ad addormentarsi, per quanto si sforzasse sentiva che qualcosa dell’intera faccenda le stava sfuggendo, e non si trattava del caso Bryght. Inoltre, il pensiero che Noah fosse in quel momento dietro le sbarre e da lì in poche ore sulla sedia d’esecuzione, la attanagliava come non mai. Decise comunque di non pensarci e come sempre si mise a leggere un libro che le potesse conciliare il sonno: stanotte era il turno di un giallo “La Stanza Rossa”. Fu leggendo il titolo che la sua mente venne colta da un’intuizione, e non fu più in grado di prendere sonno.
Frattanto, Noah e Duncan si preparavano a mettere in atto il bizzarro piano di Lester: anzitutto, dovevano buttare tutto quello che potevano nello scarico dimodo che si intasasse, anche i loro vestiti, e anche il lavandino doveva essere sistemato per bene, in questo modo presto le tubature non avrebbero più retto e, dovendo l’acqua pur uscire da qualche parte, la prigione sarebbe rimasta inondata. Le guardie avrebbero dovuto per forza dare il via all’evacuazione delle tubature aprendo al massimo il rubinetto principale, ma a quel punto i tre detenuti si sarebbero tuffati nel gabinetto (Lester con un tuffo a bomba) e la corrente li avrebbe spinti direttamente miglia e miglia lontano fino all’oceano,dato che tutti gli scarichi portano al mare. Il piano era folle, ma valido. Noah e Duncan cominciarono a buttare i loro vestiti e oggetti personali, Lester prese invece i mobili più pesanti e iniziò a recitare la parte dello squilibrato “O’ potente divinità dello sciacquone, Foxisetassoultra, io ti offro questi umili doni in pegno di gratitudine. In cambio chiedo la tua rinnovata protezione, accetta questo mio sacrificio, ah! *POSA TRIBALEPICA*”.
“Mi sento ridicolo…”
“Per una volta sono d’accordo, ma facciamo come stabilito, sperando che questo cesso s’intasi prima o poi.”
Per quanto ormai abituate alle sue bizzarrie, questa volta le guardie non poterono fare a meno di interessarsi della faccenda, Jo si fece largo in qualità di capo e sbraitò “Si può sapere che stai komby-nando questa volta, eh? Dammi le chiavi, Brick. STOP! Che cosa significa questo spettacolo patetico?” Lester le fece cenno di stare zitta “Shhht, sono nel pieno del rito, che non può essere interrotto, perciò esci di qui, profana!” Jo rimase interdetta per qualche secondo, poi urlò “Tu sei fuori di testa! Da rinchiudere, ma non nella mia rispettabile prigione, bensì al manicomio!!! Lightning, vai a chiudere l’acqua così vediamo di porre un freno a questo delirio, Brick vai a procurarmi una camicia di forza o qualcosa del genere, diamine.” Lester continuò la sua litania finchè potè ma il rumore del continuo sciacquone continuava al piano sopra, irritando la poliziotta come non mai “ANCORA? Cos’è, sono impazziti anche i due al piano di sopra?”
“Jo, non sono riuscito a trovare alcuna camicia di forza, attendo nuovi ordini.”
“Brick, va bene anche una coperta, ma per adesso ignora un attimo il pazzoide, ci sono altri due pazzi da bloccare, seguitemi.”
“In ogni caso non potranno mai essere al mio livello, tsk.” Commentò offeso Lester, troppo fiero del suo ruolo per accettare paragoni in materia. Il mio *Lesterino*è fatto così...ahem!
Come una furia, Jo salì le scale e si diresse al braccio dov’erano reclusi il sarcastico e il delinquente “Allora cosa diamine state combinando pure voi? Volete che venga lì a controllare, è questo che volete?” sembrava cominciare a sospettare le loro vere intenzioni, al che Duncan afferrò Noah e cominciò a ficcargli la faccia nel gabinetto più e più volte ripetutamente, tutto nella norma. “Basta sciacquoni per oggi, Duncasino, sono stata sufficientemente chiara?” “Stavo solo mostrando al nuovo arrivato com’è che funziona a casa mia. Eheh!” “E’ divertente, ma ho già perso il detenuto Cody in questo modo, e visto che quello è un detenuto speciale e non un semplice stalker, lascialo integro almeno finchè non sarà condannato. Altrimenti chiuderò l’acqua anche qui sopra. Ripeto: sono stata CHIARA?” Duncan annuì lasciando andare con un sorrisetto innocente il compagno di cella, ricoperto di melma fino a metà “E’ stato cristallino, Sergente Jo.” “CristallinA sono una d-o-n-n-a! Sgrunt, ma perché nessuno se lo vuole ficcare in testa? Brick, a te il turno di guardia del piano sopra, non muoverti di lì per nessuna ragione, buonanotte.”
“Ricevuto, signore, ehm, signora, e buonanotte a lei.” Brick salutò con militare cortesia, dopodichè sforzandosi di essere autoritario quanto la capa esclamò “Forza, avete sentito? E’ ora di dormire, tutti a letto o vi ci mando io!” ma sembrava solo ridicolo. E adesso? Non restava che aspettare.
….
Brick si alzò di scatto come in preda alle convulsioni, le gambe gli tremavano e il sudore gli colava dalla fronte, ma l’ordine era stato perentorio: non doveva muoversi da lì. Per quanto avrebbe potuto resistere in quelle condizioni? Un’ora, un minuto, un secondo? Duncan giochicchiava col coltello mentre Noah sfogliava per l’ennesima e forse ultima volta il suo libro preferito, erano gli unici oggetti che nessuno dei due aveva assolutamente voluto gettare via per il piano di Lester. Lester, dal canto suo, aveva ripreso sottovoce il proprio rito tribale, ma questa volta sacrificando al lavandino, e solo simbolicamente, tanto Lightning stava sognando beatamente di vincere il Super Bowl.
Passò un’ora e Brick si sentì l’acqua alla…vescica. Si era trattenuto fin troppo che adesso non poteva neanche sognarsi di raggiungere il bagno in tempo, notando il suo crescente nervosismo Duncan usò il gabinetto con nonchalance, fischiettando “Ah, che piacere, ne avevo proprio bisogno, fufufu” “Glom” “Caspita, non finisce più, è una vera cascata, menomale che il gabinetto era nei paraggi, sennò…” “Argh! Mi spiace disubbidire a un ordine, ma non posso resistere oltre in questo stato, devo farlo per forza.” il poliziotto soldato girò la chiave nella serratura e aprì la cella fiondandosi dentro “Scusate, ehm, è che devo usare il vostro gabinetto un attimo, posso?” Duncan sorrise amichevolmente intanto che provvedeva a sfilargli le chiavi dai pantaloni “Ma prego, entra pure, amico” “Oh, grazie mille” “Ma ti pare? Per così poco.” Ma Brick non potè neppure sedersi che Duncan lo aggredì alle spalle. L’istinto di violenza era stato più forte della ragione, e Brick, forte di un duro addestramento militare, riuscì a respingere abilmente l’aggressione “Questo ti costerà un mese di cella d’isolamento, secondo il regolamento. ” gonfiò il petto “Mi spiace, ma regola numero uno del bravo soldato è avere sempre una buona preparazioen atletica. Tu ci hai provato, detenuto, ma io sono stato appositamente addestrato.”
Noah frattanto era già scivolato fuori dalla cella, e tossì per attirare su di sé l’attenzione con un tono beffardo “Anche a questo?” e bagnò il conduttore provocando il black out dell’intero edificio, e l’urlo spaccatimpani della sentinella “AHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!”
“Sha-Bam, che succede? La luce è andata improvvisamente sha-kaput.”
“CHI E’ CHE HA URLATO COME UNA FEMMINA IN CALORE?!” la voce di Jo tuonò nell’oscurità. “Brick, sei stato forse tu?” Brick singhiozzò sommessamente “S-sì. È che ho paura del buio, t-t-t-tanta. Mi sono fatto la pipì addosso per questo.” “Imbecille! CIAF! Ripigliati, e ricordati che hai una torcia nel taschino come tutti noi, accendila. IMBECILLE. Click. Chi ha aperto la cella, eh? E chi è il responsabile di questo disastro elettrico? E DOVE SONO I DETENUTI? Idiota 1 e Idiota 2, perlustrate questo posto da cima a fondo, forza, non devono scappare! E non mi importa se vedete a malapena nel buio, lamentatevi coi nostri politici se in questa prigione manca un generatore di emergenza e le luci portatili sono dell’anteguerra. Marsch! Uno sopra e uno sotto. Io controllerò la cella da dove è partito il piano di fuga.”
“M-Ma Jo, non puoi venire anche tu? Non voglio andare giù per le scale d-d-da solo.”
“Grrrr.”
“C-Come non detto.”
Jo si addentrò nella cella direzionando la torcia verso ogni possibile via di fuga “Com’è possibile che siano scappati tanto in fretta? Non c’era modo di fuggire senza passare per l’ingresso dove stavo io. il che significa che devono essere ancora dentro. Nascosti in qualche angolo.” La bionda palestrata rivoltò il letto con una sola mano, prese la pistola, e cominciò a sparare “Dove siete? AVANTI, non costringetemi a stanarvi io stessa, uscite allo scoperto, vermi! Ehi, lo scarico è alzato, e questi cosa sono, i loro vestiti? Ma certo: è da qui che sono scappati! Li stanerò, dovessi seguire queste tubature fino al mare, se sarà necessario. Splosh..splatch..urgh, che tanfo…ma ci vuole ben altro per fermare una come me!”
“Via libera. Incredibile, ce l’abbiamo fatta.” Duncan, Noah e Lester erano riusciti a uscire senza problemi. Pareva che tutti, soprattutto Jo, si fossero dimenticati dell’uscita di sicurezza posta proprio accanto alle celle, più facile di così. Anche lo stratagemma di Lester si era rivelato utile: avendo gettato i vestiti di Noah e Duncan nello scarico, avevano lasciato credere che era stata quella la loro via di fuga, e ora Jo e i suoi avrebbero cercato invano nelle fognature dello Stato per molto tempo. In ogni caso, Lester non era affatto soddisfatto “Il mio piano era molto diverso e più ORIGINALE. Tsk, ma se a voi piace fare le cose nella maniera più semplice, banalmente rubando le chiavi e fuggendo da una porta d’emergenza, saltando tutta l’eccitante parte di suspance e stealth, pazienza, ma vi siete persi tutto il meglio del divertimento, sappiatelo.” Detto questo, il detective in rosso salì con stizza nella sua macchina: per qualche bizzarra coincidenza l’auto era stata sequestrata la mattina precedente e parcheggiata proprio in quel punto, sul retro del carcere. Noah si limitò a una scrollatina di spalle e parlò con Duncan “Grazie dell’aiuto, prometto che riaprirò il caso appena possibile e troverò il vero colpevole del delitto che ti è costato la galera.”
Duncan s’appoggiò al muro rifiutando di stringergli la mano, l’esperienza non l’aveva reso meno diffidente nei confronti dell’altra parte “Ci conto, sbirro. E, diciamo, che ho collaborato per via di un interesse comune, ma se non fossi stato già condannato, sappi, avrei potuto darti una tagliuzzata all’istante.” Noah rise forzatamente, una risatina ironica e preoccupata, prima di entrare nella Lestermobile, facendo cenno al delinquente di salire, ma questi declinò l’invito “No, grazie, ho una dignità da mantenere: saprò far sparire le mie tracce in fretta, molto più di quanto farete voi. Addio.” Noah richiuse la portiera mentre l’ombra di Duncan spariva velocemente nel buio da un muro all’altro.
In macchina Noah rifletteva sul da farsi. Dal momento in cui la sua evasione fosse stata sbandierata sui giornali, sapeva che sarebbe diventato il ricercato numero uno del Canada, perciò gli restavano poche ore notturne per trovarsi un posto sicuro. Il ronzio spettral metallico che l’auto di Lester emetteva era davvero seccante, ma la maggior preoccupazione era lo stile di guida del Rosso: quando mai uno s’è visto guidare sempre e solo in folle? Soltanto Lester deteneva questo record. Fortunatamente le strade erano tutte sgombre alle tre di notte, e per quanto il chiasso della radio e del motore si sarebbe sentito anche dallo spazio, in quel momento nessuno poteva notare la Lestermobile né il suo conducente. Non potevano restare lì fuori per sempre, purtroppo però sia il commissariato che la casa di Lester erano sotto il controllo dei federali, a Noah era anche giunta la notizia dell’arresto di Sam per reato di hacker perciò anche quell’opzione era da scartare così come la casa di Christine, che dopo il primo attentato era stata affidata alla scientifica mentre Christine…non aveva più avuto notizie di lei dopo quella notte di passione. C’era solo un posto rimasto fuori da ogni sospetto. “Lex, dopo questa curva gira a destra per Via dei Caleidoscopi.”
CAPITOLO 9: “I Fantasmi del Passato”
Via dei Caleidoscopi, da quanto Lester non percorreva più quella strada? Sembravano mesi, forse anni, e invece erano solo 2 settimane, tra breve tre, visto che era già Venerdì sera. Perfino uno spirito vivace e allegro come lui non poteva non provare tristezza percorrendo quella strada, ma il ghigno a 32 denti restò comunque stampato sul suo volto. Il cuore invece non sorrideva affatto. Dal canto suo, Noah era ancora più avversato dai ricordi… la casa di Izzy era proprio come se la ricordava: disordinata all’esterno e squilibrata all’interno. L’arancione cangiante del tetto era ormai quasi completamente ricoperto dall’edera, edera sulla quale Izzy adorava appendersi come Tarzan fin da piccola. Noah se la ricordava come se fosse ieri: una bambina dai rossi ricci ipervivace e molto mooolto originale, quasi che fosse selvatica, di cui lui si era improvvisato tutore avendo scoperto che era orfana e sentendosi in debito nei suoi confronti, in fondo tra i due c’era uno stacco di età di poco più di 10 anni, abbastanza perché Noah potesse badare a lei. Le voleva bene come una figlia, e la trattava come tale (finchè non se ne invaghì) anche quando crebbe e divenne la sua partner fissa in ogni indagine. Sì, Izzy era davvero speciale, forse era merito di quella pallottola rimasta nel suo cervello che veniva sempre fuori con intuizioni fuori da ogni logica comune, e per questo, geniali. Perciò ogni volta che sentiva il bisogno di rimproverarla ironicamente per i suoi improvvisi atti di follia, Noah non poteva fare a meno di sentirsi il vero responsabile di ognuna di quelle azioni pericolose e illogiche.
“Chissà se almeno qui è rimasto il suo fantasma, ah!” Lester interruppe i ricordi entrando nella villa con grande teatralità, e una certa ottimistica allegria, l’atrio era molto grande e pieno di cianfrusaglie che solo un esperto del settore del suo calibro poteva trovare interessanti e divertenti. Esempio era il divano con molle all’incontrario, “creato” appositamente da Izzy come sistema ideale per avere lo “slancio giusto per iniziare qualsiasi giornata”. Il rosso non potè resistere dal provarlo e così si schiantò contro la parete opposta, spiaccicato ma felice. Noah cercò invece il primo oggetto non anormale dove potersi sedere e ragionare con calma: l’impresa fu talmente ardua che dovette andare in bagno, e sedersi sul WC per poter trovare una seduta normale. Poi si ricordò che Lester voleva parlargli e ritornò nel soggiorno, dove sorprese il Rosso intento a…fare qualcosa di talmente inspiegabile che non riesco proprio a descrivere, scusate, lettori! Ad ogni modo, Noah soffocò la prima reazione che una persona sana di mente avrebbe avuto e richiamò l’attenzione, invitandolo a riprendere il controllo, stare fermo, e raccontargli finalmente quello che doveva. Lester cadde dalle nuvole…e letteralmente dal lampadario, ma si riprese dopo pochi secondi e realizzò “A-ah, tu vuoi sapere quello che ho scoperto all’Interpol. Ebbene, è tutto un enorme complotto. Nel diario di Chef Hatchet c’è scritto di tutto e di più, quell’omone così ridicolmente metodico non ha potuto fare a meno di..oh, a proposito, sai che nome gli ha dato? Chris! Non so perché, ma lo trovo ironico.” “Pronto? Stazione terrestre richiama Lester dalla Luna: non ti perdere come al solito.”
“D’accordo, in ogni caso in quel diario c’è scritto che un meteorite cadrà presto sulla città, e Hatchet e i suoi complici intendono servirsene come alibi per un delitto di massa, da addossare poi alle autorità canadesi così da rovesciarle e salire LORO al potere. Tsk, c’è proprio gente senza scrupoli in giro, ma io dico, poi, programmi uno sterminio con una meteora? Banale, ci hanno già pensato in passato, è un trucco che risale ai tempi dei dinosauri! Patetico.”
“Sì, Lester, hai ragione, è questo l’aspetto tragico dell’intera faccenda, e come no.” Noah roteò gli occhi, sebbene fosse preoccupatissimo“Altro?” Lester ci pensò su un attimo, sforzandosi di rileggere nella mente le pagine di quel diario e nella realtà mimò il gesto alla perfezione “Certo! Hatchet parlava anche della scienziata dal nome Bryllante, ma con la Y e non la I, finora nessuno lo aveva ancora capito tranne il sottoscritto.”
“Lester, Lester, cos’è che diceva di Bryght?” chiese sospirando. “Ti supplico, concludi.”
Lester si prese tutto il tempo necessario a creare spannung, sapete com’è fatto, infine proseguì il discorso “E’ scomparsa” Noah sbottò sarcastico “Grazie, Lester, questa sì che è un’informazione nuova.” L’altro sorrise soddisfatto “Ma il suo laboratorio è stato finalmente individuato: l’indirizzo corrisponde a quello di un certo H.H., che Hatchet pare aver già controllato da cima a fondo, senza però trovare niente.”
“Ovvio, perché Hatchet ha un solo neurone a disposizione. Domani saranno due veri detective intelligenti (quantomeno uno solo) a occuparsene. Buonanotte e sogni folli, suppongo.” Noah abbassò il cappello e cadde in un sonno profondo. Lester fece lo stesso, dopo un’ultima posa epica della buonanotte. “BUOOOONA NOOOTTE, BOOM BOOM!” Una terza voce ignota augurò buonanotte a tutti e due, quando questi furono completamente persi nelle braccia di Morfeo per sentirla.
L’indomani mattina un tuono sembrò scuotere Toronto dalle fondamenta: l’urlo di Hatchet si sentì per tutto il continente. Da quell’urlo si propagò come un tornado la notizia della triplice evasione impossibile, portando scompiglio nel commissariato di Owen, il quale, pur nascondendo la sua gioia per la salvezza del suo ancora dopotutto migliore amico davanti alle telecamere, si vide costretto a ordinare una ricerca a tappeto sguinzagliando tutti gli uomini a disposizione, egli stesso, cosa che accadeva raramente, scese in campo personalmente: in una mano il volante, nell’altra la fida scatola di ciambelle, e fu tosto in strada con le sirene accese. Tutta scena, comunque. Alejandro venne a sapere della notizia mentre si trovava ancora fuori città, e la sua reazione fu mista: da un lato non erano riusciti a sbarazzarsi del suo nemico numero uno, ma dall’altro questo semplificava i suoi piani di sfiduciare i cittadini nei confronti delle massime cariche dello Stato, tra cui Owen, alla cui poltrona egli mirava da anni e anni di infidi piani e strategie subdole. Doveva comunque correre ai ripari, adesso. E poi c’era anche quell’altra cosa da fare..
Christine invece non ne sapeva ancora niente. Si era alzata di umore nero, cipresseo a dir poco, incapace di trovare il coraggio di accendere la TV o leggere il giornale preferiva non sapere, o altrimenti avrebbe pianto come non le succedeva da anni. Decise di vendicarsi. Ancora non sapeva cosa avrebbe fatto ma gliel’avrebbe fatta pagare a tutti quanti i responsabili, non le importava niente delle conseguenze né sul fatto che più di una minaccia pendeva sulla sua testa, era troppo rosa dalla frustrazione per poter riflettere come al solito. Era una Christine ormai irriconoscibile. Senza il suo impermeabile sembrava una vera delinquente ora che il suo look trasandato da gotica emergeva allo scoperto, tessuto sbrindellato e collant a rete da pesca, e poi i guanti in velluto tagliati alle estremità e la gonna a ragnatela, al lato della quale era riposta la pistola. Con passo lento ma sostenuto raggiunse il commissariato, e si appostò all’entrata, pronta a mettere in atto la sua vendetta. Non le restava che aspettare i suoi obbiettivi, ma era del tutto all’oscuro della loro assenza. L’edificio era infatti rimasto deserto, con solo le due reclute a presidiarlo.
“S-Strano, oggi Lindsay è in netto ritardo.” osservò Rory.
“Sigh, come si sente la sua mancanza, qui dentro è una vera pizza senza di lei.” commentò mesto Tyler. Poi improvvisamente si animò “No, aspetta, eccola laggiù, finalmente! Lindsay, cominciavo a preoccuparmi.”
“Scusate il ritardo” la bionda e formosa poliziotta scese dalla propria moto e si levò il casco, lasciando che i capelli andassero liberi al vento per poi ricoprirle metà del viso “Ho avuto un imprevisto da risolvere, ma ora eccomi qui pronta a fare il mio dovere. Non lo direte al capo del mio ritardo, vero?”
“M-Ma figurati, non potremmo mai.”
“Assolutamente! Tra noi reclute vige la regola della solidarietà.”
“Vi ringrazio davvero, Tyler e Rory” gli accarezzò il mento “davvero davvero tanto. Ora, sapete dirmi dov’è l’ufficio della detective Christina? Avrei qualcosa d’importante da riferirle.”
“L’ufficio di Karina? Certo. E’ l’u-ultima porta in fondo al corridoio, ma..” Rory anticipò Tyler nella risposta, per gran smacco di questi, ma poi si bloccò “Aspetta, t-t-tu hai detto Christina? E’ l-la prima volta che pronunci correttamente il nome della detective, e-e anche quello di Tyler e soprattutto il m-mio, che è già un miracolo se se lo ricorda il commissario, e infatti, sigh, mi chiama spesso Roby o Ryan. C-Cioè, mi sembra strano che..che..ecco, tu di solito non sei così sveglia. Non sembri neanche te.”
“E con questo, Royce? Lindsay sta semplicemente assomgiliandomi a furia di frequentarci per così tanto tempo:io sono un mezzo genio, in fondo.” La ragazza storse l’angolo della bocca in un sorriso, scuotendo la testa “Invece ha indovinato.” e sparò due colpi con la pistola tranquillante, i due si accasciarono immediatamente al suolo davanti ai suoi piedi. Una volta entrata, si tolse le lenti a contatto azzurre e le ciglia doppio volume finte, rivelando due occhi piccoli e pieni di avidità, nonché due batuffoli di cotone all’altezza del seno, Christine assistette alla scena impietrita, ma quella situazione l’aveva riportata alla ragione. Rinfoderando la pistola e con essa gli istinti, la detective dai capelli rosso rubino entrò subito dopo con cautela. Chiunque fosse quella donna, era chiaro che era anch’essa alla sua caccia.
Il rumore dei vertiginosi tacchi della bionda assassina echeggiava nel silenzio del corridoio, ma l’eco era in realtà doppia vista la presenza di Christine sui suoi stivaletti in stile dark, fermatasi davanti alla porta dell’ufficio, fu sul punto di aprire quando avvertì qualcosa o qualcuno all’interno, spalancò la porta tuffandosi di lato e la richiuse con un calcio prima che questa venisse perforata da una miriade di oggetti affilati. “Notevole” estrasse uno dei taglierini rimasti conficcati nel legno “Chiunque tu sia, sei stato molto bravo a preparare una simile reazione a catena e a manipolarla a tuo piacere, spettro, e so per certo che non si tratta di Alejandro.”
Dal taglierino provenne una voce melliflua, che si congratulò “Complimenti anche a te, è la prima volta che qualcuno individua la mia presenza, devi essere anche tu una persona speciale come me…oppure il penultimo esperimento di Bryght. Anche se ti ricordavo leggermente diversa.” Heather strinse la presa fino a storcere il metallo del taglierino “E’ inutile che te la prendi con un oggetto inanimato, per me è solo un guscio corporeo come un altro, il mio vero aspetto non può essere mai un fenomeno e perciò io non posso più provare alcun dolore fisico.”
“Che cosa sai di me e di Bryght esattamente? Chi sei?”
“Puoi chiamarmi la Mente, e anche io, come te, sono stato il frutto di un esperimento di quella folle scienziata: tu sei stata una spia ma la tua stessa agenzia ti consegnò a lei per un esperimento, Bryght ti cancellò la memoria e ti programmò la mente perché fossi in grado di anticipare il tempo e predire il futuro, questa era solo uno dei suoi tanti esperimenti sulla manipolazione del tempo. Ma qualcosa di inspiegabile andò storto, e credendoti morta, ti abbandonò e annullò l’esperimento, in attesa di raccogliere nuove nozioni sul tempo.”
“No. Non può essere. Per tutto questo tempo…è stato per questo che sono diventata un’assassina…mi sono trovata improvvisamente in strada in lotta per la mia sopravvivenza, appoggiandomi ai più spregevoli furfanti e criminali doppiogiochisti come Seijii.”
“Quanto a me, io ero il suo assistente, ma la mia mente era già potente all’epoca, figurati ADESSO. Ho il pieno controllo degli eventi. Il rapporto causa-conseguenza può essere messo in discussione da me con un semplice gesto. E soprattutto posso decidere della vita o della morte di chi mi pare, senza limiti di spazio. E molto presto potrò farlo anche senza limiti di tempo. Muahahahahahah!”
Christine era esterrefatta, si avvicinò ulteriormente alla porta per poter ascoltare meglio i loro discorsi, accovacciandosici dietro. Heather tuttavia scagliò improvvisamente il taglierino sul soffitto, aveva già sentito abbastanza, un’enorme rabbia si era impossessata di lei. “BASTA! Non sarà un fantasma manipolatore a impedirmi di portare a termine la mia missione, ovunque sia Christine, io la UCCIDERO’, fosse l’ultima cosa che faccio.” Questa volta a parlare fu la poltrona reclinabile “Sapevo che eri venuta qui con questa intenzione, abbiamo un interesse comune, potremmo anche collaborare.” Heather estraè la pistola e fece esplodere una raffica di colpi contro l’intero arredamento “Scordatelo, io sono sempre stata sola e intendo restarci.” Poi sparò anche all’esterno, ferendo Christine di striscio a una gamba, che non se l’aspettava “Credevi non mi fossi accorta della tua presenza? Una brava assassina è quella che fa sì che sia la sua preda ad arrivare a lei, nell’ambiente mi chiamano infatti la Vedova Nera non a caso.” le puntò contro la pistola questa volta all’altezza del cuore.
“Quindi, era tutto calcolato” Christine indietreggiò gattonando all’indietro, chiedendo con tono ironico “anche la tua discussione con il misterioso possessore degli oggetti?” Heather infossò le palpebre in segno di odio e premette il grilletto con ferocia. Christine sentì il colpo in pieno, la pallottolla fendette l’aria e fu impossibile scostarla.
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“Eccoci qua, l’indirizzo è quello corretto. Lester, prima che entriamo, promettimi che non toccherai e quindi distruggerai alcunchè” si raccomandò Noah, prima di varcare le soglie della residenza HH. L’interno era quello di una modesta villetta apparentemente abbandonata da tempo, ma da esperto in Detritologia e affini, Lester fece notare come era tutta una montatura “Le ragnatele sono state intessute di recente, e si sa che è solo un luogo comune trovarle agli angoli delle pareti, in realtà i ragni prediligono gli spazi più aperti della casa, la polvere è stata depositata aritficialmente non più tardi di tre giorni fa, e infine queste crepe nei muri, beh, sono vere, ma in ogni caso troppo disposte bene in vista: la vestigia colpisce sempre nei punti dove meno te l’aspetti!”
Continuando a osservare in giro, cadevano subito all’occhio il pianoforte in mogano e la libreria stracolma di volumi, Noah ne prese uno e lo sfogliò attentamente “La relatività del tempo, interessante…ma inutile, proviamo quest’altro, Il tempo come volontà e rappresentazione di H. Schopenauer, ancora un libro sul tempo, hmm..e questo? Il potere e la possibilità, adattamento di un brano originale di Kierkegaard…il proprietario deve essere un vero genio per simili letture.” Ne era quasi convinto, ormai, quella casa poteva appartenere solo alla..
“Do, Do# re, re# ,mi, fa, sol, la, sì, NO, cioè, DOOO BASSO!” il suono del pianoforte lo distraè. “Lester, ti dispiace? E scendi dal piano, finirai per rovinarne i tasti, suoni davvero coi piedi.”
Lester ci pensò su un attimo e poi assunse un’espressione perplessa “Perché, con che cosa dovrei suonare questo strumento, allora, scusa?”
“Magari con le mani?” Noah sospirò pesantemente, ormai doveva esserci abituato ma Lester lo stupefaceva ogni volta con la sua anormalità “Al massimo i piedi li usi per pigiare i pedali. I pedali!” d’un tratto gli venne un lampo di genio, si sedette al pianoforte a coda e spinse entrambi i pedali, poi si diede uno schiaffo: ma che cosa sperava di ottenere? Forse sperava che attivassero un passaggio segreto? Che stupido, si era lasciato contagiare dall’immaginazione bizzarra del suo collega. Ridendo di questa idiozia, alzò i piedi e chiese “In ogni caso, perché mai ti sei messo a suonare, detective Komby?”
“Non lo so, forse perché ho trovato questo spartito tra i libri e mi è sembrato un possibile indizio?”
“Piano con l’ironia, che tra parentesi è di mio appannaggio, fa’ vedere.” Esaminando lo spartito, Noah riconobbe una scala musicale, completa delle note in diesis e bemolle, osservandolo attentamente notò alcune note in grassetto, provò a suonarle, ma niente accadde. Riprovò suonandole in ordine inverso, poi tutte contemporaneamente, ma niente di fatto, tutto come prima. “O sto sbagliando io in qualcosa oppure sto solo perdendo tempo dietro un’altra delle tue strampalate intuizioni, Lester.”
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Christine era immobile e tremante, il colpo era stato preciso e tremendo, Heather crollò sul pavimento senza più neanche la forza di riafferrare la stessa arma che le aveva innaturalmente sparato contro, mormorando le sue ultime parole cariche d’odio e frustrazione, ma anche impotenza. “Finalmente ci incontiamo. Raccoglimi pure, senza timore.” la voce fredda e flebile quanto un sospiro proveniva da dentro la pistola rivolgendosi direttamente a lei, la ragazza riuscì finalmente a rialzarsi “Perché dovrei farlo e perché non mi hai direttamente sparato, adesso che finalmente ne hai la possibilità? So benissimo che sono stata io il tuo vero bersaglio per tutti questi mesi. L’ho finalmente capito ieri.”
“Dopo averti cercata per anni e anni non ci sarebbe alcun gusto per me a eliminarti in questo modo così blando, e comunque, sono curioso di sapere da cosa hai capito le mie intenzioni.”
Christine sorrise sprezzante “In fondo non era così difficile da intuire, una sola cosa metteva in comune i due omicidi impossibili di Izzy e Zoey, e il primo attentato fallito ai miei danni: il colore dei nostri capelli.”
CAPITOLO 10: “Le storia di due rosse”
“Siamo tutte e 3 delle giovani rosse, che lavorano, o meglio, lavoravano nel campo dell’investigazione, a fianco di Noah, anche se nel caso di Zoey credo che tu ti sia completamente sbagliato, peccato, è un errore molto grave per uno che si fa chiamare la Mente.” Christine scrollò le spalle con quella sua solita indifferenza che minava psicologicamente i suoi interlocutori, anche i più tenaci, davanti alle sue deduzioni. Era, come dire, la sua tecnica peculiare. Si massaggiò la gamba ferita, proseguendo “Adesso sorge spontanea una domanda: perché tanto interesse omicida nei miei confronti?”
“Prova a dedurlo da te, cara la mia detective, gli elementi a disposizione ce li hai. Frattanto, sappi che i miei piani sono cambiati, perché ho una proposta molto interessante da farti…portami con te, mi serve una complice corporea per completare la mia opera.”
La ragazza scoppiò in una risata sardonica “Perché mai dovrei fare una cosa del genere, portare con me il mio persecutore, sono proprio curiosa di saperlo.” L’ignoto prese possesso dell’album fotografico che Christine conservava gelosamente in uno scomparto segreto della sua scrivania e cominciò a sfogliarlo, passando in rassegna le varie fotografie dritto davanti a lei.
“Forse perché senti in cuor tuo che io posso aiutarti a VENDICARTI. Anche tu hai una vendetta da compiere, se non sbaglio, e guarda caso, è simile alla mia: entrambi abbiamo perso qualcosa alla quale tenevamo molto per colpa della giustizia corrotta di questo paese.” Mentre così parlava Christine cambiò espressione, quelle parole facevano breccia nel suo cuore, e nella sua mente scorrevano le possibili immagini dell’esecuzione del suo primo vero amore alla quale assistevano compiaciuti Alejandro, Hatchet e gli altri responsabili, strinse i pugni e chiuse gli occhi quasi non volesse vedere oltre, ma quell’immagine non poteva sparire essendo nella sua mente “Basta, fallo smettere, nooo! Sniff, no..no..noah.” L’album smise di sfogliarsi da solo, soddisfatto “Allora, hai riflettuto abbastanza a riguardo o serve un’altra ripassatina? I ricordi più sono belli e più rendono il presente un tormento. L’ho scoperto dai miei studi in psicologia e poi sperimentandolo di persona. Affascinante, non trovi?”
“Complimenti, sei un eccellente manipolatore. Sei riuscito a convincermi. Che cosa devo fare di preciso?”
“Intanto comincia a portarmi lontano da qui, questo posto non è sicuro per nessuno dei due, dopodichè dovrai fare qualche commissione per me.”
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“Niente, nada, nyx, non c’è proprio niente da fare qui. Ho solo perso tempo.” Dopo molti tentativi falliti al pianoforte Noah gettò la spugna, andando a sprofondare sul divano del salotto. Alle pareti erano appesi molti quadri, il diploma del conservatorio e una laurea in ingegneria quantistica, avvicinandosi provò a leggere il nome, ma il testo era molto sbiadito “L’Università di Toronto è lieta di conferire la laurea in ingegneria quantistica a Henry..Henry…” di nuovo fu Lester a interromperlo, suonando un accordo, completamente steccato “LESTER! Mi hai fatto sobbalzare, ci risiamo. Proprio, il concetto di silenzio ti dev’essere alieno…” sbottò con tono seccato. Lester finse di non ascoltarlo e proseguì, al che Noah si alzò rassegnato “Ok, hai la mia attenzione, CHE COSA VUOI DIRMI?”
“Ah, allora adesso sei disposto ad ascoltarmi, vero? Dunque, ho provato a riflettere sullo spartito quando un’idea un po’ pazza mi ha fulminato: hai presente il simbolo del diesis? Ricorda un po’ il tris e un po’ un tetramino, ma non sembra anche un’acca? Se levi due stanghette ne puoi ottenere una verticale oppure una orrizontale.” L’altro stette ad ascoltarlo con smaccata indifferenza “Ora, le iniziali del proprietario di questa casa non sono H.H? Se le unisci tra loro formi il diesis, e da ciò ne deduco che…..PAUSA PUBBLICITARIA.”
Noah si portò una mano alla fronte mentre intanto Lester rivolgendosi a una telecamera immaginaria sponsorizzava il primo oggetto che aveva a portata di mano. Tutto questo per generare la solita sospensione della narrazione.
“Eccomi ritornato, dov’ero rimasto?”
“A ne deduco che..”
“Esatto! La mia deduzione è che bisogna suonare tutte e solo le note in diesis raffigurate in questo spartito.” Ci fu un attimo di silenzio “Allora, mi dai una mano o meglio due?”
Noah parve scettico ma come sempre per assurdo c’era una logica in quella follia, sedette al piano e contemporaneamente i due suonarono tutti i tasti neri: il suono così prodotto si propagò facendo tremare le mura, e la libreria si aprì di scatto a libro come una porta. Avevano trovato l’accesso segreto per il laboratorio. “Bingo. In ogni caso occhi aperti d’ora in poi.” Oltre la porta i due percorsero un lungo corridoio a luci spente finchè non si trovarono davanti una stanza completamente diversa dallo stile delle precedenti. Le pareti erano metallizzate e tutt’intorno c’erano alambicchi, provette e marchingegni di ogni tipologia ancora apparentemente funzionanti, un computer gigantesco sovrastava la parete centrale ma non si capiva cosa fosse esattamente l’immagine sullo schermo, c’erano cifre, puntini, onde e pulsazioni continue, ma niente di nitido da poterci capire qualcosa, e poi, al centro della stanza, c’era la Macchina del Tempo di Bryght. Il congegno era più piccolo di quanto si immaginassero, alto poco più di un comune ascensore, ma anche molto più complesso, un groviglio di cavi e tubi senza fine, sembrava spento e anzi, incompleto. C’era una fessura vuota nel cuore della macchina. “Così è questa la famosa macchina del tempo, controlliamo se ci sono tracce umane su di essa. Pare di no, eppure ci sono tutti questi attrezzi in giro, nessuna impronta neppure su di essi, almeno non di dita umane, direi…uhm…e questi occhiali? Sembrano gli stessi che indossava la scienziata nel video. Segno che si trovava qui quando è scomparsa nel nulla, ma non è un’informazione rilevante.” Noah stette a osservare il monitor gigante cercando di decifrarne il significato, intanto Lester visibilmente annoiato ingannava il tempo scarabocchiando su un block notes trovato per caso. “Uff..hai scoperto qualcosa? Io mi sto annoiando, speravo di poter almeno usare una vera macchina del tempo e invece questo aggeggio sembra fuori uso! CHE NOIA INAUDITA. Scrib, scrib, scrib..” Noah si girò verso di lui chiosando “Scusa tanto se non sto facendo niente di folle o eclatante per intrattenerti, davvero! Aspetta un momento, dove hai preso quel quadernino? Pazzo! E’ il blocco di appunti di Bryght, dove l’hai trovato? Domanda retorica. Dammelo. Ahem!” cominciò a sfogliarlo fino a fermarsi “Giorno 29 Novembre 1985. Oggi è giunto il grande giorno, finalmente avrò la fonte energetica che ho cercato di riprodurre invano per tutti questi anni in laboratorio direttamente donatami dallo spazio: la Cometa di Hellys precipiterà nel centro della città alle 19.25. La meteora è estremamente instabile. I raggi gamma da essa emanati potrebbero spazzare via l’intera città ma anche generare un’energia infinita dalla quale attingere per superare la barriera del continuum spazio temporale e finalmente divenire i padroni del tempo. E’ per questo che ho deciso di correre il rischio e ho mitigato la pericolosità del fenomeno, la scienza è fatta di sfide, e le sfide sono fatte di rischi e sacrifici, la prospettiva di un’invenzione epocale di questo genere non può soccombere davanti a scrupoli ed emozioni. Giorno 30 Novembre. L’esperimento è…fallito. Una sfortunata sequela di eventi ha causato l’esplosione della meteora e la preziosa energia è andata dispersa, l’avevo detto che la meteora era estremamente instabile e anche solo colpirla con un proiettile ne avrebbe provocato la fine. Purtroppo, non mi è stato possibile prevedere la variabile umana, la quale è stata un imprevisto fatale. Ho perso anche il mio geniale assistente, schiacciato dal frammento più grande. Forse non tutto è perduto, posso provare a spremere e raccogliere l’energia residua…nota personale per me: andare sul luogo del misfatto. Giorno 31 Novembre. Un altro fallimento. Non mi è stato possibile recuperare il frammento perché i federali ci hanno messo le mani sopra, ma in compenso ho trovato un gattino molto strano che ho rianimato in laboratorio e ho chiamato Rybosoma, perché è proprio intervenendo sui suoi ribosomi che l’ho potuto salvare e la Y è un mio vezzo personale. Rybosoma non sembra un gatto come gli altri, osserva tutto quello che faccio con un’intelligenza negli occhi molto più sviluppata di un comune felino…” Noah saltò alcune pagine che ritenne superflue, finchè non riprese “Giorno 29 Ottobre 2013. Dopo tanti anni sono riuscita a ottenere l’attenzione dell’Interpol promettendo loro di essere in grado di costruire un’invenzione che gli consenta di divenire la più invincibile ed efficace forza di polizia di sempre, e in cambio ho avuto la possibilità di studiare e analizzare il meteorite! Col tempo, però, le radiazioni fossili sono ormai completamente irrilevanti per poter essere sfruttate, ergo ho dovuto restituirglielo in attesa di trovare il sistema di far funzionare la macchina con una quantità di energia praticamente MINIMA. So già che non avranno la pazienza di attendere i risultati delle mie ricerche e che si dimenticheranno in fretta di me. Giorno 1 Gennaio 2014. Sto provando numerose fonti energetiche alternative, sono mesi che non dormo e cerco e ricerco giorno e notte senza sosta, ma sono riuscita a ottenere…yawn..finalmente qualche risultato. Sono riuscita a spostarmi indietro nel tempo di ben 3 decimi di secondo, impercettibili all’occhio umano, è già un inizio. Giorno 25 Luglio 2014. E’ tanto che non aggiorno i miei appunti, sono ormai così assorta negli esperimenti che mi dimentico pure di pensare alle mie funzioni naturali, come mangiare, bere, e dormire. Sono sempre più vicina allo scopo: ho costruito una nuova e più complessa macchina del tempo, adesso con la minima energia posso spostarmi a piacimento nel presente, è come viaggiare in una dimensione parallela, è tutto in sospensione e…ehm..ho dimenticato quello che volevo dire, perciò meglio concludere qui. 15 Settembre 2014. Il video dimostrativo che ho inviato all’Interpol dovrebbe risvegliare in loro la memoria e convincergli a ridarmi il meteorite e qualsiasi altro oggetto (o persona) che possa aver assorbito l’energia della cometa: MI SERVE TUTTO IL MATERIALE POSSIBILE DA CUI ATTINGERE PER FAR FUNZIONARE LA MIA MACCHINA DEL TEMPO.” Noah ebbe un brivido “G-Giorno 1 Ottobre 2014. Sono pronta per tentare il grande passo casomai non dovessi farcela, lascio a Rybosoma tutti i miei averi e, al mondo, il compito di continuare le mie scoperte. ------------ Ce l’ho fatta! Ho viaggiato indietro nel passato, ho potuto toccare gli oggetti con mano senza che nessuno avvertisse la mia presenza, ma il flusso temporale mi ha presto riportata indietro. Non ho ancora l’energia sufficiente per un viaggio completo, purtroppo. Non rimane che essa, secondo i miei calcoli tra un mese la Cometa di Hellys sfiorerà di nuovo il pianeta Terra e un altro detrito si staccherà da essa precipitando su Toronto. Ancora una volta il successo della mia invenzione dipenderà dalla variabile umana con tutte le sue emozioni e le sue dinamiche irrazionali.” Qui si interrompevano gli appunti. “Wow, è la prima volta che so di qualcuno più folle di me.” Commentò Lester a occhi spalancati. “E’ una storia davvero surreale, quasi troppo bizzarra perfino per me, ahahah! In ogni caso, vuoi vedere che quel computer serve a segnalare la traiettoria e il momento d’impatto della cometa?”
“Mi sa che ci hai azzeccato. Pazzesco, a questo punto non so se credere che sia tutto uno scherzo o un sogno, è troppo per me. Io sono un detective e basta, qui ci vorebbe un supereroe.”
“Tatatatà! Superlester in azione! …ma che sto facendo? Riflesso folle condizionato, pardon.”
Noah cercò di fare mente locale nella matassa degli eventi: “Ricapitolando un attimo, Alejandro e le altre anguille del suo calibro sono a conoscenza che un meteorite già caduto anni fa sfiorando la tragedia sta per precipitare nuovamente qui, e intendono approfittarne cinicamente per rovesciare le massime autorità di polizia, governo, e spionaggio, per questo si sono preoccupati di eliminare sistematicamente qualsiasi potenziale pericolo e chiunque fosse in possesso delle prove per incastrarli, me in primis, e probabilmente gli omicidi impossibili sono una manovra per minare dal principio la credibilità della polizia creando la figura di una serial killer inafferrabile, ovvero la cosiddetta Mente, che potrebbe essere lo stesso Alejandro.”
“In ogni caso, come farebbe Alejandro a conoscere questo laboratorio se Hatchet non è neanche riuscito a trovare il passaggio segreto? Intendo, non credo servisse loro saperlo visto che hanno già in possesso tutte le informazioni che gli servono per il loro piano: sanno della meteora e sanno di essere gli unici a sapere che potrebbe uccidere migliaia di persone in un colpo solo. Cosa se ne fanno di questo monitor e di questa macchina del tempo mezza rotta?” L’eccezione sollevata dal Rosso mandò l’altro nel panico “Allora la Mente è un terzo estraneo a tutto questo che però ha lo stesso interesse all’impatto del meteorite perché intende sfruttarne l’energia..per..attivare…la macchina del tempo. Chi potrebbe arrivare a tanto oltre ad Alejandro? Hatchet è da escludere, Seijii è solo un pesce piccolo, la Vedova Nera è interessata solo al denaro… nessuno di loro ha motivo di dover per forza usare questo marchingegno infernale né può sapere come attivarlo, ci vuole uno scienziato del calibro di quella scomparsa, e questo H.H. è il suo stesso assistente che negli appunti è detto morto. Pensa, pensa, pensa!La Mente potrebbe anche essere il vero responsabile dei delitti più inspiegabili avvenuti finora e Alejandro ha solo pensato bene di approfittarsene per i suoi loschi intenti, argh, troppe possibilità e nessuna certezza, mi sto perdendo.”
“Chiunque sia, deve avere un certo odio per quelli coi capelli rossi. Tutti gli omicidi avvenuti non secondo una logica catena di eventi hanno coinvolto solo roscetti come il sottoscritto (anche se il mio rosso resta unico nel suo genere): Izzy, Zoey e il sicario Scott, in più i vari incidenti capitati a Christine, anzi, mi sa che anche la reazione a catena che ha ucciso Scott era in realtà indirizzata a lei. Tutte rosse nel mirino, quindi.”
Christine!? Noah ebbe un sobbalzo. In tutte queste peripezie si era dimenticato completamente di lei,e di come fosse il principale bersaglio del nemico. “Sai che hai totalmente ragione..? Ho un bruttissimo presentimento. Dobbiamo tornare indietro, uscire da qui, e trovarla prima di immediatamente, anche se così rischieremo di esporci.”
“Ci sto, amico, al 151%, ah!”
………………………………………………………
Decisero di andare direttamente al commissariato, una mossa che poteva condannarli ma era il posto dove Noah era più sicuro avrebbe potuto ritrovare Christine. Quando lui e Lester raggiunsero il commissariato trovarono un gran disordine che per assurdo permise loro di passare inosservati malgrado il loro travestimento era davvero scarso: c’era un viavai di gente, per lo più curiosi e giornalisti ansiosi dello scoop del momento, che tormentavano di domande i due poveri Tyler e Rory ancora mezzi storditi, i due detective percorsero tutto il corridoio fino alla porta dell’ufficio di Christine crivellata di buchi e chiazze di sangue ancora fresche. Noah si chinò sul cadavere della donna riconoscendola come la stessa gangster incontrata la notte nel vicolo Vancouver e, escludendo l’ipotesi che Christine avesse potuto averla neutralizzata da sola, e notando un’altra Pitagora Suichi nella disposizione dei mobili, dedusse che poteva essere stato solo l’ignoto. A questo punto non aveva più dubbi. “E’ a lei che la Mente ha mirato per tutto questo tempo, ancor prima che lo facessero Alejandro, Hatchet e gli altri, è sempre lei che ha, come dire, cercato, e per riuscirci ha intralciato i loro stessi piani ogni qualvolta rischiava di perderla per sempre, quando il sicario irruppe nella sua abitazione, quando le cose sono andate storte durante l’appostamento, e infine anche in questa occasione. Ma perché?” per quanti sforzi facesse non riusciva a fare alcuna connessione logica. Dove poteva essere adesso Christine? “Guardate, ma quelli non sono i detective Komby e Dasari?”
“Sì, sono proprio loro!”
“Una domanda: come vi sentite nei panni dei ricercati numero uno del Canada?”
“Oh-oh.. qui si mette malissimo.” I giornalisti li avevano riconosciuti e subito assediati con mille domande diverse, presto anche la polizia sarebbe arrivata “Un’altra domanda: come siete riusciti a evadere da Wawanakwaz, quale elaborata tecnica di evasione avete adottato? Che cosa avete fatto in questo tempo di latitanza?” Lester prese in mano la parola e il microfono “Dunque, preparatevi, alla ricostruzione più epica di sempre! Comincerò con una breve premessa…avete tempo, vero?” strizzò l’occhio in direzione di Noah: ci avrebbe pensato lui a distrarre tutta quella gente grazie alla sua retorica e alla sua capacità di calamitare l’attenzione. Come al solito, quando un’ indagine rimaneva ferma sullo stesso punto da tempo per non irritare i mass media si giocava la carta Lester, che o di riffa o di raffa, tra un aneddoto, un racconto ingigantito nei dettagli e piccole bugie accontentava così tutti quanti, fornendo anche risposte che non venivano richieste. “In ogni caso, se questo non dovesse bastare o costoro mi sembrassero annoiati, ho anche un piano B.” Noah ringraziò l’amico con lo sguardo e sgattaiolò all’uscita posteriore, seguendo la debole scia di sangue lasciata dalla ragazza. Intanto si udirono le prime sirene dell’ambulanza e della polizia, e in breve la zona fu gremita di pattuglie, arrivarono anche il commissario, l’ispettore e perfino il questore Josè Burromuerto, fratello maggiore dell’odioso tenente.
Noah comunque era già lontano, ma non sapeva neanche lui dove andare esattamente. Christine aveva preso la macchina, lui invece era costretto a muoversi a piedi, solo, senza neanche un’arma visto che la pistola gli era stata sequestrata prima di finire in carcere, disponeva solo del suo cervello e del block notes di Bryght che si era portato con sé per maggiore prudenza. Tsk, se fosse stato lui quello ad essere bersagliato dai sicari, in quel momento sarebbe stato uno scherzo farlo fuori. Si fermò un attimo, decise di rileggerlo tutto daccapo con maggiore attenzione, e l’occhio gli cadde su un dettaglio cui finora non aveva dato alcun peso: la data! La Cometa di Hellys si era schiantata lo stesso giorno in cui Noah commise la peggior leggerezza della sua vita, era chiaramente a quell’incidente che si riferiva la scienziata! “Questo è dunque il collegamento fra me e l’intera faccenda, però quale collegamento c’è invece con..” d’un tratto gli tornò alla memoria tutto quanto, fu come rivivere lo stesso evento una seconda volta, soprattutto nei suoi attimi immediatamente successivi.
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I suoi occhi facevano ancora fatica a veder bene la luce del sole dopo l’enorme esplosione ma poteva capire anche senza vedere quello che era successo: aveva appena sparato per la sua prima volta ed era accaduto il disastro. Ma che cos’era successo esattamente? Era riuscito a colpire l’uomo oppure aveva colpito qualcos’altro o peggio ancora, qualcun altro? Provò a rialzarsi ma non ci riuscì, aveva una pallottola conficcata nella gamba destra, e il dolore gli permetteva appena di mantenersi lucido, e , infatti, non resistette a lungo, e svenne dopo aver strisciato alcuni metri più vicino al cadavere dell’uomo, negli ultimi istanti di coscienza gli parve di vedere un gatto guardarlo dritto negli occhi e quella fu l’ultima immagine che ricordò. Risvegliatosi in ospedale fu subito accolto dal migliore amico Owen, che ancora era fresco di scuola di polizia, ma aveva già i chili necessari per diventare un futuro perfetto commissario. “Amico, che gioia, ti sei risvegliato, finalmente! Mi hai fatto così tanto preoccupare, l’operazione è durata più di quanto ci avevano detto i soccorritori. Fatti abbracciare!!!”
“Non mi sembra il caso, Ow-crack.. ouch, appunto.”
“Scusa”
“Non fa niente..” Noah si sollevò a fatica dal letto “Dove stai andando?” chiese l’altro e questi gli rispose “Non lo so neppure io, a dire il vero volevo solo sgranchirmi un po’ le gambe, e..un attimo, che ne è stato dell’ingegnere e della bambina dai capelli rossi?” Owen girò gli occhi a destra e a sinistra, non sapendo come dirglielo “Ecco…a dire il vero, non so come dirtelo, ma..” Noah incalzò “Avanti, io DEVO saperlo.” “L’ingegnere è morto, ma a ucciderlo non è stata la tua pistola bensì un frammento della cometa che a quanto ho capito gli ha trapassato il cuore. Mentre la bambina…” Owen tirò un lungo e grave sospiro “La bambina?” “E’ stata lei che hai colpito con una pallottola in testa, non è stato fatale ma abbastanza da mandarla, glom, in coma.”
Noah si sentì sprofondare. Quella parola fu come una pallottola mortale, e l’eco di quella orribile parola sarebbe risuonato per sempre nel suo cervello d’ora in avanti. Provò un enorme disgusto nei confronti di sé stesso: il suo atteggiamento superficiale aveva innescato tutto questo, e rovinato la vita a un innocente, anzi, a due, come seppe in seguito scoprendo che l’uomo era stato incastrato con false prove. “Dov’è quella bambina, adesso, dove l’hanno ricoverata? Io..devo..vederla. Per scusarmi con lei.” Owen sembrò reticente “Suvvia, non devi sentirti responsabile, è successo per errore.” “No, non è successo per errore, bensì per la mia insensibilità verso il prossimo. E adesso scusa, se tu non hai intenzione di aiutarmi, andrò a cercarla da solo.
Zoppicando per via della gamba ingessata, Noah uscì in corridoio, e chiese alla prima infermiera che trovò, una bellissima sedicenne bionda lì da pochissimo come apprendista, se sapeva qualcosa di una certa bambina ricoverata d’urgenza per un trauma al cervello “Vediamo, una bambina dai capelli rossi, in effetti mi pare di averne vista una nella stanza 8 del reparto infantile…oppure era una vecchietta? Adesso mi è sorto il dubbio, aspetta, forse la stanza era la 7, allora! O forse mi sto confondendo? OH!E se avessi anch’io subito un trauma cranico?”
“Probabile..” Noah decise di lasciar perdere l’infermiera e andare direttamente al reparto che gli interessava: dopo poco la trovò. Fingendosi un parente convinse il personale a farlo entrare nella stanza dove la piccola “dormiva”. Aveva una vistosa fasciatura alla testa che le nascondeva i lunghi capelli rossastri, Noah si fece coraggio con sé stesso e si avvicinò al letto, levandosi il cappello in segno di scusa “Io non so neanche chi sei o come ti chiami, ma voglio chiederti scusa, scusa, e ancora scusa. E’ solo colpa mia se ora sei ridotta così, prometto che non sarò mai più superficiale per non ripetere lo stesso errore, MAI più, lo giuro sulla mia stessa vita.” pianse “E’ una promessa! Non mollare, ti prego, resta in vita, non puoi andartene così per una mia stupidaggine. Io..” improvvisamente la piccola aprì gli occhi e come una molla saltò fuori dalle coperte “Boom! Boom! Izzy è tornata, mondo! Felice di rivederti ancora. E tu chi sei, signore? Ho sentito quello che hai detto,sai, ma non ho capito molto, ma per farti contenta sono rimasta in vita, grazie dell’appoggio! Plunf.” poco dopo aver saltato come un grillo per l’intera stanza e la schiena di Noah, cadde di nuovo riaddormentata, ma questa volta era un sonno normale. Il sarcastico detective provò un’emozione fortissima, mai provata prima d’ora, sbattè per un attimo le palpebre e poi le accarezzò dolcemente la testa. Aveva notato una cosa prima di entrare: che nessuno era andato a trovare quella povera ragazzina. “Ti prometto che da ora in avanti mi occuperò io di te, e farò in modo che non ti succeda più niente del genere, sarò per la prima volta l’opposto di quello che sono sempre stato: premuroso.”
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Noah dovette interrompersi per asciugarsi le lacrime che quel ricordo aveva fatto riaffiorare, assieme al dolore di non aver poi mantenuto la sua promessa fino in fondo. Izzy era morta, uccisa una seconda volta dalla sua pistola, ma questa volta definitivamente per colpa di Alejandro o della perfida Mente. La rabbia crebbe in lui “Non gli permetterò di portarmi via anche Christine, NO. Nessuna anguilla o manipolatore di reazioni a catena torcerà uno solo dei suoi rossi capelli.” Mentre così parlava completò finalmente il collegamento, l’ultimo tassello del puzzle era inserito “Le ho scambiate. Per tutto questo tempo ho creduto, anzi, dato per scontato che la bambina in ostaggio quel giorno fosse Izzy, e lo stesso ha fatto la Mente, finchè poi in qualche modo non ha capito che mi ero sbagliato: era Christine! Era lei quella ragazzina cui io avevo sparato, se solo non fossi stato tanto precipitoso, ironia della sorte, la mia superificialità mi ha fatto sbagliare di nuovo.” D’altronde, come avrebbe potuto notare la differenza? Aveva potuto a malapena riconoscere i principali tratti somatici della ragazzina quando il suo “ennesimo arresto” era uscito di testa e l’aveva coinvolta. In tutti questi anni aveva dato per scontato si trattasse di Izzy, la ragazza non aveva fin da piccola tutte le rotelle a posto però aveva anche un sesto senso ultrasviluppato, il che rafforzava l’ipotesi, ma a ripensarci anche Christine sembrava avere un cervello fuori dal comune, la sua capacità di intuizione era impressionante e forse poteva anche possedere il potere di vedere cose che altri non potevano per via delle radiazioni cui era stata esposta. Christine era evidentemente sola al mondo già da prima e tale, lui, l’aveva lasciata, chissà quanto doveva aver sofferto quando si era svegliata dal trauma probabilmente senza trovare nessuno accanto… eppure, questo non pareva aver soddisfatto ancora la Mente ignobile…cos’altro poteva volere di più da lei di questo? Quale motivo avrebbe giustificato tanto inarrestabile desiderio di vendetta? CHI ERA LA MENTE? D’un tratto, ebbe un’idea folle, di quelle che di solito venivano al suo collega in impermeabile rosso: e se era davvero un fantasma? “Allora può essere solo la principale vittima dell’intera vicenda, quello che ha perso più di chiunque altro, Christine compresa.”
By King Flurry 51
Ispirato da un’idea originale di Fishlover e di Shu Takumi.
Personaggi & Interpreti
Detective Dasari:Noah
Detective Christina: Christine McLean (from TDPKT)
Detective Triton:Izzy
Detective Komby:Lester Komby
Commissario: Owen
Ispettore Hatchet: Chef Hatchet
Tenente Burromuerto:Alejandro
Agente Rory:Rory Brownleaf (from TDPKT)
Agente Tyler:Tyler
Recluta:Lindsay
Dr Mc Grady:Harold
Ingegnere Hellys:Henry di TDPKT
“La Mente”:………….
Scienziata Geniale scomparsa: Bright (TDPKT)
CAPITOLO 1:”Il Trasferimento”
-Toronto.Ufficio del commissario-
“Driin,driin”
“Munch,munch..sì,pronto?”
“Come sarebbe a dire?C’è stato un altro omicidio?!?Okay,manderò al più presto la squadra investigativa”.Owen posò la cornetta,adagiandosi pesantemente sulla poltrona.”Oh,come farò di questo passo?” disse disperato cercando inutilmente un conforto nella scatola di ciambelle che sempre spiccava sulla sua scrivania:la glassa,a sua detta,serviva ad addolcire l’amarezza degli ultimi due mesi.
Il Commissario era un giovanotto piuttosto imponente,la cui carriera era “saltata” in un lampo da tenente a capo del distretto…come conseguenza dell’inaspettata morte del precedente.Passava la maggior parte del suo tempo davanti alla scrivania,facendosi portare in modo ritmico ciambelle e documenti.Ma il suo mandato era capitato nel momento peggiore:una misteriosa sequela di omicidi minacciava Toronto da ben due mesi,e il povero tutore dell’ordine era al lumicino della disperazione.D’un tratto la porta bussò facendolo sobbalzare.
“Permesso..?” chiese una rossa sull’uscio della porta.
Owen sembrò riacquisire una strana speranza.”Oh,benissimo,la aspettavamo con ansia,signorina McLean!” chiosò con entusiasmo.
“Mi chiami pure Christina.” rispose la ragazza.Indossava un impermeabile nero come le tenebre,dal cui taschino sbucava fuori una margherita,come portafortuna.Christina era stata appena trasferita,ma la cosa non le dava granchè fastidio.La sua carriera come detective finora era stata breve e poco remunerativa,nonostante le doti speciali di cui era fornita.Sulla scena del crimine era come se le si attivasse un “sesto senso”,favorito dalla sua particolare intelligenza,e da un carattere freddo o addirittura glaciale,fermo e solitario.
Altro suo tratto base,e forse quello principale era la sua ironia pungente,con la quale si mostrava sempre al prossimo IMPASSIBILE.
“Sono stata trasferita qui…” Owen non la lasciò neppure finire “P-prego,si accomodi,non vedevamo l’ora che arrivasse..in un momento difficile come questo!Aspetti qui qualche istante.”Detto questo schizzò via a discapito della stazza.
Christina attese in silenzio per qualche minuto,approfittandone per scrutare attentamente la stanza:
Una foto raffigurante un’allegra ragazza dai capelli arancioni ricci a testa in giù campeggiava vistosamente sulla scrivania,con una leggera macchia di cioccolato sulla cornice.La Rossa si chiese chi potesse mai essere..
“E così..sei quella nuova,eh?Wohooo,che forza!” un tipo strano coi capelli rossi e giacca dello stesso colore infranse il silenzio quasi sbucando..dal nulla.”Benvenuta,collega,io sono il grande magnifico impossibile Detective Komby!!!Ma tu puoi chiamarmi pure..Lester” concluse assumendo una posa “epica”.
Christina non battè ciglio.Ma la domanda le sorse spontanea dalle labbra:”Sei tu il mio nuovo compagno?”..si poteva captare una punta di preoccupazione nella domanda.
Lester rispose ancor più fragorosamente “SICURO!”
“Non dare retta al mio bizzarro, a voler essere gentili,amico” con una mano Noah si fece strada sull’uscio spostando Lester.”Non sa quello che dice..per il 99% delle volte”.
Christina,impercettibilmente sollevata,rispose “Perfetto.Si conclude così in un successo la mia prima deduzione qui a Toronto.” Noah parve compiaciuto dal sarcasmo mostrato dalla ragazza “I miei complimenti,allora…collega”.
Noah era il miglior detective del commissariato:intelligente come pochi,schivo,flemmatico e preciso.
Tuttavia era piuttosto isolato all’interno della comunità,proprio per questo suo lato “solitario”.
Sul campo Noah dava sfoggio delle sue migliori qualità,risolvendo casi apparentemente impossibili,grazie alla sua capacità di trarre logicamente cause,effetti e motivazioni del crimine messo sotto esame.A questo si aggiungeva la sua penetrante attenzione anche ai più piccoli dettagli.Nonostante tutte queste qualità,però,il Detective Dasari non era riuscito a salire di ulteriore livello,perché funestato dal fato avverso e dall’invidia di un certo collega;né riusciva a venire a capo di uno solo dei delitti avvenuti negli ultimi due mesi.
“Suppongo che sarebbe meglio sapere qualcosa di più l’una dell’altro prima di incominciare la nostra collaborazione…
“Ehilà.Noah,non mi presenti la nostra nuova chica?”
“Dissolviti,Al.Al momento non è affar tuo”
“Non chiamarmi..brr..Al.E ti ricordo che ti sono superiore di un grado,amigo.Ma ora lasciamo da parte i litigi:chi saresti,tu,bella pupa?” Il Tenente Burromuerto,giovanotto affascinante e abbronzato di origini ispaniche,era totalmente privo di scrupoli,e,infatti,non esitava a scavallare gradi e posizioni a scapito degli altri colleghi:la sua recente nomina a Tenente non era certo farina del suo sacco,e molto probabilmente la era di Noah.I due non si erano mai potuti sopportare a vicenda,specie quando Alejandro non perdeva mai occasione di rinfacciare la sua “carica” allo “gnomo detective” e quando Noah affibbiava nomignoli ad Alejandro come “Anguilla” o “Al”,avendone intuito la vera indole viscida e serpentina.
Il Tenente continuò la sua prosopopea “No,non dirmelo,possiedo una certa dote per gli indizi:tu sei Christina.L’ho avvertito col mio muy muy caliente sangre latino..” e le fece addirittura il baciamano.
“Le mie cellule sanguigne invece sono fredde come il Canada,e non sopportano a lungo i “caloriferi”.”
Alejandro rimase interdetto quando sentì queste parole,dopodiché si allontanò velocemente fumante d’ira,Tutto questo davanti a Noah,che se la rideva sotto i baffi.
Owen ritornò improvvisamente esibendo un nervoso sorriso a 32 denti.”Eccomi di ritorno!Detective Noah,ti presento la tua nuova compagna,assieme alla quale condurrai la prossima indagine.”
Noah lo fermò “ci siamo già presentati,capo.Ora..qual è l’omicidio del giorno?”,e si sedette davanti al commissario,che rimase attonito per qualche secondo.
………………………………………..”OH!Ecco cosa avevo dimenticato!Recluta Lindsaaaaaaaaaaaay?”.Noah e Christina si scambiarono un eloquente sguardo.
“Sì?” una bellissima bionda si fiondò immediatamente nell’ufficio,facendo letteralmente sbavare una delle due guardie di scorta del commissario.
“Che fine ha fatto il rapporto sull’ultimo caso della settimana,quello di oggi?”
“Devo averlo messo da qualche parte,credo” titubò Lindsay…”Ah,no,ce l’ho qui!Ecco.” Consegnò un foglietto giallo a Owen.
Owen lesse ad alta voce:”Dunque,vediamo…ricordarsi di non scordare in giro il rapporto”.E restò di sasso.
“Questo era il tuo promemoria del rapporto,Lindsay” chiosò sarcasticamente Noah.
“E a quanto pare non ti è stato di grande utilità” aggiunse ironicamente Christina.
Owen sbuffò con evidente imbarazzo.Poi si accorse di avere sempre avuto quel foglio sotto il naso dall’inizio,e fece finta di niente.”Ah,no,ho letto male!Si trattava proprio di questo.” Noah e Christina intuirono subito l’enorme bugia del ragazzone..
“Detectives,il vostro primo caso assieme riguarda..”
“HEI!COSA STA FACENDO?” d’improvviso un omaccione in impermeabile beige e scuro di carnagione fece irruzione.
“STA ANCORA AFFIDANDO UN CASO COSI’ IMPORTANTE A DEI DILETTANTI?!” sbraitò in faccia la domanda al povero Owen,che tremava come un budino.
“QUESTA E’ ORMAI UNA FACCENDA DI STATO,APPANNAGGIO DELL’INTERPOL!”
“S-sì,ma,vede,Ispettore..” tentò timidamente di rispondere l’altro.
“SILENZIO,SACCO DI GELATINA.”
Christine interruppe il quadretto che si era venuto a creare ponendo una domanda al suo collega:”E questo clown da circo chi sarebbe?”…al che le orecchie dell’Ispettore captarono l’insulto,quest’ultimo si voltò minaccioso in direzione della ragazza,che mantenne costante il proprio aplomb.
“TI SPIACEREBBE RIPETERE COME MI HAI CHIAMATO?CASOMAI TU NON LO SAPPIA,IO SONO IL FAMOSO ISPETTORE HATCHET AL SERVIZIO DELL’INTERPOL!”
“Sì..da due mesi” tossì Noah.
Christina replicò ancor più causticamente:”Ho capito chi sei,quello che conduceva il programma di Cucina per conto di mio padre.”
L’Ispettore cambiò colore.
“CIONONOSTANTE SIETE TENUTI A RISPETTARMI,MOCCIOSA:E’ DA DUE MESI CHE IL SOTTOSCRITTO INDAGA SULLA FACCENDA DEGLI “OMICIDI IMPOSSIBILI!”
“E come mai non ne è ancora venuto a capo,Ispettore?” chiese il Detective Dasari sorridendo.
L’ispettore passo da scuro a chiaro per una frazione di secondo.”NON SONO AFFARI CHE RIGUARDINO UNA SEMPLICE POLIZIOTTA NE’ TANTOMENO UN INVESTIGATORE MIGNON,CHIARO?!GUAI A VOI SE MI INTRALCERETE ANCORA IN FUTURO” SLAM!Se ne andò sbattendo violentemente la porta.
Owen riemerse da sotto la scrivania in cui si era rifugiato “O-ok,questo è il luogo dove dovete recarvi,in bocca al lupo per la vostra nuova collaborazione.”
CAPITOLO 2:”Omicidi Impossibili o Coincidenze Accidentali?”
Noah e Christina si stavano dirigendo sulla volante di Noah verso l’indirizzo dove si era consumato il delitto più fresco:Noah guidava quasi controvoglia,come se qualcosa lo turbasse;Christina,invece,nel sedile accanto sfogliava alcuni articoli di giornale.A caratteri cubitali sulle prime pagine lesse una frase che le risuonò familiare:”Omicidi Impossibili”.
“Senti,Noah..poco fa quell’orango dell’Interpol ha accennato alla storia dei Delitti Impossibili.Di cosa si tratta?”
Il detective scrollò le spalle“Oh,niente.Si riferiva a quanto sta accadendo in questi ultimi due mesi:un sacco di persone sono morte secondo dinamiche a dir poco bizzarre,senza che sia mai stato rinvenuto un indizio riguardo il colpevole o il movente.Tant’è che sono stati definiti anche “Coincidenze Accidentali”
Christina assunse una posa pensierosa “Interessante.Di che tipo?”
“Un tizio che pur essendo in prigione è riuscito ad ammazzare le sue due fidanzate,un nerd morto soffocato da una bolla di protezione,un cowboy apparentemente ucciso dalla sua ragazza durante una gara di surf,una detective trovata morta nel suo stesso ufficio…cose così,insomma.”
“Capisco” replicò neutra la Rossa.
“Siamo arrivati…bella villa.”
D’improvviso sbucò Lester “Wooo,ehi,colleghi,ci sono anche io!” parcheggiò la sua auto nel mezzo della strada.
“Lester!!!Che sorpresa..” disse Noah.
Lester continuò,ma venne interrotto da un sonoro “CRASH!” “ARGH!!!La mia macchina!Pirata della strada,la prossima scena del crimine sarà la tua!”
“Andiamo..” Noah fece cenno a Christina di entrare,sospirando profondamente.
-Villa Mc Lean-
“Eccoci nella casa del nostro amico..”
La “casa” in questione era una lussuosa residenza (estiva) completa di piscina e saloni dai pavimenti aurei.dove la vittima,Chris,un famoso conduttore locale,amava trascorrere le vacanze,quando non era impegnato a torturare adolescenti per suo profitto personale.
“Però,si trattava bene,costui.” commentò secco Noah.
Effettivamente il salone principale era ricco di statuine d’oro vinte dal presentatore,sue riproduzioni,quadri d’autore,ecc..
“Pare aver ricevuto molti Grammie..” notò l’altra detective osservando la libreria.
“E uno di questi…lo ha ricevuto addirittura due volte:la prima in mano,la seconda in testa.
Noah si fermò davanti al cadavere di McLean,rimasto schiacciato sotto una sua stessa riproduzione d’oro in scala gigante!
“Che fine ironica…ucciso da sé stesso.C’era da immaginarselo.”Si chinò sul corpo “Ancora una volta nessun segno tangibile,né sulla vittima né sulla presunta arma del delitto:zero impronte e zero tracce.Perfetto.”
Christina ragionò ad alta voce “Quindi..è come se questa statua si fosse mossa da sola.Decisamente assurdo.”Ma cos’è questo puzzo?
“Credo sia l’odore del cadavere,in fondo è morto già da 24 ore.” Noah si alzò allontanandosi dal conduttore. “Sono allergico ai cadaveri.Cerchiamo qualche elemento qui in gi..”s’interruppe tossendo “Cough,cough”.
Christina parve per la prima volta (forse dell’intera vita) preoccuparsi “Che ti succede?”
“Cough,cough,cpugh!Presto,usciamo subito da qui.” i due si incamminarono velocemente in macchina,dove Noah aprì uno scomparto con dentro degli antistaminici e ne prese due subito.
“Q-quel posto” disse con molto sforzo “ci dev’essere qualcosa a cui sono allergico per davvero”.
“E suppongo che non si tratti del cadavere.”
“Ottima deduzione,detective.”
“Dai,torniamo indietro,secondo me è una buona pista.”
“E va bene.” Entrambi ritornarono sul luogo del crimine…e Noah trasalì nuovamente in preda alla tosse.
Christine,avvicinandosi a Noah per passargli gli antidoti,venne investita appieno da quell’odore acre e penetrante:ACETONE! “Acetone..ossia smalto per unghie…”La ragazza scoprì un barattolo di smalto rovesciato posto in cima a uno scaffale,la cui direttiva era proprio il piedistallo della statua.
Noah si riprese “quel vanitoso di Chris era maniacale anche nella manicure,Mentre invece qui è stato usato come una specie di corrodente…molto strano,visto che l’oro si scioglie solo con uno speciale acido..a meno che..” Noah sollevò il piedistallo della statua come niente,leggendo:”Made in China”.
“Quindi non è altro che una vile riproduzione,scarsa a tal punto da temere pure l’azione corrosiva di un semplice smalto per unghie.
“Azione prolungata per molto molto molto tempo…” fece notare Christina mostrando il barattolino ormai agli sgoccioli.
I due restarono in silenzio per qualche secondo,come se aspettassero l’intuizione.Anche se la mente di entrambi sembrava perdersi reciprocamente l’uno nello specchio degli occhi dell’altra…
…
…
…
“Direi che qui abbiamo finito,almeno per adesso.” Si affrettò a dire Noah,con una punta di indugio,e solo per interrompere quel momento magico così imbarazzante.
Non si poteva capire se anche Christina avesse provato la stessa sensazione.
Il ragazzo continuò “Torniamo indietro,prima che per davvero Lester,come se non lo conoscessi ormai,ci procuri una nuova scena del delitto fresca fresca.”
Come se fosse stato veggente,nel frattempo,il bizzarro detective in completo rosso stava seminando il panico sull’autostrada,sventagliando colpi come un matto.
“Ratatatatatat!Non c’è niente di meglio che una mitragliata per inculcare a voi cittadini improbi un po’ di sano rispetto per la legge e il codice della strada.” Si profuse in un’altra POSA EPICA.
“M-ma è stato lei a parcheggiarmi davant-ahhh!” il responsabile,si fa per dire,dell’incidente corse a perdifiato il più lontano possibile,senza neppure osare terminare la sua obiezione!
“Lester,perché non punti quel minigun su te stesso?Stai attraversando le strisce pedonali col rosso”,irruppe Noah seguito da Christine,che rincarò la dose:
“Ah,e qui c’è anche il divieto di fare rumore.Bel tutore della legge,che amenità,mi congratulo,collega”.
Sentendo le prime sirene della polizia,Lester spiccò un balzo all’interno della sua sfasciata e sgangherata volante congedandosi come un siluro sulle seguenti parole
“VOI NON AVETE VISTO NIENTE” Zoom!
Gli altri due si limitarono a fare un cenno d’assenso,prima di tornare anche loro al commissariato.
CAPITOLO 3: “Il caso Triton” (parte prima)
“L-LEI NON PUO’ FARLO!” tuonò fino al marciapiede la voce del comissario.
“CERTO CHE POSSO!L’INTERPOL PUO’ FARE TUTTO QUELLO CHE LE PARE.” replicò ancor più altitonante l’ispettore.
“Ahi,ahi,altri guai in vista…” Noah disse sull’uscio.
Sia Owen che Hatchet erano completamente paonazzi in viso e mezzi afoni da quanto avevano sbraitato a vicenda,entrambi si bloccarono notando Noah,forse solo per riprendere fiato,tuttavia il secondo asciugandosi in fronte trovò le corde vocali restanti “Le do al massimo 48 ore ancora,passate le quali SENZA che abbiate risolto il caso e SENZA che lei si sia deciso a mettervi tutti quanti da parte in mio favore,le garantisco che troverò il modo per far PERDERE IL POSTO a tutti voi sacchi di flaccida e inconcludente gelatina”.
A Owen parve si fossero gelati tutti gli organi,incredibilmente per la primissima volta pure lo stomaco,visto che aveva lasciato a sospesa a metà la sua 51 esima ciambella di metà mattina.
“Perfetto”,si limitò a far svolazzare nell’aria gelida il sarcastico.
D’un tratto entro uno dei due soliti poliziotti di scorta personale del commissario,un certo Rory,meglio noto come lo zerbino dell’intera centrale.
“S-Signore,c’è appena stata una sparatoria davanti a Villa Mc Lean,signore,m-ma non siamo riusciti a recuperare il responsabile,anche se probabilmente si dev’essere trattato di un autentico psicopatico,s-signore!” e sospirò un “SIGH” sommesso per finire.
Owen tornò in vita:“UNA SPARATORIA?!!”
“S-sì,s-signore…SOB”
Intanto il “responsabile”,Lester,notato solo da Noah e Christine,sospiranti,strisciò lemme lemme furtivamente nel proprio ufficio,per farsi un buon alibi.
“Ricordate,VOI NON AVETE VISTO NIENTE…” ripetè sottovoce.
C. Hatchet colse al volo l’occasione per terminare la sua sequela di insulti e minacce: “Ecco,questi sono i risultati conseguiti dai vostri uomini,o dovrei dire amebe?Largo,ci penserà l’Interpol a risolvervi anche questa…PRIMA DI OCCUPARSI TRA 48 ORE ESATTE DI CASI MENO DA SCUOLA ELEMENTARE”,e detto questo si fiondò fuori scostando bruscamente Noah,spintonandolo a terra.
“Perfetto”.
Più tardi,dopo aver consegnato il rapporto preliminare dell’ultima indagine,i due detective si ritirarono nel proprio ufficio privato,o meglio,nell’ufficio di Noah e della sua ex collega,l’ultima avuta:mentre Noah si sforzava di tenerne lo sguardo magnetico e freddo,sviando il proprio cervello dietro alla più totale e artificiosa impassibilità,spiegandole nel dettaglio ogni parte caratteristica del luogo di lavoro,Christine saettava suo solito pigramente occhiate furtive qua e là,annotando nella memoria ogni singolo dettaglio degno di interesse,in primis,quella foto.
Non potè fare a meno di notarla,perché la sua incredibile memoria le diceva di averla già notata qualche ora fa da qualche altra parte,precisamente sulla scrivania del commissario:era la stessa ragazza sorridente,dai ricci color ginger,e gli occhietti verde prateria sprizzanti energia da tutti i pori possibili e inimmaginabili,solo che c’erano nuovi dettagli in più.Sotto la foto c’era una targhetta “Izzy Triton”,e appena Noah se ne accorse,sospirò più pesantemente del solito.
La detective dalla chioma fulva sembrava già aver intuito qualcosa..al che lui decise di farsi coraggio e anticiparla.
Ma in quel mentre entrò nella stanza la persona peggiore che Noah potesse mai immaginarsi di essere interrotto dalla quale in un momento così intenso come quello:Alejandro.
“Hola,Noah,amigo!” salutò con tono falsamente amichevole,approfittandone per piazzarsi alle sue spalle:”Sempre a struggerti dietro quella fotografia?Sei la copia perfetta di quella mozzarella del commissario facendo così..a-ah,vuoi vedere che questo è un tuo trucco per salire di grado?Imiti il capo…mucho astuto.
Inaspettato da parte tua,sebbene anche inutile,lo sai che quel posto andrà presto al sottoscritto”.
Noah si sforzò enormemente,fino a farsi tremare le esili gambe,per reprimere nei recessi tutta la frustrazione e la furia che stava accumulando,poiché da un lato era troppo intellettualmente avanti per scoprirsi in improvvisi e devastanti scatti d’ira,dall’altro c’era da tenere in considerazione la diversa prestanza fisica tra i due,che lo avrebbe visto sicuramente avere la peggio.
Il viscido tenente dal canto suo proseguì,avvicinandosi pure a Christina.
“Niente male la tua nuova amichetta,eh?Tu che dicevi meno di due settimane fa che nessun’altra avrebbe potuto esserti collega,e invece qui vedo un fior fior di futuro promettente,senza bisogno di fare grandi deduzioni.”
Accarezzò sfacciatamente il mento della ragazza,dentro la quale stizza e disgusto stavano risalendo come magma in ebollizione,pur tenendo all’esterno il solito aplomb.
“Cerca solo,e prendilo come un consiglio,amigo,di non portarle la medesima sfortuna,capito?
Altrimenti non credo sopravviveresti,stavolta,ahahahahah!”,e detto questo,se ne uscì soddisfatto dalla stessa porta dalla quale era entrato.
Inghiottendo il veleno,Noah continuò a fare la guida,come se niente fosse successo “Bene,allora,questa è la scrivania,che ci possiamo tranquillamente spartire:scegli la parte destra o sinistra?Quale preferisci”.
“Scelgo quella che mi porterà a saperne di più…su di te.E su questa amabile e ne deduco problematica foto.”
La stanza si fece immediatamente gelida e silente.
Il ragazzo spense la luce e fece gettare così l’intera stanza nella penombra.
Noah cercò a tentoni un oggetto nel suo cassettino:un orecchio.
“Ecco,questo è tutto ciò che mi è rimasto di lei.
Il suo ultimo regalo,me ne faceva sempre di così tanti e disgustosi…
Si trattava dell’orecchio che suo nonno si era tagliato per emulare Van Gogh,si sa,tale nonno,tale nipote.
Insomma,era più pazza di un pezzo di pizza pezzata da una puzzola che impazza sulla piazza della pupazza.Ma io,anzi,io e Owen,noi,le volevamo un gran bene.”
Christina si adagiò sulla prima poltrona disponibile,pronta a registrare ogni parola,al che sembrava completamente rapita dalla tristezza nel tono di voce dell’altro.
Con tono grave,Noah incominciò dunque a raccontare:
“29 Novembre,2 settimane fa,io,Owen e Izzy,stressati come eravamo da giorni e giorni di indagini su delitti escogitati nei modi più impossibili,abbiamo deciso di dedicarci una serata di completo relax,tutti e tre assieme,come si fa tra amici:nulla di eccezionale,ovvio,ma purchè si trattasse di una scorciatoia per allentare la pressione delle ultime ore,e rinfrancarci lo spirito…
E a dirla tutta in completa onestà,quella era la mia prima vera volta.”
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Owen:“Ohhh,finalmente le otto e trenta,per oggi è finita la fatica.
E domani inizia il week end,che bellezza!Non vedo l’ora di spaparanzarmi sul divano a ingozzarmi di stuzzichini al formaggio,gnam.”
Noah:”Giusto,ottima alternativa al monotono binomio della settimana poltrona del commissariato-ciambelle gratuite della pasticceria di fronte.”
Izzy:”Boom-boom,e qui casca l’unicorno!Tesoro,avevi promesso di portarmi in giro al ristorante,al bowling,alla discoteca e alla gara di Paintball stasera!!!Non vedo l’ora di riempire di vernice quel tonno del mio ex,Justin…DI NUOVO,BWAHAHAH.Non te ne sarai mica dimenticato?”
Owen:”Ma no,figurati,infatti,stavo..scherzando!(Cacchio)”
Noah:”Vedo che sei già sistemato,goditi pure la serata,amico mio,mentre per quanto riguarda me…già,al solito mi toccherà spassarmi la nottata in quel “residence a 5 stelle del mio ufficio”,così già che ci sono,al solito,farò la guardia alla centrale”.
Izzy:”ANCORA?No,adesso basta,in quanto tua amica e collega voglio che anche tu ti diverta,almeno per una volta,come facciamo noi comuni mortali.”
Noah:”Comuni mortali mi sembra un’esagerazione…”
Owen:”In effetti,Izzy non ha tutti i torti:sono anni che abiti qui assieme a noi,ci mangi,dormi e ovviamente lavori,sei il nostro migliore amico,insomma!Ti vogliamo con noi.”
Noah:”ADDIRITTURA?!Cioè..ehm..veramente..”
Izzy:”Basta,indugi,su,verrai con noi punto e basta!”
Noah:”E chi baderà alla baracca allora?”
Owen:”Uhm…Rory!Tyler!Alejandro!Stanotte sarete di turno,intesi?”
Rory:”D-di notte..?”
Tyler:”Spacca tantissimo!Ma non oggi.Chiedo il permesso di licenza per poter uscire a festeggiare con Lindsay.”
Owen:”Perché,che dovete festeggiare di preciso?”
Tyler:”Il fatto che Lindsay si è appena ricordata il mio nome!”
Noah:”…”
Owen:”Uh,vabbè,permesso accordato.Adesso però con chi lo rimpiazzo?”
Alejandro:”Che ne dice del Tenente Komby?Mi sembra affidabile..no?
Noah:”Sì,come un tornado”.
Owen:”Mhhmhmm..ok,vada per Lester.Pensaci tu a richiamarlo alla centrale,Al!”
Alejandro:”Sarà un piacere,si figuri,ma per favore,eviti di chiamarmi (BRR-GRR) AL…”
Noah:”Ha ragione,lo chiami col suo vero nome senza risparmiarsi una sola singola lettera…
Alejandro”giusto,appunto,como stavo dicendo io!”
Noah:…Anguillandro Asinomorto”.
Alejandro:”PUTO!!!”
Izzy:”Allora è deciso,la tripletta di punta va a divertirsi,BOOm-BOOm-BOOm!!!Ops,scusa,Explosivo,vero è che ci sei anche tu,me ne ero scordata”.
Noah e Owen:”….”
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“In sostanza,passammo un bella serata,a eccezione di un piccolo incidente durante la guerra con la vernice…” proseguì nella sua narrazione,mentre intanto nell’animo di Christina cresceva sempre più incessantemente la curiosità di sentire il seguito,ma ci teneva a non darlo a vedere:un’infanzia difficile e un duro mestiere come il suo l’avevano convinta che freddezza e impassibilità fossero la chiave per sopravvivere nello spietato mondo moderno.
“Vai avanti,coraggio”
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Vroom…
”Ah,è stata proprio una serata magnifica!Scommetto che anche tu ti sei divertito,vero?”
”Diciamo..di sì,a parte naturalmente quando una certa persona ha mirato la vernice sui miei paesi bassi”replicò Noah,e subito a Izzy scappò un sorrisetto.
”Ahahah,kaboom,mi dispiace,colpa di Kaleido ed Explosivo:si fanno sempre prendere troppo la mano!Poi quando si trovano ad affrontare Lester…ah,lui sì che è iper bravissimo in queste cose” disse con verdi occhi sognanti,facendo leggermente ingelosire Owen.
Ma alla gelosia subentrò immediatamente ben altra sensazione.
“Un momento,come sarebbe a dire che c’era ANCHE LESTER?!?
M-ma allora…argh,e se fosse capitato qualcosa nel frattempo?” dimenticandosi degli altri due,con sorprendente agilità diede subito gas.
“Ehi,aspettaci,Owino!” tentò di rincorrerne la vettura.
“Salta sulla mia volante,Izzy” si limitò a bofonchiare Noah.
Durante il tragitto,i due investigatori si scambiarono qualche discussione,finchè…
Izzy tutta allegra “Sono proprio contenta” ,disse, “non ti vedevo così rilassato e divertito da quando hai commesso quel fattaccio!Sai?”
Qui Noah interruppe subito il flashback:”So già la tua domanda,Chry,perciò spiegherò subito il suddetto fattaccio con un secondo tuffo nel passato”.
“Ottima deduzione,sembra proprio che mi conosci da una vita,e invece…
Arrossirono leggermente entrambi,cercando di non darlo a vedere.
E Christine non finì neppure la frase,che già Noah ricominciò a narrare.
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“Dunque,dunque,dunque…oggi chi abbiamo qui come futuro ospite?Ah,sì,l’Ingegnere” disse un Noah appena ventenne,fresco di un mese dalla nomina a investigatore,dall’impermeabile giovanile e dalla sfacciataggine tipica dei novellini del mestiere,mentre era intento a effettuare il suo (solo) quinto interrogatorio,col solito sarcasmo che lo caratterizzava dalla nascita.
L’altro,pur senza manette,stava completamente immobile,dilaniato dall’ansia,anche perché era perfino più giovane di lui.
Il giovane detective rincarò “Furto,trafugazione e modifica di segreti nazionali gelosamente custoditi da anni,per non dire decenni,dalla CIA,perfetto.
Niente male per un semplice tecnico informatico” concluse appalaudendo pigramente.
“Ce n’è abbastanza per 51 anni di galera,minimo…sono quasi invidioso,perché anch’io da piccolo ho tentato la carriera dell’hacker,anche se con un risultato minimo,una semplice fabbrica di videogiochi,nulla di più”.
Nel frattempo faceva ruotare su sé stessa la sua lucida calibro 20,finora mai utilizzata.
L’altro ragazzo trovò finalmente il coraggio di parlare:”Deve credermi,sono innocente!Avevo creato quel virus solo per testare la grandezza di Internet,non mi sarei mai aspettato un risultato del genere”.
Noah replicò causticamente “Secondo me l’unica cosa che non ti aspettavi era di essere beccato praticamente SUBITO,eheheh”…d’un tratto il suo cellulare squillò,Noah si alzò per rispondere poggiando la pistola,e uscì tranquillamente,congedandosi con un “Scusa un attimo,futuro carcerato,devo sbrigare una telefonata…”.L’altro notò subito la sua enorme leggerezza da principiante.
“Sì,pronto?Ah,ciao,mamma.
Sì,sì,lo metto sempre ogni sera l’impermeabile imbottito quando sono di pattuglia o appostamento…
Come,a quanti casi brillantemente risolti sono già arrivato?Sto giusto adesso per schiaffare in cella il cinquant-ennesimo arrestat…
“BLAM!BLAM!”
In quel mentre vide uscire il suo 51ennesimo arresto in preda alla follia omicida più totale,con in mano la SUA pistola,cosa che lo fece pietrificare.
Gettò via il telefono e subito si precipitò all’esterno:lo squilibrato aveva preso la via dei giardinetti,frequentemente popolata soprattutto dai bambini!
Sforzandosi di serbare ancora la lucidità,si prodigò subito a recuperare un’altra arma da fuoco:stranamente trovò subito aiuto da parte di un collega fresco di scuola di polizia come lui,un certo Burromuerto,o giù di lì,che ancor più stranamente non gli fece alcuna domanda scottante.
E’ raro trovare un rivale così benevolente…ma Noah non aveva proprio tempo per farci caso.
“Il Caso Triton”(parte seconda)
In un lampo raggiunse i giardinetti “E pensare che lo sport non è mai stato il mio forte” pensò tra sé e sé.
…..
…..
…..
Pensare che sembrava una serata così tranquilla,e invece le TV nazionali riportarono immediatamente la notizia del possibile schianto di un meteorite nel cuore di Toronto,ma Noah in quel momento era ben intento a occuparsi d’altro,perché il suo uomo si era pure nel frattempo procurato un ostaggio:una bambina che giocava sola soletta nel parco.
“Allontanati subito,altrimenti le sparo!” gridò il fuggitivo,puntando alle tempie della piccina che sembrava svenuta per lo spavento.
“Non fare follie,Ingegner..ehm..Henry” replicò il detective cercando di non tradire l’angoscia che provava in quel momento,le dita potevano scivolargli dal nervosismo dal calco della pistola al minimo movimento,doveva..DOVEVA per forza tenere i nervi saldi.
“Non costringermi a farlo!”
“Non costringermi tu a…
BRAM!
D’un tratto lo vide,o meglio,gli sembrò di vederlo:un bagliore luccicante,inumano,gigantesco lo accecò all’istante,dentro al quale distinse un grosso masso pieno di energia,il meteorite,e poi subito dopo sentì lo sparo.
Sì..lo sparo.
Ma di quale pistola?
Si rialzò sentendo una dolorante fitta al ginocchio,alla quale non fece inizialmente caso,quando vide ciò che lo aveva lasciato di stucco:l’abonimevole corpo celeste aveva SCHIACCIATO Henry Hellys,l’ingegnere,del quale non sembrava esser rimasto altro che un cratere fumante,e accanto a quello sfacelo…un corpo esanime.Quello della ragazzina dai capelli rossi.
Subito dopo sentì le sirene,dell’ambulanza e del resto della polizia,e poi nient’altro.
Al suo risveglio nella stanza d’ospedale,circondato da colleghi gentili e premurosi,compreso il bonaccione del tenente Owen,Noah venne infine a sapere che lei era ancora viva,ma che era stata trasferita per la rimozione di una pallottola nel cuore in un ospedale lontano,probabilmente Hellys alla fine era riuscito a mantenere la propria promessa.
Ma Noah,guardandosi la gamba ferita,aveva capito di essere stato LUI.
Infine seppe che le accuse che erano state mosse su Henry,si erano rivelate frutto di un informatore anonimo e proditorio.
“Capisco” replicò Christine alla fine del racconto “Izzy era la sola alla quale avevi confidato il segreto,suppongo”.
“Più o meno” l’altro si limitò ad annuire con mestizia,pur restando nel vago.
“Beh,adesso riprendo da dove mi sono interrotto..”
“A due settimane fa,suppongo..” mentre diceva questo,cercava di fare mente locale nel PROPRIO PASSATO,sentendo come se le mancasse qualche tassello fondamentale.
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“Fa piacere anche a me,Izzy..”
Accostò la volante,prima di vedere Owen calmo e rilassato sull’uscio.
“Fiù,per fortuna non è successo nulla”
Izzy trotterellò all’interno dell’edificio per prima,dirigendosi alla toilette.
Owen le fu subito dietro:l’unica cosa che desiderava era spaparanzarsi sulla propria poltrona,magari mangiucchiando qualche ciambella,anche se ne trovò solo una vecchia e ammuffita.
“Andrà bene lo stesso,munch..munch”
“AHHHHHHHHHHH!”
L’urlo gli fece andare la ciambella di traverso,anche perché sembrava essere stata proprio la voce di Izzy!Si precipitò fuori dal suo ufficio con uno scatto degno di un tedoforo.
Noah invece,tappato com’era a meditare con sottofondo un po’ di smooth jazz nella sua macchina,non sentì niente.
Finchè non gli si parò davanti la recluta Alejandro,gesticolando senza criterio:”Presto,Noah,amigo,è successo un casino,abbiamo bisogno di te per risolverlo,siamo troppo inesperti io e Rory!”
Pensando a un’emergenza come l’ultima che riguardava la recluta Lindsay ammanettatasi da sola al calorifero,scrollò le spalle e con aria di sufficienza aprì la portiera per scendere…cambiò espressione quando il solerte spagnolo gli consegnò la calibro.
“Tieni,te l’eri..dimenticata prima di uscire,e,credimi,ti servirà,amigo mio!”
Che cosa poteva essere successo?Un furfante era evaso?Uhm…
Tormentato da mille pensieri,il detective Dasari percorse le stanze una per una,finchè proprio in quella sua e di Izzy,non vide quello che vide:la ragazza,in piedi sulla scrivania,afferrato per il collo il povero Owen,lo stava minacciando di morte..m-ma cosa stava succedendo?!!
Owen era tutto un “Pasticcina mia,che cosa ti prende?Oh,cacchio infinito,ma perché vuoi uccidermi?Ti ho anche portato fuori come volevi,oggi…”
Izzy non fornì una risposta logica.
“Niente,semplicemente mi sono improvvisamente resa conto che ti detesto profondamente,e perciò ho deciso i farla finita una volta per tutte,ahahahah!BOOM-BOOM.”
“Oh,mamma,aiutooo!!!”
Noah non ci poteva credere:aveva sempre pensato che forse in seguito a QUEL incidente Izzy avesse qualche rotella spanata,e,infatti,ogni tanto sembrava completamente sconnessa,ma mai prima d’ora era arrivata a simili livelli di delirio!
Cercò di mantenersi lucido,di farla ragionare,sebbene il tutto sapeva di un doloroso dejà vu.
“Allontanati altrimenti gli sparo!”
“Non fare follie I…zzy” rispose quasi meccanicamente.
E nel frattempo estraè l’arma.
“Non costringermi a farlo!” replicò infuriata la collega.Sembrava come posseduta.
“E a quel punto tu hai sparato,di nuovo”.
“NON SONO STATO IO,COME NEANCHE LA PRIMA VOLTA!”
Christine sobbalzò:stavolta la sua pungente ironia era penetrata in un brutta piaga,e per la prima volta ne sembrò sinceramente dispiaciuta.
“Almeno…così sono convinto io” disse Noah sforzandosi di recuperare l’aplomb di sempre “A me è sembrato come se fosse stata la pistola ad azionarsi..da sola,ma probabilmente me ne voglio illudere e basta”.
Christine cercò di rimediare andando oltre i sentimenti di entrambi in quel momento:”Domanda:era successo qualcosa di rilevante in quella settimana?Per la precisazione,intendo,non uno dei soliti omicidi.”
“Soltanto la scomparsa di una scienziata semisconosciuta,ma questa faccenda se l’era accaparrata immantinente Hatchet con la sua Interpol.”
“Capisco”.
….
….
“Credo sia ora di tornare a casa,a domani,collega.”
“A domani…”
A bordo della sua monoposto rossa,affittata in Car Sharing,Christina riflettè per tutto il tragitto,attanagliata da mille pensieri.
CAPITOLO 4:”Indizi,Indugi e Indagini”
Nove del mattino.
Dopo aver trascorso una notte di sonno completamente serena e tranquilla,Christine si alzò,fece una frugale colazione,cambiò l’acqua al suo pesciolino Lapìde (così chiamato per la colorazione marmorea),diede da mangiare a questi e al suo pigro gatto domestico,e si preparò per uscire.
L’atmosfera che si respirava a quell’ora era al contempo normale e surreale:c’era come una strana sensazione d’attesa nell’aria…
Raccolse il giornale lasciato sull’uscio del suo appartamentino,ancora mezzo sottosopra per i completamenti del trasloco:la solita sfilza di omicidi impossibili sempre più allungata,le promesse a vuoto del governo canadese,le previsioni del possibile schianto di un meteorite entro la settimana…le solite cialtronate,insomma.
Ma poi “Un’ intervista esclusiva con l’ispettore capo dell’Interpol,C. Hatchet,riguardo agli ultimi mesi di terrore” colpì la sua attenzione.
No,non furono le ovvietà e le ingiurie sbandierate dal colosso a colpirla particolarmente,bensì un dettaglio,un piccolo accenno che l’amico si era fatto scappare.
“Uhm,credo che a Noah questo potrebbe interessare.Devo subito mostrarglielo”.
E detto questo entrò subito in macchina.
Al commissariato l’atmosfera che si respirava era invece elettrica:Owen aveva perso mezzo etto pensando che di lì a poco avrebbe perso il posto “24 ore,ancora SOLO 24 ore” andava ripetendosi qua e là come una trottola;Lester era tutto intento ancora a trovarsi un alibi per l’ultimo disastro combinato;Noah sembrava uno zombie,che si reggeva a malapena col settimo espresso di fila,tanto che le rughe gli solcavano la fronte come i disegni di Nazca;solo Alejandro zompettava qua a là fischiettando allegramente come un fringuello,chissà perché,poi.
“Nottataccia,eh?Suppongo di sì”.
“Questa è la tua prima deduzione azzeccata dell’intera carriera,Tenente Anguilla” biascicò sbadigliando Noah.
“Almeno io,amigo,non ho alcun rimorso sulla coscienza a non farmi dormire da ANNI e ANNI.” rispose maliziosamente lo spagnolo.
“Né scrocco come il peggiore dei barboni il posto di lavoro come casa” aggiunse,e ancora “Né odoro di alcool in un modo così disgustoso”.
“Vero,infatti,tu esali miasmi di anguilla andata a male..o qualcosa del genere,preferisci la murena?” pur nei momenti più difficili,il piccolo detective non rimaneva mai a corto del suo sarcasmo archilocheo.
L’altro,non sapendo cosa replicare,lampi e scintille nei begli occhi brunati,si ritirò in silenzio,con una furia nel cuore indicibile:si poteva fare a meno di leggergli la mente per sentire la parola “VENDETTA” echeggiare in tutto il suo corpo abbronzato.
“Almeno una vittoria mattutina me la sono presa” disse Noah già leggermente più spigliato e rallegrato,sorseggiando le ultime gocce di caffè.
A quel punto era il momento di dirigersi nell’ufficio per cominciare la giornata di lavoro,quando arrivò Christine:”Collega,ho qui un indizio che potrebbe interessarti…uhm,passato la notte in un bar,a notar dalle occhiaie,ne deduco”.
“Brillante deduzione,collega” si limitò a rispondere,e subito dopo le fece cenno di parlarne meglio nel loro ufficio privato.
…………………………………………………………………………………………
Una volta dentro,la ragazza stese sulla scrivania il giornale,tagliando corto “Guarda questo”,e indicò l’articolo sull’Interpol.
Noah cominciò a leggere ad alta voce:
“A quanti,in merito agli eventi accaduti negli ultimi tempi,omicidi inspiegabili,sparizioni di persona,segreti di stato che se ne vanno dispersi,e altra immondizia prodotta da feccia sociale del genere,che omicidi a parte,sono tutte belle diffuse per minare la solidità della fiducia nelle autorità,tipo la storia di quella Bryght..lasciamo perdere,che è meglio,vanno accusando di inerzia l’Interpol,rispondo che NON è certo colpa nostra,bensi delle cariche di polizia più basse e degradate,alla cui incapacità mi sono dovuto più volte adattare e sforzare di rimediare,ma OVVIAMENTE NON E’ MIO DOVERE BADARE A UN BRANCO DI AMEBE.
Ciononostante,nella mia magnanimità ma soprattutto nell’interesse di questa nazione,ho deciso di intervenire in modo perentorio contro simili parassiti dello stato,dando il mio ultimatum al Commissariato di Toronto,in merito alla risoluzione dell’epidemia di omicidi che,dolore umano a parte,sta facendo degenerare la fiducia che da molti anni la gente ripone sempre meno nel governo,e che è ulteriormente colata a picco di questi ultimi tempi dall’opera di mocciosi incaricati da troppo tempo di risolvere casi più grossi di loro,le faccende di Stato,sacro e perenne appannaggio dell’INTERPOL!!!”…posso fermarmi qui prima di rigettare tutti e 7 i caffè?”.
“Avresti dovuto fermarti subito,quando nomina questa Bryghy..Brie..Bridge..Bryght.Domanda:chi sarebbe?”
“Se non ricordo male,è la scienziata misconosciuta scomparsa due settimane addietro…yawn…ma tanto questo caso se l’è subito imboscato quel pallone gonfiato,è appannaggio dell’Interpol” sbadigliò una seconda volta svogliatamente.
Noah era depresso da troppo tempo per essere capace di cogliere l’attimo d’ispirazione per captare l’indizio chiave,per questo i colleghi mormoravano su di lui una vistosa perdita di smalto,specie dopo aver “accidentalmente” freddato la propria collega di lavoro,e anche per questo,Lester a parte,lo emarginavano,infine affondava le proprie nottate nell’unica illusoria consolazione degli alcoolici…era una persona al lumicino del baratro,specie se contrapposta all’ambizioso tenente che scalava posizioni e consensi giorno dopo giorno con una semplicità abbacinante.
In Christina invece bruciava già da un solo giorno del nuovo lavoro,una dedizione incrollabile,fonte di una curiosità inaspettata risalita dal profondo,che non si spiegava da dove le fosse così improvvisamente venuta:come se sentisse quel caso,quell’incarico,quell’indagine riguardarla interamente…
“E dimmi,la faccenda non ti sembra almeno una stilla sospetta?”
Noah stava per rispondere qualcosa,quando irruppe Owen,pallido come i donut andati a male,grondante ansia e sudore su tutto il faccione,sbraitando:
“Un altro,UN ALTRO!Un altro omicidio.Che ci fate ancora qui dentro a bighellonare?Dovreste già essere sulla scena del crimine,cacchio!!!” e se ne andò sbattendo la porta con violenza.
La pressione ormai aveva completamente trasformato il timido e pacioccone commissario,divenuto intrattabile.
I due si limitarono a sospirare,pronti a prender mano agli impermeabili e balzare subito nella volante…ma scoprirono che non dovevano fare alcuna strada per raggiungere la prossima scena del delitto,visto che era avvenuta proprio all’interno del commissariato.
Zoey,una investigatrice da poco in carriera,dotata di trecce innaturalmente rosso magenta,e un animo gentile e innocente,era stata trovata esanime in una maniera che aveva dell’incredibile,avendo la parvenza di una semplice serie di sfortunate coincidenze.
Apparentemente era infatti scivolata su una pozza di una qualche viscosa sostanza lasciata sul pavimento,schizzando a folle velocità per poi schiantarsi in un impatto mortale contro la macchinetta del caffè,sfracellandosi nei suoi componenenti meccanici più taglienti e letali.
“Addio caffè…perfetto.”
Mentre gran parte dei presenti ne confortava il collega e promesso fidanzato Mike,sul luogo si erano presentati anche l’arcigno detective dell’Interpol,intento a rendere a minacce ancor più una gelatina il povero commissario,presenti anche i paparazzi,stavolta,nonché gli altri detective,Lester e Alejandro,intenti a trarre le prime conclusioni.
“Il grande detective Lester Kolomby è pronto alla sua ennesima brillante deduzione:innanzitutto strano come un simile fuscelletto di ragazza abbia addirittura potuto DIVELTERE in tal modo questo affare!*POSA EPICA*
Da amante del fai da te,non avrei potuto conciarla meglio,neppure smontandola vite su vite.”
Queste e altre deduzioni venivano sentenziate qua e là dal,seppur bizzarro,geniale investigatore di rosso agghindato e pettinato,mentre Alejandro se ne restava stranamente silenzioso.
“Un bel disastro,però!” commentò Christine.
Ma Lester sbottò:”No,no,no,no,e poi NO!Io me ne intendo di questi eventi,vi ho raccontato fior di aneddoti a riguardo…
“Aneddoti che non ti conviene revocare davanti alle orecchie di colui che ti sta dando la caccia da 10 anni,Lex.”
Lester era infatti ricercato per numerosi impossibili catastrofi e furti effettuati in tutto il mondo,prima di rifugiarsi a Toronto dove costruirsi una nuova e insospettabile levatura,nei panni dapprima solo improvvisati del detective Kolomby.
“Dicevo?Ah,sì” proseguì il Rosso “Sono il massimo esperto in Detritologia e affini,e posso dirvi che lo sconquasso causato a questa macchina sembra troppo ordinato e armonioso per risultare frutto di uno spontaneo schianto-se non mi capite,passerò a una dimostrazione pratica” improvvisamente si gettò a tutta velocità sulla stessa pozza,schizzando e andando a schiantarsi contro l’altra macchinetta AUSILIARIA del caffè,ammaccandola e ammaccandosi un pochino.
“MA CHE COSA..?!!” sbraitò l’ispettore di polizia.
“Ecco,ehi,voi,riprendete tutto,chiaro?QUESTA è la prova della serietà e della professionalità pressochè nulla dei mocciosi di questa caserma ai quali sono stati affidati casi di rilevanza nazionale”.
Le sue parole martellarono il cuore già tormentato di Owen,che sussultò.
Lester dal canto suo si riprese subito,soltanto barcollando appena appena “Avete capito la mia ipotesi,adesso?Ahi..frin frin..ma soprattutto avete preso il numero di targa della macchina del caffè che mi ha investito?!” prima di perdere i sensi.
Malgrado l’atto di follia che fece mettere molte mani sulle relative fronti,il dubbio sollevato da Lester,per quanto assurdo,animò la coppia:e se per davvero avesse avuto ragione?
Entrambi si inginocchiarono,pure dando una craniata reciproca,in cerca di un dettaglio che fungesse da prova del 9,che fu Christina a trovare.
Poi ne trovò uno anche Noah.
E Poi di nuovo Christina.
Ancora Noah.
Christina.Noah.Christina.Noah,Christina.Noah.
Viti.
Tutta una serie di viti era stata perfettamente rimossa (in realtà visti i scarsi fondi pubblici,e la scadente qualità della ditta fornitrice dei distributori,una sola vite tolta sarebbe bastata) e al momento giaceva sotto i resti dell’aggeggio:ciò non poteva non lasciar credere che la macchina era stata divelta ancor prima che la poliziotta ci si fosse schiantata contro!Lester pareva aver aperto una toppa alternativa in mancanza della chiave di volta,una pista da seguire,finalmente.
Sfortunatamente la ricerca sfrenata di un immediato responsabile (primo indagato fu proprio Mike per una questione di gelosia manifestata negli ultimi giorni) non concedette alcuno spazio a questa brillante deduzione sulla sua causa:il delitto finì presto archiviato nelle mani della scientifica,Owen non aveva la testa per stare ad ascoltare ipotesi così ardite,e aveva appoggiato su consiglio del tenente la falsa pista su Mike,”mossa che almeno quella volta lo avrebbe messo al riparo dal molosso della Polizia Internazionale”,e così Noah,Christine e Lester si ritrovarono completamente ignorati ed isolati.
Perché per quanto imprevedibile,anche Lester sentiva la necessità personale di occuparsi a fondo dell’intero intricato caso Triton:era da sempre rimasto innamorato di Izzy fin dal primo incontro con essa,quando,entrambi ricercati per disastri di matrice simile,si erano conosciuti in giro per il mondo.
Mi sono dimenticato di dire,e per questo me ne scuso profondamente con i lettori,che,poco prima che il caso Zoey si raffreddasse,Christine trovò il coraggio e la sfacciataggine di porre a Hatchet davanti alla stampa la fatidica domanda
“Che fine ha fatto poi,stando alle sue indagini,la tipa di nome Bryght?Solo una curiosità,che un’umile novellina quale la sottoscritta le chiede di soddisfare”.
Questa volta a gelarsi fu il sangue dell’ispettore,prima di mormorare seccato:
“N-non..lo…cioè,NON SONO AFFARI CHE TI RIGUARDINO,PIVELLINA!”
E infilarsi subito nella propria volante fintamente sdegnato e collerico come si mostrava sempre di solito,partendo via a razzo.
Quello che non si poteva aspettare,era la rice trasmittente piazzata da Lester sul retrofreno.
CAPITOLO 5:”Ombre sull’Interpol”
“Adesso vedremo se Lester è davvero l’ex agente segreto/ladro internazionale che si è sempre proclamato in segreto o quasi…” disse Noah,rientrando nel suo ufficio a meditare assieme a Christine su tutti gli indizi fino ad allora collezionati.
“Dunque,facciamo mente locale,carin-ahem-cara collega..”,in quel momento,se ne avesse avuto la facoltà,avrebbe preferito spararsi per la gaffe.
Dal canto suo,la ragazza accennò un mezzo sorriso divertito a labbra strette,forse per ostentare la propria ritrosia e glacialità di superficie,o forse perché erano anni che si era disabituata a sorridere spontaneamente.
“Volentieri.Da un lato abbiamo una serie di omicidi apparentemente avvenuti sempre per vie coincidenziali e/o accidentali,dall’altro 2 casi anomali,quello di Izzy,del tutto insensato,e quello di oggi,Zoey,che presenta una dinamica leggermente differente,come se la manomissione della macchinetta fosse avvenuta nell’arco di un secondo,immediatamente prima dello schianto contro di essa…
“In più c’è questa reticenza dell’Interpol sul caso della scienziata scomparsa che non TI torna” proseguì lui al suo posto con una punta di scetticismo lapalissiana.
Christine senza alcuna pietà restituì l’ironia “Come a TE non torna l’aver sparato alla tua collega Triton”,al che Dasari si incupì parecchio.
Ancora una volta la ragazza si era spinta oltre,facendo breccia nel cuore della sua introversia…eppure era proprio questo che più lo affascinava in lei,in fin dei conti,quell’acume penetrante,quella parlantina incurante,quel corpicino minuto ma prezioso,come poteva non caderne innamorato?
In un nanosecondo represse tutte queste proiezioni mentali,e tornò a concentrarsi.
Ma inutilmente.
“Tutto sembra dipendere da Lester” si dissero all’unisono.
Frattanto,il Rosso Detective in questione,stava fischiettando allegramente all’interno del proprio veicolo,volante ore dieci e dieci,traffico centellinato,e il suo obiettivo sempre lì,a portata di vista,col suo parafango luccicante per via della microspia:un gioco da ragazzi come pedinamento.
Lester era forte delle ore passate sottocopertura per conto della legge o dei fuorilegge,e in più conosceva ogni movimento del metodico Hatchet,anche il più piccolo tic.
“Adesso si gratterà nervosamente il mento dalla forma importante e si sistemerà la pelata,come ogni ore 11.30 del mattino” ad esempio sentenziava,e l’ispettore lo faceva!”Per poi subito dopo rendersi conto di essere appunto un cupo e pelato individuo,rimanerne frustrato,e spergiurare all’aria qualcosa,POSA EPICA” nuovamente e fieramente sentenziava facendo baluginare i propri occhiali scuri,e nuovamente l’ispettore faceva proprio quello.
Dopo il caffè ristretto delle 11.45,e la solita sistemazione part-time in una mensa scolastica di infimo livello pur di arrotondare il magro stipendio ricevuto dallo Stato,si era fatto il cuore del pomeriggio,quando l’omone condusse Lester fino alla sede dell’Interpol dove lavorava.
Il classico edificio da polizia federale:freddo,grigio,anonimo,trascurato.
Chef aprì subito la portiera con un impeto tale da divelterla,e causargli così nuove imprecazioni verso il vuoto e sé stesso,e causando anche delle risate soffocate a Lester…e subito fu dentro,immediatamente seguito di soppiatto da Lester,che era maestro nei cammuffamenti.Come lo era stata la vivace e folle Izzy.
Scelse di puntare su un classico da cinema:una pianta da interni.Solo che per essere originale e speciale,si scelse una specie impossibile da trovare in Canada:la Palma da Durian.Ma l’altro era troppo burbero e di pessimo umore in quel momento per poter notare un simile assurdo vegetale.
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“Ehilà ispettore,vecchia canaglia,yo,come ti va?”
“Taglia corto,Zekka,non sono in vena”
“Yo-yo,e si vede,fratello,rispetto:il nome giustò è Zeke,bello mio!”
A parlare era Ezekiel,un barbone noto per le sue incredibili soffiate,del quale Hatchet se n’era preso custodia facendone il suo informatore personale:quel giorno il rapper mancato gli aveva promesso di rimediare un’autentica rivelazione.
“Porto notizie fresche fresche di giornata” disse frattanto scaccolandosi senza alcun ritegno “beccati la nitroglicerina:il Canada finirà dopodomani,wowowo,you know it” concludendo con una mossa hip hop.
“….allora è proprio confermato,hanno già predisposto ogni dettaglio?” chiese il nerboruto ispettore madido in fronte.
“Eccome,signor sbirro!La CIA ha già imboscato (su pagamento)tutte le prove possibili,i boss aspettano solo VOI dell’Interpol e senza sciamarvi dietro testimoni,mi spiego?Ma il bello è che il capro espiatorio sarà il meterorite,che hanno dirottato apposta lassù nello spazio,con uno shuttle o altra diavoleria del genere,yo.Ora fuori la grana.”
“Prendila e DISSOLVITI ALL’ISTANTE” gli intimò Hatchet,schiaffandogli un mazzo di banconote,e di nuovo si aciugò la fronte.
“Agli ordini,lo faccio più che volentieri.Ne avrò bisogno per muovere le chiappe da qui in tempo prima del grande…BLAM!
L’ispettore ci aveva riflettuto su un attimo,poi aveva estratto la sua colt freddandolo in un sol colpo alla schiena.
Viscido bast…” un secondo sparo gli chiuse definitivamente la bocca.
“NIENTE TESTIMONI-e anche questa è fatta.In più così recupero il mio stipendio.”
Dopo aver convinto i colleghi subordinati che Zeke lo avesse improvvisamente minacciato pesantemente,e per questo si era visto obbligato ad altro se non che a ucciderlo,l’avido e gretto ispettore federale entrò nel proprio ufficio,per restarvi appena due minuti,prima di uscire nuovamente e dirigersi furtivamente negli archivi…
Gli archivi in questione erano la zona più sorvegliata e trincerata dell’edificio,del genere con due molossi a farvi da guardia armati di fucili a canne mozze,telecamere di sorveglianza,e dispositivo di allarme,e tutto questo dal momento che contenevano gran parte dei segreti di stato condivisi con la gemellata CIA.Ma l’autorità e il ruolo ricoperti in quel distaccamento dall’uomo erano tali da rendere superflue tutte e tre le cose,permettendogli di accedervi quando e come più gli piaceva.
Lester decise di attendere pazientemente che Chef terminasse le proprie faccende,prima di penetrare dentro a dare una sbirciata LUI…
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Frattanto alla centrale la coppia…investigativa navigava in alto mare,annaspando tra i flutti di prove,informazioni e delucidazioni recuperate per ogni delitto finora avvenuto.
“Allora…il primo fu il Caso Duncan:già in prigione per atti vandalici pluriaggravati,il detenuto 6593,conosciuto come Duncan,aveva comunque trovato un modo per uccidere contemporaneamente le sue due ex,una gotica curatrice di mostre New Age e un’avvocatessa in carriera,che trovammo morte schiacciate sotto un enorme lampadario,i cui cavi erano stati tranciati da un coltellino,quello dell’amico…che così si è visto passare direttamente dalla pena all’ergastolo senza passare dal VIA” cogitava Noah,scartabellando i suoi stessi rapporti.
“Poi?”
“Poi..hm..vediamo,ah,sì,il cowboy,che è rimasto tranciato da un motoscafo quando la sua tavola da surf è risultata privata di un pezzo vitale per l’aerodinamica:in sostanza,non ha permesso a Geoff di svoltare in tempo appena si è visto sulla propria inevitabile traiettoria il trabiccolo.
La colpa è ricaduta sulla sua inspearabile ragazza Bridgette perché gliela aveva prestata lei quella tavola infame,ma la cosa più inspiegabile è che sul motoscafo pare non ci fosse nessuno,anzi,a dirla tutta,quello era un vecchio motoscafo di Bridgette che normalmente sarebbe dovuto trovarsi parcheggiato al molo:sembrava stato piazzato apposta,altrimenti non vedo altre spiegazioni,personalmente”.
“Interessante..e ancora?”
“L’omicidio di Cameron,un nerd,del quale ti risparmio i particolari,seguito da tanti altri..finchè non arriviamo a quello dove sei intervenuta con le tue affasc..ehm..argute osservazioni,il penultimo,quello su Chris Mc Lean” rispose,soffocando l’enorme rinnovato imbarazzo,con il cuore a martello pneumatico.
Christine si mantenne impassibile,anche se dentro di lei c’era un turbinio non da meno conto,quindi disse “E in tutta questa inarrivabile sequela di “coincidenze”,il dramma Triton e la sparizione della scienziata dove si collocano?”
Noah rispose inghiottendo l’amarezza del ricordo,limitandosi a un “Considerando che l’uccisione di quel conduttore il capo l’ha largamente posticipata proprio in attesa del tuo arrivo,esattamente a metà dell’intera amena faccenda:dopo Chris,è solo avvenuta la scomparsa di quella Bridge,e subito dopo la…morte della mia collega”.Tirò un profondo amaro sospiro.
L’investigatrice dai capelli fulvi era quasi certa di aver colto il nocciolo della questione,ma per il momento non disse alcunchè al collega.
“Vabbè,che ne dici di prenderci la pausa pranzo un po’ in ritardo?”
“E sia”.
Ottima occasione per conoscersi ancora decisamente meglio.Fu questo il pensiero che frullava nella testa di tutti e due,all’inspauta reciproca.
Peccato che la mensa della caserma fosse tutto fuorchè un luogo appartato e romantico,ma questi sono dettagli.
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Si fece il tramonto.
Hatchet aveva già fatto avanti e indietro dagli archivi una cinquantina e una di volte,si era scolato 17 tazze di ristretto,accompagnate da un modesto sandwich di opossum,aveva effettuato 4 telefonate,ed ora era finalmente pronto a tornare a casa,beato di essere riuscito a liquidare in un modo o nell’altro tutte le prove che potevano incastrare lui e i suoi subordinati e subordinatori,quando richiuse le porte del caveau di massima sicurezza,avendo cura di inserirvi e affidarsi interamente a una combinazione personale,senza telecamere o guardie ficcanaso intorno.
Si sentiva già meglio,i lineamenti del volto parevano tornati freschi come ai suoi tempi d’oro,sempre che ne avesse mai avuti,di ragazzino…e invece sarebbe invecchiato all’istante se si fosse accorto di averne dimenticata UNA e ancor di più,se PIUì di una.
Ma ciò non avvenne.
L’ispettore si avviò tranquillamente sulla via di casa,mentre finalmente Lester usciva allo scoperto,fattasi ormai sera per sicurezza strategica.
In realtà,si era addormentato nel suo nascondiglio,ma,come sapete,Lester era troppo orgoglioso per avermelo mai potuto ammettere,sicchè in seguito mi raccontò la sua versione dei fatti.
Inserita la combinazione carpita spiando lo Chef all’ultimo secondo di veglia,il detective dai capelli flamminghi scivolò in un lampo nel sotterraneo,ma inizialmente non trovò nulla:quelli dell’Interpol certo lo sapevano ben fare il proprio lavoro.
Tra questi,Hatchet poi era rinomato per essere tra i più rigorosi e maniacali,purtroppo come sempre la fretta lo aveva penalizzato:si era dimenticato ben due prove fondamentali,una per incuranza,l’altra per dabbenaggine o fretta,chissà.
“Dossier Bryght Phoenix..HOPPA!E uno.” Esclamò tutto contento il Rosso,poi si accorse di un piccolo quadernino tutto smangiucchiato buttato in terra,e lesse
“Diario pers..professionale di C. Hatchet Bennet-GUAI A CHI TOCCA”.
Però…viene leggermente da ridere pensando a un omone del genere intento a scrivere le proprie emozioni su un diario come un bimbo delle elementari.
Cominciando a sfogliare qua e là in preda a una vivace e vorace curiosità,il detective Komby non potè fare a meno di esibirsi in un’altra POSA EPICA
“Il magnifico Kolomby ha fatto il jackpot di indizi,klink*!”
D’un tratto udì il rumore di una chiave:qualcuno lo stava rinchiudendo dentro!Neanche il tempo di reagire che con precisione millimetrica attraverso la fessura della serratura l’ignoto sparò un colpo a proiettile silenziato.
Cadde stecchito.
Da dietro l’uscio si udì una voce beffarda:”Falla all’inferno la prossima posa epica,amigo,ahahah!”.
Nella penombra entrò allora un’aitante ombra,che velocemente si assicurò della morte di Lester,e si riprese il taccuino,commentando “Per poco quell’idiota cabròn non rovinava tutti i piani.Tu,resta qui,mi raccomando,ihih,ora non ho tempo di darti sepoltura degna,prima faccio sparire questo malefico quadernino,ma poi torno,eh?Non ti muovere,ahahahah!”
Una volta che se ne fu andato,Lex si rialzò come se niente fosse accaduto:era stata proprio Izzy a insegnarli anni fa come fingere di cadere morti stecchiti dopo aver mancato una pallottola!Asciugandosi 2 lacrime,una di commozione per Izzy,l’altra dal ridere per il suo ignoto assassino mancato,il detective ripose nelle tasche segrete dell’impermeabile il dossier trafugato sulla scienziata e una pagina del taccuino che aveva opportunamente stracciato poco prima di venire bersagliato,memore del passato da agente segreto/ladro internazionale super scaltro.Il più era fatto,non gli restava che uscire:anche se era una pratica vecchio stile trita e ritrita,optò per il condotto di aerazione,così che quando le guardie tornarono,lui era già defilato di ritorno al commissariato.
Ma subito dietro di lui,vennero altre due macchine dell’Interpol:ebbe così inizio l’inseguimento.
Due macchine appena.Lester si sentiva quasi offeso,di solito gliene tiravano dietro molte di più,latyahahah!Troppo facile.
Subito sterzò in direzione della tangenziale,facendo bruciare dallo sforzo il motore della prima delle due auto,che non si aspettava tanti cavalli da una carretta di quella sorta,ma come Lester era notoriamente impossibile,così anche la sua auto-non c’era una logica che aiutasse a capire l’uno e l’altra,in seconda battuta cominciò un’ardita gimkana zigzagando in mezzo al traffico e seminando così anche la seconda.Purtroppo urtò una terza auto evidentemente in borghese,andando a collidere nel cuore del traffico,causando una sequela di tamponamenti a catena,pur uscendone illeso a tutta birra.
Non ne uscirono illese tutte le altre vetture coinvolte,però.
La seconda auto dell’Interpol era comunque riuscita a chiamare dei rinforzi,che attendevano il Rosso e la sua carretta impossibile proprio all’uscita dell’autostrada,in più c’era ancora la terza misteriosa auto in circolazione.
Non c’era momento migliore di quello per estrarre dalla cilindrata qualche antica furbata.
8 volanti di rinforzo erano pronte a ghermirlo convergendo in un unico punto…
Sembrava che lo avessero ormai in pugno,tanto da fargli tremare il labbro inferiore dal primo accenno di nervosismo,ma a quel punto…la tipica rivelazione,una di quelle che rendeva quel detective così tanto speciale:il vecchio inganno dei tergicristalli!
Sorrise mentre se ne ricordava.Era sempre stato il suo trucco migliore per evitare frontali contro il nemico.
Tenendo con la sola mano destra il volante,Lester si procurò da sotto il sedile posteriore a tentoni quanto gli occorreva:una bottiglietta d’acqua frizzante,della vernice indelebile con la quale ogni tanto ritinteggiava la carrozzeria,un soffiabolle e una mano meccanica estendibile,souvenir del suo primo posto di lavoro,l’Area 51 ( a suo dire).Al resto ci avrebbe pensato la sua rotomobile carretta.
Continuando a guidare serrando il volante tra i denti,il bizzarro investigatore travasò la vernice e il flacone per fare bolle di sapone nella bottiglia di acqua frizzante,poi la agitò per bene,si assicurò che brulicasse di gas il più possibile,e infine,servendosi della protesi meccanica,riuscì a versarne il contenuto nel cofano della macchina.E a quel punto azionò finalmente i tergicristalli,alla massima potenza consentita.
Vi lascio immaginare.
L’acqua colorata schizzò ovunque come se fossero state tante goccioline di petardi imbrattando i parabrezza di quasi tutti gli inseguitori,che nell’odissea schiumosa che si andò a generare,non potendo né centrare il bersaglio,né tantomeno frenare andarono a cozzare uno contro l’altro o contro qualsiasi altro dettaglio che arricchisse ogni giorno la metropoli:lampioni,idranti,auto cittadine parcheggiate,palazzi e monumenti,invece che convergere addosso al Rosso!
Il caos.
Lester ce l’aveva fatta,ma a caro prezzo per Toronto:tutta la porzione di città percorsa durante l’inseguimento or ora appariva come un’interminabile scia di devastazione post-apocalittica,dove mezza Interpol ammaccata intasava la circolazione,le bolle di sapone e vernice avevano invaso ogni centimetro cubo a loro disposizione,e si poteva calcolare un costo federale dell’ammontare di 51.000.000.000 dollari d’Ontario.
Oltre al diretto interessato,al pandemonio erano sfuggiti anche la seconda auto della polizia,a bordo della quale stava uno sbigottito,allibito e indemoniato ispettore di nostra conoscenza,e la misteriosa auto in borghese,che si defilò all’orizzonte imboccando una rapida scorciatoia.
Devastando le macerie stesse che ancora incontrò sul proprio tragitto,Lester si diresse come una freccia nell’ufficio dei suoi amici,senza però trovarne traccia alcuna;contemporaneamente arrivò Hatchet che si fiondò come una furia al cospetto del povero commissario,bersagliandolo di accuse,minacce e “velati” insulti.
Alejandro si trovava già accanto pronto a confortare Owen dell’ennesimo rimprovero.
“UNO DEI SUOI UOMINI HA APPENA TRAFUGATO DALLA MIA SEDE IMPORTANTISSIMI,VITALI,FONDAMENTALI SEGRETISSIMI DI STATO,QUESTO,CASOMAI NON LO SAPESSE,PUTRIDO SACCO DI GELATINA,QUESTO…QUESTO E’ UN REATO INTERNAZIONALE!!!” sbraitò l’altro talmente a tono alto da farsi implodere le vene del collo.
“M-ma..c-chi..c-come..q-quando..?” balbettò con un filo di voce il ragazzone.
Al che intervenne Alejandro “Lester,naturalmente.E’ sempre stato un combinaguai,ma io ho sempre sospettato che fosse anche un doppiogiochista:è o non è vero che era lui il temibile Lester III,per anni vera e propria spina del fianco del qui distinto illustrissimo ispettore?”
“COOOOME?!!”
Hatchet rimase sinceramente folgorato dalla notizia.Nondimeno ebbe una scossa interna l’altro.
Owen si sentiva già spacciato…
Ma fu il fidato tenente a ridargli le forze,suggerendogli “Fossi in lei provvederei IMMEDIATAMENTE,anche solo per far sì che questo orango non ci denunci,è un consiglio da amigo,il mio”.
Sebbene titubante sulla improvvisa disonestà di uno dei suoi detective più abili,il commissario decise di effettuare immantinente l’arresto:Lester fu sorpreso ancor prima di reagire,dentro all’ufficio degli altri due detective,in merito ai quali Al inserì la classica pulce nell’orecchio,e quindi portato via dallo stesso ispettore Hatchet e nella stessa sede dell’Interpol per essere costretto a confessare ogni sua mossa,dopodichè per essere processato e imprigionato nella più terribile prigione federale,”L’Isola di Wawanakwaz”.
Ma il Rosso aveva comunque avuto quel poco tempo necessario per trovare il nascondiglio perfetto ai documenti sottratti,con grande disdoro di Owen,Hatchet e Alejandro.
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Mezz’ora più tardi o poco più,finalmente Noah e Christine tornarono alla loro postazione,del tutto inconsapevoli dei fattacci che erano successi,ma li potevano perfettamente decifrare dall’atmosfera elettrica e dagli occhi infiammati di molti colleghi e pezzi grossi che sembravano puntarli col collimatore.
“Strana atmosfera nell’aria,stasera…”
“Già,ci siamo attardati troppo nella nostra pausa caffè (perché è durata così POCO?Sob.),e per questo dobbiamo esserci evidentemente persi alcune previsioni del meteo:forti venti elettrici di negatività,accompagnati da pericoli torrenziali e rancori sparsi su tutta la stazione,o qualcosa del genere”.
Senza aggiungere altro,tornarono nel proprio ufficio:apparentemente nulla sembrava diverso da prima,ma ad occhio più approfondito…
Qualcosa di diverso,c’era.Eccome.
La foto di Izzy era stata rovesciata,come se fosse d’obbligo rimetterla in piedi sulla sua bella cornice:Noah lo fece quasi senza pensarci,così non si accorse subito dei segreti nascosti.
Christina invece fu più intuitiva: “Aspetta,carin..caro collega,ti sei accorto di quell’anomalo fogliettino?”
Prima che Noah potesse aprire le labbra per proferire parola in merito,Owen in compagnia degli agenti Eva e Brick,i più massicci sulla piazza,entrò di colpo quasi sfondando la porta dall’impeto,bersagliandoli di ordini e domande,del tipo “Ditemi subito dove eravate!Quando!Perchè!E per quale motivo Lester è scappato tornando proprio da voi!Detective Noah e Christina,subito nella sala interrogatori!SCATTARE!!!” e lo disse con tono così perentorio che perfino Noah,che ben lo conosceva,stentò a riconoscerlo.
Passarono un’ora infernale,sottoposti al giogo inquisitorio sia personalmente tenuto da Owen,che dagli altri colleghi investigatori,che da alcuni agenti federali,che dallo stesso Hatchet,ai quali in ogni caso risposero sempre con sincerità ma anche acidità e sarcasmo.
L’alibi di non essersi mai mossi dalla mensa convinse quasi tutti della loro innocenza,Owen compreso che addirittura ci tenne a scusarsi per i modi bruschi utilizzati,e raccontò loro dell’intera faccenda.
“Non fa niente,boss,lei ha solo fatto il proprio dovere” si affrettò a rispondere Noah,senza che l’altro capisse la tagliente doppia accezione di quella frase.
CAPITOLO 6:”La Macchina del Tempo”
Subito più tardi i due detective poterono finalmente far ritorno nel proprio ufficio,rigirati come tappeti,scoprendo che per via della perquisizione era stato completamente rivoluzionato e ripulito dalla scientifica e dagli uomini dell’Interpol…
“Grandioso” commentò Christina “Dopo la centrifuga cerebrale,adesso questo: dev’essere il giorno delle pulizie di Primavera anticipate.”
Quindi i due si misero subito a contemplare l’operato dei federali:niente male,si erano proprio portati via tutto,comprese le documentazioni e i rapporti dei precedenti delitti,buona parte del mobilio e pure alcuni effetti personali di Noah e altri che Noah conservava di Izzy.Il sarcastico detective provò un enorme senso di rancore misto a rabbia,perché al menefreghismo che in fin dei conti si era sempre aspettato dd subire svolgendo un lavoro del genere da parte dei suoi colleghi,Owen in primis,si era aggiunta l’aperta esacerbante intromissione nei suoi affari personali,ma soprattutto,nei suoi ricordi più intimi:aver rivoltato da cima a fondo senza alcun ritegno e limitazione il suo ufficio,significava aver contaminato letteralmente la sede dei suoi più cari e nostalgici momenti trascorsi con la collega.
Che rabbia!
Diede un calcio alla scrivania tale da far cadere a terra l’unica cosa che era stata lasciata al suo posto d’origine,la foto,che si frantumò rivelando i due indizi bomba lasciati da Lesterin..da Lester.
“E questi che cosa sono..?” prese in mano un foglietto ingiallito e un microfilm.
“Toh,ma guarda un po’…” chiosò pigramente l’altra,in realtà cercando solo di instillargli il maggiore interesse possibile “Prova a dedurlo”.
Dasari iniziò subito a leggere:
“29 Novembre 2013-Diaro di Clè “Chef” Hatchet Bennet.
Caro Chris,ti scrivo perché oggi per me è giunto il momento fatidico,il momento per uscire dall’ombra del semplice vigile urbano (o meglio inserviente factotum) e diventare un pezzo grosso,anzi,IL pezzo grosso di quell’ingrata agenzia federale per la quale mi ammazzo la schiena dalla stramaledetta bellezza di undici anni che risponde al nome di Interpol.
La ragione di tanto nervosismo e adrenalina sta nel fatto che sto per compiere l’azione più illegale della mia vita,ma che congegno da troppo tempo per potervi ora rinunciare.SE FUNZIONASSE,DIVENTEREI IL NUOVO ISPETTORE CAPO!
Tutto quello che devo fare è incastrare il figlio dell’ispettore attuale,da pochi giorni assunto alla gestione informatica della CIA,ma per farlo,rivolgendomi alle organizzazioni più spregevoli sulla piazza:un rischio incalcolabile,ma che DEVO avere il coraggio di tentare!!!”
Qui si interruppe il foglio,lasciando Noah roso dalla curiosità,anche perché era certo di aver capito già quasi tutto…incredibile cosa non era riuscito a procurargli Lester alla prima occasione tentata,il materiale che lui e i suoi pochi colleghi onesti rimasti dalla sua cercavano da una vita!
“Perfetto,il testo si ferma proprio sul più bello” rise amaramente.
“C’è ancora il microfilm” ricordò la partner fingendo nonchalance.
“Ah,già..”
Peccato che il solo proiettore disponibile si trovasse da tutt’altra parte,nella sala riunioni.
Che in quel momento era sorvegliata dalle guardie scelte personalmente da Owen.
“Tyler e Rory…non credo sarà troppo difficile procurarsi un posto in prima fila al “cinema” poliziesco,dopotutto”.
Nel frattempo in un angolo sconosciuto e inidentificabile della città,5 individui stavano discutendo in gran segreto in un vicolo talmente scuro,da farne scorgere solamente le sagome.
“Ci siamo tutti?” chiese l’ombra più aitante.
“No,perché siamo dei fantasmi” rispose con tono beffardo l’ombra dai capelli rossi.
“Per favore,taci,idiota” replicò una voce femminile e tagliente.
“Se fossimo stati invece dei lottatori di sumo te la saresti data a gambe,mia splendida,meheheh!” aggiunse ridacchiando in modo insopportabile la sagoma più bassa di tutte.
“Potremmo sbrigarci?Sono già in ritardo per la mia maschera di bellezza notturna!”
“Justin la Trota,non interessa a nessuno”.
“Guarda che io mi chiamo Justin la Lince,Scott Cibopersquali”.
“Me-eh-eh,pesante,questa”.
“E io sono Zannadisqualo,Labbraditrota idiota sfigato!”
“Intanto le mie labbra sono finite sulle più famose riviste di bellezza di tutto il Canada…”
“E sono state usate da testimonial per le pescherie giù all’angolo,ahahah!”
La donna dal cuore di serpe li interuppe entrambi “Avete finito di comportarvi come dei bambini di 5 anni?”,al che la prima sagoma riprese il controllo della situazione.
“Allora,signori,ognuno di voi si trova qui stasera perché rientra nei suoi piani approfittare della situazione il più possibile per poter finalmente fare le scarpe ai propri superiori:tu,Scott,al tuo boss della malavita,tu,Justin,beh,idem,Heather e Seijii,voi mirate a salire di livello nella graduatoria dei furfanti internazionali,Hatchet a divenire la massima autorità dell’Interpol e il sottoscritto a prendere il posto di quella Polpetta di Owen,possibilmente in un’altra sede che quella attuale,da qui poi a prendere il posto anche dei capi della Cia e dell’Interpol.”
Seijii alzò la mano “A proposito dell’ispettore boccalone…dov’è in questo momento?”
Alejandro scrollò le spalle.
“Quel cabròn?Probabilmente a sbraitare nel proprio ufficio contro sé stesso,poco importa,la cosa grave,per la quale vi ho convocato qui,è che quell’imbecille si è fatto soffiare via importanti prove che potrebbero mandare a monte i nostri piani,e QUELLI dei nostri veri capi (ai quali anche ad essi farò in un secondo momento le scarpe sfruttando nuove occasioni propizie).
Prove che vanno assolutamente recuperate,e qui mi rivolgo a voi tutti:
-Heather e Seijii,a voi spetterà il recupero delle suddette prove,e il rapimento di una certa persona che successivamente vi indicherò;
-Scott e Justin,voi dovrete liquidare tutti coloro che sono al corrente al momento,in primo luogo Noah e quella sua nuova collega della malora…anzi,occupatevi solo di lei,così il mio nemigo soffrirà ancora un po’ di più;
-Infine Hatchet troverà il modo di sistemare anche Lester,e io di sistemare lui.”
Gli altri applaudirono la sua infidia,con “ohh” e “bravo” vari,l’inchino gli venne spontaneo.
“Grazie,grazie..troppo gentili”
“Meh,domanda:abbiamo carta bianca?”
“Tutta quella che volete,è il tempo ad essere limitato:ognuno si metta all’opera immediatamente”.
“Sarà fatto” promisero all’unisono gli altri.
Tornando a Noah e Christine,i due erano riusciti a convincere le guardie a far loro usare la sala proiezioni,asserendo come scusa l’allettante idea di considerarlo “un cinema” al quale poter invitare su esclusivo permesso da parte di due dei loro superiori la recluta mozzafiato Lindsay!
I due accettarono pressochè all’istante,anzi,prima che ancora i detective terminassero la loro proposta,ma l’indecisione di Lindsay su chi di loro fosse il “suo Tyler” li fece rimanere fuori a discutere,mentre i detective poterono godersi il “film” tranquillamente.
Lo schermo scricchiolò e crepitò,prima di riprodurre l’immagine in tinta seppia di una giovane ragazza dai capelli biondi,e dagli occhiali da intellettuale,sullo schermo:
“Salve,il mio nome è Bright Hellys Phoenix,e come suppongo avrete già capito dal mio abbilgiamento,dallo strano macchinario che intravedete alle mia spalle,e dal mio gattino fosforescente-alza la zampetta e fai ciao ai federali telespettatori,Rybosoma!-geneticamente modificato,di professione faccio la scienziata di laboratorio,nella fattispecie l’inventrice.Scrib-scrib” la tipa si annotò qualcosa sul proprio taccuino,indi riprese.
“Ora,immagino che la vostra concezione di scienziati e inventori,che non siano i vostri ingegneri della CIA come lo era il mio padre adottivo,sia quella che ci vede come tizi strambi che destreggiandosi tra cavie,viti e alambicchi diamo vita a meraviglie tecnologiche tanto bizzarre quanto inutili sul piano pratico,e talvolta,pure pericolose,giusto?Scrib,scrib,scrib..
Non spero minimamente in un vostro cambio di opinione quando vi esporrò la mia grande ultima creazione,perché so già che ALMENO INIZIALMENTE non ci crederà nessuno,ma,ebbene,ve la dico in premessa:è una Macchina del Tempo.
Sia chiara un’altra premessa,questo che vedete è solo un prototipo,che provo per la prima volta,ma che ho già sperimentato con successo su altre cav-ehm-strap,pagina strappata dalla vostra memoria-altri volontari,tipo il mio gattino,che se l’è cavata egregiamente con un semplice ritocco al suo orologio biologico (5 anni di vita in meno del normale,nulla di scientificamente grave).
Ora passerò direttamente ad una dimostrazione pratic---crrrrrrrrr-----vzzzz----xxxx---kkss
“Perfetto!Non mi dire che sta succedendo ciò che penso.” sbottò Noah.
“Lex deve aver strapazzato un po’ troppo questo file…” suppose la partner.
“Anche qui,proprio sulla parte più interessante” proseguì frustrato.
Christine intanto elucubrava “Dunque…macchina del tempo,eh?...curioso sapere com’è andata a finire,e dov’è andata a finire”.
“Già,e anche perché è andata a finire…questa faccenda negli archivi della Interpol”.
Da fuori si era fatto tutto silenziosissimo,evidentemente se ne erano già andati tutti.
A un tratto però il detective dall’altezza modesta si animò:”Ma certo,Sam!”
Lui avrebbe saputo come aggiustare quel video mezzo rotto.
Prese il cappotto e si congedò in fretta con la collega,la curiosità in ballo era troppa per aspettare l’indomani.Anche se si era fatta notte fonda.
Christina dal canto suo si dirigeva sulla strada di rientro al suo condominio,assorta nelle deduzioni e nelle ipotesi che continuavano a balenarle in mente,ma a martellarle il cervello era soprattutto la data,quel 29 Novembre che le ricordava qualcosa di vitale:imprecò contro sé stessa per non sapere cosa fosse.
Poi tornò impassibile come sempre.
In meno di un quarto d’ora raggiunse la zona più scalcinata del quartiere dove si trovava l’appartamento di Sam.Noah lo conosceva press’a poco da una vita,essendo entrambi appassionati di videogames,tanto da aver combinato una bravata da giovanissimi,ma una volta entrato nel mondo del lavoro l’aveva perso di vista,dedito com’era alle indagini lui,alla riparazione di computer e console Sam.
Anche se non era propriamente il suo campo,il detective sapeva che non sarebbe rimasto deluso dall’operato del suo amico d’infanzia.
Come sempre lo trovò infognato e intento tra una marea di console e carabattole videoludiche varie.
Con due joystick in una sola mano,il mouse del computer nell’altra,e il touchscreen della Swii U che dirigeva pigiando i piedi nudi,appena sentì il trillo del citofono Sam urlò “Sto arrivando,un attimo che sconfiggo l’ultimo zomb..” nell’impeto di alzarsi ad aprire ruzzolò inciampando tra i vari cavi come un sacco di patate fuori dalla porta e giù tutta la sgangheratissima scala a chiocciola.
“Ahi,mi pulsa la spina dorsale..”
Oltretutto,la porta era già aperta di suo.
“E’ bello vedere che almeno tu non sei cambiato di una virgola,amico” stette sull’uscio Noah ridendo con tono sarcastico.
“GAME OVER” disse una voce meccanica dalla Swii U.
Frattanto due ombre scure si stagliavano nel buio della nottata,appostate sul tetto di fronte al palazzo di Christina…
“Ma quando arriva quella maledetta?Justin,renditi utile,aiutami a capire come si deve montare quest’affare.”
“Quale affare?”
“Il fucile da cecchino,no?Sveglia,è per questo che il preferito del boss sono io” replicò Scott.
“Se il boss fosse femmina senza dubbio sarei io il preferito”.
“Sì,sì,ecco bravo,crogiolati nei tuoi sogni”.
L’una di notte.Noah passeggiava avanti e indietro per tutta la baracca,schivando pezzi di pizza avariati e joystick i cui cavi sembravano piazzati apposta solo per inciamparci sopra e cadere comicamente di faccia,intanto che Sam trafficava davanti al suo portatile.
“Allora,come sta andando,mi sai dire qualcosa?”
“Per ora posso solo dirti che questo file è talmente strapazzato che mi fa pensare che o tu l’abbia recuperato dalla centrifuga di una lavatrice mentre veniva schiacciata dallo sfasciacarrozze o che un troll di Dungeons & Dragons ci si sia seduto sopra dopo averlo masticato” rispose il nerd pigiando freneticamente alcuni tasti.”In ogni caso ce l’ho quasi fatta,manca una manciata di minuti e te lo aggiusterò”.
“Sapevo che non mi avresti deluso,vecchio mio” annuì il detective con un mezzo sorriso.
“Yawn…basta,sono stufo!” sbottò di botto il gangster dai capelli color del ginger,producendosi in un grosso sbadiglio.
“A chi lo dici!Questa mancanza di sonno mi sta facendo venire le occhiaie,e le occhiaie uccidono il mio bellissimo viso.IN PIU’ NON CI CAPISCO NIENTE SU COME SI MONTI QUEST’AFFARE,IL MIO CERVELLO (che non uso spesso,ehm) NON VUOLE SAPERNE DI COLLABORARE!!!”
“Non è certo una novità.Vabbè,ne ho a sufficienza,tu resta qui a scervellarti con quel coso,io vado a dare un’occhiata: così il primo che l’avvista e l’ammazza,vince.
Tanto una rivoltella di scorta basterà con una simile mingherlina,eheh..”
Detto questo,scese lungo il cornicione e tosto raggiunse l’appartamento di fronte:non gli fu difficile forzare la serratura,anzi,gli era sembrato quasi fosse già aperta…da sola.Si dimenticò in fretta di quel dettaglio,ed entrò lesto nel salottino.
Justin poteva osservare tutto quanto dalla sua posizione,ma era troppo intento a imprecare dietro alle istruzioni per prestare bene attenzione.
Nel salottino si repirava una strana atmosfera,troppo fredda e tetra,anche per la residenza di una detective così cupa,inoltre la disposizione dei mobili era davvero…davvero…davvero strana.
Specie lo scotch legato tutt’attorno alla poltroncina in stile neo-gotico.
Scott si mise alla ricerca di un nascondiglio decente,avendo cura di non farsi vedere dal suo rivale: ci teneva troppo a infliggergli l’ennesima umiliazione anticipandolo nel commettere il delitto commissionato,così per davvero il soprannome di “Justin Troppo Tardo” gli si sarebbe cristallizzato addosso per l’eternità.
Al solo pensiero un sorriso maligno attraversò il suo volto,e subito dopo trovò quello che cercava “Ah,perfetto,quella tendina fa proprio al caso mio…sarà da qui che Scott Mangiasquali colpirà ancora una volta”.
…
…
“Riiiip…ma cosa,l’ho solo spostata e..e si è strappat…AHHHHHHHHHH!!!!”
Justin stava ancora lambiccandosi i (pochissimi) neuroni dietro al montaggio del collimatore,quando vide Scott sfracellarsi al suolo seguito da una reclinabile dal dorso chiodato.
In quel mentre entrò Christine,che si era attardata per una commissione,la quale osservando e contemplando lo sfacelo si limitò a mormorare…
“Ah,magnifico”.
“Magnifico,è veramente magnifico..” sussurrava con entusiasmo Sam “amico mio,ce l’ho FATTA!!!E ho anche lanciato un urlo di giubilo niente male,da Metal Guitar 7,almeno,no?”
“Direi piuttosto da Starfox…visto che sei riuscito a farmi partire i timpani per Plutone” si massaggiò l’orecchio l’altro.
Sam chiosò allegramente,sventagliando un CD “In ogni caso,ecco qui il tuo file che volevi,anche se in realtà ho dovuto rimasterizzarlo,formattarlo,e altri trucchi che fanno di noi nerd assi sia con l’elettronica che con le ragazze.Okay,solo con l’elettronica.”
“E bravo Sam.Prendi i popcorn,ho proprio voglia di gustarmi questo bel film.”
“Anche se a dire il vero ieri una sventolona da dieci e lode mi ha dato il suo numero…com’è che si chiamava?” assunse una posa pensierosa grattandosi il mento “Aveva il nome di una città…Denver..Domodossola…ah,sì,Dakota!Se non mi credi,te lo leggo:”610”.
Sì,so già cosa stai rimuginando,anch’io l’ho trovato troppo corto per essere il numero di un cellulare,ma evidentemente significa che è davvero speciale” piroettò inciampando nuovamente nelle console cadendo di faccia.
Noah raccolse il foglietto e ne fece un aeroplanino di carta con aria di sufficienza: “Sam,ottimo lavoro,ti sei fatto scrivere un suo SMS…e stavolta non sto facendo la parte del sarcastico”.
L’altro scosse la testa leggermente rintronato,non avendo capito dove volesse parare l’investigatore sarcastico,si rialzò dal pavimento e accese il lettore DVD.
Sullo schermo ricomparve la scienziata scomparsa..
“Ora passerò a darvene una dimostrazione pratica.Ok,vedete il mio gattino Rybosoma,sì?Tutto intento a gustarsi la sua pappa,sì?Scrib,scrib..la mutazione genetica non l’ha reso di certo meno ingordo rispetto a prima,è perfettamente rimasto sano come un pesce anche dopo l’esperimento,esattamente come lo sarò io,state a vedere.Entro in questo ai vostri occhi strano trabiccolo che sembra l’incrocio fra un telescopio e una lavatrice,e in effetti,lo è sul serio,e scompaio davanti ai vostri occhi,eppure voi riuscite ancora a sentire la mia voce forte e chiaro…com’è possibile,vi chiederete,scrib,scrib?
Semplice,in questo momento mi trovo in una dimensione sospesa nel tempo,e alla stregua di un fantasma posso modificare la realtà senza che nessuno se ne renda conto.State a vedere…riconcentratevi sul mio gattino intento a mangiarsi la sua pappa (anch’essa geneticamente modificata)..ora se la sta proprio gustando,digerendo nel suo piccolo stomaco (anch’esso geneticamente modificato)…ed ecco che improvvisamente ehi,notate meglio,ma è acqua quella che sta ingerendo?Eh,sì,la vostra vista non si inganna,e la prova è il musetto depresso del povero Rybo..poverino,la scienza è così insensibile alle volte,già.Scrib,scrib..appunto per me,ricordarsi di farmi perdonare concedendogli razione doppia questa sera…fatto.Ma torniamo a concentrarci:il tutto è avvenuto nella frazione di un secondo (x voi),il tempo di un battito di ciglia e ai croccantini si è sostituita una fresca ciotola d’acqua (di rubinetto),eppure la mia voce non vi è sembrata mai spostarsi dallo schermo,vero?Proprio così,la mia voce l’avete sentita ininterrottamente per questi 10 minuti di video (cioè,quelli di questa parte specifica del video) eppure il cambiamento è avvenuto –tac- in un secondo.Questo perché le onde sonore viaggiano più lentamente di quelle della luce,con la luce si perfeziona il vostro organo visivo,gli occhi,che vanno più lenti del vostro udito che invece mi ha sentito correttamente:in sostanza io sono andata nella stanza accanto,ho riempito una ciotola d’acqua,l’ho scambiata con quella della pappa,e…nella realtà il tutto mi è riuscito in un battito di ciglia (vostro),mentre nei dieci minuti realmente passati avete sentito la mia voce,perché meno veloce del tempo.
In sostanza grazie alla mia macchina ho potuto compiere in quello che a voi è sembrato l’arco di un millisecondo un’azione che avrebbe richiesto minimo 5 minuti,sul serio,considerando la distanza tra il mio laboratorio segreto e il lavandino della cucina,cioè,mi spiego,si tratta di due rampe di scale,scrib,scrib.
Stupiti?Lo suppongo.Ora pensate a cosa si potrebbe fare (di meno faceto) sfruttando la mia macchina:bloccare una catastrofe naturale nel durante che avviene,quando in realtà si è tornati almeno tre mesi indietro per prendere tutte le misure precauzionali e miracolanti del caso;oppure entrando più nello specifico del vostro lavoro bloccare la pallottola sparata addosso da un malvivente all’improvviso ad un essere umano innocente,chissà,un testimone importante,per esempio,piazzando per tempo uno specchio che defletta indietro all’illegittimo mittente il micidial colpo;o ancora impedire a un determinato evento passato (purchè si tratti di un passato recente con decorrenza di un massimo di 51 mesi) di verificarsi oppure predisporne voi uno nuovo,e altre cose del genere,buone o CATTIVE.Per questo mi sono rivolta direttamente a voi dipendenti del governo,perché sono certa che questa mia affascinante invenzione diventerebbe una responsabilità troppo grande e una minaccia troppo subdola per il mondo intero,QUALORA DOVESSE CADERE NELLE MANI SBAGLIATE,SCRIB,SCRIB.
Dunque,per adesso vi dovrei salutare,visto e considerato che Rybosoma pare non aver gradito il mio “esperimento”..e sapete,un micio geneticamente modificato conosce modi diversi rispetto ai normali gatti di infuriarsi:si gonfia,diventa completamente verde,e….ossequi,scrib,scrib.”
Sam e Noah stettero per qualche secondo completamente muti,poi il primo trovò il coraggio di dire “Uao,anche se ci ho capito quasi niente,è sembrata una cosa forte,nemmeno i cheaters riescono a fare di meglio”,il secondo rimuginò “Povera Bryght,lei e la sua invenzione già dall’inizio erano caduti nelle mani sbagliate,anzi,ci si erano proprio offerti”.
CAPITOLO 7: “L’Appuntappostamento”
Il mattino seguente i due detective si ritrovarono al bar del commissariato,uno spiazzo di 4 metri quadrati definito “bar” solo per via della presenza di due misere macchinette automatiche,una per gli espressi,l’altra per lo zucchero:Noah era stranamente più allegro del suo solito,dentro di sé sentiva una rinnovata passione ma soprattutto sentiva di essere finalmente arrivato alla pista giusta da seguire per risolvere il SUO caso;al contrario,Christina si reggeva a malapena in piedi,era spettinata,stanca,svogliata e aveva assunto un colorito quasi cadaverico.
Noah non potè trattenersi: “Nottataccia,eh?”
“Non solo quella anche il risveglio:che amenità passare tutta la notte al freddo per via della finestra sfondata da un malvivente a sua volta “sfondato” dalle decorazioni chiodate della mia poltrona preferita,per poi alle cinque del mattino risvegliarsi con l’alito delle corde vocali di un certo ispettore dell’Interpol spiaccicato direttamente sulla mia faccia assonnata per essere interrogata!” intanto che si prendeva il suo piccolo sfogo,provvedeva a dare mangime e pappa al suo pesciolino e al suo gattino che si era dovuta portar dietro avendo la casa sequestrata dalla scientifica.Il gatto,saziato,prese a leccarle dolcemente la faccia producendosi in leggeri miagolii.
“Giù,Mefisto,sta’ buono,in teoria non dovrei avervi portato qui..lo sa solo Noah”.
Finita la colazione di stampo minimalista,non ci fu neppure il tempo per digerirla che subito arrivò loro una notizia shock:la figlia di Owen era stata appena rapita!
Immediatamente dopo ne arrivò un’altra:i rapitori stavano di lì a poco per mettersi in contatto.
L’intero commissariato si precipitò al cospetto di Owen,che era pallido,e cosa più inquietante,inappetente…inappetente!Tra mormorii vari e volti preoccupati,il ragazzone indirizzò l’intero assembramento alla sala proiezioni,dove proiettò il filmato funesto.
Due sagome scure,una alta e l’altra bassissima,da leprecauno,e una terza al centro,innocente e singhiozzante.
Fu la sagoma microbica a parlare per prima:
“Me-eh-eh,che ne pensate adesso,sbirri?Vi siete messi contro le persone sbagliate,ma per fortuna hanno affidato la parte più ingrata ai soli gentiluomini della compaggine,infatti,non abbiamo torto neanche un capello a questa deliziosa creaturina…ma dipenderà da voi e in special modo dal vostro amabile e pacioccone commissario se questa carpetta di primo uovo farà o meno la fine dell’alice soppressata”.
Owen e altri pezzi grossi deglutirono a occhi spalancati.
“Veniamo al punto della faccenda” prese la parola l’altra,una voce fredda e tagliente,perfida,sibilante a momenti, “dovete smetterla di indagare sui delitti impossibili,dovete rassegnarvi a restare impotenti di fronte ad eventi che sfuggono alla vostra incompetente comprensione,ma soprattutto dovete pagarci il giusto prezzo,se desiderate riavere indietro viva questa bambina,altrimenti….
Puntò la pistola verso l’ombra singhiozzante,premendo il grilletto.
“Sniff,sob…e-ehi,non erano questi gli accord..BLAM!”
“Gli accordi sono cambiati,Justin”.
Non visto da nessuno,Alejandro si gustò la scena con occhi sognanti “Ah,è spietata proprio come me..che sogno di chica”.Tornò serio.
“Ovviamente non era quello il vero ostaggio,meh,ma potrebbe fare la stessa fine,a meno che non seguiate le indicazioni:portate stanotte un milione di dollari e ogni prova possibile che vi è rimasta al Vicolo Vancouver,e permetterete,ve lo prometto,a un buon padre di famiglia di poter riabbracciare VIVA la propria figliola adorata,meheheheheh!” qui si interruppe la minacciosissima registrazione,con la risata irritante dell’ignoto gnomo.
In tutta la sala le reazioni furono fra le più svariate:alcuni erano preoccupati,altri meditabondi,altri ancora in preda al panico,Owen paragonabile ad una statua di cera,gli altri detective grossomodo lo stesso,Christina caduta in un sonno impossibile da resistere e infine Lindsay a chiedersi “Ma che razza di film era questo?”.
Anche Noah si pose una domanda:”Da quando Owen ha una figlia?”.
Ma non gli si diede alcun tempo.Subito Owen cominciò a impartire ordini a destra e a manca,a perquisire personalmente tutti gli uffici,e,su consiglio del suo braccio destro Alejandro,a elaborare un piano che risolvesse la matassa,anche perché mai nella vita il commissariato avrebbe potuto raggranellare per tempo una somma del genere.Il trio si bunkerò nella stanza riservata esclusivamente a Owen.
“Hai ragione,Al,che facciamo,che posso fare?La mia adorata figlia!”
“Che si chiama…”
“Noah,non è il momento di prendermi in giro,HAI CAPITO BENE?!!”
“Era solo una domanda”.
Alejandro finse di riappacificarli.
“Capo,ignori il mio collega,Noah,sii più comprensivo e disponibile con il capo,sta passando un vero momentaccio,ahi gringos.In ogni caso,ci sono solo due alternative:rivolgersi all’Interpol…
Il paffuto ufficiale di polizia saltò come una molla.
“Oppure…un appostamento”.
“Co-come un appostamento?!”
“Ovvio,ci serve una trappola,un espediente che ci permetta di sorprendere quei furfanti al momento migliore,quando meno se lo aspetteranno…cioè al rilascio stesso di sua figlia” continuò il tenente.
“Se se ne dovessero accorgere?Voglio dire,Al,amico,un appostamento lo si nota,cacchio!”
Il secondo in comando fece scintillare i suoi occhi come una pantera che ghermisce la sua preda nella calma notturna:“Non se sarà del tipo che intendo io,commissario”.
“Cioè?”
“Lo faremo fare solo a Christina:la chica in questione è il nostro più recente acquisto,e scommetto che in borghese non la riconoscerebbero mai,anche se già di suo non si è ancora particolarmente distinta tra i titoli di cronaca,non come Lester e Noah,almeno,uhuh.”
Owen cominciò a rassicurarsi.
Noah invece cominciò a preoccuparsi.Ma in quel dialogo era evidente la sua totale impotenza,ormai il suo ex migliore amico era completamente sotto l’influenza di quell’anguilla ipnotica e complottista.
Ma avrebbe comunque fatto qualcosa,anche se questo gli sarebbe dovuto costare salato.Perchè dentro di sé ne presentiva l’esigenza.
Il commissario cercò di ricomporsi al meglio che poteva,scrollò le spalle con tono rassegnato e alla fine si decise sul da farsi: “E sia,seguiremo il tuo piano,Tenente,e…speriamo in bene”.
“Speranza vana in partenza” tossicchiò Noah.
Fu così che Christina,reggendosi a malapena sul volante masticando qualche caramellina gommosa al caffè,si diresse subito verso il luogo convenuto,verso la sua prossima e forse ultima missione…non che la cosa sembrasse entusiasmarla più di tanto:sommersa di documenti della massima segretezza investigativa e denaro falsificato ad arte com’era era un invito a nozze per qualsiasi poco di buono,indipendentemente che fosse un nemico o meno.
Tra l’altro a malapena sapeva la “strategia” pensata da Alejandro per sorprendere i rapitori senza il minimo rischio,cioè,sapeva solo che lei era l’ESCA.
(Cosa che aveva capito anche il suo collega)
Dal canto suo Noah venne spedito a casa di Christine per presenziare alle indagini sull’ultimo “delitto” che era avvenuto.
Hatchet stranamente non si era presentato alla festa,né lui né i suoi uomini,per questo era presente solo la scientifica di Toronto.
Il detective si era trovato raramente a collaborare con le persone che ci lavoravano,inoltre c’era un assillo interiore che lo astraeva dalla concentrazione,perciò si limitò a fare qualche domanda qua e là,almeno finchè non incrociò il Dr Mc Grady.Harold Norton Mc Grady era stato un suo vecchio compagno universitario,una mente brillante ma anche un po’ sfigata,tanto preciso con le analisi scientifiche quanto inetto con le donne,la cui carriera aveva zoppicato nel campo della Biologia scivolando in quello della Medicina Legale:era in sostanza quello che si occupava dei cadaveri.Una professione ideale per uno così bravo ad annoiare gli altri a morte.
All’insaputa di Dasari,il medico era stato trasferito parecchio tempo fa nel suo stesso distretto,ma lo stato depressivo che lo aveva colpito negli ultimi mesi per non dire anni gli aveva fatto perdere la voglia di seguire gran parte degli eventi del mondo esterno…
Harold lo riconobbe all’istante.
“Ma tu sei Noah!Esagerato,non sapevo lavorassi qui,e sei uno dei detective principali”.
L’altro evitò banali convenevoli “Come va con Leshawna…?”,chiese.
“Eh…continua a nascondermi i suoi sentimenti” replicò Mc Grady con una scrollatina di spalle di autoconforto.
“Capisco.Dunque,mi sai descrivere che cos’abbiamo qui?”
Harold ruotò lo sguardo a 360 gradi,e sulla poltrona gotica insanguinata fuori dalla finestra e sulle tende strappate di netto e su una catena di oggetti disposti a domino sui vari scaffali,metà dei quali ridotti uno sfacelo,poi si ripulì gli occhiali per darsi un certo tono e infine rispose con tono solenne “Trattasi di una reazione a catena”.
“Pitagora sui-chi”.
“Esattamente.La poltrona da punk di Christina era originariamente situata qui,a dieci centimetri dal balconcino,attorno a essa erano avvolti con lo scotch due fili sottili,uno collegato alle tende,l’altro girava attorno ai soprammobili che sono finiti in frantumi fino a legarsi al soprammobile più pesante,un qualcosa che non siamo riusciti ancora a identificare,ma che sicuramente doveva essere un oggetto tipico dell’inquilina dell’appartamento:tutto quel peso ha dato l’innesco al primo e al secondo filo che così hanno fatto girare la poltrona dalla parte pericolosa (lo schienale spunzonato) e a effetto flipper questa ha poi colpito la vittima sbalzandola e al contempo perforandola sfondando la finestra e buttandola giù direttamente in strada,dove è stata ritrovata il mattino dopo”.
“Di certo non è stata una bella fine.Quindi il tutto è partito da questa tenda?”
Mc Grady replicò con fierezza “Questa è la mia ipotesi”.
“Che invero sarebbe scientificamente inesatta.Ehu,permettete?”
A parlare,anzi,a intromettersi era il dr Sygfryd Mayer,arcinoto come il più logorroico,precisino e pedante membro dell’intero corpo della polizia scientifica.
Noah lo conosceva troppo bene…era la principale ragione per la quale cercava sempre di evitare il più possibile la scientifica del commissariato.”Perfetto…!”
Sygfryd non perse tempo:”Invero come stavo dicendo,mi duole,ma la sua teoria,esimio Mc Grady lecitamente dottorato in medicina legale,almeno constatando le affermazioni indi situate nel suo curriculum,è palesemente incorretta in quanto difetta peccaminosamente di un dettaglio:l’innaturalezza con la quale è avvenuto l’intero disdicevole accadimento.
Saremmo di fronte altrimenti alla prima reazione a catena illogicamente di senso inverso della storia!” si mosse quasi come per svenire teatralmente dall’orrore.
“Al solo pensiero,invero,di stravolgere siffattamente le leggi della fisica,invero vengo meno…ehu”.Dopochè svenne sul serio.
Per una frazione di secondo Noah sperò di poter fare un’autopsia anche su di lui,ma poi decise di tornare sull’indagine “Invero traducimi quello che ha detto,per favore”.
“Sostanzialmente ci sono due dettagli che stonano:il primo è come hanno fatto le tendine a strapparsi al minimo spostamento,il secondo e più rilevante è…l’effetto a catena per la disposizione dei fili avrebbe dovuto far muovere indietro e non avanti la poltrona,perciò è come se una forza invisibile e ignota avesse agito al momento opportuno per stravolgere questa logica e far sì che le cose andassero come volesse lei.Ma è assolutamente improbabile una cosa del genere,di solito”.
“Non così improbabile…” penso tra sé e sé l’investigatore.
Frattanto,al commissariato…
“Ma dov’è?Argh,dove si è cacciata?Sono anni che aspetto la mia vendetta,e mi sono già sbagliato 2 volte,hehehe,però mi è anche piaciuto,devo riconoscerlo.
Ho fatto soffrire già parecchie persone,al di là della mia vendetta personale,sto estendendo direttamente la mia rivalsa e il mio dolore sul MONDO INTERO,MUAHAHAHAH!”
D’un tratto qualcuno bussò alla porta,ed entrò la recluta Lindsay,sorprendendo la tenebrosa presenza.
“Buongiorno,ragazzi,vi ho portato nuove documentazioni da firm…ehi,ma qui non c’è nessuno?Ah,no,c’è qualcuno!BUONGIORNO!”
Restando nella penombra,una voce melliflua replicò prontamente “Buongiorno a lei,signorina recluta: capita a proposito,avrei una domanda da farle”.
“Anche io a dire la verità…”
L’ombra nella penombra cominciò ad agitarsi leggermente.
Ma la bionda poliziotta fugò ogni timore “Per caso sei tu Tyler?Lo cerco da una vita ma proprio non riesco a trovarlo,e mi ricordassi almeno com’era fatto”.
“No,mi spiace davvero.Adesso è il mio turno: sa gentilmente dirmi dove posso reperire la detective Christina Mc Lean?”
Lindsay rispose cordialmente:”E’ impegnata in una missione TOP SECRET che consiste in una specie di…agguanto..?Si dice così?A partire da questo momento potrà trovarla solo dirigendosi al Vicolo Vancouver,terzo semaforo a sinistra dal commissariato,tra le 16.00 del pomeriggio e le 02.00 della notte,in una mini cooper rosso carminio e col tetto color pece e il disegno di un teschio formato dalle lettere CML sulla portiera di destra,ah,e anche il fanalino di coda lampeggiante perché malfunzionante e lei non ha mai trovato la voglia di cambiarlo,ma io non le posso dire niente perché queste sono questioni di privato appannaggio della polizia,sono stata abbastanza cristallina?”
Il misterioso individuo sorrise,”Cristallina come un diamante” la ringraziò,e scomparve nell’aria.
“Chi era esattamente la vittima?” si chinò sull’asfalto per analizzare meglio i resti del cecchino.
“Dopo una complessa ricostruzione sono giunto alla conclusione che si tratti di Scott detto “Il Mangiasquali”,un malvivente noto in molte città dello stato canadese per furti e scorribande varie,ah,e anche per omicidi esecutivi.Una gran brutta persona,insomma.”
Noah annuì notando in terra l’arma del malandrino,un revolver da pochi spiccioli,un po’ strano per un gangster così navigato,oltretutto,era ormai palese che si era trovato lì solo per Christine…a proposito di Christine,chissà come stava?Il solo pensarci sembrava attizzargli il cuore sui carboni ardenti,si sforzò però di rimanere freddo e lucido sulla sua scena del crimine.
Se quel malavitoso era stato mandato per uccidere Christina,non avrebbe mai rischiato così tanto,un dettaglio troppo stonato “Se tu fossi un noto cecchino,cosa faresti?” si interrogò “Colpirei da lontano da un punto sufficientemente favorevole”..già,ma quale poteva essere in quel caso?Si voltò,e notò il luccichio:c’era il Kalashnikoff ancora non del tutto montato che Justin si era dimenticato di portarsi via prima di darsi alla fuga la notte prima!”Trovato”.
Quindi erano almeno in due,uno dei quali pronto a sporcarsi le mani in prima persona,Scott,l’altro invece a monitorare la situazione da lontano.Il reticolo collimatore verteva proprio sulla finestra della partner.
La sua partner…non riusciva proprio a levarsi il timore dalla testa,in cuor suo SENTIVA che qualcosa non andava,e non era solo il fatto che la strategia l’avesse avanzata Anguillandro…infine trovò la forza di cercare la risposta definitiva.
“Harold,che tu sappia Owen si è di nuovo sposato in questi ultimi tempi?”
Harold negò scandalizzato “SPOSARSI?!!Macchè,ma come potrebbe dopo il dolore di aver perso la sua Izzy?Non si è risposato né tantomeno ha avuto dei figli.
PAM!...
…
…
Lo sapeva.
Senza neanche congedarsi col medico legale,il detective Noah balzò in macchina e sfrecciò sul farsi del tramonto fino al luogo fatidico,non curandosi,non mostrando alcuna riflessione lucida,non minimamente pensando ai fatti e alle conseguenze che avrebbe comportato e causato.
“Noah,ma dove…” Harold non riuscì nemmeno a terminare la frase che una vettura in borghese lo investì all’improvviso alla massima velocità.
E poi ci fece retromarcia sopra.
La portiera si aprì leggermente “Questa è la tua parte,amigo,sappi che la tua Leshawna è ancora viva e vegeta come promesso,e grazie ancora per la tua spontanea collaborazione” e una pistola silenziata terminò l’opera.
“Christine,Christine!Dove è situata quella maledetta Via Vancouver?” Dasari sfrecciava a destra e a sinistra,un continuo profilarsi di curve sempre più strette e opprimenti,addentrandosi nei sobborghi periferici di Toronto,e la differenza era assai notevole:se in fin dei conti la sua era considerabile una zona residenziale,quella invece era la zona più underground,muri ricoperti di graffiti,decimazione progressiva dei lampioni,segni di vita urbana sempre più fievoli.Finalmente la via che cercava,”29 Va-cou-er S-r-et” lesse su una targa sbiadita e scrostata,ma c’era solo quella lì,dov’era la sua collega?
Si guardo attorno circondato solo da mura buie e fitte,così opprimenti e mal costruite che non filtrava un raggio di luce da nessuna parte “Ci dev’essere stato un qualche discendente di Lindsay tra gli assessori urbani quando costruirono questa città” scherzò per allentare la pressione…si sentiva costantemente osservato.
A un certo punto il vicolo si fece talmente stretto che proseguire con la sua volante era sconsigliabile,così fu costretto a scendere,e subito una voce lo richiamò dalle tenebre “Che cosa ci fai tu qui?”,era la detective dai capelli rossi,pigramente appoggiata sul cofano della propria vettura borghese,una mini cooper completamente nera.
“St-stai bene,nessuno ti ha sorpreso all’improvvis..cioè..niente,sono venuto perché ho pensato che avessi bisogno di una spalla per la tua missione.” Si atteggiò simulando indifferenza,ma rinfoderare il cappello era solo un modo per nascondere il rossore dovuto all’imbarazzo,eppure doveva DIRGLIELO,FARSI CORAGGIO,anche per il suo bene.
Stava per dire qualcosa quando l’altra lo interruppe “O forse perché pensavi che fossi in imminente pericolo perché in realtà non esiste alcun rapimento?”
Noah rimase al contempo sorpreso e stordito “Come aveva fatto a intuirlo pure lei…?” si domandò nel subconscio,”In ogni caso,sono appena le cinque del pomeriggio,il mio appuntamento o appostamento che dir si voglia è fissato dalla mezzanotte in poi,quindi” proseguì la ragazza,sbadigliando un poco e rientrando nella propria macchina.
Solo le cinque?Il ragazzo non sapeva se riderne,essere sollevato oppure ancora più imbarazzato,tutta la sua apprensione si era rivelata pleonastica,il tempo a disposizione c’era eccome,ed egli avrebbe potuto impiegarlo magari indagando meglio sull’ultimo delitto:si portò la mano alla fronte in segno di disapprovazione.Poi strabuzzò gli occhi in un misto di confusione e panico: si può sapere per quale motivo si trovava ancora in quel buco?Christine era lungi dal trovarsi in pericolo,e poi gli era stato vietato dallo stesso Owen di intervenire,e lui aveva disobbedito,ma che cosa gli stava passando per la mente e per il cuore in quelle ultime ore?
“Comunque,grazie per esserti premurato di controllare,anche se in anticipo” aprì la portiera con un mezzo sorriso lei “accomodati pure,a meno che per te non sia un’amenità gelare in solitaria in una fogna del genere per altre 7 ore”.
“Non credo sia questo il genere di attività che mi diverte” replicò Noah celando l’enorme emozione provata in quel momento dietro a un garbato sarcasmo dei suoi,indi entrò,nell’auto dove si diffondeva un forte profumo di incenso.
La vettura era piccola ma stranamente accogliente,sedili in pelle nera,gingilli gotici appesi sul cruscotto,un Arbre Magique al profumo di crisantemo,e soprattutto una bella ragazza in trench scuro a fissarlo coi suoi occhi bicolore,a palpebre abbassate e accigliate,come di consueto.Per il detective sarcastico si stava schiudendo una dimensione sospesa nel tempo,gli pareva tutto così distorto,offuscato,col cuore che batteva come mai prima d’ora (di solito accadeva solo se si metteva a fare jogging,ma questo accadeva una volta ogni nomina del Presidente,4 anni almeno),inoltre lei sembrava più magnetica e attraente come finora non l’aveva osservata..così da vicino.Notando questa sua paralisi,l’investigatrice allentò la magia “Senti…” anche se in realtà pure in lei si stava disgelando un ignoto sentimento “ti posso offrire qualcosa,se ti va.Ho le caramelle al caffè oppure il mangime di Lapìde,quale preferisci?” al che l’altro sembrò smuoversi,poi rise e lei,cosa rara da moltissimi anni,rise a sua volta,una risata nata dal sarcasmo ma non sarcastica come sempre,bensì sincera,pura,immediata.
Noah infine rispose “Uhm..dopo una luuunga riflessione opto per le pocket coffee”,e i due trascorsero un po’ di tempo deliziandosi a vicenda della propria ironia pungente,e raccontandosi alcune esperienze vissute.
……………..
…………......
Passarono così alcune ore,ormai malgrado il buio ci fosse già di suo,si capiva che era calata la sera vera e propria,se possibile l’atmosfera si era fatta più gelida e silente,sebbene i due fossero troppo occupati per farci caso.
“Così in quell’occasione fece saltare in aria l’intero luogo del crimine solo per impedire che altri ne potessero inquinare le tracce!”
“Certo che Izzy era una collega davvero fuori dalla norma,specie per te…”
L’umorismo di Noah si spense all’istante:ancora non aveva metabolizzato a distanza di giorni la perdita della sua migliore amica.
“Scusa,non volevo”.
“No,non è niente” si affrettò a replicare lui.Un pizzico di mestizia si deduceva dal tono di voce,che si era affievolito.
“Izzy..era unica nel suo genere” ritrovò la voce e con essa il coraggio di parlare “Pur essendo collocati su due pianeti diversi,io la Terra lei ovunque basta che fuori dalla Via Lattea (almeno),l’alchimia era perfetta,io le volevo un gran bene,anzi,e sei la prima alla quale lo confesso,si può dire quasi che la amavo.Però ho sempre tenuto nascosto questo sentimento,perché la vedevo sempre più felice e posizionata al fianco di Owen,e infine mi arresi all’evidenza,che fossero fatti l’uno per l’altra e che separarli non sarebbe stato possibile senza sentirmi un VERME”.
“Oh”.
Dasari proseguì inspirando profondamente e accavallando le corte gambe,con il volto tipico da apnea sottomarina “E con mia grande sorpresa,questo stesso dramma lo sto rivivendo da quando ti ho conosciuta.”
“OH”.
Christine si era come pietrificata,Noah al vederla si fustigò mentalmente:questa volta l’aveva fatta davvero grossa!Non la conosceva che da meno di una settimana e le confessava il suo amore per lei?Perfetto”.Di lì a poco lei sarebbe svenuta e lui direttamente morto stecchito dall’imbarazzo,già lo presentiva.
“Mi dispiace,ecco,non so proprio cosa mi abbia preso…”
“Quindi” aggiustando lo specchietto mentre scartava una caramella con noncuranza “siamo passati dall’appostamento…all’appuntamento:un appuntappostamento” e lo baciò.
Noah ricambiò subito folgorato come un robot automatico,e in un lampo accadde quel che doveva accadere.
Lui le sfilò il trench,mentre lei delicatamente gli sbottonò la giacca,e da quel momento si fermò il tempo,e soltanto quella Mini Cooper nera ebbe il privilegio di essere testimone della prova che anche tra due individui all’apparenza tanto sarcastici quanto aridi e anaffettivi può svilupparsi la magia dell’amore.
Frattanto una delicata pioggia cominciò a picchettare ritmando romanticamente l’atmosfera….
…plik,plik,plik
…plik,plik,plik
…plik,plik,plik.
E con aliena rapidità venne la mezzanotte.
Le “23:55” lampeggiavano sul monitor dell’auto,incredibile come quella che pareva un’eternità era trascorsa in un attimo di spazio-tempo,al che la ragazza si rivestì in fretta,si sistemò un po’ e con un profondo sospiro cominciò a preparare l’occorrente:documenti scottanti,denaro da usare come riscatto,e un’arma per incastrarli,anche se da sola era PALESE che non avrebbe potuto servirle poi molto alla causa.Leggermente ancora stordito,anche Noah si diede un’aggiustata:riallacciò i pantaloni,scovò la sua giacca sepolta sotto al sedile,ma..diamine,le scarpe dov’erano finite?Decise di restare in macchina cercando un po’ ovunque,e fu così che notò la mancanza di un pedale.
I pensieri di entrambi vorticavano ancora attorno tutto quello che era successo e si era consumato tra loro così inaspettatamente quanto velocemente…ma a quanto pare per i rimuginamenti non c’era più il momento.
Un’auto completamente nera,pure nei finestrini,comparve nella sua snella e lunga sagoma proprio davanti all’unica entrata/barra uscita di quella zona:a questa evenienza non avevano pensato…?,si interrogò il detective tra sé e sé,poi al panico si sostituì il solito atteggiamento sarcastico “Eccome se ci avevano pensato”.
Finalmente recuperò anche le scarpe,ma ormai non gli restava altro che attendere,e solo eventualmente,intervenire.Abbassò il finestrino per sbirciare.
Dalla muscle uscirono i rapitori,seminascosti nella penombra,ma lo stesso riconoscibili,la ragazza alta dagli occhi stilettanti e dai lunghi capelli corvini e il leprecauno dai capelli blu smeraldo,che fu proprio il primo a parlare: “Me-eh-eh,allora,ci ha portato quanto richiesto,detective…Mc Lean?” chiese con un ghigno che scintillò nell’oscurità.
“MC LEAN?”,come potevano saperlo?La risposta fu immediata:era una trappola.Di lì a poco l’incolumità della sua socia sarebbe dipesa esclusivamente da una sua azione,ma cosa,cosa fare?Dasari decise di analizzare a fondo la situazione,e aspettare il miglior momento possibile per colpire.
Christina frattanto negoziava con Seijii “No,in realtà mi trovo qui solo perché avevo voglia di fare un pic-nic fuori dagli schemi,scegliendo al posto di un ridente spiazzo questa malsana periferia…certo che ce li ho,sono in questa valigetta,piuttosto fuori l’ostaggio”,”Ma certo,sono un uomo di parola,io,limpido come un luccio d’alta montagna,la piccina in questo momento si trova in macchina”…”E dubito che oggi ne uscirà” a concludere fu la donna in nero.
Indi estraè la pistola,lunga e affilata,puntandola dritta sull’investigatrice.
“Me-ahi-ahi,qualcuno qui non ha rispettato gli accordi,meh?” pur non sapendo cosa doveva aver notato la sua partner,il leprecauno dai capelli blu era certo che ci fosse qualche altro sbirro nei paraggi,ma si limitò ad appoggiarsi alla muscle per gustarsi la scena:dopotutto la killer del duo era sempre la femme fatale.Emise per l’ennesima volta la sua beffarda e irritante risata.
NO!Noah in cuor suo si disse che doveva intervenire immediatamente,ma c’era troppa nebbia a quell’ora per riuscire a prendere la mira così lontano com’era,e Heather lo aveva già individuato per qualche misterioso motivo.
Allora notò che l’unica cosa che rischiarava quel vicolo buio erano gli stessi fanalini accesi delle due automobili:spense quelli della vettura di Christina con i comandi,quelli dell’auto dei due criminali con due colpi di pistola ben mirati,facendo piombare il buio più totale!
“Meh,che succede?”
“Diamine!” sbraitò Heather.
“Scappa Christin..WAMP” d’un tratto l’auto accese da sola sia i fari antinebbia che gli abbaglianti,facendo luce come se fosse giorno!”Peeerfetto”.
“Magnifico” aggiunse la partner,che non aveva manco iniziato a muoversi.
Avendo Heather praticamente davanti sparò mentre questa era ancora abbagliata,ma la mora si scostò in tempo.Come caspita aveva fatto?
Primo a riprendersi,Seijii “Simili trucchetti non funzionano con la mia ragazza,neppure io me lo spiego,ma pare quasi una sensitiva,riesce in cose inspiegabili come il nostro…
“Taci,imbecille” lo zittì la donna dal cuore nero “Dobbiamo andarcene subito”.
Senza troppe cerimonie roteò in macchina,e tosto il fidanzato girò la chiave e partì a razzo.Il tempo che la muscle scomparisse nei meandri oscuri del vicolo,che una miriade di fari dall’alto,dagli angoli,e dalle stesse entrate e uscite apparve per tutto il circondario abbagliando ogni anfratto,l’ululare delle sirene tradì che doveva trattarsi dei colleghi del commissariato e dell’Interpol.
“POLIZIA,SIETE IN ARRESTO!Ma..COOOSA??” ululò al megafono un ben noto ispettore di nostra conoscenza.”SONO GIA’ SCAPPATI?BRANCO DI IDIOTI,CHI HA MANDATO TUTTO QUANTO A MONTE?” i suoi occhi infuocati non poterono fare a meno di accorgersi del detective Dasari..solo di lui,però.
Eh,sì,quella era stata orchestrata davvero alla perfezione come trappola.
A quel punto non gli restava che scappare,anche perché il tempo delle chiacchiere era cessato,i primi proiettili volarono nell’aria “Presto,salta su,guido io” invitò velocemente la collega a salire.
La Mini Cooper ripartì con insolita velocità,sembrava a suo agio in quel postaccio angusto e pieno di strettoie,anzi si guidava quasi da sola.Dietro di loro una moltitudine di veicoli federali e non,a sparare erano i SUOI STESSI COLLEGHI,compresi i più tonti “Ormai hanno già preso il controllo di tutti quanti” pensò rassegnandosi.
“A questo punto,dunque,che si fa?” domandò la ragazza.
“Non so…” a un certo punto si ricordò del pedale del freno,rimosso “io,tu invece scendi qui,adesso!” a malincuore la buttò fuori nei pressi della sua volante,sussurrandole un qualcosa,poi si preparò allo schianto:poco vicino all’uscita da quella specie di imbuto suburbano l’auto deviò improvvisamente fuori controllo andando addosso ad un lampione,e con esso,si spense tutto.
Fece in tempo a sentirsi le corde vocali di Hatchet spiaccicate addosso con un “SEI IN ARRESTO!!!” prima di assopirsi privo di energie.
CAPITOLO 8:”Evasione Impossibile”
Noah si risvegliò il mattino dopo,intontito,contuso,perso:si trovava in Paradiso o all’Inferno?Si chiese.
“Ahii,la mia testa..dove sono finito,esattamente?” si massaggiò il bozzo sulla fronte.
“Al Grand Hotel,e ti sei svegliato appena in tempo per godere del SERVIZIO IN CAMERA” rispose una voce tetra e beffarda, da sopra una brandina, lanciando un coltello quasi a sfiorarlo.
“Sveglia, mammolette, è l’ora della colazione:mangiatevi la vostra sbobba,ciurmaglia di baccalà!” improvvisamente tuonò davanti alla cella una donna dai capelli biondi e corti,in divisa da poliziotta e aria severa,recante incise sulla targhetta le lettere J e O,aprì la serratura e schiaffò della poltiglia melmosa in faccia al ragazzo,prima di richiudere con un “Buon Appetito, gamberetto”.
Noah capì all’istante e scrollò le spalle “Perfetto,sono finito in galera”,allora dalla branda scese un delinquente con la cresta color ramarro e il pizzetto e piercing,e altri dettagli da strada,che lo fecero riconoscere come una vecchia conoscenza,un ex indagato per i delitti impossibili,Duncan,quello che aveva fatto fuori le due sue fidanzate in una mossa sola,”Questa non è una semplice galera,è Wawanakwatraz,il carcere più inviolabile del mondo,situato nel bel mezzo del nulla nel lago di Muskoka.Ma tu…ora che ti squadro come si deve,ma sì,sei uno sbirro!” indi lo afferrò per il labbro “Se sei stato infilato qui per indagare e spiarmi 24 ore al giorno nella speranza che confessi un delitto che non ho mai commesso,sappi che nel frattempo farò in tempo a atttuarlo per davvero un delitto,mi sono spiegato?”,ma Noah non batteva ciglio e così lo lasciò andare.
“Poco fa hai detto che questo era un albergo,beh,allora se il servizio in camera fa schifo,la compagnia si prospetta pure peggiore”.
Non fece in tempo a orientarsi in quei 51 metri cubi di cella che Jo tornò accompagnata da altri due guardiani alti,grossi e muscolosi,sbraitando e dando direttive “Piscialetto,Pompato,restate qui a fare la guardia,detenuto Noah,tu vieni con me,forza,magari accelerando il passo,facendo andare quelle gambette striminzite”.
Lo condusse lestamente in una stanzetta buia e angusta,dove una luce accecante lo abbagliò immediatamente:c’era l’Ispettore Hatchet in persona a reggere quella dannata lampada sparata direttamente addosso a lui.
L’omone non perse tempo “Allora,si può sapere cosa è successo?Ti rendi conto di aver intralciato una cruciale operazione di polizia ordita da mesi..cioè..settiman..ehm..giorni,oh,insomma,ore?Di aver messo a serio repentaglio una vita innocente?!”
“Quale,quella della figlia inesistente di Owen?” chiese a sua volta con acidità l’ex detective.
Chef si lasciò scappare un “E tu questo come lo sai?” ma deviò presto da quel discorso anche se sbiancando leggermente e sudando come non mai sbraitandogli addosso “Insomma,CHE COSA CI FACEVI LI’ SENZA ALCUNA AUTORIZZAZIONE?”.Noah stava per replicare qualcosa quando “Ma soprattutto,cosa stavi facendo con Christina,Noah?” nascosto nell’ombra fino a quel momento intervenì il corpulento commissario in persona,con un volto di ghiaccio.
Noah perdette improvvisamente tutta la sua sicurezza e proverbiale sarcastica sfacciataggine,e questo perché poteva perfettamente fronteggiare quel solito pallone gonfiato di insulti e minacce dell’ispettore,ma non il suo miglior amico in un umore e un modo di fare che fino a quel momento non gli aveva ancora visto prima.In più si vergognava terribilmente a spifferare quanto fosse accaduto la notte precedente tra lui e la collega.
Owen incalzò “Allora?!?” con gli occhi lampeggianti dal furore “Hai messo a repentaglio la sicurezza della mia figliola per una motivazione che non mi sai spiegare..?Cosa c’è sotto.Parla,è un ordine e io sono il tuo capo!”.
“Anche se io parlassi,a che servirebbe?”
“Servirebbe a salvarti la vita” replicò asciutto il paffuto commissario.
Il giovane detective deglutì a queste ultime parole,notandolo,Hatchet si affrettò a dire “Su di te e Lester ci sono capi di imputazione per danni così gravi da farvi meritare la forca elettrica!”,Owen confermò con un cenno del capo.
Ma Noah sapeva che tutto era già stato progettato in via preliminare,quindi non gli avrebbero comunque salvato la vita in nessun caso,perciò si fece coraggio e ostinò il proprio silenzio.
Capendo che non c’era niente altro da fare,i due tutori della legge pezzi grossi dei rispettivi settori richiamarono Jo perché lo riportasse dentro,dei due Owen si congedò “Addio,la sentenza è fissata per domani all’alba,mi dispiace”.
Senza troppe cerimonie,la dispotica guardiana lo schiaffò nuovamente in gattabuia,abbandonandolo a sé stesso.
Frattanto la partner Christina non se la passava altrettanto bene…era sfuggita alla cattura e la trovata di Noah di farla rifugiare nella SUA macchina le aveva procurato un alibi di ferro,ma ora toccava a lei sola risolvere il sempre più complicato mistero.Malvista e spettegolata dai colleghi,anche i più pivelli.
In più era evidente che era la vera vittima oggetto di tutti quegli attentati degli ultimi tempi.
“Molto bene.Vediamo di fare mente locale” sedette nel suo nuovo ufficio,chiudendo a chiave la porta.”Una scienziata e la sua macchina del tempo sono sparite nel nulla poco prima degli ultimi attentati.Gli ultimi attentati hanno riguardato Izzy e Zoey,apparentemente due ragazze totalmente estranee l’una dall’altra,e invece ci doveva essere qualcosa che le accomunava tra loro…e a me stessa,visto quel che è successo ieri alla mia macchina e l’altroieri a casa mia.”
Fece una pausa.
“Il rapimento della fantomatica figlia del commissario locale era finalizzato a tendere una trappola a noi due,e guarda caso l’idea l’ha avuta quel serpente del tenente”,ma anche i killer non avevano saputo recitar bene:si vedeva che sapevano già tutto in anticipo.Riflettè attentamente,arrivando a un’ovvia conclusione:Alejandro,i suoi scherani e soprattutto la Mente che agiva nell’ombra dietro di loro dovevano essere in possesso dell’invenzione di Bryd..ehm..Bryget..no,Brigt..insomma,la scienziata.
Tornato in cella, Noah venne subito “accolto” nuovamente da Duncan, che gli afferrò il labbro inferiore con violenza “Adesso mi sono ricordato dove ho già visto la tua faccia, detective, tu sei proprio quello che mi ha fatto finire dietro alle sbarre con le sue maledette indagini. Preparati a fare una brutta fine!” Noah scrollò le spalle anche quando l’altro estraè un coltello dal taschino, replicando semplicemente “Se proprio devo…comunque, se aspetti ancora qualche ora, potrai risparmiarti la fatica, visto che sono stato condannato alla sedia elettrica.” “Alla sedia elettrica?” Duncan sembrò sorpreso poi lasciò andare la presa e si sdraiò sulla propria brandina “Gran brutta situazione. Questo cambia tutto, sentiti pure a casa tua qui dentro, ti sono solidale solo perché adesso sai anche tu cosa si prova ad essere incastrati dalla cosiddetta giustizia.” Il disprezzo con cui aveva pronunciato l’ultima parola era evidente. Siccè si alzò di scatto e guardo dritto in faccia il suo nemico “Non le ho uccise io Courtney e Gwen, per quanto entrambe mi facessero uscire dai gangheri non avrei mai potuto arrivare a compiere un gesto così meschino, se devo uccidere qualcuno non mi servo certo di un lampadario manomesso, quattro coltellate e via, capito il concetto? Comunque non avrei mai avuto un simile coraggio, le amavo troppo, nei loro pregi e soprattutto difetti, e poi ero già ospite del riformatorio per un furto da niente, come avrei potuto?” Noah restò impassibile, era ormai troppo rassegnato e apatico per essere lucido e ascoltare: senza dire una parola, si mise a letto. Volva almeno farsi un ultimo pisolino pomeridiano prima della fine. Ma non ci riuscì. Il continuo rumore dello sciacquone era un vero disturbo per il suo sonno. Finchè non ne ebbe abbastanza, sbottò contro Duncan: “Ma posso sapere quanto spesso devi andare al gabinetto?” Duncan lo zittì, e avvicinò l’orecchio come se aspettasse di sentire qualcosa dal water. “Ah, ho capito, ci dialoghi, proprio vero che tra simili ci si intende” chiosò provocatoriamente l’altro, venendo per poco trafitto dal coltellino del delinquente. “Chiudi quella tazza, e fammi ascoltare. Scrrooosh, scrooosh, scrosh.” Poi Duncan azionò nuovamente lo scarico, due colpi brevi e uno lungo, sembrava averlo fatto intenzionalmente, d’un tratto Noah capì: era un messaggio in codice morse! “Ingegnoso” disse “Ma con chi stai, come dire, comunicando?” “Non sono affaracci tuoi, argh, riecco le sentinelle.” Chiuse in fretta la tazza.
Brick e Lightning passarono meccanicamente davanti alla cella, il primo camminando perfettamente in riga come un soldato di guardia alla legione straniera, il secondo pompando il petto e ripetendo “Shabam” ogni tre passi.
Una volta che furono abbastanza distanti, Duncan riprese il dialogo con il gabinetto “Se proprio vuoi saperlo, mi sto scambiando preziose informazioni con il detenuto 25-51 dell’altro braccio. Ehi, Lester, adesso i pinguini sono nel mio braccio! Scrooosh, scrosh, scro-croosh!” Noah doveva immaginarselo, soltanto a Lester Komby poteva venire in mente un sistema del genere per comunicare, ma agli scroscii a un certo punto si sostituì direttamente la voce “Duuuncaan? Mi senti? Ho appena scoperto un nuovo sistema per comunicare, basta usare il tubo di scarico come se fosse un MEGAFONO!” che rimbombò per tutta l’area, Duncan prese in fretta il suo tubo di scarico, lo divelse, e replicò “Ma sei impazzito, vuoi farci beccare?!” Lester lo placò “Tranquillo, mi sono già fatto passare per pazzo dalle guardie, che adesso non fanno più neanche caso a tutte le mie stranezze e i miei bizzarri comportamenti.” Noah aggiunse un “Ti credo..” sottovoce. Frattanto le sentinelle erano di nuovo scese al braccio dove stava recluso Lester, questa volta però c’era anche Jo con loro. “Ehi, tu, Astice Folle, cosa stai facendo, ancora a parlare con quel gabinetto?” Lester sorrise “Già, è un po’ come tenere un diario segreto, e ho deciso di dargli per questo un nome, Dunkan, ah! Come suona? Come un vibrafono gigante o come un organo senza organi?!!” Jo borbottò qualcosa a proposito della sua follia e fece cenno agli altri due subordinati di seguirla al piano sotterraneo. Lester ghignò soddisfatto “Ke vi avevo detto? E’ tutto sotto kombtrollo! In ogni caso, adesso la via è completamente libera, il trio testosterone è sceso nei sotterranei della prigione.” Prima che Duncan potesse rispondere “In ogni caso, se Noah è lì accanto a te, me lo passi?” Noah prese in mano il melmoso tubo da Duncan e sarcasticamente fece finta che fosse la cornetta di un telefono. “Qui Noah all’apparecchio. Che desidera Mr. Komby? Parli adesso perché ormai mi resta poco tempo.” Lester urlò allegramente “NOAH! Finalmente possiamo parlare indisturbati! Ho tante di quelle novità da riferirti che non hai idea, ma ovviamente non posso farlo via gabinetto, né tantomeno lavandino, giuro, ho provato prima quella via ma i suoni venivano tutti gorgoglianti, però dal lavandino ho ricavato uno strumento musicale alla fine: una chitarra! Mi è bastato legare qualche stringa al tubo principale e..” “Lester, arriva al punto, rimuovendo qualsiasi parentesi folle.”
“D’accordo…ci provo. Togliendo questo aneddoto, cancellando questa dilazione riguardo l’altro strumento musicale che mi sono creato, e infine rimuovendo tutto il resto di parentesi tonde, quadre, cubiche, e soprattutto insane, ecco, HO UN PIANO.”
Le orecchie di Duncan si mossero come quelle di un levriero al sentire il fruscio di una preda “Ho sentito bene la parola che ho sentito? E’ impossibile evadere da qui, lo so per esperienza: non ci sono finestre che diano sulla strada, le tubature sono tutte sigillate, il che spiega perché qui l’acqua arriva sempre a gocce, gli impianti di aerazione sono tutti lontani dalle celle, e le mura sono maledettamente solide, e quell’unico coltello che mi è rimasto dritto mi serve per tagliarmi i capelli e pulirmi i denti.
“Raffinato.” commentò Noah.
“Non sono affari tuoi, chiaro?” minacciò l’altro.
“L’impossibile è il mio pane quotidiano mentre la follia è il companatico, perciò se un’evasione è impossibile, per me è un gioco da ragazzi. Ah! *POSA EPICA*” un disegno di Lester intento a fare la suddetta posa emerse in superficie al momento giusto. Sia Noah che Duncan si scambiarono un’occhiata di stupore, smisero di litigare, e si prepararono ad ascoltare.
Lester spiegò il piano con la sua solita teatralità e intercalando vari aneddoti folli e aprendo parentesi totalmente insensate quanto infinite, ma alla fine riuscì a convincerli. Noah non potè fare a meno di fare una risatina ironica e nervosa: Lester era la sua sola speranza di salvezza…Lester.
Era ormai tarda sera quando avvenne il secondo meeting fra il tenente e i suoi foschi alleati. Dapprima arrivò lui con la sua Seat in colori borghesi, poi fu la volta della scassatissima Dodge dell’ispettore, e infine giunse la nera Honda Civic, dalla quale scesero Heather e il suo infido compagno. Due colpi di abbagliante era il segnale di riconoscimento. All’appello mancavano solo i due rappresentanti della malavita dei bassifondi, Scott e Justin, per ovvi motivi. “E’ tutto fatto.” Hatchet prese la parola, madido di sudore, terribilmente ansioso di dimostrare qualcosa “Domani i due detective inopportuni saranno pronti per la griglia sulla sedia elettrica, e io ho già recuperato tutte le prove da loro trafugate. ..C’è mancato poco.” Alejandro parlò “Hai proprio ragione, il tuo errore mi ha costretto ad accelerare il piano e espormi in prima persona per neutralizzare Lester, che ti ha pedinato in lungo e in largo senza che tu minimamente te ne accorgessi.” L’ispettore balbettò le sue scuse, con sorprendente remissività rispetto al normale, anche se dentro lo frustrava doversi far maltrattare da uno sbarbatello impudente come quello. Represse la rabbia all’interno e stette in silenzio. “Pazienza, il cambiamento è vicino e né Lester né l’odioso Noah possono più nuocerci, ma rimane una terza persona: Christine. Quella ragazza non mi è piaciuta fin dall’inizio. Troppo sveglia, cinica e lucida, sembrava Noah nel fiore della sua carriera, una mente troppo brillante perfino per me, ma la fortuna è venuta in aiuto creando alcune crepe nella sua glacialità, tra queste spicca soprattutto la sua storia con Noah, che l’ha notevolmente indebolita, purtroppo però temo sia ancora troppo pericolosa.” Alejandro si grattò il mento, perplesso. Per ben due volte qualcuno o qualcosa era andato storto quando si trattava di Christine, ed entrambi i suoi piani per sbarazzarsene erano falliti miseramente. Heather interruppe i suoi rimuginamenti con voce fredda “Se vuoi, posso occuparmene di persona, e questa volta intendo completamente da sola” Seijii non osò aprire bocca quando lei gli iniettò il suo sguardo serpentino addosso. Il tenente fu deliziato da questo suo atteggiamento, a dire il vero era da tempo che sentiva in Heather qualcosa che nessun’altra donna gli trasmetteva, un influsso mistico e malefico, in più adorava la sua mente calcolatrice e manipolatrice, così si decise finalmente ad accettare “Bueno. Heather, a te il compito di eliminare Christine, come solo sai fare tu, blink.” Heather soffocò nello sprezzo il piacere che quel complimento le procurava e annuì con perfetta professionalità, quindi balzando oltre il muro si dileguò nel buio come una lupa. Alejandro rimase un attimo a contemplarla, poi si concentrò nuovamente percependo i risolini degli altri due. “Owen è ormai sotto il mio totale controllo, e con lui l’intero commissariato, l’Interpol pende invece da te, ispettore, mentre, Seijii, mi garantisci il pieno appoggio della criminalità organizzata, tutto quadra finora, ogni tassello è al suo posto, eppure ho come l’impressione che qualcosa ci stia sfuggendo da sotto il naso. Perciò…non perdete di vista niente e nessuno d’ora innanzi.” Con queste ultime gravi parole Alejandro si congedò a bordo della sua vettura.
Christine non riusciva proprio ad addormentarsi, per quanto si sforzasse sentiva che qualcosa dell’intera faccenda le stava sfuggendo, e non si trattava del caso Bryght. Inoltre, il pensiero che Noah fosse in quel momento dietro le sbarre e da lì in poche ore sulla sedia d’esecuzione, la attanagliava come non mai. Decise comunque di non pensarci e come sempre si mise a leggere un libro che le potesse conciliare il sonno: stanotte era il turno di un giallo “La Stanza Rossa”. Fu leggendo il titolo che la sua mente venne colta da un’intuizione, e non fu più in grado di prendere sonno.
Frattanto, Noah e Duncan si preparavano a mettere in atto il bizzarro piano di Lester: anzitutto, dovevano buttare tutto quello che potevano nello scarico dimodo che si intasasse, anche i loro vestiti, e anche il lavandino doveva essere sistemato per bene, in questo modo presto le tubature non avrebbero più retto e, dovendo l’acqua pur uscire da qualche parte, la prigione sarebbe rimasta inondata. Le guardie avrebbero dovuto per forza dare il via all’evacuazione delle tubature aprendo al massimo il rubinetto principale, ma a quel punto i tre detenuti si sarebbero tuffati nel gabinetto (Lester con un tuffo a bomba) e la corrente li avrebbe spinti direttamente miglia e miglia lontano fino all’oceano,dato che tutti gli scarichi portano al mare. Il piano era folle, ma valido. Noah e Duncan cominciarono a buttare i loro vestiti e oggetti personali, Lester prese invece i mobili più pesanti e iniziò a recitare la parte dello squilibrato “O’ potente divinità dello sciacquone, Foxisetassoultra, io ti offro questi umili doni in pegno di gratitudine. In cambio chiedo la tua rinnovata protezione, accetta questo mio sacrificio, ah! *POSA TRIBALEPICA*”.
“Mi sento ridicolo…”
“Per una volta sono d’accordo, ma facciamo come stabilito, sperando che questo cesso s’intasi prima o poi.”
Per quanto ormai abituate alle sue bizzarrie, questa volta le guardie non poterono fare a meno di interessarsi della faccenda, Jo si fece largo in qualità di capo e sbraitò “Si può sapere che stai komby-nando questa volta, eh? Dammi le chiavi, Brick. STOP! Che cosa significa questo spettacolo patetico?” Lester le fece cenno di stare zitta “Shhht, sono nel pieno del rito, che non può essere interrotto, perciò esci di qui, profana!” Jo rimase interdetta per qualche secondo, poi urlò “Tu sei fuori di testa! Da rinchiudere, ma non nella mia rispettabile prigione, bensì al manicomio!!! Lightning, vai a chiudere l’acqua così vediamo di porre un freno a questo delirio, Brick vai a procurarmi una camicia di forza o qualcosa del genere, diamine.” Lester continuò la sua litania finchè potè ma il rumore del continuo sciacquone continuava al piano sopra, irritando la poliziotta come non mai “ANCORA? Cos’è, sono impazziti anche i due al piano di sopra?”
“Jo, non sono riuscito a trovare alcuna camicia di forza, attendo nuovi ordini.”
“Brick, va bene anche una coperta, ma per adesso ignora un attimo il pazzoide, ci sono altri due pazzi da bloccare, seguitemi.”
“In ogni caso non potranno mai essere al mio livello, tsk.” Commentò offeso Lester, troppo fiero del suo ruolo per accettare paragoni in materia. Il mio *Lesterino*è fatto così...ahem!
Come una furia, Jo salì le scale e si diresse al braccio dov’erano reclusi il sarcastico e il delinquente “Allora cosa diamine state combinando pure voi? Volete che venga lì a controllare, è questo che volete?” sembrava cominciare a sospettare le loro vere intenzioni, al che Duncan afferrò Noah e cominciò a ficcargli la faccia nel gabinetto più e più volte ripetutamente, tutto nella norma. “Basta sciacquoni per oggi, Duncasino, sono stata sufficientemente chiara?” “Stavo solo mostrando al nuovo arrivato com’è che funziona a casa mia. Eheh!” “E’ divertente, ma ho già perso il detenuto Cody in questo modo, e visto che quello è un detenuto speciale e non un semplice stalker, lascialo integro almeno finchè non sarà condannato. Altrimenti chiuderò l’acqua anche qui sopra. Ripeto: sono stata CHIARA?” Duncan annuì lasciando andare con un sorrisetto innocente il compagno di cella, ricoperto di melma fino a metà “E’ stato cristallino, Sergente Jo.” “CristallinA sono una d-o-n-n-a! Sgrunt, ma perché nessuno se lo vuole ficcare in testa? Brick, a te il turno di guardia del piano sopra, non muoverti di lì per nessuna ragione, buonanotte.”
“Ricevuto, signore, ehm, signora, e buonanotte a lei.” Brick salutò con militare cortesia, dopodichè sforzandosi di essere autoritario quanto la capa esclamò “Forza, avete sentito? E’ ora di dormire, tutti a letto o vi ci mando io!” ma sembrava solo ridicolo. E adesso? Non restava che aspettare.
….
Brick si alzò di scatto come in preda alle convulsioni, le gambe gli tremavano e il sudore gli colava dalla fronte, ma l’ordine era stato perentorio: non doveva muoversi da lì. Per quanto avrebbe potuto resistere in quelle condizioni? Un’ora, un minuto, un secondo? Duncan giochicchiava col coltello mentre Noah sfogliava per l’ennesima e forse ultima volta il suo libro preferito, erano gli unici oggetti che nessuno dei due aveva assolutamente voluto gettare via per il piano di Lester. Lester, dal canto suo, aveva ripreso sottovoce il proprio rito tribale, ma questa volta sacrificando al lavandino, e solo simbolicamente, tanto Lightning stava sognando beatamente di vincere il Super Bowl.
Passò un’ora e Brick si sentì l’acqua alla…vescica. Si era trattenuto fin troppo che adesso non poteva neanche sognarsi di raggiungere il bagno in tempo, notando il suo crescente nervosismo Duncan usò il gabinetto con nonchalance, fischiettando “Ah, che piacere, ne avevo proprio bisogno, fufufu” “Glom” “Caspita, non finisce più, è una vera cascata, menomale che il gabinetto era nei paraggi, sennò…” “Argh! Mi spiace disubbidire a un ordine, ma non posso resistere oltre in questo stato, devo farlo per forza.” il poliziotto soldato girò la chiave nella serratura e aprì la cella fiondandosi dentro “Scusate, ehm, è che devo usare il vostro gabinetto un attimo, posso?” Duncan sorrise amichevolmente intanto che provvedeva a sfilargli le chiavi dai pantaloni “Ma prego, entra pure, amico” “Oh, grazie mille” “Ma ti pare? Per così poco.” Ma Brick non potè neppure sedersi che Duncan lo aggredì alle spalle. L’istinto di violenza era stato più forte della ragione, e Brick, forte di un duro addestramento militare, riuscì a respingere abilmente l’aggressione “Questo ti costerà un mese di cella d’isolamento, secondo il regolamento. ” gonfiò il petto “Mi spiace, ma regola numero uno del bravo soldato è avere sempre una buona preparazioen atletica. Tu ci hai provato, detenuto, ma io sono stato appositamente addestrato.”
Noah frattanto era già scivolato fuori dalla cella, e tossì per attirare su di sé l’attenzione con un tono beffardo “Anche a questo?” e bagnò il conduttore provocando il black out dell’intero edificio, e l’urlo spaccatimpani della sentinella “AHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!”
“Sha-Bam, che succede? La luce è andata improvvisamente sha-kaput.”
“CHI E’ CHE HA URLATO COME UNA FEMMINA IN CALORE?!” la voce di Jo tuonò nell’oscurità. “Brick, sei stato forse tu?” Brick singhiozzò sommessamente “S-sì. È che ho paura del buio, t-t-t-tanta. Mi sono fatto la pipì addosso per questo.” “Imbecille! CIAF! Ripigliati, e ricordati che hai una torcia nel taschino come tutti noi, accendila. IMBECILLE. Click. Chi ha aperto la cella, eh? E chi è il responsabile di questo disastro elettrico? E DOVE SONO I DETENUTI? Idiota 1 e Idiota 2, perlustrate questo posto da cima a fondo, forza, non devono scappare! E non mi importa se vedete a malapena nel buio, lamentatevi coi nostri politici se in questa prigione manca un generatore di emergenza e le luci portatili sono dell’anteguerra. Marsch! Uno sopra e uno sotto. Io controllerò la cella da dove è partito il piano di fuga.”
“M-Ma Jo, non puoi venire anche tu? Non voglio andare giù per le scale d-d-da solo.”
“Grrrr.”
“C-Come non detto.”
Jo si addentrò nella cella direzionando la torcia verso ogni possibile via di fuga “Com’è possibile che siano scappati tanto in fretta? Non c’era modo di fuggire senza passare per l’ingresso dove stavo io. il che significa che devono essere ancora dentro. Nascosti in qualche angolo.” La bionda palestrata rivoltò il letto con una sola mano, prese la pistola, e cominciò a sparare “Dove siete? AVANTI, non costringetemi a stanarvi io stessa, uscite allo scoperto, vermi! Ehi, lo scarico è alzato, e questi cosa sono, i loro vestiti? Ma certo: è da qui che sono scappati! Li stanerò, dovessi seguire queste tubature fino al mare, se sarà necessario. Splosh..splatch..urgh, che tanfo…ma ci vuole ben altro per fermare una come me!”
“Via libera. Incredibile, ce l’abbiamo fatta.” Duncan, Noah e Lester erano riusciti a uscire senza problemi. Pareva che tutti, soprattutto Jo, si fossero dimenticati dell’uscita di sicurezza posta proprio accanto alle celle, più facile di così. Anche lo stratagemma di Lester si era rivelato utile: avendo gettato i vestiti di Noah e Duncan nello scarico, avevano lasciato credere che era stata quella la loro via di fuga, e ora Jo e i suoi avrebbero cercato invano nelle fognature dello Stato per molto tempo. In ogni caso, Lester non era affatto soddisfatto “Il mio piano era molto diverso e più ORIGINALE. Tsk, ma se a voi piace fare le cose nella maniera più semplice, banalmente rubando le chiavi e fuggendo da una porta d’emergenza, saltando tutta l’eccitante parte di suspance e stealth, pazienza, ma vi siete persi tutto il meglio del divertimento, sappiatelo.” Detto questo, il detective in rosso salì con stizza nella sua macchina: per qualche bizzarra coincidenza l’auto era stata sequestrata la mattina precedente e parcheggiata proprio in quel punto, sul retro del carcere. Noah si limitò a una scrollatina di spalle e parlò con Duncan “Grazie dell’aiuto, prometto che riaprirò il caso appena possibile e troverò il vero colpevole del delitto che ti è costato la galera.”
Duncan s’appoggiò al muro rifiutando di stringergli la mano, l’esperienza non l’aveva reso meno diffidente nei confronti dell’altra parte “Ci conto, sbirro. E, diciamo, che ho collaborato per via di un interesse comune, ma se non fossi stato già condannato, sappi, avrei potuto darti una tagliuzzata all’istante.” Noah rise forzatamente, una risatina ironica e preoccupata, prima di entrare nella Lestermobile, facendo cenno al delinquente di salire, ma questi declinò l’invito “No, grazie, ho una dignità da mantenere: saprò far sparire le mie tracce in fretta, molto più di quanto farete voi. Addio.” Noah richiuse la portiera mentre l’ombra di Duncan spariva velocemente nel buio da un muro all’altro.
In macchina Noah rifletteva sul da farsi. Dal momento in cui la sua evasione fosse stata sbandierata sui giornali, sapeva che sarebbe diventato il ricercato numero uno del Canada, perciò gli restavano poche ore notturne per trovarsi un posto sicuro. Il ronzio spettral metallico che l’auto di Lester emetteva era davvero seccante, ma la maggior preoccupazione era lo stile di guida del Rosso: quando mai uno s’è visto guidare sempre e solo in folle? Soltanto Lester deteneva questo record. Fortunatamente le strade erano tutte sgombre alle tre di notte, e per quanto il chiasso della radio e del motore si sarebbe sentito anche dallo spazio, in quel momento nessuno poteva notare la Lestermobile né il suo conducente. Non potevano restare lì fuori per sempre, purtroppo però sia il commissariato che la casa di Lester erano sotto il controllo dei federali, a Noah era anche giunta la notizia dell’arresto di Sam per reato di hacker perciò anche quell’opzione era da scartare così come la casa di Christine, che dopo il primo attentato era stata affidata alla scientifica mentre Christine…non aveva più avuto notizie di lei dopo quella notte di passione. C’era solo un posto rimasto fuori da ogni sospetto. “Lex, dopo questa curva gira a destra per Via dei Caleidoscopi.”
CAPITOLO 9: “I Fantasmi del Passato”
Via dei Caleidoscopi, da quanto Lester non percorreva più quella strada? Sembravano mesi, forse anni, e invece erano solo 2 settimane, tra breve tre, visto che era già Venerdì sera. Perfino uno spirito vivace e allegro come lui non poteva non provare tristezza percorrendo quella strada, ma il ghigno a 32 denti restò comunque stampato sul suo volto. Il cuore invece non sorrideva affatto. Dal canto suo, Noah era ancora più avversato dai ricordi… la casa di Izzy era proprio come se la ricordava: disordinata all’esterno e squilibrata all’interno. L’arancione cangiante del tetto era ormai quasi completamente ricoperto dall’edera, edera sulla quale Izzy adorava appendersi come Tarzan fin da piccola. Noah se la ricordava come se fosse ieri: una bambina dai rossi ricci ipervivace e molto mooolto originale, quasi che fosse selvatica, di cui lui si era improvvisato tutore avendo scoperto che era orfana e sentendosi in debito nei suoi confronti, in fondo tra i due c’era uno stacco di età di poco più di 10 anni, abbastanza perché Noah potesse badare a lei. Le voleva bene come una figlia, e la trattava come tale (finchè non se ne invaghì) anche quando crebbe e divenne la sua partner fissa in ogni indagine. Sì, Izzy era davvero speciale, forse era merito di quella pallottola rimasta nel suo cervello che veniva sempre fuori con intuizioni fuori da ogni logica comune, e per questo, geniali. Perciò ogni volta che sentiva il bisogno di rimproverarla ironicamente per i suoi improvvisi atti di follia, Noah non poteva fare a meno di sentirsi il vero responsabile di ognuna di quelle azioni pericolose e illogiche.
“Chissà se almeno qui è rimasto il suo fantasma, ah!” Lester interruppe i ricordi entrando nella villa con grande teatralità, e una certa ottimistica allegria, l’atrio era molto grande e pieno di cianfrusaglie che solo un esperto del settore del suo calibro poteva trovare interessanti e divertenti. Esempio era il divano con molle all’incontrario, “creato” appositamente da Izzy come sistema ideale per avere lo “slancio giusto per iniziare qualsiasi giornata”. Il rosso non potè resistere dal provarlo e così si schiantò contro la parete opposta, spiaccicato ma felice. Noah cercò invece il primo oggetto non anormale dove potersi sedere e ragionare con calma: l’impresa fu talmente ardua che dovette andare in bagno, e sedersi sul WC per poter trovare una seduta normale. Poi si ricordò che Lester voleva parlargli e ritornò nel soggiorno, dove sorprese il Rosso intento a…fare qualcosa di talmente inspiegabile che non riesco proprio a descrivere, scusate, lettori! Ad ogni modo, Noah soffocò la prima reazione che una persona sana di mente avrebbe avuto e richiamò l’attenzione, invitandolo a riprendere il controllo, stare fermo, e raccontargli finalmente quello che doveva. Lester cadde dalle nuvole…e letteralmente dal lampadario, ma si riprese dopo pochi secondi e realizzò “A-ah, tu vuoi sapere quello che ho scoperto all’Interpol. Ebbene, è tutto un enorme complotto. Nel diario di Chef Hatchet c’è scritto di tutto e di più, quell’omone così ridicolmente metodico non ha potuto fare a meno di..oh, a proposito, sai che nome gli ha dato? Chris! Non so perché, ma lo trovo ironico.” “Pronto? Stazione terrestre richiama Lester dalla Luna: non ti perdere come al solito.”
“D’accordo, in ogni caso in quel diario c’è scritto che un meteorite cadrà presto sulla città, e Hatchet e i suoi complici intendono servirsene come alibi per un delitto di massa, da addossare poi alle autorità canadesi così da rovesciarle e salire LORO al potere. Tsk, c’è proprio gente senza scrupoli in giro, ma io dico, poi, programmi uno sterminio con una meteora? Banale, ci hanno già pensato in passato, è un trucco che risale ai tempi dei dinosauri! Patetico.”
“Sì, Lester, hai ragione, è questo l’aspetto tragico dell’intera faccenda, e come no.” Noah roteò gli occhi, sebbene fosse preoccupatissimo“Altro?” Lester ci pensò su un attimo, sforzandosi di rileggere nella mente le pagine di quel diario e nella realtà mimò il gesto alla perfezione “Certo! Hatchet parlava anche della scienziata dal nome Bryllante, ma con la Y e non la I, finora nessuno lo aveva ancora capito tranne il sottoscritto.”
“Lester, Lester, cos’è che diceva di Bryght?” chiese sospirando. “Ti supplico, concludi.”
Lester si prese tutto il tempo necessario a creare spannung, sapete com’è fatto, infine proseguì il discorso “E’ scomparsa” Noah sbottò sarcastico “Grazie, Lester, questa sì che è un’informazione nuova.” L’altro sorrise soddisfatto “Ma il suo laboratorio è stato finalmente individuato: l’indirizzo corrisponde a quello di un certo H.H., che Hatchet pare aver già controllato da cima a fondo, senza però trovare niente.”
“Ovvio, perché Hatchet ha un solo neurone a disposizione. Domani saranno due veri detective intelligenti (quantomeno uno solo) a occuparsene. Buonanotte e sogni folli, suppongo.” Noah abbassò il cappello e cadde in un sonno profondo. Lester fece lo stesso, dopo un’ultima posa epica della buonanotte. “BUOOOONA NOOOTTE, BOOM BOOM!” Una terza voce ignota augurò buonanotte a tutti e due, quando questi furono completamente persi nelle braccia di Morfeo per sentirla.
L’indomani mattina un tuono sembrò scuotere Toronto dalle fondamenta: l’urlo di Hatchet si sentì per tutto il continente. Da quell’urlo si propagò come un tornado la notizia della triplice evasione impossibile, portando scompiglio nel commissariato di Owen, il quale, pur nascondendo la sua gioia per la salvezza del suo ancora dopotutto migliore amico davanti alle telecamere, si vide costretto a ordinare una ricerca a tappeto sguinzagliando tutti gli uomini a disposizione, egli stesso, cosa che accadeva raramente, scese in campo personalmente: in una mano il volante, nell’altra la fida scatola di ciambelle, e fu tosto in strada con le sirene accese. Tutta scena, comunque. Alejandro venne a sapere della notizia mentre si trovava ancora fuori città, e la sua reazione fu mista: da un lato non erano riusciti a sbarazzarsi del suo nemico numero uno, ma dall’altro questo semplificava i suoi piani di sfiduciare i cittadini nei confronti delle massime cariche dello Stato, tra cui Owen, alla cui poltrona egli mirava da anni e anni di infidi piani e strategie subdole. Doveva comunque correre ai ripari, adesso. E poi c’era anche quell’altra cosa da fare..
Christine invece non ne sapeva ancora niente. Si era alzata di umore nero, cipresseo a dir poco, incapace di trovare il coraggio di accendere la TV o leggere il giornale preferiva non sapere, o altrimenti avrebbe pianto come non le succedeva da anni. Decise di vendicarsi. Ancora non sapeva cosa avrebbe fatto ma gliel’avrebbe fatta pagare a tutti quanti i responsabili, non le importava niente delle conseguenze né sul fatto che più di una minaccia pendeva sulla sua testa, era troppo rosa dalla frustrazione per poter riflettere come al solito. Era una Christine ormai irriconoscibile. Senza il suo impermeabile sembrava una vera delinquente ora che il suo look trasandato da gotica emergeva allo scoperto, tessuto sbrindellato e collant a rete da pesca, e poi i guanti in velluto tagliati alle estremità e la gonna a ragnatela, al lato della quale era riposta la pistola. Con passo lento ma sostenuto raggiunse il commissariato, e si appostò all’entrata, pronta a mettere in atto la sua vendetta. Non le restava che aspettare i suoi obbiettivi, ma era del tutto all’oscuro della loro assenza. L’edificio era infatti rimasto deserto, con solo le due reclute a presidiarlo.
“S-Strano, oggi Lindsay è in netto ritardo.” osservò Rory.
“Sigh, come si sente la sua mancanza, qui dentro è una vera pizza senza di lei.” commentò mesto Tyler. Poi improvvisamente si animò “No, aspetta, eccola laggiù, finalmente! Lindsay, cominciavo a preoccuparmi.”
“Scusate il ritardo” la bionda e formosa poliziotta scese dalla propria moto e si levò il casco, lasciando che i capelli andassero liberi al vento per poi ricoprirle metà del viso “Ho avuto un imprevisto da risolvere, ma ora eccomi qui pronta a fare il mio dovere. Non lo direte al capo del mio ritardo, vero?”
“M-Ma figurati, non potremmo mai.”
“Assolutamente! Tra noi reclute vige la regola della solidarietà.”
“Vi ringrazio davvero, Tyler e Rory” gli accarezzò il mento “davvero davvero tanto. Ora, sapete dirmi dov’è l’ufficio della detective Christina? Avrei qualcosa d’importante da riferirle.”
“L’ufficio di Karina? Certo. E’ l’u-ultima porta in fondo al corridoio, ma..” Rory anticipò Tyler nella risposta, per gran smacco di questi, ma poi si bloccò “Aspetta, t-t-tu hai detto Christina? E’ l-la prima volta che pronunci correttamente il nome della detective, e-e anche quello di Tyler e soprattutto il m-mio, che è già un miracolo se se lo ricorda il commissario, e infatti, sigh, mi chiama spesso Roby o Ryan. C-Cioè, mi sembra strano che..che..ecco, tu di solito non sei così sveglia. Non sembri neanche te.”
“E con questo, Royce? Lindsay sta semplicemente assomgiliandomi a furia di frequentarci per così tanto tempo:io sono un mezzo genio, in fondo.” La ragazza storse l’angolo della bocca in un sorriso, scuotendo la testa “Invece ha indovinato.” e sparò due colpi con la pistola tranquillante, i due si accasciarono immediatamente al suolo davanti ai suoi piedi. Una volta entrata, si tolse le lenti a contatto azzurre e le ciglia doppio volume finte, rivelando due occhi piccoli e pieni di avidità, nonché due batuffoli di cotone all’altezza del seno, Christine assistette alla scena impietrita, ma quella situazione l’aveva riportata alla ragione. Rinfoderando la pistola e con essa gli istinti, la detective dai capelli rosso rubino entrò subito dopo con cautela. Chiunque fosse quella donna, era chiaro che era anch’essa alla sua caccia.
Il rumore dei vertiginosi tacchi della bionda assassina echeggiava nel silenzio del corridoio, ma l’eco era in realtà doppia vista la presenza di Christine sui suoi stivaletti in stile dark, fermatasi davanti alla porta dell’ufficio, fu sul punto di aprire quando avvertì qualcosa o qualcuno all’interno, spalancò la porta tuffandosi di lato e la richiuse con un calcio prima che questa venisse perforata da una miriade di oggetti affilati. “Notevole” estrasse uno dei taglierini rimasti conficcati nel legno “Chiunque tu sia, sei stato molto bravo a preparare una simile reazione a catena e a manipolarla a tuo piacere, spettro, e so per certo che non si tratta di Alejandro.”
Dal taglierino provenne una voce melliflua, che si congratulò “Complimenti anche a te, è la prima volta che qualcuno individua la mia presenza, devi essere anche tu una persona speciale come me…oppure il penultimo esperimento di Bryght. Anche se ti ricordavo leggermente diversa.” Heather strinse la presa fino a storcere il metallo del taglierino “E’ inutile che te la prendi con un oggetto inanimato, per me è solo un guscio corporeo come un altro, il mio vero aspetto non può essere mai un fenomeno e perciò io non posso più provare alcun dolore fisico.”
“Che cosa sai di me e di Bryght esattamente? Chi sei?”
“Puoi chiamarmi la Mente, e anche io, come te, sono stato il frutto di un esperimento di quella folle scienziata: tu sei stata una spia ma la tua stessa agenzia ti consegnò a lei per un esperimento, Bryght ti cancellò la memoria e ti programmò la mente perché fossi in grado di anticipare il tempo e predire il futuro, questa era solo uno dei suoi tanti esperimenti sulla manipolazione del tempo. Ma qualcosa di inspiegabile andò storto, e credendoti morta, ti abbandonò e annullò l’esperimento, in attesa di raccogliere nuove nozioni sul tempo.”
“No. Non può essere. Per tutto questo tempo…è stato per questo che sono diventata un’assassina…mi sono trovata improvvisamente in strada in lotta per la mia sopravvivenza, appoggiandomi ai più spregevoli furfanti e criminali doppiogiochisti come Seijii.”
“Quanto a me, io ero il suo assistente, ma la mia mente era già potente all’epoca, figurati ADESSO. Ho il pieno controllo degli eventi. Il rapporto causa-conseguenza può essere messo in discussione da me con un semplice gesto. E soprattutto posso decidere della vita o della morte di chi mi pare, senza limiti di spazio. E molto presto potrò farlo anche senza limiti di tempo. Muahahahahahah!”
Christine era esterrefatta, si avvicinò ulteriormente alla porta per poter ascoltare meglio i loro discorsi, accovacciandosici dietro. Heather tuttavia scagliò improvvisamente il taglierino sul soffitto, aveva già sentito abbastanza, un’enorme rabbia si era impossessata di lei. “BASTA! Non sarà un fantasma manipolatore a impedirmi di portare a termine la mia missione, ovunque sia Christine, io la UCCIDERO’, fosse l’ultima cosa che faccio.” Questa volta a parlare fu la poltrona reclinabile “Sapevo che eri venuta qui con questa intenzione, abbiamo un interesse comune, potremmo anche collaborare.” Heather estraè la pistola e fece esplodere una raffica di colpi contro l’intero arredamento “Scordatelo, io sono sempre stata sola e intendo restarci.” Poi sparò anche all’esterno, ferendo Christine di striscio a una gamba, che non se l’aspettava “Credevi non mi fossi accorta della tua presenza? Una brava assassina è quella che fa sì che sia la sua preda ad arrivare a lei, nell’ambiente mi chiamano infatti la Vedova Nera non a caso.” le puntò contro la pistola questa volta all’altezza del cuore.
“Quindi, era tutto calcolato” Christine indietreggiò gattonando all’indietro, chiedendo con tono ironico “anche la tua discussione con il misterioso possessore degli oggetti?” Heather infossò le palpebre in segno di odio e premette il grilletto con ferocia. Christine sentì il colpo in pieno, la pallottolla fendette l’aria e fu impossibile scostarla.
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“Eccoci qua, l’indirizzo è quello corretto. Lester, prima che entriamo, promettimi che non toccherai e quindi distruggerai alcunchè” si raccomandò Noah, prima di varcare le soglie della residenza HH. L’interno era quello di una modesta villetta apparentemente abbandonata da tempo, ma da esperto in Detritologia e affini, Lester fece notare come era tutta una montatura “Le ragnatele sono state intessute di recente, e si sa che è solo un luogo comune trovarle agli angoli delle pareti, in realtà i ragni prediligono gli spazi più aperti della casa, la polvere è stata depositata aritficialmente non più tardi di tre giorni fa, e infine queste crepe nei muri, beh, sono vere, ma in ogni caso troppo disposte bene in vista: la vestigia colpisce sempre nei punti dove meno te l’aspetti!”
Continuando a osservare in giro, cadevano subito all’occhio il pianoforte in mogano e la libreria stracolma di volumi, Noah ne prese uno e lo sfogliò attentamente “La relatività del tempo, interessante…ma inutile, proviamo quest’altro, Il tempo come volontà e rappresentazione di H. Schopenauer, ancora un libro sul tempo, hmm..e questo? Il potere e la possibilità, adattamento di un brano originale di Kierkegaard…il proprietario deve essere un vero genio per simili letture.” Ne era quasi convinto, ormai, quella casa poteva appartenere solo alla..
“Do, Do# re, re# ,mi, fa, sol, la, sì, NO, cioè, DOOO BASSO!” il suono del pianoforte lo distraè. “Lester, ti dispiace? E scendi dal piano, finirai per rovinarne i tasti, suoni davvero coi piedi.”
Lester ci pensò su un attimo e poi assunse un’espressione perplessa “Perché, con che cosa dovrei suonare questo strumento, allora, scusa?”
“Magari con le mani?” Noah sospirò pesantemente, ormai doveva esserci abituato ma Lester lo stupefaceva ogni volta con la sua anormalità “Al massimo i piedi li usi per pigiare i pedali. I pedali!” d’un tratto gli venne un lampo di genio, si sedette al pianoforte a coda e spinse entrambi i pedali, poi si diede uno schiaffo: ma che cosa sperava di ottenere? Forse sperava che attivassero un passaggio segreto? Che stupido, si era lasciato contagiare dall’immaginazione bizzarra del suo collega. Ridendo di questa idiozia, alzò i piedi e chiese “In ogni caso, perché mai ti sei messo a suonare, detective Komby?”
“Non lo so, forse perché ho trovato questo spartito tra i libri e mi è sembrato un possibile indizio?”
“Piano con l’ironia, che tra parentesi è di mio appannaggio, fa’ vedere.” Esaminando lo spartito, Noah riconobbe una scala musicale, completa delle note in diesis e bemolle, osservandolo attentamente notò alcune note in grassetto, provò a suonarle, ma niente accadde. Riprovò suonandole in ordine inverso, poi tutte contemporaneamente, ma niente di fatto, tutto come prima. “O sto sbagliando io in qualcosa oppure sto solo perdendo tempo dietro un’altra delle tue strampalate intuizioni, Lester.”
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Christine era immobile e tremante, il colpo era stato preciso e tremendo, Heather crollò sul pavimento senza più neanche la forza di riafferrare la stessa arma che le aveva innaturalmente sparato contro, mormorando le sue ultime parole cariche d’odio e frustrazione, ma anche impotenza. “Finalmente ci incontiamo. Raccoglimi pure, senza timore.” la voce fredda e flebile quanto un sospiro proveniva da dentro la pistola rivolgendosi direttamente a lei, la ragazza riuscì finalmente a rialzarsi “Perché dovrei farlo e perché non mi hai direttamente sparato, adesso che finalmente ne hai la possibilità? So benissimo che sono stata io il tuo vero bersaglio per tutti questi mesi. L’ho finalmente capito ieri.”
“Dopo averti cercata per anni e anni non ci sarebbe alcun gusto per me a eliminarti in questo modo così blando, e comunque, sono curioso di sapere da cosa hai capito le mie intenzioni.”
Christine sorrise sprezzante “In fondo non era così difficile da intuire, una sola cosa metteva in comune i due omicidi impossibili di Izzy e Zoey, e il primo attentato fallito ai miei danni: il colore dei nostri capelli.”
CAPITOLO 10: “Le storia di due rosse”
“Siamo tutte e 3 delle giovani rosse, che lavorano, o meglio, lavoravano nel campo dell’investigazione, a fianco di Noah, anche se nel caso di Zoey credo che tu ti sia completamente sbagliato, peccato, è un errore molto grave per uno che si fa chiamare la Mente.” Christine scrollò le spalle con quella sua solita indifferenza che minava psicologicamente i suoi interlocutori, anche i più tenaci, davanti alle sue deduzioni. Era, come dire, la sua tecnica peculiare. Si massaggiò la gamba ferita, proseguendo “Adesso sorge spontanea una domanda: perché tanto interesse omicida nei miei confronti?”
“Prova a dedurlo da te, cara la mia detective, gli elementi a disposizione ce li hai. Frattanto, sappi che i miei piani sono cambiati, perché ho una proposta molto interessante da farti…portami con te, mi serve una complice corporea per completare la mia opera.”
La ragazza scoppiò in una risata sardonica “Perché mai dovrei fare una cosa del genere, portare con me il mio persecutore, sono proprio curiosa di saperlo.” L’ignoto prese possesso dell’album fotografico che Christine conservava gelosamente in uno scomparto segreto della sua scrivania e cominciò a sfogliarlo, passando in rassegna le varie fotografie dritto davanti a lei.
“Forse perché senti in cuor tuo che io posso aiutarti a VENDICARTI. Anche tu hai una vendetta da compiere, se non sbaglio, e guarda caso, è simile alla mia: entrambi abbiamo perso qualcosa alla quale tenevamo molto per colpa della giustizia corrotta di questo paese.” Mentre così parlava Christine cambiò espressione, quelle parole facevano breccia nel suo cuore, e nella sua mente scorrevano le possibili immagini dell’esecuzione del suo primo vero amore alla quale assistevano compiaciuti Alejandro, Hatchet e gli altri responsabili, strinse i pugni e chiuse gli occhi quasi non volesse vedere oltre, ma quell’immagine non poteva sparire essendo nella sua mente “Basta, fallo smettere, nooo! Sniff, no..no..noah.” L’album smise di sfogliarsi da solo, soddisfatto “Allora, hai riflettuto abbastanza a riguardo o serve un’altra ripassatina? I ricordi più sono belli e più rendono il presente un tormento. L’ho scoperto dai miei studi in psicologia e poi sperimentandolo di persona. Affascinante, non trovi?”
“Complimenti, sei un eccellente manipolatore. Sei riuscito a convincermi. Che cosa devo fare di preciso?”
“Intanto comincia a portarmi lontano da qui, questo posto non è sicuro per nessuno dei due, dopodichè dovrai fare qualche commissione per me.”
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“Niente, nada, nyx, non c’è proprio niente da fare qui. Ho solo perso tempo.” Dopo molti tentativi falliti al pianoforte Noah gettò la spugna, andando a sprofondare sul divano del salotto. Alle pareti erano appesi molti quadri, il diploma del conservatorio e una laurea in ingegneria quantistica, avvicinandosi provò a leggere il nome, ma il testo era molto sbiadito “L’Università di Toronto è lieta di conferire la laurea in ingegneria quantistica a Henry..Henry…” di nuovo fu Lester a interromperlo, suonando un accordo, completamente steccato “LESTER! Mi hai fatto sobbalzare, ci risiamo. Proprio, il concetto di silenzio ti dev’essere alieno…” sbottò con tono seccato. Lester finse di non ascoltarlo e proseguì, al che Noah si alzò rassegnato “Ok, hai la mia attenzione, CHE COSA VUOI DIRMI?”
“Ah, allora adesso sei disposto ad ascoltarmi, vero? Dunque, ho provato a riflettere sullo spartito quando un’idea un po’ pazza mi ha fulminato: hai presente il simbolo del diesis? Ricorda un po’ il tris e un po’ un tetramino, ma non sembra anche un’acca? Se levi due stanghette ne puoi ottenere una verticale oppure una orrizontale.” L’altro stette ad ascoltarlo con smaccata indifferenza “Ora, le iniziali del proprietario di questa casa non sono H.H? Se le unisci tra loro formi il diesis, e da ciò ne deduco che…..PAUSA PUBBLICITARIA.”
Noah si portò una mano alla fronte mentre intanto Lester rivolgendosi a una telecamera immaginaria sponsorizzava il primo oggetto che aveva a portata di mano. Tutto questo per generare la solita sospensione della narrazione.
“Eccomi ritornato, dov’ero rimasto?”
“A ne deduco che..”
“Esatto! La mia deduzione è che bisogna suonare tutte e solo le note in diesis raffigurate in questo spartito.” Ci fu un attimo di silenzio “Allora, mi dai una mano o meglio due?”
Noah parve scettico ma come sempre per assurdo c’era una logica in quella follia, sedette al piano e contemporaneamente i due suonarono tutti i tasti neri: il suono così prodotto si propagò facendo tremare le mura, e la libreria si aprì di scatto a libro come una porta. Avevano trovato l’accesso segreto per il laboratorio. “Bingo. In ogni caso occhi aperti d’ora in poi.” Oltre la porta i due percorsero un lungo corridoio a luci spente finchè non si trovarono davanti una stanza completamente diversa dallo stile delle precedenti. Le pareti erano metallizzate e tutt’intorno c’erano alambicchi, provette e marchingegni di ogni tipologia ancora apparentemente funzionanti, un computer gigantesco sovrastava la parete centrale ma non si capiva cosa fosse esattamente l’immagine sullo schermo, c’erano cifre, puntini, onde e pulsazioni continue, ma niente di nitido da poterci capire qualcosa, e poi, al centro della stanza, c’era la Macchina del Tempo di Bryght. Il congegno era più piccolo di quanto si immaginassero, alto poco più di un comune ascensore, ma anche molto più complesso, un groviglio di cavi e tubi senza fine, sembrava spento e anzi, incompleto. C’era una fessura vuota nel cuore della macchina. “Così è questa la famosa macchina del tempo, controlliamo se ci sono tracce umane su di essa. Pare di no, eppure ci sono tutti questi attrezzi in giro, nessuna impronta neppure su di essi, almeno non di dita umane, direi…uhm…e questi occhiali? Sembrano gli stessi che indossava la scienziata nel video. Segno che si trovava qui quando è scomparsa nel nulla, ma non è un’informazione rilevante.” Noah stette a osservare il monitor gigante cercando di decifrarne il significato, intanto Lester visibilmente annoiato ingannava il tempo scarabocchiando su un block notes trovato per caso. “Uff..hai scoperto qualcosa? Io mi sto annoiando, speravo di poter almeno usare una vera macchina del tempo e invece questo aggeggio sembra fuori uso! CHE NOIA INAUDITA. Scrib, scrib, scrib..” Noah si girò verso di lui chiosando “Scusa tanto se non sto facendo niente di folle o eclatante per intrattenerti, davvero! Aspetta un momento, dove hai preso quel quadernino? Pazzo! E’ il blocco di appunti di Bryght, dove l’hai trovato? Domanda retorica. Dammelo. Ahem!” cominciò a sfogliarlo fino a fermarsi “Giorno 29 Novembre 1985. Oggi è giunto il grande giorno, finalmente avrò la fonte energetica che ho cercato di riprodurre invano per tutti questi anni in laboratorio direttamente donatami dallo spazio: la Cometa di Hellys precipiterà nel centro della città alle 19.25. La meteora è estremamente instabile. I raggi gamma da essa emanati potrebbero spazzare via l’intera città ma anche generare un’energia infinita dalla quale attingere per superare la barriera del continuum spazio temporale e finalmente divenire i padroni del tempo. E’ per questo che ho deciso di correre il rischio e ho mitigato la pericolosità del fenomeno, la scienza è fatta di sfide, e le sfide sono fatte di rischi e sacrifici, la prospettiva di un’invenzione epocale di questo genere non può soccombere davanti a scrupoli ed emozioni. Giorno 30 Novembre. L’esperimento è…fallito. Una sfortunata sequela di eventi ha causato l’esplosione della meteora e la preziosa energia è andata dispersa, l’avevo detto che la meteora era estremamente instabile e anche solo colpirla con un proiettile ne avrebbe provocato la fine. Purtroppo, non mi è stato possibile prevedere la variabile umana, la quale è stata un imprevisto fatale. Ho perso anche il mio geniale assistente, schiacciato dal frammento più grande. Forse non tutto è perduto, posso provare a spremere e raccogliere l’energia residua…nota personale per me: andare sul luogo del misfatto. Giorno 31 Novembre. Un altro fallimento. Non mi è stato possibile recuperare il frammento perché i federali ci hanno messo le mani sopra, ma in compenso ho trovato un gattino molto strano che ho rianimato in laboratorio e ho chiamato Rybosoma, perché è proprio intervenendo sui suoi ribosomi che l’ho potuto salvare e la Y è un mio vezzo personale. Rybosoma non sembra un gatto come gli altri, osserva tutto quello che faccio con un’intelligenza negli occhi molto più sviluppata di un comune felino…” Noah saltò alcune pagine che ritenne superflue, finchè non riprese “Giorno 29 Ottobre 2013. Dopo tanti anni sono riuscita a ottenere l’attenzione dell’Interpol promettendo loro di essere in grado di costruire un’invenzione che gli consenta di divenire la più invincibile ed efficace forza di polizia di sempre, e in cambio ho avuto la possibilità di studiare e analizzare il meteorite! Col tempo, però, le radiazioni fossili sono ormai completamente irrilevanti per poter essere sfruttate, ergo ho dovuto restituirglielo in attesa di trovare il sistema di far funzionare la macchina con una quantità di energia praticamente MINIMA. So già che non avranno la pazienza di attendere i risultati delle mie ricerche e che si dimenticheranno in fretta di me. Giorno 1 Gennaio 2014. Sto provando numerose fonti energetiche alternative, sono mesi che non dormo e cerco e ricerco giorno e notte senza sosta, ma sono riuscita a ottenere…yawn..finalmente qualche risultato. Sono riuscita a spostarmi indietro nel tempo di ben 3 decimi di secondo, impercettibili all’occhio umano, è già un inizio. Giorno 25 Luglio 2014. E’ tanto che non aggiorno i miei appunti, sono ormai così assorta negli esperimenti che mi dimentico pure di pensare alle mie funzioni naturali, come mangiare, bere, e dormire. Sono sempre più vicina allo scopo: ho costruito una nuova e più complessa macchina del tempo, adesso con la minima energia posso spostarmi a piacimento nel presente, è come viaggiare in una dimensione parallela, è tutto in sospensione e…ehm..ho dimenticato quello che volevo dire, perciò meglio concludere qui. 15 Settembre 2014. Il video dimostrativo che ho inviato all’Interpol dovrebbe risvegliare in loro la memoria e convincergli a ridarmi il meteorite e qualsiasi altro oggetto (o persona) che possa aver assorbito l’energia della cometa: MI SERVE TUTTO IL MATERIALE POSSIBILE DA CUI ATTINGERE PER FAR FUNZIONARE LA MIA MACCHINA DEL TEMPO.” Noah ebbe un brivido “G-Giorno 1 Ottobre 2014. Sono pronta per tentare il grande passo casomai non dovessi farcela, lascio a Rybosoma tutti i miei averi e, al mondo, il compito di continuare le mie scoperte. ------------ Ce l’ho fatta! Ho viaggiato indietro nel passato, ho potuto toccare gli oggetti con mano senza che nessuno avvertisse la mia presenza, ma il flusso temporale mi ha presto riportata indietro. Non ho ancora l’energia sufficiente per un viaggio completo, purtroppo. Non rimane che essa, secondo i miei calcoli tra un mese la Cometa di Hellys sfiorerà di nuovo il pianeta Terra e un altro detrito si staccherà da essa precipitando su Toronto. Ancora una volta il successo della mia invenzione dipenderà dalla variabile umana con tutte le sue emozioni e le sue dinamiche irrazionali.” Qui si interrompevano gli appunti. “Wow, è la prima volta che so di qualcuno più folle di me.” Commentò Lester a occhi spalancati. “E’ una storia davvero surreale, quasi troppo bizzarra perfino per me, ahahah! In ogni caso, vuoi vedere che quel computer serve a segnalare la traiettoria e il momento d’impatto della cometa?”
“Mi sa che ci hai azzeccato. Pazzesco, a questo punto non so se credere che sia tutto uno scherzo o un sogno, è troppo per me. Io sono un detective e basta, qui ci vorebbe un supereroe.”
“Tatatatà! Superlester in azione! …ma che sto facendo? Riflesso folle condizionato, pardon.”
Noah cercò di fare mente locale nella matassa degli eventi: “Ricapitolando un attimo, Alejandro e le altre anguille del suo calibro sono a conoscenza che un meteorite già caduto anni fa sfiorando la tragedia sta per precipitare nuovamente qui, e intendono approfittarne cinicamente per rovesciare le massime autorità di polizia, governo, e spionaggio, per questo si sono preoccupati di eliminare sistematicamente qualsiasi potenziale pericolo e chiunque fosse in possesso delle prove per incastrarli, me in primis, e probabilmente gli omicidi impossibili sono una manovra per minare dal principio la credibilità della polizia creando la figura di una serial killer inafferrabile, ovvero la cosiddetta Mente, che potrebbe essere lo stesso Alejandro.”
“In ogni caso, come farebbe Alejandro a conoscere questo laboratorio se Hatchet non è neanche riuscito a trovare il passaggio segreto? Intendo, non credo servisse loro saperlo visto che hanno già in possesso tutte le informazioni che gli servono per il loro piano: sanno della meteora e sanno di essere gli unici a sapere che potrebbe uccidere migliaia di persone in un colpo solo. Cosa se ne fanno di questo monitor e di questa macchina del tempo mezza rotta?” L’eccezione sollevata dal Rosso mandò l’altro nel panico “Allora la Mente è un terzo estraneo a tutto questo che però ha lo stesso interesse all’impatto del meteorite perché intende sfruttarne l’energia..per..attivare…la macchina del tempo. Chi potrebbe arrivare a tanto oltre ad Alejandro? Hatchet è da escludere, Seijii è solo un pesce piccolo, la Vedova Nera è interessata solo al denaro… nessuno di loro ha motivo di dover per forza usare questo marchingegno infernale né può sapere come attivarlo, ci vuole uno scienziato del calibro di quella scomparsa, e questo H.H. è il suo stesso assistente che negli appunti è detto morto. Pensa, pensa, pensa!La Mente potrebbe anche essere il vero responsabile dei delitti più inspiegabili avvenuti finora e Alejandro ha solo pensato bene di approfittarsene per i suoi loschi intenti, argh, troppe possibilità e nessuna certezza, mi sto perdendo.”
“Chiunque sia, deve avere un certo odio per quelli coi capelli rossi. Tutti gli omicidi avvenuti non secondo una logica catena di eventi hanno coinvolto solo roscetti come il sottoscritto (anche se il mio rosso resta unico nel suo genere): Izzy, Zoey e il sicario Scott, in più i vari incidenti capitati a Christine, anzi, mi sa che anche la reazione a catena che ha ucciso Scott era in realtà indirizzata a lei. Tutte rosse nel mirino, quindi.”
Christine!? Noah ebbe un sobbalzo. In tutte queste peripezie si era dimenticato completamente di lei,e di come fosse il principale bersaglio del nemico. “Sai che hai totalmente ragione..? Ho un bruttissimo presentimento. Dobbiamo tornare indietro, uscire da qui, e trovarla prima di immediatamente, anche se così rischieremo di esporci.”
“Ci sto, amico, al 151%, ah!”
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Decisero di andare direttamente al commissariato, una mossa che poteva condannarli ma era il posto dove Noah era più sicuro avrebbe potuto ritrovare Christine. Quando lui e Lester raggiunsero il commissariato trovarono un gran disordine che per assurdo permise loro di passare inosservati malgrado il loro travestimento era davvero scarso: c’era un viavai di gente, per lo più curiosi e giornalisti ansiosi dello scoop del momento, che tormentavano di domande i due poveri Tyler e Rory ancora mezzi storditi, i due detective percorsero tutto il corridoio fino alla porta dell’ufficio di Christine crivellata di buchi e chiazze di sangue ancora fresche. Noah si chinò sul cadavere della donna riconoscendola come la stessa gangster incontrata la notte nel vicolo Vancouver e, escludendo l’ipotesi che Christine avesse potuto averla neutralizzata da sola, e notando un’altra Pitagora Suichi nella disposizione dei mobili, dedusse che poteva essere stato solo l’ignoto. A questo punto non aveva più dubbi. “E’ a lei che la Mente ha mirato per tutto questo tempo, ancor prima che lo facessero Alejandro, Hatchet e gli altri, è sempre lei che ha, come dire, cercato, e per riuscirci ha intralciato i loro stessi piani ogni qualvolta rischiava di perderla per sempre, quando il sicario irruppe nella sua abitazione, quando le cose sono andate storte durante l’appostamento, e infine anche in questa occasione. Ma perché?” per quanti sforzi facesse non riusciva a fare alcuna connessione logica. Dove poteva essere adesso Christine? “Guardate, ma quelli non sono i detective Komby e Dasari?”
“Sì, sono proprio loro!”
“Una domanda: come vi sentite nei panni dei ricercati numero uno del Canada?”
“Oh-oh.. qui si mette malissimo.” I giornalisti li avevano riconosciuti e subito assediati con mille domande diverse, presto anche la polizia sarebbe arrivata “Un’altra domanda: come siete riusciti a evadere da Wawanakwaz, quale elaborata tecnica di evasione avete adottato? Che cosa avete fatto in questo tempo di latitanza?” Lester prese in mano la parola e il microfono “Dunque, preparatevi, alla ricostruzione più epica di sempre! Comincerò con una breve premessa…avete tempo, vero?” strizzò l’occhio in direzione di Noah: ci avrebbe pensato lui a distrarre tutta quella gente grazie alla sua retorica e alla sua capacità di calamitare l’attenzione. Come al solito, quando un’ indagine rimaneva ferma sullo stesso punto da tempo per non irritare i mass media si giocava la carta Lester, che o di riffa o di raffa, tra un aneddoto, un racconto ingigantito nei dettagli e piccole bugie accontentava così tutti quanti, fornendo anche risposte che non venivano richieste. “In ogni caso, se questo non dovesse bastare o costoro mi sembrassero annoiati, ho anche un piano B.” Noah ringraziò l’amico con lo sguardo e sgattaiolò all’uscita posteriore, seguendo la debole scia di sangue lasciata dalla ragazza. Intanto si udirono le prime sirene dell’ambulanza e della polizia, e in breve la zona fu gremita di pattuglie, arrivarono anche il commissario, l’ispettore e perfino il questore Josè Burromuerto, fratello maggiore dell’odioso tenente.
Noah comunque era già lontano, ma non sapeva neanche lui dove andare esattamente. Christine aveva preso la macchina, lui invece era costretto a muoversi a piedi, solo, senza neanche un’arma visto che la pistola gli era stata sequestrata prima di finire in carcere, disponeva solo del suo cervello e del block notes di Bryght che si era portato con sé per maggiore prudenza. Tsk, se fosse stato lui quello ad essere bersagliato dai sicari, in quel momento sarebbe stato uno scherzo farlo fuori. Si fermò un attimo, decise di rileggerlo tutto daccapo con maggiore attenzione, e l’occhio gli cadde su un dettaglio cui finora non aveva dato alcun peso: la data! La Cometa di Hellys si era schiantata lo stesso giorno in cui Noah commise la peggior leggerezza della sua vita, era chiaramente a quell’incidente che si riferiva la scienziata! “Questo è dunque il collegamento fra me e l’intera faccenda, però quale collegamento c’è invece con..” d’un tratto gli tornò alla memoria tutto quanto, fu come rivivere lo stesso evento una seconda volta, soprattutto nei suoi attimi immediatamente successivi.
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I suoi occhi facevano ancora fatica a veder bene la luce del sole dopo l’enorme esplosione ma poteva capire anche senza vedere quello che era successo: aveva appena sparato per la sua prima volta ed era accaduto il disastro. Ma che cos’era successo esattamente? Era riuscito a colpire l’uomo oppure aveva colpito qualcos’altro o peggio ancora, qualcun altro? Provò a rialzarsi ma non ci riuscì, aveva una pallottola conficcata nella gamba destra, e il dolore gli permetteva appena di mantenersi lucido, e , infatti, non resistette a lungo, e svenne dopo aver strisciato alcuni metri più vicino al cadavere dell’uomo, negli ultimi istanti di coscienza gli parve di vedere un gatto guardarlo dritto negli occhi e quella fu l’ultima immagine che ricordò. Risvegliatosi in ospedale fu subito accolto dal migliore amico Owen, che ancora era fresco di scuola di polizia, ma aveva già i chili necessari per diventare un futuro perfetto commissario. “Amico, che gioia, ti sei risvegliato, finalmente! Mi hai fatto così tanto preoccupare, l’operazione è durata più di quanto ci avevano detto i soccorritori. Fatti abbracciare!!!”
“Non mi sembra il caso, Ow-crack.. ouch, appunto.”
“Scusa”
“Non fa niente..” Noah si sollevò a fatica dal letto “Dove stai andando?” chiese l’altro e questi gli rispose “Non lo so neppure io, a dire il vero volevo solo sgranchirmi un po’ le gambe, e..un attimo, che ne è stato dell’ingegnere e della bambina dai capelli rossi?” Owen girò gli occhi a destra e a sinistra, non sapendo come dirglielo “Ecco…a dire il vero, non so come dirtelo, ma..” Noah incalzò “Avanti, io DEVO saperlo.” “L’ingegnere è morto, ma a ucciderlo non è stata la tua pistola bensì un frammento della cometa che a quanto ho capito gli ha trapassato il cuore. Mentre la bambina…” Owen tirò un lungo e grave sospiro “La bambina?” “E’ stata lei che hai colpito con una pallottola in testa, non è stato fatale ma abbastanza da mandarla, glom, in coma.”
Noah si sentì sprofondare. Quella parola fu come una pallottola mortale, e l’eco di quella orribile parola sarebbe risuonato per sempre nel suo cervello d’ora in avanti. Provò un enorme disgusto nei confronti di sé stesso: il suo atteggiamento superficiale aveva innescato tutto questo, e rovinato la vita a un innocente, anzi, a due, come seppe in seguito scoprendo che l’uomo era stato incastrato con false prove. “Dov’è quella bambina, adesso, dove l’hanno ricoverata? Io..devo..vederla. Per scusarmi con lei.” Owen sembrò reticente “Suvvia, non devi sentirti responsabile, è successo per errore.” “No, non è successo per errore, bensì per la mia insensibilità verso il prossimo. E adesso scusa, se tu non hai intenzione di aiutarmi, andrò a cercarla da solo.
Zoppicando per via della gamba ingessata, Noah uscì in corridoio, e chiese alla prima infermiera che trovò, una bellissima sedicenne bionda lì da pochissimo come apprendista, se sapeva qualcosa di una certa bambina ricoverata d’urgenza per un trauma al cervello “Vediamo, una bambina dai capelli rossi, in effetti mi pare di averne vista una nella stanza 8 del reparto infantile…oppure era una vecchietta? Adesso mi è sorto il dubbio, aspetta, forse la stanza era la 7, allora! O forse mi sto confondendo? OH!E se avessi anch’io subito un trauma cranico?”
“Probabile..” Noah decise di lasciar perdere l’infermiera e andare direttamente al reparto che gli interessava: dopo poco la trovò. Fingendosi un parente convinse il personale a farlo entrare nella stanza dove la piccola “dormiva”. Aveva una vistosa fasciatura alla testa che le nascondeva i lunghi capelli rossastri, Noah si fece coraggio con sé stesso e si avvicinò al letto, levandosi il cappello in segno di scusa “Io non so neanche chi sei o come ti chiami, ma voglio chiederti scusa, scusa, e ancora scusa. E’ solo colpa mia se ora sei ridotta così, prometto che non sarò mai più superficiale per non ripetere lo stesso errore, MAI più, lo giuro sulla mia stessa vita.” pianse “E’ una promessa! Non mollare, ti prego, resta in vita, non puoi andartene così per una mia stupidaggine. Io..” improvvisamente la piccola aprì gli occhi e come una molla saltò fuori dalle coperte “Boom! Boom! Izzy è tornata, mondo! Felice di rivederti ancora. E tu chi sei, signore? Ho sentito quello che hai detto,sai, ma non ho capito molto, ma per farti contenta sono rimasta in vita, grazie dell’appoggio! Plunf.” poco dopo aver saltato come un grillo per l’intera stanza e la schiena di Noah, cadde di nuovo riaddormentata, ma questa volta era un sonno normale. Il sarcastico detective provò un’emozione fortissima, mai provata prima d’ora, sbattè per un attimo le palpebre e poi le accarezzò dolcemente la testa. Aveva notato una cosa prima di entrare: che nessuno era andato a trovare quella povera ragazzina. “Ti prometto che da ora in avanti mi occuperò io di te, e farò in modo che non ti succeda più niente del genere, sarò per la prima volta l’opposto di quello che sono sempre stato: premuroso.”
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Noah dovette interrompersi per asciugarsi le lacrime che quel ricordo aveva fatto riaffiorare, assieme al dolore di non aver poi mantenuto la sua promessa fino in fondo. Izzy era morta, uccisa una seconda volta dalla sua pistola, ma questa volta definitivamente per colpa di Alejandro o della perfida Mente. La rabbia crebbe in lui “Non gli permetterò di portarmi via anche Christine, NO. Nessuna anguilla o manipolatore di reazioni a catena torcerà uno solo dei suoi rossi capelli.” Mentre così parlava completò finalmente il collegamento, l’ultimo tassello del puzzle era inserito “Le ho scambiate. Per tutto questo tempo ho creduto, anzi, dato per scontato che la bambina in ostaggio quel giorno fosse Izzy, e lo stesso ha fatto la Mente, finchè poi in qualche modo non ha capito che mi ero sbagliato: era Christine! Era lei quella ragazzina cui io avevo sparato, se solo non fossi stato tanto precipitoso, ironia della sorte, la mia superificialità mi ha fatto sbagliare di nuovo.” D’altronde, come avrebbe potuto notare la differenza? Aveva potuto a malapena riconoscere i principali tratti somatici della ragazzina quando il suo “ennesimo arresto” era uscito di testa e l’aveva coinvolta. In tutti questi anni aveva dato per scontato si trattasse di Izzy, la ragazza non aveva fin da piccola tutte le rotelle a posto però aveva anche un sesto senso ultrasviluppato, il che rafforzava l’ipotesi, ma a ripensarci anche Christine sembrava avere un cervello fuori dal comune, la sua capacità di intuizione era impressionante e forse poteva anche possedere il potere di vedere cose che altri non potevano per via delle radiazioni cui era stata esposta. Christine era evidentemente sola al mondo già da prima e tale, lui, l’aveva lasciata, chissà quanto doveva aver sofferto quando si era svegliata dal trauma probabilmente senza trovare nessuno accanto… eppure, questo non pareva aver soddisfatto ancora la Mente ignobile…cos’altro poteva volere di più da lei di questo? Quale motivo avrebbe giustificato tanto inarrestabile desiderio di vendetta? CHI ERA LA MENTE? D’un tratto, ebbe un’idea folle, di quelle che di solito venivano al suo collega in impermeabile rosso: e se era davvero un fantasma? “Allora può essere solo la principale vittima dell’intera vicenda, quello che ha perso più di chiunque altro, Christine compresa.”
CAPITOLO 11: “Il pezzo mancante”
Alejandro aveva appena terminato il suo giro di ispezione, ormai mancavano meno di 48 ore all’ ora X, e tutto sembrava al suo posto, anche se la sua alleanza era ormai ridotta ai minimi termini nel numero, non gli importava più: per il suo subdolo piano era quasi tutto fatto. Invece sobbalzò quando la TV nazionale trasmise in diretta le immagini dell’operazione anti Lester che in quel momento si stava tenendo al commissariato. “Ancora non avete sentito la parte migliore, è tutto un complotto ai danni delle massime cariche dello stato, e che complotto, ah!” la voce era quella di Lester, inquadrato in primissimo piano mentre proseguiva il suo epico racconto dei fatti, senza che nessuno si degnasse di fermarlo, anche perché la stampa era così serrata attorno da costituire una specie di barriera anti-polizia “Allora, ci fu questa scienziata dal nome Bryllante con la Y e non la I, specifico, che predisse la caduta di questa meteora dall’energia spaventosa, caduta che sarebbe dovuta avvenire molti anni prima nel cuore del parco di Toronto..” dall’altro lato dello schermo, Owen e i suoi collaboratori avevano smesso di spintonare la folla e ascoltavano completamente rapiti, attoniti e senza parole perché anche se sembrava uno dei suoi soliti racconti assurdi, il tono di Lester era tra virgolette “serio”rispetto al solito. “L’effetto della mia ipnosi dev’essere sparito definitvamente, ecco perché non lo hanno ancora fermato, maledizione. Dov’è quell’incapace di ispettore quando serve? Dovrò intervenire personalmente prima che le cose si mettano peggio e che quel loco di Lester faccia il mio nome!” Senza ulteriori indugi il tenente prese l’auto e si diresse in commissariato per sistemare le cose, tempo uno due. Avendo studiato per diventare avvocato ed essendosi esercitato per rimpiazzare un giorno il suo odioso fratello maggiore in politica, Alejandro aveva la parlantina potente e, infatti, convinse in fretta tutti quanti che il Rosso stava solo dicendo un mucchio di menzogne nel disperato e folle tentativo di salvarsi dall’arresto “Andiamo, vi siete forse dimenticati di quando costui si era messo ad arrestare mezza città a caso convinto che ci fosse un’invasione aliena di replicantes in atto oppure di quando condusse un’accurata indagine su un presunto e fantomatico ladro di condimenti e fece saltare in aria tutti e 3 i principali ristoranti della città?” fece una pausa, sogghignando “Oppure più recentemente di come abbia conciato l’area nord di Toronto sulla quale ora le auto risparmiano sull’autolavaggio perché il sapone è su tutta la carreggiata? E CHI HA PAGATO I DANNI, IL SINDACO O I CITTADINI PER VIA DELLE TASSE?”
“Ha ragione!”
“Già, vi pare giusto aver dovuto pagare più tasse per merito di un folle del genere?”
“Vero, andrebbe internato da qualche parte!
“E, vorrei anche ricordare, come costui se ne esca in giro ogni sabato in compagnia della sua ragazza immaginaria Bel tutore dell’ordine, eh?”
Lester perse la pazienza “Ehi, Yumi non è immaginaria ma solo invisibile! E’ così speciale che soltanto io posso avere il privliegio di vederla. In ogni caso, sono affari privati, come osi intrometterti?” e fronteggiò il nemico apertamente “C’è lui dietro gli omicidi impossibili, ed è il capo di tutto il complotto mirante a rovesciare il governo, perché questo verme punta a fare le scarpe a chiunque gli sia superiore!” si fermò per compiere una posa epica davanti ai giornalisti, ma Alejandro ebbe la risposta pronta “Ah, ma davvero? Poco fa non avevi detto che la Mente era un’entità fantasma in grado di possedere gli oggetti e costruire così letali reazioni a catena? Eppure io sono qui, in carne ed ossa.” Si strappò la camicia di dosso per mostrare un attimo i pettorali “Ecco la prova. Se i più scettici vogliono toccare, a disposizione…”
“Quello che intendevo dire, in ogni caso, non era esattamente questo!”
“Credo che abbiamo sentito abbastanza assurdità per oggi” si rivolse direttamente a Owen, mentre la folla, gli altri membri del corpo di polizia e lo stesso governatore stavano in attesa “Cosa crede sia meglio fare, commissario? Il sottoscritto così come l’intera Toronto attende solo la sua somma decisione.” In cuor suo Owen sentiva di doversi fidare ma il lato pratico gli suggeriva la scelta migliore: “Lester, ti dichiaro di nuovo in arresto, hai il diritto di rimanere in silenzio mentre, tu, ciambella, di rimanere, gnam, squisita. Mike, Rory, Tyler, e gli altri che non ricordo, procedete.
Lester indietreggiò e poi si buttò fuori dalla finestra “In tal caso, dovrete prima prendermi, ahahahah!”
“Oh, cacchio, non un altro inseguimento devastatore. BLOCCATELO SUBITO! CON OGNI MEZZO!”
Owen si asciugò il sudore dalla fronte, pronto ad affrontare quei leoni dei reporter d’assalto, già pronti a fare una nuova sfilza di soffocanti domande “Commissario, e per quanto riguarda la Cometa di Hellys? E’ a quella che sembrava alludere Lester poco fa, dobbiamo forse preoccuparci, c’è il rischio che passi di nuovo troppo vicino all’atmosfera terrestre? Quali misure di sicurezza ha approntato a riguardo?” il commissario cadde dalle nuvole e non seppe dare una risposta precisa, scontentando le aspettative dei cronisti e dei cittadini, alcuni dei quali mormorarono “Menomale che è il capo, qui… e questa ignorante palla di lardo dovrebbe proteggerci? Caspita, che bella prospettiva…” per la gioia di Alejandro. Però mancava ancora un pezzo perché il suo piano fosse perfetto: il capro espiatorio. Alejandro colse l’occasione una volta rimasti solo loro due “Mentre la caccia a Lester continua, io cercherò di scoprire che fine ha fatto Noah, è chiaro che i due sono complici e il nostro sarcasticamente adorabile detective è ormai pericoloso.”
“Pericoloso in che senso?”
“Arrivaci da solo, amigo. Chi è stata l’ultima persona con cui ha parlato Harold della scientifica prima di essere freddato? Chi Noah tramite Lester ha accusato degli omicidi impossibili se non il suo rivale di sempre, ovvero me? Chiaro segno di colpevolezza. E’ da quando ha perso la sua collega che Noah è divenuto instabile, non gli è importato più di niente e di nessuno se non di sé stesso, non ha fatto un solo passo avanti nelle indagini e solo ora se n’è uscito fuori con questa teoria assurda, in più ti ricordo che tua figlia è ancora nelle mani dei rapitori grazie al suo “appuntappostamento” con Christine.”
“Quale figlia? Io non ne ho mai avuto una, non ho fatto in temp-“
“Guardami negli occhi e te ne ricorderai @”
“E’ vero, la mia adoratissima figlia! Per colpa di quel desso la mia piccola è ancora in ostaggio.”
“Già, è stato piuttosto inaspettato da parte sua intromettersi nel mezzo di un’operazione organizzata nei minimi termini: motivi sentimentali e basta o anche volontario sabotaggio perché è in realtà lui la MENTE CRIMINALE che minaccia Toronto da mesi?”
“G-Gulp, non avevo fatto tutti questi collegamenti prima d’ora…cacchio, mi passa l’appetito solo a pensarci.” Owen battè il pugno sulla scrivania e tuonò “Tenente Burromuerto, hai carta bianca come quella di un bignè: trova Dasari con qualsiasi mezzo e riportamelo vivo o morto!”
“Agli ordini, ma sia chiaro, non voglio nessun altro in giro, è per questioni di…concentrazione.”
“Fai come vuoi, basta che porti a termine il tuo incarico.” Owen ci pensò un attimo “Oh, ehm, e già che ci sei, cerca di riportarmi indietro anche la detective Christine, v-viva possibilmente, sai, visto che sembra se la sia portata dietro come ostaggio..”
“Farò il possibile.”
Alejandro uscì dalla porta sul retro, avendo già capito che Noah era passato per di lì, dopodichè fece una telefonata. “Perché quel rottame di Hatchet non risponde? Con il satellite spia della sua inutile agenzia investigativa potrei localizzare Noah in un attimo. Altrimenti a cosa dovrebbe servirmi un alleato così decerebrato? Rispondi, vecchio idiota.”
“Eccomi, cosa vuoi?” dall’altro capo del filo gracchiò il vocione dell’ispettore “Sgrunt, chiamami di nuovo così e te la faccio pagare cara. Potrei anche spifferare tutto e prendermi così la gloria di arrestare un farabutto come te, avrei tutte le prove che servono.”
“Glom. D’accordo, adesso calmati, amigo mio, in fondo entrambi abbiamo uno scopo ben più alto che non potresti raggiungere in altro modo, neanche incastrando me ti farebbero capo supremo dell’Interpol.” Alejandro usò un tono via via più adulatorio e malleabile “Ho bisogno di sapere l’esatta posizione di quel nano detective in questo preciso momento. Ovviamente, basta che guardi nel satellite, (tonto).”
“Purtroppo non posso accontentarti perché quel maledetto satellite ha deciso di farsi colpire da un asteroide stamattina! Per questo quando l’ho saputo ho lasciato imemdiatamente perdere Lester e sono andato a controllare di persona, e sì, i tecnici hanno detto che è rotto, sputtanato, kaput. Ci vorranno almeno 24 ore per poterlo riparare, perciò..”
“Vete alla porra, cabròn!” Alejandro non potè proprio trattenersi questa volta e gli chiuse la cornetta in faccia. “Che uomo inutile, fosse stato il mio capo, gli avrei scavato la fossa in meno di cinque minuti e ce l’avrei buttato dentro in pasto al disprezzo dei cittadini. Ah, calma, Alejandro, calma, c’è sempre l’altro alleato rimasto che potrebbe aiutarmi. Pronto, Seijii? C’è un pesciolino detective da catturare al più presto e io non so come pescarlo.”
“Me-eh-eh!” la sardinica risata del gangster risuonò dall’altro capo “Tranquillo, lo so io.”
Senza farsi notare da nessuno, Noah era riuscito a tornare a casa dove poter raccogliere le idee, sfamare gli animali domestici di Christine e organizzarsi meglio, caricò la sua Walter P51 al massimo, era passato molto tempo dall’ultima volta che aveva usato la pistola, anche perché la detestava, ogni volta che la prendeva in mano gli tornavano i sensi di colpa, per ben due volte aveva sparato la pallottola sull’obiettivo errato, la prima nel passato e la seconda nel presente, ma sapeva che ne aveva bisogno. La sua intelligenza non sarebbe bastata contro nemici del genere. “Perfetto. Sono pronto ad andare, ancora non so dove.” Fu sul punto di andare quando si accorse che la pesciolina rossa Lapìde era sul punto di saltare fuori dalla sua boccia, e infatti fu più rapida dei suoi riflessi e schizzò fino al soffitto per poi infilarsi nel taschino del suo trench “Dove credi di andare, tu? In attesa, si spera, che la tua padroncina ritorni, sono io a badare a te, e la mia giacca, credimi, non è un acquario di lusso. Perciò..là, torna nella tua boccia, grazie. Uff, ho la tasca zuppa di acqua, adesso, spero la pistola funzioni ancora, sarebbe il colmo…” nel controllare si ricordò che in quella tasca c’era anche il blocco degli appunti trovato nel laboratorio di Bryght “Meglio controllare che non si sia rovinato. Sembra tutto a posto, anche se alcune pagine come la 150 e la 152 si sono inzuppate, e, strano, qui non si riesce più a leggere bene..aspetta, ma le lettere sembrano sovrapposte, allora c’è una pagina che è stata incollata dietro, e dev’essere la 151.” Con solvente e taglierino, Noah separò tra loro le due pagine svelando quella mancante: “Giorno 1 Ottobre 1985. Ho riflettuto a lungo e studiato a fondo l’esplosione della meteora: per quanto l’energia fosse potente è impossibile che siano rimasti così pochi frammenti integri della roccia spaziale, in fondo era fatta in carbonio, di conseguenza il meteorite dev’essersi separato in tre porzioni di roccia, due delle quali, non essendo state ritrovate nel raggio di 10km, devono essere rimaste conficcate perennemente in qualche corpo estraneo. Dall’analisi condotta sugli alberi, sul terreno e sui monumenti del parco non è emersa tuttavia alcuna forma di energia, peccato, perché secondo i miei calcoli la macchina funzionerebbe anche senza bisogno di aspettare un nuovo passaggio della cometa se si riunissero tutti e tre i frammenti più energetici. Uno di essi, il più piccolo, è custodito nella sede scientifica dell’Interpol.” Gli si illuminò il viso: ora sapeva esattamente dove andare.
Nel frattempo Christine era quasi arrivata a destinazione, quando domandò “Allora, suppongo tu voglia che trafughi qualcosa sfoderando le mie inesistenti qualità di spia acrobatica, ma che cosa esattamente? Sarebbe ameno saperlo.” il gatto che camminava al suo fianco con passo sicuro sogghignò malignamente “Il pezzo mancante. Gli altri due ce li ho già nelle mie mani, ma per ottenere questo mi serve la tua collaborazione. Tra poco capirai.” Senza fornire ulteriori dettagli si leccò una zampa e proseguì per un altro po’, finchè gatto e ragazza non furono davanti al cimitero. Christine ne fu interdetta “Ma cosa…” l’altro fu compiaciuto dalla sua reazione di stupore “Sapevo ti aspettavi di entrare nell’inviolabile Interpol e non vedevo l’ora di gustarmi la tua faccia quando avresti scoperto la destinazione: ebbene sì, non è il meteorite il pezzo che mi manca, il vero cuore dell’energia si trova qui. Cerca la tomba di Henry Hellys, è lì che mi hanno sepolto.” Christine non trovò le parole per replicare e cominciò a scavare, ma anche un’estimatrice dell’orrore e del mistero come lei non poteva sopportare un simile incarico “Ricorda, lo stai facendo solo per Noah” erano le parole di incoraggiamento che si ripeteva nella testa e cui sopra Henry faceva l’eco. “Frattanto che ti diverti a scavare, darò finalmente la risposta alla tua domanda. Quando la mia cometa (sono io ad averla scoperta e datole un nome!) esplose a mezz’aria un grosso frammento grande come una noce mi penetrò dritto al cuore, uccidendomi all’istante al posto tuo, e rimase all’interno per sempre, ma di questo non se ne accorse nessuno né i dottori che mi fecero l’autopsia né la stessa Bryght: nemmeno lei sapeva che quell’enorme incalcolabile fonte di energia residua si trovava dentro di me. Oggi, il mio corpo è solo uno scheletro, ma il frammento è ANCORA PIENO DI ENERGIA! MUAHAHAHAHAH!”
“Ottimo, contenta per te, proprio al settimo cielo. Comunque, ho fatto, credo. E’ questo?” Christine, sporca di terra e fango, estrasse infine un pezzo di roccia grande come un cuore, rossastro e pulsante, quello che era stato il nucleo originario della cometa. Henry contemplò l’oggetto con gli avidi occhi felini “Prr, dopo tutti questi anni, finalmente avrò la mia vendetta e la mia vita cambierà.”
“Spero almeno di riuscire anch’io ad avere la mia, senza sorprese..” Christine si scrollò un po’ l’impermeabile tutto inzaccherato prima di rientrare in macchina, guardando il gatto con acida diffidenza, ma questi la rassicurò “Non è più mia intenzione assassinarti, perciò non hai niente da temere, anzi, ti garantisco che sarai parte attiva della mia vendetta.”
Noah uscì di casa leggermente cammuffato quando ormai la mezzanotte era oltremodo passata. Fortunatamente, l’ufficio dell’Interpol era distante solo due quartieri da dove si trovava adesso, e comunque non era proprio il momento di essere pigri. Anzi, doveva darsi una mossa! Camminò svelto prendendo solo strade secondarie mentre le sirene delle volanti sguinzagliate all’inseguimento di Lester ululavano da ogni dove, e a un certo punto gli parve di essere seguito. Decise di proseguire senza mai fermarsi finchè non gli restò che l’ultimo tratto da percorrere, il famigerato Vicolo Vancouver, dove a quell’ora era la prassi trovarsi in mezzo al peggio del sottobosco criminale della città. Alcuni delinquenti sembrarono cominciare a seguirlo con lo sguardo, poi lentamente si alzarono e si misero a camminargli dietro, era una preda facile per chiunque in quelle condizioni. Camminò sempre più spedito mentre il gruppo alle sue spalle cresceva nel numero, sembrava volessero accerchiarlo come un branco di lupi sul terreno di caccia: anche se avesse fatto lui la prima mossa, non avrebbe avuto scampo contro tutti loro. Improvvisamente si mise a correre sperando di guadagnare un certo distacco, ma andò a scontrarsi contro il capo della banda, che gli disse “Alt, non così in fretta, bello, c’è un pedaggio da pagare quando si passa per il mio territorio” dalla voce e dai piercing il detective lo riconobbe praticamente subito “Duncan. Sono io, Noah.”
“Ah…in effetti, avrei dovuto capirlo dalla statura.”
“Molto spiritoso.”
“Ehi, capo, che succede?” chiese KJ, il colosso del gruppo e il secondo in comando, nonché il più leale. Duncan fu pronto a rispondere “Ascoltate, conosco questo..poveraccio, da lui non ne ricaviamo niente né da vivo e neppure da morto, guardate com’è vestito e trascurato nell’aspetto, è solo un barbone.” Noah bisbigliò tra i denti qualcosa riguardo a quanto invece era curato il look di Duncan, ma stette al gioco “E’ vero, lasciatemi andare, la mia vita fa già abbastanza schifo di suo, non è il caso di sporcarvi le mani. Grazie, Duncan, ti devo un favore di nuovo.” I malviventi mostarono qualche diffidenza ma Duncan seppe rimetterli al loro posto facendo valere la sua autorità delinquenziale nel quartiere. KJ addirittura si offrì di scortare Noah per il tragitto, visto che sembrava un amico di Duncan, e inoltre conosceva una scorciatoia per arrivare più in fretta.
I due chiacchierarono un po’ lungo la strada.
“Allora, fratello, cos’è che ti ha portato sulla strada? La povertà? Una scelta sbagliata? Un amore non corrisposto?” gli chiese il gigante, con tono gergale.
Noah ci riflettè un attimo sopra “Forse la terza o la seconda che hai detto, o anche tutte e due.”
“Capisco, anche io ho amato una e una sola donna ma lei apparteneva a un rango superiore, mentre io sono cresciuto nella povertà e ho fatto la scelta sbagliata di intraprendere la cattiva strada per vivere.” KJ sospirò “Appartenevamo a due mondi diversi, insomma, eppure non dimenticherò mai la notte che l’ho incontrata: alta (almeno da arrivarmi al mento), capelli fulvi con riccioli, un corpo slanciato da mozzarti il fiato, e un fascino magnetico. Una vera volpe.”
“Si chiamava per caso Izzy?”
“No, amico, il suo nome era Leanne, perché questa domanda?”
“Niente…solo curiosità.” Noah si rilassò un poco “Anche la mia lei è una rossa con un fascino tutto proprio, un magnetismo misterioso, e dalla prima volta che l’ho vista per me è la sola donna della mia vita.”
KJ ridacchiò “Ti piace molto, fratello, si vede. Come si chiama?”
“Christine. E’ gotica fuori ma tenera dentro, conquistare il suo cuore è come estrarre qualcosa da un blocco di ghiaccio, ma la soddisfazione è stata immensa.”
“Per caso è quella laggiù?” indicò una ragazza al termine del vicolo.
“Sì, magari..” Noah osservò con più attenzione, allargando le pupille “Invece è proprio lei. Christine! Non mi ha sentito..che la Mente l’abbia già posseduta? Calma, devo essere razionale.” KJ lo spinse “Fratello, se quella fosse la mia ragazza, smetterei all’istante di star qui a rimuginare e interverrei.” Noah seguì il consiglio del gigante della strada e si gettò all’inseguimento della ragazza, doveva comunque tenersi a distanza di sicurezza nel caso la Mente fosse davvero con lei, e scoprire dove intendeva portarla. Comunque, sembrava un po’ più alta di come la ricordasse, ma non era importante, in fondo Christine era ancora in pieno sviluppo data la sua giovane età di 28 anni, Noah invece aveva 40 anni ma ne mostrava molti di più per via delle numerose rughe di dispiacere che gli solcavano il viso da tempo. Chissà quante ancora gliene sarebbero sbucate visto l’andazzo..
“Acc, mi sono distratto, che fine ha fatto? Fiù, eccola laggiù. Basta sono stufo, voglio vederci chiaro in questa storia” Noah caricò la pistola e andò in fondo fino a raggiungere Christine “Dov’è la Mente? Che cosa ti ha ordinato di fare? Ti prego, Christine, non devi fidarti di nessuno se non di me, qualsiasi cosa ti abbia detto non devi credergli.”
“Uhm, ok, strano, in genere la mia mente non comunica tanto con me, ma farò come dici tu, Tyler.”
“LINDSAY?!” Noah capì in fretta di essere stato attirato in trappola “Sentivo una certa puzza… di anguille.”
“Me-eh! Come promesso, eccolo qui il tuo pesciolino, Alejandro, non c’è preda che non possa essere messa nel sacco se si usa l’esca adatta. Quanto a te, mia bella pesciolina, puoi tornare al tuo acquario d’origine, i miei uomini ti accompagneranno, però non scordarti il mio numero di telefono, blink.” Lindsay, anche se piuttosto confusa, fece una smorfia di disgusto davanti a quel flirt (la stessa espressione la fecero Alejandro e Noah), Seijii poi consegnò a KJ una foto segreta di Leanne “Questo è il mio ringraziamento per il tuo prezioso aiuto, e sul retro c’è anche il suo numero di telefono, come promesso.”
Quest’ultimo arrossi e poi aggrottò la fronte “Non mi avevi detto che…”
“Diciamo che anche lei adesso è finita a nuotare in cattive acque, me-eh-eh. L’importante è avertela ritrovata, no? Guarda il lato positivo: ora è anche molto più alla tua portata rispetto a prima.” Seijii diede una pacca sulle spalle (o meglio fece solo il gesto non riuscendo ad arrivarci) al gigante prima di congedarlo con un’ultima risatina “Adesso vai pure a cercare un telefono e goditi la tua ricompensa, amico mio, te la sei meritata.”
Anche se l’aveva condotto dritto in pasto al nemico Noah provò un po’ di pena per KJ. Finalmente Alejandro prese la parola “Menomale che posso ancora contare su un valido alleato come te, Seijii, tu adesso puoi anche tornare indietro, a Noah voglio pensarci io personalmente.” Dopo che i due si furono stretti la mano, il gangster più basso del mondo lasciò la zona a bordo della sua limousine, così Alejandro e Noah rimasero da soli, il primo con la pistola puntata dritta contro il secondo.
“Cosa hai intenzione di fare di me, adesso, togliermi di mezzo direttamente o lasciare come al solito che qualcun altro si sporchi le mani?”
“Caro Noah, perché questo tono ostile? Non intendo farti del male, voglio solo consegnarti alla giustizia, ahahah! Lo sai, con la tua evasione, in fondo, mi hai solo semplificato le cose, il tuo glorioso arresto mi metterà in luce ancora più velocemente, e quando poi la Cometa di Hellys avrà svolto il suo dovere e devastato la città, tutti i superstiti guarderanno a me come nuova guida del paese, sia in polizia che in politica.” Alejandro frugò nelle tasche di Noah per prendergli la pistola, che rimirò a lungo “Quanti ricordi…con quest’arma ho potuto rovinarti la carriera e passarti davanti…manometterla e consegnartela al momento giusto, puro genio. Sei sempre stato una pedina del mio piano, detective Dasari, prima ti ho fatto sparare a un innocente opportunamente incastrato e poi alla tua stessa collega pazzerella: me ne prendo tutto il merito.”
Noah replicò acido “Il merito è solo del tuo opportunismo,Al, senza la Mente e i miei errori non avresti potuto mai combinare alcunchè, eppure sento che adesso hai perso anche tu il controllo della situazione, Al.”
“Non è vero! Non ho mai avuto bisogno di nessuno per organizzare i delitti impossibili! Le ho preparate tutte da solo quelle reazioni a catena perché sono io la mente geniale dell’intero piano. E NON CHIAMARMI MAI PIU’ AL.”
“Oh, e suppongo che allora anche le reazioni a catena che hanno ucciso Scott e Heather le avevi preparate tu. Giusto?” il sarcasmo stava tornando utile, Alejandro ebbe un tentennamento quasi impercettibile , anche perché Heather era stata il suo primo amore proibito e lui non era certo rimasto indifferente alla sua scomparsa. Stette a lungo in silenzio, così Noah proseguì “O è stata la vera e autentica Mente, Al? Ovvero l’ingegnere Henry Hellys?”
“T-Tu come fai a sapere chi è la Mente?” lui non lo sapeva. Il nome però gli ricordava qualcosa, o meglio, qualcuno. Provò una forte frustrazione nello scoprire che Noah era riuscito a ottenere da solo informazioni che lui non era riuscito neppure avendo l’Interpol e la Criminalità Organizzata a sua disposizione “Parla, che cos’altro sai che ancora IO non so?”
Noah sorrise appoggiandosi al muretto “Oh, molte più di quanto credi, Al, ti consiglio di posare la pistola e metterti comodo…”
Allora Noah iniziò a raccontare ad Alejandro tutto quello che non sapeva, di Bryght, dei suoi appunti, della Macchina del Tempo, del possibile piano di Henry…e più andava avanti più domande si formavano nel cervello dello spagnolo, e con esse più dubbi. SEMPRE più dubbi.
Troppi dubbi.
Alejandro aveva appena terminato il suo giro di ispezione, ormai mancavano meno di 48 ore all’ ora X, e tutto sembrava al suo posto, anche se la sua alleanza era ormai ridotta ai minimi termini nel numero, non gli importava più: per il suo subdolo piano era quasi tutto fatto. Invece sobbalzò quando la TV nazionale trasmise in diretta le immagini dell’operazione anti Lester che in quel momento si stava tenendo al commissariato. “Ancora non avete sentito la parte migliore, è tutto un complotto ai danni delle massime cariche dello stato, e che complotto, ah!” la voce era quella di Lester, inquadrato in primissimo piano mentre proseguiva il suo epico racconto dei fatti, senza che nessuno si degnasse di fermarlo, anche perché la stampa era così serrata attorno da costituire una specie di barriera anti-polizia “Allora, ci fu questa scienziata dal nome Bryllante con la Y e non la I, specifico, che predisse la caduta di questa meteora dall’energia spaventosa, caduta che sarebbe dovuta avvenire molti anni prima nel cuore del parco di Toronto..” dall’altro lato dello schermo, Owen e i suoi collaboratori avevano smesso di spintonare la folla e ascoltavano completamente rapiti, attoniti e senza parole perché anche se sembrava uno dei suoi soliti racconti assurdi, il tono di Lester era tra virgolette “serio”rispetto al solito. “L’effetto della mia ipnosi dev’essere sparito definitvamente, ecco perché non lo hanno ancora fermato, maledizione. Dov’è quell’incapace di ispettore quando serve? Dovrò intervenire personalmente prima che le cose si mettano peggio e che quel loco di Lester faccia il mio nome!” Senza ulteriori indugi il tenente prese l’auto e si diresse in commissariato per sistemare le cose, tempo uno due. Avendo studiato per diventare avvocato ed essendosi esercitato per rimpiazzare un giorno il suo odioso fratello maggiore in politica, Alejandro aveva la parlantina potente e, infatti, convinse in fretta tutti quanti che il Rosso stava solo dicendo un mucchio di menzogne nel disperato e folle tentativo di salvarsi dall’arresto “Andiamo, vi siete forse dimenticati di quando costui si era messo ad arrestare mezza città a caso convinto che ci fosse un’invasione aliena di replicantes in atto oppure di quando condusse un’accurata indagine su un presunto e fantomatico ladro di condimenti e fece saltare in aria tutti e 3 i principali ristoranti della città?” fece una pausa, sogghignando “Oppure più recentemente di come abbia conciato l’area nord di Toronto sulla quale ora le auto risparmiano sull’autolavaggio perché il sapone è su tutta la carreggiata? E CHI HA PAGATO I DANNI, IL SINDACO O I CITTADINI PER VIA DELLE TASSE?”
“Ha ragione!”
“Già, vi pare giusto aver dovuto pagare più tasse per merito di un folle del genere?”
“Vero, andrebbe internato da qualche parte!
“E, vorrei anche ricordare, come costui se ne esca in giro ogni sabato in compagnia della sua ragazza immaginaria Bel tutore dell’ordine, eh?”
Lester perse la pazienza “Ehi, Yumi non è immaginaria ma solo invisibile! E’ così speciale che soltanto io posso avere il privliegio di vederla. In ogni caso, sono affari privati, come osi intrometterti?” e fronteggiò il nemico apertamente “C’è lui dietro gli omicidi impossibili, ed è il capo di tutto il complotto mirante a rovesciare il governo, perché questo verme punta a fare le scarpe a chiunque gli sia superiore!” si fermò per compiere una posa epica davanti ai giornalisti, ma Alejandro ebbe la risposta pronta “Ah, ma davvero? Poco fa non avevi detto che la Mente era un’entità fantasma in grado di possedere gli oggetti e costruire così letali reazioni a catena? Eppure io sono qui, in carne ed ossa.” Si strappò la camicia di dosso per mostrare un attimo i pettorali “Ecco la prova. Se i più scettici vogliono toccare, a disposizione…”
“Quello che intendevo dire, in ogni caso, non era esattamente questo!”
“Credo che abbiamo sentito abbastanza assurdità per oggi” si rivolse direttamente a Owen, mentre la folla, gli altri membri del corpo di polizia e lo stesso governatore stavano in attesa “Cosa crede sia meglio fare, commissario? Il sottoscritto così come l’intera Toronto attende solo la sua somma decisione.” In cuor suo Owen sentiva di doversi fidare ma il lato pratico gli suggeriva la scelta migliore: “Lester, ti dichiaro di nuovo in arresto, hai il diritto di rimanere in silenzio mentre, tu, ciambella, di rimanere, gnam, squisita. Mike, Rory, Tyler, e gli altri che non ricordo, procedete.
Lester indietreggiò e poi si buttò fuori dalla finestra “In tal caso, dovrete prima prendermi, ahahahah!”
“Oh, cacchio, non un altro inseguimento devastatore. BLOCCATELO SUBITO! CON OGNI MEZZO!”
Owen si asciugò il sudore dalla fronte, pronto ad affrontare quei leoni dei reporter d’assalto, già pronti a fare una nuova sfilza di soffocanti domande “Commissario, e per quanto riguarda la Cometa di Hellys? E’ a quella che sembrava alludere Lester poco fa, dobbiamo forse preoccuparci, c’è il rischio che passi di nuovo troppo vicino all’atmosfera terrestre? Quali misure di sicurezza ha approntato a riguardo?” il commissario cadde dalle nuvole e non seppe dare una risposta precisa, scontentando le aspettative dei cronisti e dei cittadini, alcuni dei quali mormorarono “Menomale che è il capo, qui… e questa ignorante palla di lardo dovrebbe proteggerci? Caspita, che bella prospettiva…” per la gioia di Alejandro. Però mancava ancora un pezzo perché il suo piano fosse perfetto: il capro espiatorio. Alejandro colse l’occasione una volta rimasti solo loro due “Mentre la caccia a Lester continua, io cercherò di scoprire che fine ha fatto Noah, è chiaro che i due sono complici e il nostro sarcasticamente adorabile detective è ormai pericoloso.”
“Pericoloso in che senso?”
“Arrivaci da solo, amigo. Chi è stata l’ultima persona con cui ha parlato Harold della scientifica prima di essere freddato? Chi Noah tramite Lester ha accusato degli omicidi impossibili se non il suo rivale di sempre, ovvero me? Chiaro segno di colpevolezza. E’ da quando ha perso la sua collega che Noah è divenuto instabile, non gli è importato più di niente e di nessuno se non di sé stesso, non ha fatto un solo passo avanti nelle indagini e solo ora se n’è uscito fuori con questa teoria assurda, in più ti ricordo che tua figlia è ancora nelle mani dei rapitori grazie al suo “appuntappostamento” con Christine.”
“Quale figlia? Io non ne ho mai avuto una, non ho fatto in temp-“
“Guardami negli occhi e te ne ricorderai @”
“E’ vero, la mia adoratissima figlia! Per colpa di quel desso la mia piccola è ancora in ostaggio.”
“Già, è stato piuttosto inaspettato da parte sua intromettersi nel mezzo di un’operazione organizzata nei minimi termini: motivi sentimentali e basta o anche volontario sabotaggio perché è in realtà lui la MENTE CRIMINALE che minaccia Toronto da mesi?”
“G-Gulp, non avevo fatto tutti questi collegamenti prima d’ora…cacchio, mi passa l’appetito solo a pensarci.” Owen battè il pugno sulla scrivania e tuonò “Tenente Burromuerto, hai carta bianca come quella di un bignè: trova Dasari con qualsiasi mezzo e riportamelo vivo o morto!”
“Agli ordini, ma sia chiaro, non voglio nessun altro in giro, è per questioni di…concentrazione.”
“Fai come vuoi, basta che porti a termine il tuo incarico.” Owen ci pensò un attimo “Oh, ehm, e già che ci sei, cerca di riportarmi indietro anche la detective Christine, v-viva possibilmente, sai, visto che sembra se la sia portata dietro come ostaggio..”
“Farò il possibile.”
Alejandro uscì dalla porta sul retro, avendo già capito che Noah era passato per di lì, dopodichè fece una telefonata. “Perché quel rottame di Hatchet non risponde? Con il satellite spia della sua inutile agenzia investigativa potrei localizzare Noah in un attimo. Altrimenti a cosa dovrebbe servirmi un alleato così decerebrato? Rispondi, vecchio idiota.”
“Eccomi, cosa vuoi?” dall’altro capo del filo gracchiò il vocione dell’ispettore “Sgrunt, chiamami di nuovo così e te la faccio pagare cara. Potrei anche spifferare tutto e prendermi così la gloria di arrestare un farabutto come te, avrei tutte le prove che servono.”
“Glom. D’accordo, adesso calmati, amigo mio, in fondo entrambi abbiamo uno scopo ben più alto che non potresti raggiungere in altro modo, neanche incastrando me ti farebbero capo supremo dell’Interpol.” Alejandro usò un tono via via più adulatorio e malleabile “Ho bisogno di sapere l’esatta posizione di quel nano detective in questo preciso momento. Ovviamente, basta che guardi nel satellite, (tonto).”
“Purtroppo non posso accontentarti perché quel maledetto satellite ha deciso di farsi colpire da un asteroide stamattina! Per questo quando l’ho saputo ho lasciato imemdiatamente perdere Lester e sono andato a controllare di persona, e sì, i tecnici hanno detto che è rotto, sputtanato, kaput. Ci vorranno almeno 24 ore per poterlo riparare, perciò..”
“Vete alla porra, cabròn!” Alejandro non potè proprio trattenersi questa volta e gli chiuse la cornetta in faccia. “Che uomo inutile, fosse stato il mio capo, gli avrei scavato la fossa in meno di cinque minuti e ce l’avrei buttato dentro in pasto al disprezzo dei cittadini. Ah, calma, Alejandro, calma, c’è sempre l’altro alleato rimasto che potrebbe aiutarmi. Pronto, Seijii? C’è un pesciolino detective da catturare al più presto e io non so come pescarlo.”
“Me-eh-eh!” la sardinica risata del gangster risuonò dall’altro capo “Tranquillo, lo so io.”
Senza farsi notare da nessuno, Noah era riuscito a tornare a casa dove poter raccogliere le idee, sfamare gli animali domestici di Christine e organizzarsi meglio, caricò la sua Walter P51 al massimo, era passato molto tempo dall’ultima volta che aveva usato la pistola, anche perché la detestava, ogni volta che la prendeva in mano gli tornavano i sensi di colpa, per ben due volte aveva sparato la pallottola sull’obiettivo errato, la prima nel passato e la seconda nel presente, ma sapeva che ne aveva bisogno. La sua intelligenza non sarebbe bastata contro nemici del genere. “Perfetto. Sono pronto ad andare, ancora non so dove.” Fu sul punto di andare quando si accorse che la pesciolina rossa Lapìde era sul punto di saltare fuori dalla sua boccia, e infatti fu più rapida dei suoi riflessi e schizzò fino al soffitto per poi infilarsi nel taschino del suo trench “Dove credi di andare, tu? In attesa, si spera, che la tua padroncina ritorni, sono io a badare a te, e la mia giacca, credimi, non è un acquario di lusso. Perciò..là, torna nella tua boccia, grazie. Uff, ho la tasca zuppa di acqua, adesso, spero la pistola funzioni ancora, sarebbe il colmo…” nel controllare si ricordò che in quella tasca c’era anche il blocco degli appunti trovato nel laboratorio di Bryght “Meglio controllare che non si sia rovinato. Sembra tutto a posto, anche se alcune pagine come la 150 e la 152 si sono inzuppate, e, strano, qui non si riesce più a leggere bene..aspetta, ma le lettere sembrano sovrapposte, allora c’è una pagina che è stata incollata dietro, e dev’essere la 151.” Con solvente e taglierino, Noah separò tra loro le due pagine svelando quella mancante: “Giorno 1 Ottobre 1985. Ho riflettuto a lungo e studiato a fondo l’esplosione della meteora: per quanto l’energia fosse potente è impossibile che siano rimasti così pochi frammenti integri della roccia spaziale, in fondo era fatta in carbonio, di conseguenza il meteorite dev’essersi separato in tre porzioni di roccia, due delle quali, non essendo state ritrovate nel raggio di 10km, devono essere rimaste conficcate perennemente in qualche corpo estraneo. Dall’analisi condotta sugli alberi, sul terreno e sui monumenti del parco non è emersa tuttavia alcuna forma di energia, peccato, perché secondo i miei calcoli la macchina funzionerebbe anche senza bisogno di aspettare un nuovo passaggio della cometa se si riunissero tutti e tre i frammenti più energetici. Uno di essi, il più piccolo, è custodito nella sede scientifica dell’Interpol.” Gli si illuminò il viso: ora sapeva esattamente dove andare.
Nel frattempo Christine era quasi arrivata a destinazione, quando domandò “Allora, suppongo tu voglia che trafughi qualcosa sfoderando le mie inesistenti qualità di spia acrobatica, ma che cosa esattamente? Sarebbe ameno saperlo.” il gatto che camminava al suo fianco con passo sicuro sogghignò malignamente “Il pezzo mancante. Gli altri due ce li ho già nelle mie mani, ma per ottenere questo mi serve la tua collaborazione. Tra poco capirai.” Senza fornire ulteriori dettagli si leccò una zampa e proseguì per un altro po’, finchè gatto e ragazza non furono davanti al cimitero. Christine ne fu interdetta “Ma cosa…” l’altro fu compiaciuto dalla sua reazione di stupore “Sapevo ti aspettavi di entrare nell’inviolabile Interpol e non vedevo l’ora di gustarmi la tua faccia quando avresti scoperto la destinazione: ebbene sì, non è il meteorite il pezzo che mi manca, il vero cuore dell’energia si trova qui. Cerca la tomba di Henry Hellys, è lì che mi hanno sepolto.” Christine non trovò le parole per replicare e cominciò a scavare, ma anche un’estimatrice dell’orrore e del mistero come lei non poteva sopportare un simile incarico “Ricorda, lo stai facendo solo per Noah” erano le parole di incoraggiamento che si ripeteva nella testa e cui sopra Henry faceva l’eco. “Frattanto che ti diverti a scavare, darò finalmente la risposta alla tua domanda. Quando la mia cometa (sono io ad averla scoperta e datole un nome!) esplose a mezz’aria un grosso frammento grande come una noce mi penetrò dritto al cuore, uccidendomi all’istante al posto tuo, e rimase all’interno per sempre, ma di questo non se ne accorse nessuno né i dottori che mi fecero l’autopsia né la stessa Bryght: nemmeno lei sapeva che quell’enorme incalcolabile fonte di energia residua si trovava dentro di me. Oggi, il mio corpo è solo uno scheletro, ma il frammento è ANCORA PIENO DI ENERGIA! MUAHAHAHAHAH!”
“Ottimo, contenta per te, proprio al settimo cielo. Comunque, ho fatto, credo. E’ questo?” Christine, sporca di terra e fango, estrasse infine un pezzo di roccia grande come un cuore, rossastro e pulsante, quello che era stato il nucleo originario della cometa. Henry contemplò l’oggetto con gli avidi occhi felini “Prr, dopo tutti questi anni, finalmente avrò la mia vendetta e la mia vita cambierà.”
“Spero almeno di riuscire anch’io ad avere la mia, senza sorprese..” Christine si scrollò un po’ l’impermeabile tutto inzaccherato prima di rientrare in macchina, guardando il gatto con acida diffidenza, ma questi la rassicurò “Non è più mia intenzione assassinarti, perciò non hai niente da temere, anzi, ti garantisco che sarai parte attiva della mia vendetta.”
Noah uscì di casa leggermente cammuffato quando ormai la mezzanotte era oltremodo passata. Fortunatamente, l’ufficio dell’Interpol era distante solo due quartieri da dove si trovava adesso, e comunque non era proprio il momento di essere pigri. Anzi, doveva darsi una mossa! Camminò svelto prendendo solo strade secondarie mentre le sirene delle volanti sguinzagliate all’inseguimento di Lester ululavano da ogni dove, e a un certo punto gli parve di essere seguito. Decise di proseguire senza mai fermarsi finchè non gli restò che l’ultimo tratto da percorrere, il famigerato Vicolo Vancouver, dove a quell’ora era la prassi trovarsi in mezzo al peggio del sottobosco criminale della città. Alcuni delinquenti sembrarono cominciare a seguirlo con lo sguardo, poi lentamente si alzarono e si misero a camminargli dietro, era una preda facile per chiunque in quelle condizioni. Camminò sempre più spedito mentre il gruppo alle sue spalle cresceva nel numero, sembrava volessero accerchiarlo come un branco di lupi sul terreno di caccia: anche se avesse fatto lui la prima mossa, non avrebbe avuto scampo contro tutti loro. Improvvisamente si mise a correre sperando di guadagnare un certo distacco, ma andò a scontrarsi contro il capo della banda, che gli disse “Alt, non così in fretta, bello, c’è un pedaggio da pagare quando si passa per il mio territorio” dalla voce e dai piercing il detective lo riconobbe praticamente subito “Duncan. Sono io, Noah.”
“Ah…in effetti, avrei dovuto capirlo dalla statura.”
“Molto spiritoso.”
“Ehi, capo, che succede?” chiese KJ, il colosso del gruppo e il secondo in comando, nonché il più leale. Duncan fu pronto a rispondere “Ascoltate, conosco questo..poveraccio, da lui non ne ricaviamo niente né da vivo e neppure da morto, guardate com’è vestito e trascurato nell’aspetto, è solo un barbone.” Noah bisbigliò tra i denti qualcosa riguardo a quanto invece era curato il look di Duncan, ma stette al gioco “E’ vero, lasciatemi andare, la mia vita fa già abbastanza schifo di suo, non è il caso di sporcarvi le mani. Grazie, Duncan, ti devo un favore di nuovo.” I malviventi mostarono qualche diffidenza ma Duncan seppe rimetterli al loro posto facendo valere la sua autorità delinquenziale nel quartiere. KJ addirittura si offrì di scortare Noah per il tragitto, visto che sembrava un amico di Duncan, e inoltre conosceva una scorciatoia per arrivare più in fretta.
I due chiacchierarono un po’ lungo la strada.
“Allora, fratello, cos’è che ti ha portato sulla strada? La povertà? Una scelta sbagliata? Un amore non corrisposto?” gli chiese il gigante, con tono gergale.
Noah ci riflettè un attimo sopra “Forse la terza o la seconda che hai detto, o anche tutte e due.”
“Capisco, anche io ho amato una e una sola donna ma lei apparteneva a un rango superiore, mentre io sono cresciuto nella povertà e ho fatto la scelta sbagliata di intraprendere la cattiva strada per vivere.” KJ sospirò “Appartenevamo a due mondi diversi, insomma, eppure non dimenticherò mai la notte che l’ho incontrata: alta (almeno da arrivarmi al mento), capelli fulvi con riccioli, un corpo slanciato da mozzarti il fiato, e un fascino magnetico. Una vera volpe.”
“Si chiamava per caso Izzy?”
“No, amico, il suo nome era Leanne, perché questa domanda?”
“Niente…solo curiosità.” Noah si rilassò un poco “Anche la mia lei è una rossa con un fascino tutto proprio, un magnetismo misterioso, e dalla prima volta che l’ho vista per me è la sola donna della mia vita.”
KJ ridacchiò “Ti piace molto, fratello, si vede. Come si chiama?”
“Christine. E’ gotica fuori ma tenera dentro, conquistare il suo cuore è come estrarre qualcosa da un blocco di ghiaccio, ma la soddisfazione è stata immensa.”
“Per caso è quella laggiù?” indicò una ragazza al termine del vicolo.
“Sì, magari..” Noah osservò con più attenzione, allargando le pupille “Invece è proprio lei. Christine! Non mi ha sentito..che la Mente l’abbia già posseduta? Calma, devo essere razionale.” KJ lo spinse “Fratello, se quella fosse la mia ragazza, smetterei all’istante di star qui a rimuginare e interverrei.” Noah seguì il consiglio del gigante della strada e si gettò all’inseguimento della ragazza, doveva comunque tenersi a distanza di sicurezza nel caso la Mente fosse davvero con lei, e scoprire dove intendeva portarla. Comunque, sembrava un po’ più alta di come la ricordasse, ma non era importante, in fondo Christine era ancora in pieno sviluppo data la sua giovane età di 28 anni, Noah invece aveva 40 anni ma ne mostrava molti di più per via delle numerose rughe di dispiacere che gli solcavano il viso da tempo. Chissà quante ancora gliene sarebbero sbucate visto l’andazzo..
“Acc, mi sono distratto, che fine ha fatto? Fiù, eccola laggiù. Basta sono stufo, voglio vederci chiaro in questa storia” Noah caricò la pistola e andò in fondo fino a raggiungere Christine “Dov’è la Mente? Che cosa ti ha ordinato di fare? Ti prego, Christine, non devi fidarti di nessuno se non di me, qualsiasi cosa ti abbia detto non devi credergli.”
“Uhm, ok, strano, in genere la mia mente non comunica tanto con me, ma farò come dici tu, Tyler.”
“LINDSAY?!” Noah capì in fretta di essere stato attirato in trappola “Sentivo una certa puzza… di anguille.”
“Me-eh! Come promesso, eccolo qui il tuo pesciolino, Alejandro, non c’è preda che non possa essere messa nel sacco se si usa l’esca adatta. Quanto a te, mia bella pesciolina, puoi tornare al tuo acquario d’origine, i miei uomini ti accompagneranno, però non scordarti il mio numero di telefono, blink.” Lindsay, anche se piuttosto confusa, fece una smorfia di disgusto davanti a quel flirt (la stessa espressione la fecero Alejandro e Noah), Seijii poi consegnò a KJ una foto segreta di Leanne “Questo è il mio ringraziamento per il tuo prezioso aiuto, e sul retro c’è anche il suo numero di telefono, come promesso.”
Quest’ultimo arrossi e poi aggrottò la fronte “Non mi avevi detto che…”
“Diciamo che anche lei adesso è finita a nuotare in cattive acque, me-eh-eh. L’importante è avertela ritrovata, no? Guarda il lato positivo: ora è anche molto più alla tua portata rispetto a prima.” Seijii diede una pacca sulle spalle (o meglio fece solo il gesto non riuscendo ad arrivarci) al gigante prima di congedarlo con un’ultima risatina “Adesso vai pure a cercare un telefono e goditi la tua ricompensa, amico mio, te la sei meritata.”
Anche se l’aveva condotto dritto in pasto al nemico Noah provò un po’ di pena per KJ. Finalmente Alejandro prese la parola “Menomale che posso ancora contare su un valido alleato come te, Seijii, tu adesso puoi anche tornare indietro, a Noah voglio pensarci io personalmente.” Dopo che i due si furono stretti la mano, il gangster più basso del mondo lasciò la zona a bordo della sua limousine, così Alejandro e Noah rimasero da soli, il primo con la pistola puntata dritta contro il secondo.
“Cosa hai intenzione di fare di me, adesso, togliermi di mezzo direttamente o lasciare come al solito che qualcun altro si sporchi le mani?”
“Caro Noah, perché questo tono ostile? Non intendo farti del male, voglio solo consegnarti alla giustizia, ahahah! Lo sai, con la tua evasione, in fondo, mi hai solo semplificato le cose, il tuo glorioso arresto mi metterà in luce ancora più velocemente, e quando poi la Cometa di Hellys avrà svolto il suo dovere e devastato la città, tutti i superstiti guarderanno a me come nuova guida del paese, sia in polizia che in politica.” Alejandro frugò nelle tasche di Noah per prendergli la pistola, che rimirò a lungo “Quanti ricordi…con quest’arma ho potuto rovinarti la carriera e passarti davanti…manometterla e consegnartela al momento giusto, puro genio. Sei sempre stato una pedina del mio piano, detective Dasari, prima ti ho fatto sparare a un innocente opportunamente incastrato e poi alla tua stessa collega pazzerella: me ne prendo tutto il merito.”
Noah replicò acido “Il merito è solo del tuo opportunismo,Al, senza la Mente e i miei errori non avresti potuto mai combinare alcunchè, eppure sento che adesso hai perso anche tu il controllo della situazione, Al.”
“Non è vero! Non ho mai avuto bisogno di nessuno per organizzare i delitti impossibili! Le ho preparate tutte da solo quelle reazioni a catena perché sono io la mente geniale dell’intero piano. E NON CHIAMARMI MAI PIU’ AL.”
“Oh, e suppongo che allora anche le reazioni a catena che hanno ucciso Scott e Heather le avevi preparate tu. Giusto?” il sarcasmo stava tornando utile, Alejandro ebbe un tentennamento quasi impercettibile , anche perché Heather era stata il suo primo amore proibito e lui non era certo rimasto indifferente alla sua scomparsa. Stette a lungo in silenzio, così Noah proseguì “O è stata la vera e autentica Mente, Al? Ovvero l’ingegnere Henry Hellys?”
“T-Tu come fai a sapere chi è la Mente?” lui non lo sapeva. Il nome però gli ricordava qualcosa, o meglio, qualcuno. Provò una forte frustrazione nello scoprire che Noah era riuscito a ottenere da solo informazioni che lui non era riuscito neppure avendo l’Interpol e la Criminalità Organizzata a sua disposizione “Parla, che cos’altro sai che ancora IO non so?”
Noah sorrise appoggiandosi al muretto “Oh, molte più di quanto credi, Al, ti consiglio di posare la pistola e metterti comodo…”
Allora Noah iniziò a raccontare ad Alejandro tutto quello che non sapeva, di Bryght, dei suoi appunti, della Macchina del Tempo, del possibile piano di Henry…e più andava avanti più domande si formavano nel cervello dello spagnolo, e con esse più dubbi. SEMPRE più dubbi.
Troppi dubbi.
CAPITOLO 12: “La Mente e il Braccio”
“Ecco, ora sai tutto.” Noah scrollò le spalle una volta finito il suo racconto, l’altro sembrava nella confusione più totale, e nel frattempo che si prendeva il tempo necessario per riflettere e elaborare tutte quelle nuove informazioni, e soprattutto un piano per cavarne il massimo profitto possibile, si dimenticò della propria pistola lasciata sul muretto. “La macchina del tempo mi tornerebbe senza dubbio utile per perseguire la mia ascesa e i miei scopi, ho deciso: non ti consegnerò subito alla polizia, prima mi porterai alla Macchina del-“ improvvisamente Noah gli rifilò un calcio all’altezza del ginocchio e un pugno al mento, sgomentato dalla sua stessa reazione, il sarcastico si fermò di scatto: che avesse imparato qualcosa da Izzy negli anni? La sua partner di investigazioni era agilissima e naturalmente portata per la lotta corpo a corpo, grazie alla quale in più occasioni gli aveva salvato la pelle dai criminali di turno. Un pugno all’altezza dello stomaco lo riportò al presente, si piegò in due per il dolore, e nel sollevare la testa vide il volto livido dello spagnolo con un sorriso maligno dipinto sopra “Mi hai sinceramente sorpreso, hermano, non pensavo che con quel corpicino esile potessi essere in grado di sfoderare un tale coraggio, ma purtroppo per te, sono molto più fisicamente dotato di te.” Gli rifilò un altro pugno dritto sul naso e lo afferrò per il colletto dell’impermeabile “Ho sempre desiderato sbarazzarmi di te definitivamente, eppure mi servi ancora, sei fortunato, ti risparmierò la vita se adesso mi porterai…”
“Scordatelo, anguilla elettrica.” A Noah colò un po’ di sangue dal naso.
“Risposta sbagliata!” Alejandro vibrò un altro fendente ma questa volta Noah si abbassò in tempo e il colpo si infranse contro lo steccato, contemporaneamente il detective rifilò un colpo sotto la cintura al nemico e scappò dalle sue grinfie mentre questi si accasciava per il dolore subito. Si rialzò appena in tempo per vedere che si era diretto al parcheggio.
Il tempo stringeva, il suo, quello di Christine, e quello dell’intera popolazione di Toronto, Noah sapeva dove andare ma non come arrivarci, a piedi non avrebbe mai raggiunto la meta, perciò gli serviva l’auto che Alejandro aveva presumibilmente parcheggiato nei paraggi. La traslucida carrozzeria rossa della Seat Ibiza era facilmente riconoscibile al buio. Sul punto di entrare in macchina, Noah si accorse di aver commesso un errore di valutazione: non aveva preso le chiavi.
“Suppongo che tu abbia bisogno di queste.” Alejandro fece roteare il mazzo di chiavi nella mano destra “Ahahah, e adesso che cosa conti di fare?”
“E’ una domanda retorica?” Noah si lanciò con tutto il suo coraggio addosso all’arrogante tenente, i due si rotolarono a terra e proseguirono la colluttazione, non risparmiandosi alcun colpo. Poi Alejandro colpì Noah nuovamente al naso, causandogli una copiosa epistassi, Noah sentì il sangue venirgli meno ma rifilò a sua volta un pugno, debole, ma abbastanza veemente da far sanguinare lo spagnolo da una guancia. “Piccolo bastardo, puto, perro e cabròn! Nessuno rovina il mio aspetto e campa.” Alejandro diede un calcio al plesso solare di Noah e lo sollevò da terra, questa volta direttamente per il collo, sbattendolo ripetutamente contro il dorso dell’auto, e ricoprendolo di intraducibili insulti nella sua lingua madre. Noah era ormai troppo stordito per replicare e Alejandro si preparò a dargli il colpo di grazia, ma si fermò appena in tempo “Calmati, Alejandro, puoi usarlo. DEVI usarlo. E’ questo il tuo stile: approffittare di ogni occasione, ogni strumento e ogni persona.”
“Hai..coff..vinto. Ti porterò alla villa Hellys e alla Macchina di Bryght.” Noah mormorò con tono rassegnato.
“Finalmente, ce ne hai messo di tempo per ammettere la sconfitta. Avrei potuto risparmiarti tanto dolore se l’avessi fatto subito.” Alejandro si rimise il cappello e si sistemò la camicia, notando una vistosa macchia ematica più altre goccioline rosse, mentre si specchiava nel finestrino per disinfettarsi il taglio al viso“Mi hai macchiato la mia camicia preferita con il tuo sangue…accidenti a te!” girandosi, si accorse che Noah aveva perso conoscenza a causa del deficit di piastrine, e imprecò in spagnolo, prendendo il kit d’emergenza da un cassetto. Doveva anche soccorrerlo adesso!
“Siamo tornati a casa.” Il gatto zompò fuori con allegria, Christine scese dall’auto subito dopo ma a fatica, era sporca, stanca, e dolorante alla gamba, quando si accorse della chiazza rossastra sul trench e si sollevò la gonna, vide che la coscia stava ancora sanguinando, non era stato un semplice colpo di striscio come aveva creduto. Henry sorrise sotto i baffi felini senza dire nulla: voleva prolungare l’agonia della ragazza e gustarsela fino all’ultimo secondo possibile. Era diventato molto sadico in tutti questi anni da non-morto. Se ne stette seduto sul divano pregiato a contemplare Christine mentre tentava una rudimentale medicazione: la ragazza, per nulla nuova all’arte dell’arriangiarsi al di fuori del sarcasmo, si tolse l’impermeabile inzaccherato e ne strappò le maniche sottili per crearsi una fasciatura abbastanza spessa, ma prima tolse dalla tasca il flacone di collirio che si portava sempre dietro per via degli effetti collaterali della sua bicromia agli occhi e se lo versò sulla ferita: non era esattamente il disinfettante adatto, ma era neutro e le dava il sollievo necessario. Terminata l’automedicazione, si sedette sul divano, il gatto si sporse come per volere una carezza, ma lei ritirò la mano con disprezzo “Avanti, proseguiamo, dimmi cosa devo fare adesso.”
Henry malcelò una punta di delusione (o divertimento?) e saltò dal divano al pianoforte, suonando una melodia tutta in diesis. “Un’esecuzione perfetta degna di un genio. No?” Christine roteò gli occhi dall’altra parte, non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di rispondere sì. La libreria si aprì come un libro rivelando il passaggio per il laboratorio. “Da questa parte, Christina, quello che devi fare è portare il cuore del meteorite e poi aiutarmi ad assemblare gli ultimi pezzi della macchina del tempo e la reazione a catena, ti fornirò Io tutte le istruzioni necessarie…”
“Capisco. Però avevi detto che il meteorite si è distrutto in tre componenti: uno lo hai sempre avuto nel tuo cadavere e l’altro ce l’hanno i federali. Mi sfugge qualcosa, o c’è un secondo e un terzo pezzo mancante?” domandò con pungente ironia.
“Non più, il secondo ce l’ho sempre avuto a disposizione e ora ho tutti e 3 i pezzi che mi servono.”
“Adesso svolta a destra, poi dritto e infine a sinistra dopo il terzo semaforo.” Noah parlava con voce ovattata a causa dei due tamponi di cotone al naso, seduto a lato del conducente che senza saperlo stava facendo i suoi interessi: lo stava scarrozzando fino al luogo dove sicuramente si trovava Christine in questo momento e gli aveva anche omesso alcuni dettagli importanti. Dal canto suo, Alejandro guidava come un pazzo per le strade assonnate e deserte, impaziente di mettere le mani su quell’invenzione. Ahahah! Quella meraviglia gli avrebbe dato il pieno controllo degli eventi. Già non pensava più neanche alla Cometa di Hellys. D’ora in poi, se qualcosa sarebbe andata storta nei suoi piani, lui avrebbe potuto modificarla a suo piacimento. L’unica nota stonata dell’intera faccenda era dover contare su Noah, perché solo lui sembrava aver risolto l’enigma e questo lo faceva sentire inferiore a lui per una volta, non poteva sopportarlo né ammetterlo. La Seat si arrestò all’ultimo semaforo rosso del viale, mise la freccia, attese, e svoltò a sinistra, dove una villetta sinistra si profilava all’orizzonte. Il tenente posteggiò giusto di fronte, e i due scesero dall’auto. A quel punto Noah gli intimò di alzare le mani sapendo che la pistola di Alejandro era rimasta nel vicolo “Grazie del passaggio, adesso proseguo da solo.” ma frugando nella tasca non trovò la sua Walter P51. “Davvero credevi fossi così ingenuo? Ce l’ho io la tua pistola, Dasari, mentre eri svenuto ti ho svuotato l’impermeabile di ogni cosa, e se non vuoi che la estragga io la TUA pistola dalla MIA tasca, ti conviene essere ubbidiente e fare come concordato, come dico io.”
L’altro tirò un lungo sospiro e aprì la porta dell’edificio. Non aveva ragione di tentare altro per liberarsi di quell’importuno del rivale, aveva già visto la macchina di Christine abbandonata sul ciglio del marciapiede segno che si trovava già dentro. “D’accordo, benvenuto nella villa degli orrori…”
“Hai fatto la scelta migliore.” Alejandro lo seguì passo per passo, guardandosi intorno riconobbe che era proprio la villa dove lui e Chef erano stati anche se poi alla fine quest’ultimo non gli era stato di nessun aiuto per mandare avanti la ricerca della macchina. Noah si sedette al pianoforte e invitò Alejandro a fare altrettanto “Io suono tutti i tasti neri della parte destra, e tu i diesis della sinistra, afferrato?” l’altro annuì “Dunque il trucco era tutto qui…” e il suo disprezzo per il suo socio Hatchet crebbe ulteriormente. Quell’idiota senza cervello gli aveva fatto sprecare un mucchio di tempo. La libreria si scostò rivelando un portale metallico e Alejandro smise di pensarci. I due scesero lungo il tunnel con Alejandro che trascinava il malconcio Noah davanti a sé, temeva ci potesse essere qualche trappola, malgrado il suo sovradimensionato coraggio più volte menzionato. “Però, Al, sei più coraggioso di quanto credessi.”
“Chiudi il becco e continua a camminare, chihuahua codardo.” Ringhiò lo spagnolo.
Al termine della scalinata furono sul punto di aprire la porta che la voce di Henry li invitò “Avanti, prego, accomodatevi dentro, la mia casa è la vostra casa.”
“Va’ avanti per primo, perro!” Alejandro mandò Noah in avanscoperta ma non successe alcunchè e subito dopo entrò anche lui. Il laboratorio era a malapena illuminato ma il dispositivo riluceva in tutto il suo misterioso splendore: un complesso apparato metallico dai molti pulsanti e con ben due entrate, le pareti erano di liscio vetro e nel cuore della macchina pulsava il frammento principale del meteorite emanando un’energia inedita.Da dietro la poltrona della centrale di controllo il gatto violaceo si girò di centottanta gradi con un ampio sorriso, presentandosi ufficialmente “E’ un piacere potersi finalmente incontrare di persona. Il mio nome è Henry Hellys, brillante scienziato il cui futuro venne, ahimè, spezzato molti TROPPI anni fa per colpa dell’egoismo e dell’avidità dei suoi coetanei, e sono anche colui che da qualche mese a questa parte si firma come la Mente. Il manipolatore, il serial killer, il vero autore degli omicidi impossibili! Checchè certi si siano fregiati immeritatamente della mia nomea..” gli occhi felini si puntarono direttamente contro quelli di Alejandro per una manciata di millisecondi per poi tornare a fissare il soffitto “Ma non importa, sono abituato a vedere sfruttati i frutti delle mie azioni, già Bryght si servì delle mie scoperte, tra cui la cometa che porta il mio cognome, per arrivare alla costruzione della perfetta Macchina del Tempo.”
“E’ per questo che l’hai eliminata.”
“Eliminata…che parola pleonastica per indicare una disgregazione molecolare.” Henry si lisciò un baffo con la zampa “Ho manomesso la macchina quando lei ci è entrata dentro e di conseguenza i suoi atomi non hanno tutti viaggiato verso il medesimo sbocco spazio-temporale, ma si sono sparpagliati per varie epoche. Forse, un po’ del DNA di Bryght si trova anche nei fossili di zanzara, chi può dirlo?” a Noah e Alejandro scappò di deglutire per lo sconcerto davanti a una simile crudeltà “Immagino che voi siate qui per fare la stessa fine.” Il felino balzò giù dalla plancia dei comandi e Alejandro perse il controllo e gli sparò, ma questo non arrestò il passo. “E’ già morto, genio.”
“T-Tu chiudi il becco! E TU, spettro, non osare avvicinarti, no puede farmi del mal in quelle condizioni.”
“Lui no, ma io sì.” mentre Alejandro arretrava sempre più la porta gli venne sbattuta alle spalle e chiusa dall’interno. Girandosi si trovò faccia a faccia con l’Ispettore Hatchet e raggelò. Mise la chiave nella tasca ed estraè invece un pezzo di roccia vibrante “Ho portato il secondo pezzo mancante direttamente dagli archivi dei servizi segreti.”
“Perfetto, mettilo pure dove sai.”
Hatchet avanzò e mise con cura il frammento nel secondo scomparto del marchingegno e nel mentre dell’operazione parlò “Stupito? Ti ho mentito, ho sempre saputo di questo posto. Non ti saresti mai immaginato che un vecchio rudere incapace come me, il pasticcione e sbeffeggiato ispettore di polizia, potesse essere in grado di architettare un simile inganno e FARTI LE SCARPE PER TUTTO IL TEMPO, vero?” Chef estraè la pistola con una velocità sbalorditiva cogliendo Alejandro totalmente alla sprovvista e lo colpì sotto l’ascella con precisione “Non ho mai sopportato i pivelli arroganti del tuo calibro. Vi credete i migliori solo perché siete giovani e scattanti, tu poi ti credi anche il più furbo quando in realtà sei solo viscido e vigliacco, eppure siete proprio voi a scavalcarmi sempre davanti grazie ai vostri sotterfugi, e TU ti sei solo approfittato dei frutti del mio duro lavoro per arrivare dove sei arrivato. Mai un grazie, solo insulti, mi sono rotto le ossa per questo ingrato paese e di tutta risposta sono stato il bersaglio preferito della stampa.”
“Non solo, anche della satira: hanno fatto un cartone su di te. L’ Ispettore Incapachet.” Aggiunse Noah imprudentemente. Hatchet si trattenne dal sparare anche a lui e riprese “Ogni mente ha bisogno del suo braccio e io sono il Braccio: chi credevi piazzasse gli oggetti di volta in volta sul luogo del delitto in modo che potessero innescare le reazioni a catena? Non Henry né di certo un dilettante come te! Ho sempre organizzato tutto io a tua totale insaputa e a quella degli altri tuoi complici, girando i tuoi loschi piani a nostro favore.” Alejandro stava tremando e gemendo per la ferita, la rabbia e la paura, vedendolo per la prima volta sotto un’altra luce, la sua mole era imponente e il suo volto già truce di suo era carico di odio. Poi parlò Henry “Nella mia forma incorporea o in corpo di gatto non potevo spostare oggetti troppo pesanti e questo a lungo andare avrebbe costituito un problema per i miei scopi, così quando ho saputo che c’era un altro autore di delitti impossibili oltre a me ho tenuto d’occhio i tuoi spostamenti, ho scoperto i tuoi complici, e ho convinto Hatchet a passare dalla mia parte promettendogli la vendetta.”
Alejandro si voltò a metà tra l’inviperito e l’atterrito verso Chef, tenendosi il braccio sanguinante “E tu gli hai creduto?!”
“Ovvio, perché sapevo che anche lui doveva vendicarsi di te, e, infatti, gli ho raccontato tutto quello che successe QUEL giorno.” Hatchet sorrise in modo diabolico.“C-Che gli hai raccontato?”
“Che hai manomesso tu la pistola di Noah perché sparasse e che sei stato proprio tu ad aver inquinato le prove per incastrarlo, al solo scopo di scatenare il putiferio necessario a farti salire di carriera.”
“E’ una menzogna! La prima che hai detto è vera, ma la seconda è falsa, io ho solo avuto la fortuna e l’ingegno di approfittare dell’occasione!” inghiottì il boccone amaro “Come sempre.”
“Mi spiace, cocco di Spagna, ho un intero dossier di prove a tuo carico: la telefonata partita dalla cabina del parco, il virus inserito nel computer di massima sicurezza, e la pistola truccata. Come vedi, essere nell’Interpol ha i suoi bei vantaggi: so tutto di tutti.”
“Quindi è così che la Mente sapeva sempre dove, come e quando colpire.” Osservò Noah. “Grazie al satellite della tua agenzia di servizi segreti sapevi sempre comunicargli l’esatta posizione di chiunque rintracciando il segnale dei cellulari e avendo una copia di tutte le chiavi di ogni abitazione, edificio e auto potevi entrare e piazzare le trappole che poi Henry utilizzava per uccidere al momento più opportuno.”
“Esattamente. E tutte le volte lo portavo con me sottoforma di oggetto con la scusa delle indagini e delle perquisizioni, per poi piazzarlo dove serviva. Ad esempio quando con la scusa di bermi un caffè ho messo una moneta posseduta nel distributore, o quando ho messo nella macchina della darkettona apatica i documenti-esca e uno di quei documenti conteneva Henry.” Fece una pausa “Oppure ancora prima quando ho perquisito da cima a fondo il vostro ufficio personale e ho architettato ad arte la catena che avrebbe dovuto ucciderla, ma poi si è presentata la macabra ragazza dei sogni di Al. Ed è andata come è andata…una puttana in meno tra le scatole.”
“Non osare nominarla, hijo de puta!” Alejandro aveva sempre avuto un debole per la Vedova Nera, e progettava di sposarla una volta divenuto capo della polizia, ripulendone la fedina penale senza alcun problema, ma la sua morte aveva rovinato tutto, e ora si trovava davanti a sé il responsabile: un suo complice che aveva osato tradirlo! Sferrò un pugno alla mascella dell’omone senza pensare alle nefaste conseguenze. Chef si massaggiò il mento con soddisfazione: non perdeva mai un’occasione per una bella rissa. Afferrò il braccio di Alejandro e lo spezzò con una torsione innaturale, dopodichè gli diede una testata e lo scaraventò contro la porta, sfondandola di netto. Dolorante, il tenente non vide altra soluzione che la fuga. “Te la farò pagare cara.”
Frattanto, Henry si risedette al quadro comandi e accese la telecamera del piano di sopra, per gustarsi la scena, Noah dal canto suo si limitò a raccogliere la pistola caduta da terra e infilarsela in tasca con totale indifferenza, per poi prendere posto davanti al monitor.
Alejandro scappò come una lepre all’assalto successivo di Hatchet che riuscì solo a ferirlo di striscio a una gamba e corse a perdifiato le scale incurante del male che provava su tutto il corpo finchè non fu finalmente al sicuro. Il salone non era però come lo aveva visto prima: il pianoforte era disposto stranamente più vicino alla libreria scorrevole e tutto era ricoperto di ragnatele. Lui però non si interessò di questo e si mise al piano per suonare la combinazione che avrebbe richiuso la porta, secondo logica, se tutti i diesis aprivano l’accesso al laboratorio, tutti i bemolle lo chiudevano. E aveva ragione. In questo modo avrebbe potuto prendersi comunque la sua soddisfazione intrappolando il suo rivale di sempre, il traditore ispettore e il suo pericolosissimo persecutore in un colpo solo, e uscirne pulito dall’intera faccenda senza nessuno di loro a provare la sua colpevolezza o a farlo secco.
Mentre suonava si accorse che era pieno di fili di seta invisibili, era ricoperto di fastidiose ragnatele che doveva aver preso mentre saliva le buie scale del sotterraneo. Cercò di strapparsele di dosso ma erano peggio della colla, oppure erano cosparse di colla, quale dei due non riusciva proprio a levarsele più di dosso, inoltre si sentiva strattonato da esse da più parti, più lui cercava di strapparle più queste lo tiravano, un odore di fumo gli pervase le narici e si accorse che stavano prendendo fuoco attorno a lui, essendo collegate al lampadario ad olio, tirò ancora più forte ma era rimasto incollato al seggiolino, allora si mosse in modo convulso finchè non sentì uno strappo: ci era riuscito! Soltanto i pantaloni avevano ceduto. “Vate a la porra, maldito, vuevòn, culebra de mierda!” Urlò rivolto a Chef sentendo il calore delle fiamme avvicinarsi, era come essere finito su una graticola per ragni, perché si sa, le ragnatele sono una delle sostanze più infiammabili che ci sia, strattonò al massimo della forza e sentì la fitta al braccio, non poteva muoverlo di più. Improvvisamente sentì una forte pressione da dietro, fu come un colpo di frusta che quasi lo strappava poi la sensazione cessò e ricominciò poco dopo, il rumore di un libro caduto lo fece alfine girare dall’altra parte, e vide l’intera libreria oscillare avanti e indietro proiettando la sua enorme ombra su di lui e capì tutto. Era finito in una reazione a catena. Le lingue di fuoco percorsero l’intera rete di ragnatele e arrivarono a lui, il legno e i volumi della libreria presero anch’essi fuoco e questa massa di cenere e fiamme alla fine crollò sopra l’inerme spagnolo, seppellendolo. “Va’ una volta per tutte all’inferno, bastardo.” Chiosò il vocione soddisfatto dell’ispettore dell’Interpol mentre sul monitor le fiamme consumavano ogni oggetto, tra cui il corpo.
“Meno un altro. ECCELLENTE.” Henry si sfregò le zampe soddisfatto “Un altro dei responsabili della mia rovina ha ricevuto la meritata punizione.”
“Immagino che io e Christine siamo i prossimi fra gli ultimi 3 rimasti.” Noah scrollò le spalle per dissimulare la rassegnazione.
“Oh, no, no, no.. sei il solo che mi è rimasto, e per te ho un altro piano.”
“Come sarebbe a dire il solo?”
Il ghigno stampato sul volto sornione di Henry gli diede la risposta.
“L’hai uccisa?!” Noah cercò institintivamente la Walter P51 nella tasca anche se sapeva di non avere alcuna possibilità con quei due: uno era un mostro, un’entità diabolica e spettrale, l’altro era un ex-marine e per nulla la barzelletta di ispettore che gli era sempre sembrato. “L’HAI UCCISA?!! Perché lei e non me? Rispondi, ingegnere Hellys!” Henry si gustò a fondo tutta quella rabbia e fece un cenno al suo complice il quale aprì il terzo scomparto del macchinario rivelando il corpo privo di vita della ragazza dai capelli rossi, Noah urlò il suo nome invano “Christine!” poi cercò di afferrare il gatto per il collare ma Hatchet lo prese a sua volta per il collo “Non esattamente. Non è mai stata viva. Era l’energia del meteorite a tenerla viva ma ora è come se stesse dormendo, visto che il terzo pezzo necessario è dentro il suo cervello e l’energia da esso emanata viene utilizzata dalla MIA macchina assieme alla sua memoria. Vedi, detective Dasari, io e lei abbiamo condiviso lo stesso destino, con una sola piccola differenza: io non ho potuto mantenere il mio corpo. Quando il meteorite si schiantò nel cuore del parco si separò in più parti, questi frammenti si sono conficcati in tre diversi punti, il più grande penetrò il mio cuore assieme alla pallottola che sparasti e così la sua energia vi rimase intrappolata dentro, il secondo più piccolo lo recuperò un uomo dell’Interpol , e il terzo colpì la ragazzina che avevo preso in ostaggio quella sera. Ora, come sai dagli appunti, il meteorite è dotato di un’energia misteriosa, così potente da annullare le normali leggi dello spazio-tempo, e, infatti, è per questo che non siamo morti e al contrario abbiamo acquisito facoltà straordinarie.”
Ci fu una pausa.
“Christine ha un intuito fuori dal comune perché può vedere leggermente nel futuro, è questo che l’ha portata a divenire una detective promettente, me ne sono reso conto alla fine, ed è anche in grado di percepire e comunicare con gli spettri. Io ho sconfitto la morte per sempre e posso possedere gli oggetti tramite manipolazioni tempo-spaziali muovendoli a mio piacimento e soprattutto sfidando qualsiasi legge scientifica, da qui la capacità di compiere delitti umanamente impossibili.”
Ci fu un’altra pausa.
“Ma ecco la differenza: lei è rimasta nel mondo dei vivi, io no.” Noah fece una smorfia di perplessità “IO NO. Nooo..ahahah..io sono rimasto in sospensione, fra la vita e la morte! Niente corpo. Non ho trovato né la salvezza né il riposo, la tua maledetta pallottola mi è rimasta incastrata nell’anima per l’eternità e il dolore non mi hai mai abbandonato.” Henry lanciò una cupa e folle risata simile a un miagolio “Un’altra fitta. Un dolore che non ha mai fine, che non si può capire senza provarlo di persona. E’ per questo che sei qui.” Gli graffiò la faccia con le unghie. “Ahi!” “Fa male, eh? Immagina di sentire questo dolore ma mille volte più forte e lancinante in eterno, ogni giorno, ogni ora, ogni secondo della tua vita, trascinartelo dietro senza avere mai sollievo. Tutto questo non è minimamente paragonabile a quello che patisco dentro tutt’ora.” soffiando con ferocia Henry ritraè gli artigli e cominciò a digitare sul computer l’ora e la data da impostare “29…Novembre…
Tornando al mio racconto, dopo che mi resi conto di essere rimasto sospeso nel mondo come un fantasma, vagai in cerca di aiuto ma nessuno pareva accorgersi di me, ero come invisibile, solo e abbandonato, praticamente INESISTENTE. Alla frustrazione si sostituì ben presto un forte sentimento di odio, non era per colpa mia che mi ritrovavo in quella situazione. Tutti si erano serviti di me in qualche modo sia prima che durante che dopo: Bryght per i suoi esperimenti, tu per ringaluzzirti della tua carriera, Alejandro per farti le scarpe, e perfino una ragazzina qualunque per farsi scudo dal meteorite!!! Allora compresi il vostro egoismo e quello dell’umanità intera, sì, perché anche gli altri mi stavano strumentalizzando, i mass media si divertivano a dedicare servizi e reportage sulla mia memoria, additandomi come uno psicopatico, gli astronomi ribattezzavano la cometa da me scoperta solo perché mi aveva fortuitamente ucciso, e i medici gioivano per tutto il materiale offerto dalle analisi dell’autopsia sul mio cadavere. Nessuno che spendeva una sola parola di compianto. Ero lo scoop del momento! La ricerca del secolo! L’esperimento fallito di Bryght! La macchia sulla carriera del detective più in gamba di Toronto! Mai una semplice persona per la cui scomparsa provare tristezza.”
Mentre così parlava, Noah cominciò a comprendere, e non potè negare a sé stesso di sentirsi terribilmente in colpa a riguardo, e se finora era stato convinto di aver espiato la propria coscienza, ora non lo era più, anche se comunque gli premeva di più salvare Christine…
“Ho sofferto come mai nessuno prima d’ora, e così ho sviluppato un sentimento ben oltre l’odio che mi ha portato a DISPREZZARE L’UMANITA’ INTERA. Un giorno di qualche mese fa non ce la feci più a stare a guardare tutte quelle persone vive e felici in compagnia, e muovendo oggetti a caso perpetrai il mio primo assassinio. Mi diede una soddisfazione immensa vedere come avevo appena reso infelici delle vite che non potei più smettere. Affinai piano piano le mie capacità di manipolazione e divenni la Mente allo scopo di tormentarti nella tua carriera investigativa, ma questo non era ancora sufficiente per farti soffrire.” Henry proseguì in tono ancora più sadico “Decisi che dovevo colpirti dritto al cuore, come avevi fatto tu con me, mi presi tutto il tempo per informarmi come si deve sulla tua vita privata e scoprìi che la tua partner era la stessa bambina che avevi salvato dalla mie grinfie: perfetto. Avrei potuto vendicarmi il doppio in una sola volta, ma quale poteva essere il modo più lacerante per compierla? Costringerti a ucciderla con le tue stesse mani, o meglio darti questa apparenza. Non mi fu difficile farla impazzire e al momento giusto BLAM! Davanti ai tuoi stessi occhi.”
“!”
“Ormai la mia vendetta si era consumata, sapevo che avresti sofferto per sempre per questo, ma poi in città è arrivata Christine ed è cambiato tutto. Sei tornato quasi quello di prima e io questo non potevo sopportarlo, contemporaneamente erano ricominciati da qualche giorno i delitti impossibili dei quali io non ero affatto artefice.” Sorrise “Sono sempre stato geloso delle mie idee, quindi non potevo permettere che qualcun altro le usasse a mio nome al posto mio. Compresi in fretta che l’obiettivo del mio imitatore era rovinarti la carriera, pedinai Alejandro finchè non ebbi la conferma, e subito mi misi in contatto con Hatchet, che mi sembrava il più restio dei suoi alleati. A quel punto, dopo avergli spiegato le mie intenzioni, l’ho spedito al commissariato a raccogliere informazioni per conto mio giorno dopo giorno.”
Noah si sforzò di mantenere il controllo, anche se era l’ultima cosa che gli serviva al momento, per riflettere “Così è da lui che hai saputo che c’era una nuova giovane investigatrice dai capelli fulvi e ti sei insospettito sulla sua identità, ma la prima volta hai confuso Zoey per lei, giusto?”
“Lo ammetto. L’unico errore commesso dal mio intelletto perfetto. Non avevo abbastanza informazioni a riguardo ma sapevo in cuor mio che la vera ragazzina dai capelli rossi concausa della mia rovina non era Izzy bensì una detective appena arrivata. Alla fine, però, ho rimediato all’errore.”
“Facile, dopo due tentativi sbagliati su tre.”
“Da adesso non sbaglierò più, anzi, sarò io a correggere gli errori degli altri.”
“Caricamento del ricordo completato.” Disse una voce meccanica proveniente dalla Macchina del Tempo.
“Il momento solenne è giunto!” Henry annunciò al colmo dell’eccitazione “E tu verrai con ME a guardare e finalmente soffrire.”
“Ecco, ora sai tutto.” Noah scrollò le spalle una volta finito il suo racconto, l’altro sembrava nella confusione più totale, e nel frattempo che si prendeva il tempo necessario per riflettere e elaborare tutte quelle nuove informazioni, e soprattutto un piano per cavarne il massimo profitto possibile, si dimenticò della propria pistola lasciata sul muretto. “La macchina del tempo mi tornerebbe senza dubbio utile per perseguire la mia ascesa e i miei scopi, ho deciso: non ti consegnerò subito alla polizia, prima mi porterai alla Macchina del-“ improvvisamente Noah gli rifilò un calcio all’altezza del ginocchio e un pugno al mento, sgomentato dalla sua stessa reazione, il sarcastico si fermò di scatto: che avesse imparato qualcosa da Izzy negli anni? La sua partner di investigazioni era agilissima e naturalmente portata per la lotta corpo a corpo, grazie alla quale in più occasioni gli aveva salvato la pelle dai criminali di turno. Un pugno all’altezza dello stomaco lo riportò al presente, si piegò in due per il dolore, e nel sollevare la testa vide il volto livido dello spagnolo con un sorriso maligno dipinto sopra “Mi hai sinceramente sorpreso, hermano, non pensavo che con quel corpicino esile potessi essere in grado di sfoderare un tale coraggio, ma purtroppo per te, sono molto più fisicamente dotato di te.” Gli rifilò un altro pugno dritto sul naso e lo afferrò per il colletto dell’impermeabile “Ho sempre desiderato sbarazzarmi di te definitivamente, eppure mi servi ancora, sei fortunato, ti risparmierò la vita se adesso mi porterai…”
“Scordatelo, anguilla elettrica.” A Noah colò un po’ di sangue dal naso.
“Risposta sbagliata!” Alejandro vibrò un altro fendente ma questa volta Noah si abbassò in tempo e il colpo si infranse contro lo steccato, contemporaneamente il detective rifilò un colpo sotto la cintura al nemico e scappò dalle sue grinfie mentre questi si accasciava per il dolore subito. Si rialzò appena in tempo per vedere che si era diretto al parcheggio.
Il tempo stringeva, il suo, quello di Christine, e quello dell’intera popolazione di Toronto, Noah sapeva dove andare ma non come arrivarci, a piedi non avrebbe mai raggiunto la meta, perciò gli serviva l’auto che Alejandro aveva presumibilmente parcheggiato nei paraggi. La traslucida carrozzeria rossa della Seat Ibiza era facilmente riconoscibile al buio. Sul punto di entrare in macchina, Noah si accorse di aver commesso un errore di valutazione: non aveva preso le chiavi.
“Suppongo che tu abbia bisogno di queste.” Alejandro fece roteare il mazzo di chiavi nella mano destra “Ahahah, e adesso che cosa conti di fare?”
“E’ una domanda retorica?” Noah si lanciò con tutto il suo coraggio addosso all’arrogante tenente, i due si rotolarono a terra e proseguirono la colluttazione, non risparmiandosi alcun colpo. Poi Alejandro colpì Noah nuovamente al naso, causandogli una copiosa epistassi, Noah sentì il sangue venirgli meno ma rifilò a sua volta un pugno, debole, ma abbastanza veemente da far sanguinare lo spagnolo da una guancia. “Piccolo bastardo, puto, perro e cabròn! Nessuno rovina il mio aspetto e campa.” Alejandro diede un calcio al plesso solare di Noah e lo sollevò da terra, questa volta direttamente per il collo, sbattendolo ripetutamente contro il dorso dell’auto, e ricoprendolo di intraducibili insulti nella sua lingua madre. Noah era ormai troppo stordito per replicare e Alejandro si preparò a dargli il colpo di grazia, ma si fermò appena in tempo “Calmati, Alejandro, puoi usarlo. DEVI usarlo. E’ questo il tuo stile: approffittare di ogni occasione, ogni strumento e ogni persona.”
“Hai..coff..vinto. Ti porterò alla villa Hellys e alla Macchina di Bryght.” Noah mormorò con tono rassegnato.
“Finalmente, ce ne hai messo di tempo per ammettere la sconfitta. Avrei potuto risparmiarti tanto dolore se l’avessi fatto subito.” Alejandro si rimise il cappello e si sistemò la camicia, notando una vistosa macchia ematica più altre goccioline rosse, mentre si specchiava nel finestrino per disinfettarsi il taglio al viso“Mi hai macchiato la mia camicia preferita con il tuo sangue…accidenti a te!” girandosi, si accorse che Noah aveva perso conoscenza a causa del deficit di piastrine, e imprecò in spagnolo, prendendo il kit d’emergenza da un cassetto. Doveva anche soccorrerlo adesso!
“Siamo tornati a casa.” Il gatto zompò fuori con allegria, Christine scese dall’auto subito dopo ma a fatica, era sporca, stanca, e dolorante alla gamba, quando si accorse della chiazza rossastra sul trench e si sollevò la gonna, vide che la coscia stava ancora sanguinando, non era stato un semplice colpo di striscio come aveva creduto. Henry sorrise sotto i baffi felini senza dire nulla: voleva prolungare l’agonia della ragazza e gustarsela fino all’ultimo secondo possibile. Era diventato molto sadico in tutti questi anni da non-morto. Se ne stette seduto sul divano pregiato a contemplare Christine mentre tentava una rudimentale medicazione: la ragazza, per nulla nuova all’arte dell’arriangiarsi al di fuori del sarcasmo, si tolse l’impermeabile inzaccherato e ne strappò le maniche sottili per crearsi una fasciatura abbastanza spessa, ma prima tolse dalla tasca il flacone di collirio che si portava sempre dietro per via degli effetti collaterali della sua bicromia agli occhi e se lo versò sulla ferita: non era esattamente il disinfettante adatto, ma era neutro e le dava il sollievo necessario. Terminata l’automedicazione, si sedette sul divano, il gatto si sporse come per volere una carezza, ma lei ritirò la mano con disprezzo “Avanti, proseguiamo, dimmi cosa devo fare adesso.”
Henry malcelò una punta di delusione (o divertimento?) e saltò dal divano al pianoforte, suonando una melodia tutta in diesis. “Un’esecuzione perfetta degna di un genio. No?” Christine roteò gli occhi dall’altra parte, non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di rispondere sì. La libreria si aprì come un libro rivelando il passaggio per il laboratorio. “Da questa parte, Christina, quello che devi fare è portare il cuore del meteorite e poi aiutarmi ad assemblare gli ultimi pezzi della macchina del tempo e la reazione a catena, ti fornirò Io tutte le istruzioni necessarie…”
“Capisco. Però avevi detto che il meteorite si è distrutto in tre componenti: uno lo hai sempre avuto nel tuo cadavere e l’altro ce l’hanno i federali. Mi sfugge qualcosa, o c’è un secondo e un terzo pezzo mancante?” domandò con pungente ironia.
“Non più, il secondo ce l’ho sempre avuto a disposizione e ora ho tutti e 3 i pezzi che mi servono.”
“Adesso svolta a destra, poi dritto e infine a sinistra dopo il terzo semaforo.” Noah parlava con voce ovattata a causa dei due tamponi di cotone al naso, seduto a lato del conducente che senza saperlo stava facendo i suoi interessi: lo stava scarrozzando fino al luogo dove sicuramente si trovava Christine in questo momento e gli aveva anche omesso alcuni dettagli importanti. Dal canto suo, Alejandro guidava come un pazzo per le strade assonnate e deserte, impaziente di mettere le mani su quell’invenzione. Ahahah! Quella meraviglia gli avrebbe dato il pieno controllo degli eventi. Già non pensava più neanche alla Cometa di Hellys. D’ora in poi, se qualcosa sarebbe andata storta nei suoi piani, lui avrebbe potuto modificarla a suo piacimento. L’unica nota stonata dell’intera faccenda era dover contare su Noah, perché solo lui sembrava aver risolto l’enigma e questo lo faceva sentire inferiore a lui per una volta, non poteva sopportarlo né ammetterlo. La Seat si arrestò all’ultimo semaforo rosso del viale, mise la freccia, attese, e svoltò a sinistra, dove una villetta sinistra si profilava all’orizzonte. Il tenente posteggiò giusto di fronte, e i due scesero dall’auto. A quel punto Noah gli intimò di alzare le mani sapendo che la pistola di Alejandro era rimasta nel vicolo “Grazie del passaggio, adesso proseguo da solo.” ma frugando nella tasca non trovò la sua Walter P51. “Davvero credevi fossi così ingenuo? Ce l’ho io la tua pistola, Dasari, mentre eri svenuto ti ho svuotato l’impermeabile di ogni cosa, e se non vuoi che la estragga io la TUA pistola dalla MIA tasca, ti conviene essere ubbidiente e fare come concordato, come dico io.”
L’altro tirò un lungo sospiro e aprì la porta dell’edificio. Non aveva ragione di tentare altro per liberarsi di quell’importuno del rivale, aveva già visto la macchina di Christine abbandonata sul ciglio del marciapiede segno che si trovava già dentro. “D’accordo, benvenuto nella villa degli orrori…”
“Hai fatto la scelta migliore.” Alejandro lo seguì passo per passo, guardandosi intorno riconobbe che era proprio la villa dove lui e Chef erano stati anche se poi alla fine quest’ultimo non gli era stato di nessun aiuto per mandare avanti la ricerca della macchina. Noah si sedette al pianoforte e invitò Alejandro a fare altrettanto “Io suono tutti i tasti neri della parte destra, e tu i diesis della sinistra, afferrato?” l’altro annuì “Dunque il trucco era tutto qui…” e il suo disprezzo per il suo socio Hatchet crebbe ulteriormente. Quell’idiota senza cervello gli aveva fatto sprecare un mucchio di tempo. La libreria si scostò rivelando un portale metallico e Alejandro smise di pensarci. I due scesero lungo il tunnel con Alejandro che trascinava il malconcio Noah davanti a sé, temeva ci potesse essere qualche trappola, malgrado il suo sovradimensionato coraggio più volte menzionato. “Però, Al, sei più coraggioso di quanto credessi.”
“Chiudi il becco e continua a camminare, chihuahua codardo.” Ringhiò lo spagnolo.
Al termine della scalinata furono sul punto di aprire la porta che la voce di Henry li invitò “Avanti, prego, accomodatevi dentro, la mia casa è la vostra casa.”
“Va’ avanti per primo, perro!” Alejandro mandò Noah in avanscoperta ma non successe alcunchè e subito dopo entrò anche lui. Il laboratorio era a malapena illuminato ma il dispositivo riluceva in tutto il suo misterioso splendore: un complesso apparato metallico dai molti pulsanti e con ben due entrate, le pareti erano di liscio vetro e nel cuore della macchina pulsava il frammento principale del meteorite emanando un’energia inedita.Da dietro la poltrona della centrale di controllo il gatto violaceo si girò di centottanta gradi con un ampio sorriso, presentandosi ufficialmente “E’ un piacere potersi finalmente incontrare di persona. Il mio nome è Henry Hellys, brillante scienziato il cui futuro venne, ahimè, spezzato molti TROPPI anni fa per colpa dell’egoismo e dell’avidità dei suoi coetanei, e sono anche colui che da qualche mese a questa parte si firma come la Mente. Il manipolatore, il serial killer, il vero autore degli omicidi impossibili! Checchè certi si siano fregiati immeritatamente della mia nomea..” gli occhi felini si puntarono direttamente contro quelli di Alejandro per una manciata di millisecondi per poi tornare a fissare il soffitto “Ma non importa, sono abituato a vedere sfruttati i frutti delle mie azioni, già Bryght si servì delle mie scoperte, tra cui la cometa che porta il mio cognome, per arrivare alla costruzione della perfetta Macchina del Tempo.”
“E’ per questo che l’hai eliminata.”
“Eliminata…che parola pleonastica per indicare una disgregazione molecolare.” Henry si lisciò un baffo con la zampa “Ho manomesso la macchina quando lei ci è entrata dentro e di conseguenza i suoi atomi non hanno tutti viaggiato verso il medesimo sbocco spazio-temporale, ma si sono sparpagliati per varie epoche. Forse, un po’ del DNA di Bryght si trova anche nei fossili di zanzara, chi può dirlo?” a Noah e Alejandro scappò di deglutire per lo sconcerto davanti a una simile crudeltà “Immagino che voi siate qui per fare la stessa fine.” Il felino balzò giù dalla plancia dei comandi e Alejandro perse il controllo e gli sparò, ma questo non arrestò il passo. “E’ già morto, genio.”
“T-Tu chiudi il becco! E TU, spettro, non osare avvicinarti, no puede farmi del mal in quelle condizioni.”
“Lui no, ma io sì.” mentre Alejandro arretrava sempre più la porta gli venne sbattuta alle spalle e chiusa dall’interno. Girandosi si trovò faccia a faccia con l’Ispettore Hatchet e raggelò. Mise la chiave nella tasca ed estraè invece un pezzo di roccia vibrante “Ho portato il secondo pezzo mancante direttamente dagli archivi dei servizi segreti.”
“Perfetto, mettilo pure dove sai.”
Hatchet avanzò e mise con cura il frammento nel secondo scomparto del marchingegno e nel mentre dell’operazione parlò “Stupito? Ti ho mentito, ho sempre saputo di questo posto. Non ti saresti mai immaginato che un vecchio rudere incapace come me, il pasticcione e sbeffeggiato ispettore di polizia, potesse essere in grado di architettare un simile inganno e FARTI LE SCARPE PER TUTTO IL TEMPO, vero?” Chef estraè la pistola con una velocità sbalorditiva cogliendo Alejandro totalmente alla sprovvista e lo colpì sotto l’ascella con precisione “Non ho mai sopportato i pivelli arroganti del tuo calibro. Vi credete i migliori solo perché siete giovani e scattanti, tu poi ti credi anche il più furbo quando in realtà sei solo viscido e vigliacco, eppure siete proprio voi a scavalcarmi sempre davanti grazie ai vostri sotterfugi, e TU ti sei solo approfittato dei frutti del mio duro lavoro per arrivare dove sei arrivato. Mai un grazie, solo insulti, mi sono rotto le ossa per questo ingrato paese e di tutta risposta sono stato il bersaglio preferito della stampa.”
“Non solo, anche della satira: hanno fatto un cartone su di te. L’ Ispettore Incapachet.” Aggiunse Noah imprudentemente. Hatchet si trattenne dal sparare anche a lui e riprese “Ogni mente ha bisogno del suo braccio e io sono il Braccio: chi credevi piazzasse gli oggetti di volta in volta sul luogo del delitto in modo che potessero innescare le reazioni a catena? Non Henry né di certo un dilettante come te! Ho sempre organizzato tutto io a tua totale insaputa e a quella degli altri tuoi complici, girando i tuoi loschi piani a nostro favore.” Alejandro stava tremando e gemendo per la ferita, la rabbia e la paura, vedendolo per la prima volta sotto un’altra luce, la sua mole era imponente e il suo volto già truce di suo era carico di odio. Poi parlò Henry “Nella mia forma incorporea o in corpo di gatto non potevo spostare oggetti troppo pesanti e questo a lungo andare avrebbe costituito un problema per i miei scopi, così quando ho saputo che c’era un altro autore di delitti impossibili oltre a me ho tenuto d’occhio i tuoi spostamenti, ho scoperto i tuoi complici, e ho convinto Hatchet a passare dalla mia parte promettendogli la vendetta.”
Alejandro si voltò a metà tra l’inviperito e l’atterrito verso Chef, tenendosi il braccio sanguinante “E tu gli hai creduto?!”
“Ovvio, perché sapevo che anche lui doveva vendicarsi di te, e, infatti, gli ho raccontato tutto quello che successe QUEL giorno.” Hatchet sorrise in modo diabolico.“C-Che gli hai raccontato?”
“Che hai manomesso tu la pistola di Noah perché sparasse e che sei stato proprio tu ad aver inquinato le prove per incastrarlo, al solo scopo di scatenare il putiferio necessario a farti salire di carriera.”
“E’ una menzogna! La prima che hai detto è vera, ma la seconda è falsa, io ho solo avuto la fortuna e l’ingegno di approfittare dell’occasione!” inghiottì il boccone amaro “Come sempre.”
“Mi spiace, cocco di Spagna, ho un intero dossier di prove a tuo carico: la telefonata partita dalla cabina del parco, il virus inserito nel computer di massima sicurezza, e la pistola truccata. Come vedi, essere nell’Interpol ha i suoi bei vantaggi: so tutto di tutti.”
“Quindi è così che la Mente sapeva sempre dove, come e quando colpire.” Osservò Noah. “Grazie al satellite della tua agenzia di servizi segreti sapevi sempre comunicargli l’esatta posizione di chiunque rintracciando il segnale dei cellulari e avendo una copia di tutte le chiavi di ogni abitazione, edificio e auto potevi entrare e piazzare le trappole che poi Henry utilizzava per uccidere al momento più opportuno.”
“Esattamente. E tutte le volte lo portavo con me sottoforma di oggetto con la scusa delle indagini e delle perquisizioni, per poi piazzarlo dove serviva. Ad esempio quando con la scusa di bermi un caffè ho messo una moneta posseduta nel distributore, o quando ho messo nella macchina della darkettona apatica i documenti-esca e uno di quei documenti conteneva Henry.” Fece una pausa “Oppure ancora prima quando ho perquisito da cima a fondo il vostro ufficio personale e ho architettato ad arte la catena che avrebbe dovuto ucciderla, ma poi si è presentata la macabra ragazza dei sogni di Al. Ed è andata come è andata…una puttana in meno tra le scatole.”
“Non osare nominarla, hijo de puta!” Alejandro aveva sempre avuto un debole per la Vedova Nera, e progettava di sposarla una volta divenuto capo della polizia, ripulendone la fedina penale senza alcun problema, ma la sua morte aveva rovinato tutto, e ora si trovava davanti a sé il responsabile: un suo complice che aveva osato tradirlo! Sferrò un pugno alla mascella dell’omone senza pensare alle nefaste conseguenze. Chef si massaggiò il mento con soddisfazione: non perdeva mai un’occasione per una bella rissa. Afferrò il braccio di Alejandro e lo spezzò con una torsione innaturale, dopodichè gli diede una testata e lo scaraventò contro la porta, sfondandola di netto. Dolorante, il tenente non vide altra soluzione che la fuga. “Te la farò pagare cara.”
Frattanto, Henry si risedette al quadro comandi e accese la telecamera del piano di sopra, per gustarsi la scena, Noah dal canto suo si limitò a raccogliere la pistola caduta da terra e infilarsela in tasca con totale indifferenza, per poi prendere posto davanti al monitor.
Alejandro scappò come una lepre all’assalto successivo di Hatchet che riuscì solo a ferirlo di striscio a una gamba e corse a perdifiato le scale incurante del male che provava su tutto il corpo finchè non fu finalmente al sicuro. Il salone non era però come lo aveva visto prima: il pianoforte era disposto stranamente più vicino alla libreria scorrevole e tutto era ricoperto di ragnatele. Lui però non si interessò di questo e si mise al piano per suonare la combinazione che avrebbe richiuso la porta, secondo logica, se tutti i diesis aprivano l’accesso al laboratorio, tutti i bemolle lo chiudevano. E aveva ragione. In questo modo avrebbe potuto prendersi comunque la sua soddisfazione intrappolando il suo rivale di sempre, il traditore ispettore e il suo pericolosissimo persecutore in un colpo solo, e uscirne pulito dall’intera faccenda senza nessuno di loro a provare la sua colpevolezza o a farlo secco.
Mentre suonava si accorse che era pieno di fili di seta invisibili, era ricoperto di fastidiose ragnatele che doveva aver preso mentre saliva le buie scale del sotterraneo. Cercò di strapparsele di dosso ma erano peggio della colla, oppure erano cosparse di colla, quale dei due non riusciva proprio a levarsele più di dosso, inoltre si sentiva strattonato da esse da più parti, più lui cercava di strapparle più queste lo tiravano, un odore di fumo gli pervase le narici e si accorse che stavano prendendo fuoco attorno a lui, essendo collegate al lampadario ad olio, tirò ancora più forte ma era rimasto incollato al seggiolino, allora si mosse in modo convulso finchè non sentì uno strappo: ci era riuscito! Soltanto i pantaloni avevano ceduto. “Vate a la porra, maldito, vuevòn, culebra de mierda!” Urlò rivolto a Chef sentendo il calore delle fiamme avvicinarsi, era come essere finito su una graticola per ragni, perché si sa, le ragnatele sono una delle sostanze più infiammabili che ci sia, strattonò al massimo della forza e sentì la fitta al braccio, non poteva muoverlo di più. Improvvisamente sentì una forte pressione da dietro, fu come un colpo di frusta che quasi lo strappava poi la sensazione cessò e ricominciò poco dopo, il rumore di un libro caduto lo fece alfine girare dall’altra parte, e vide l’intera libreria oscillare avanti e indietro proiettando la sua enorme ombra su di lui e capì tutto. Era finito in una reazione a catena. Le lingue di fuoco percorsero l’intera rete di ragnatele e arrivarono a lui, il legno e i volumi della libreria presero anch’essi fuoco e questa massa di cenere e fiamme alla fine crollò sopra l’inerme spagnolo, seppellendolo. “Va’ una volta per tutte all’inferno, bastardo.” Chiosò il vocione soddisfatto dell’ispettore dell’Interpol mentre sul monitor le fiamme consumavano ogni oggetto, tra cui il corpo.
“Meno un altro. ECCELLENTE.” Henry si sfregò le zampe soddisfatto “Un altro dei responsabili della mia rovina ha ricevuto la meritata punizione.”
“Immagino che io e Christine siamo i prossimi fra gli ultimi 3 rimasti.” Noah scrollò le spalle per dissimulare la rassegnazione.
“Oh, no, no, no.. sei il solo che mi è rimasto, e per te ho un altro piano.”
“Come sarebbe a dire il solo?”
Il ghigno stampato sul volto sornione di Henry gli diede la risposta.
“L’hai uccisa?!” Noah cercò institintivamente la Walter P51 nella tasca anche se sapeva di non avere alcuna possibilità con quei due: uno era un mostro, un’entità diabolica e spettrale, l’altro era un ex-marine e per nulla la barzelletta di ispettore che gli era sempre sembrato. “L’HAI UCCISA?!! Perché lei e non me? Rispondi, ingegnere Hellys!” Henry si gustò a fondo tutta quella rabbia e fece un cenno al suo complice il quale aprì il terzo scomparto del macchinario rivelando il corpo privo di vita della ragazza dai capelli rossi, Noah urlò il suo nome invano “Christine!” poi cercò di afferrare il gatto per il collare ma Hatchet lo prese a sua volta per il collo “Non esattamente. Non è mai stata viva. Era l’energia del meteorite a tenerla viva ma ora è come se stesse dormendo, visto che il terzo pezzo necessario è dentro il suo cervello e l’energia da esso emanata viene utilizzata dalla MIA macchina assieme alla sua memoria. Vedi, detective Dasari, io e lei abbiamo condiviso lo stesso destino, con una sola piccola differenza: io non ho potuto mantenere il mio corpo. Quando il meteorite si schiantò nel cuore del parco si separò in più parti, questi frammenti si sono conficcati in tre diversi punti, il più grande penetrò il mio cuore assieme alla pallottola che sparasti e così la sua energia vi rimase intrappolata dentro, il secondo più piccolo lo recuperò un uomo dell’Interpol , e il terzo colpì la ragazzina che avevo preso in ostaggio quella sera. Ora, come sai dagli appunti, il meteorite è dotato di un’energia misteriosa, così potente da annullare le normali leggi dello spazio-tempo, e, infatti, è per questo che non siamo morti e al contrario abbiamo acquisito facoltà straordinarie.”
Ci fu una pausa.
“Christine ha un intuito fuori dal comune perché può vedere leggermente nel futuro, è questo che l’ha portata a divenire una detective promettente, me ne sono reso conto alla fine, ed è anche in grado di percepire e comunicare con gli spettri. Io ho sconfitto la morte per sempre e posso possedere gli oggetti tramite manipolazioni tempo-spaziali muovendoli a mio piacimento e soprattutto sfidando qualsiasi legge scientifica, da qui la capacità di compiere delitti umanamente impossibili.”
Ci fu un’altra pausa.
“Ma ecco la differenza: lei è rimasta nel mondo dei vivi, io no.” Noah fece una smorfia di perplessità “IO NO. Nooo..ahahah..io sono rimasto in sospensione, fra la vita e la morte! Niente corpo. Non ho trovato né la salvezza né il riposo, la tua maledetta pallottola mi è rimasta incastrata nell’anima per l’eternità e il dolore non mi hai mai abbandonato.” Henry lanciò una cupa e folle risata simile a un miagolio “Un’altra fitta. Un dolore che non ha mai fine, che non si può capire senza provarlo di persona. E’ per questo che sei qui.” Gli graffiò la faccia con le unghie. “Ahi!” “Fa male, eh? Immagina di sentire questo dolore ma mille volte più forte e lancinante in eterno, ogni giorno, ogni ora, ogni secondo della tua vita, trascinartelo dietro senza avere mai sollievo. Tutto questo non è minimamente paragonabile a quello che patisco dentro tutt’ora.” soffiando con ferocia Henry ritraè gli artigli e cominciò a digitare sul computer l’ora e la data da impostare “29…Novembre…
Tornando al mio racconto, dopo che mi resi conto di essere rimasto sospeso nel mondo come un fantasma, vagai in cerca di aiuto ma nessuno pareva accorgersi di me, ero come invisibile, solo e abbandonato, praticamente INESISTENTE. Alla frustrazione si sostituì ben presto un forte sentimento di odio, non era per colpa mia che mi ritrovavo in quella situazione. Tutti si erano serviti di me in qualche modo sia prima che durante che dopo: Bryght per i suoi esperimenti, tu per ringaluzzirti della tua carriera, Alejandro per farti le scarpe, e perfino una ragazzina qualunque per farsi scudo dal meteorite!!! Allora compresi il vostro egoismo e quello dell’umanità intera, sì, perché anche gli altri mi stavano strumentalizzando, i mass media si divertivano a dedicare servizi e reportage sulla mia memoria, additandomi come uno psicopatico, gli astronomi ribattezzavano la cometa da me scoperta solo perché mi aveva fortuitamente ucciso, e i medici gioivano per tutto il materiale offerto dalle analisi dell’autopsia sul mio cadavere. Nessuno che spendeva una sola parola di compianto. Ero lo scoop del momento! La ricerca del secolo! L’esperimento fallito di Bryght! La macchia sulla carriera del detective più in gamba di Toronto! Mai una semplice persona per la cui scomparsa provare tristezza.”
Mentre così parlava, Noah cominciò a comprendere, e non potè negare a sé stesso di sentirsi terribilmente in colpa a riguardo, e se finora era stato convinto di aver espiato la propria coscienza, ora non lo era più, anche se comunque gli premeva di più salvare Christine…
“Ho sofferto come mai nessuno prima d’ora, e così ho sviluppato un sentimento ben oltre l’odio che mi ha portato a DISPREZZARE L’UMANITA’ INTERA. Un giorno di qualche mese fa non ce la feci più a stare a guardare tutte quelle persone vive e felici in compagnia, e muovendo oggetti a caso perpetrai il mio primo assassinio. Mi diede una soddisfazione immensa vedere come avevo appena reso infelici delle vite che non potei più smettere. Affinai piano piano le mie capacità di manipolazione e divenni la Mente allo scopo di tormentarti nella tua carriera investigativa, ma questo non era ancora sufficiente per farti soffrire.” Henry proseguì in tono ancora più sadico “Decisi che dovevo colpirti dritto al cuore, come avevi fatto tu con me, mi presi tutto il tempo per informarmi come si deve sulla tua vita privata e scoprìi che la tua partner era la stessa bambina che avevi salvato dalla mie grinfie: perfetto. Avrei potuto vendicarmi il doppio in una sola volta, ma quale poteva essere il modo più lacerante per compierla? Costringerti a ucciderla con le tue stesse mani, o meglio darti questa apparenza. Non mi fu difficile farla impazzire e al momento giusto BLAM! Davanti ai tuoi stessi occhi.”
“!”
“Ormai la mia vendetta si era consumata, sapevo che avresti sofferto per sempre per questo, ma poi in città è arrivata Christine ed è cambiato tutto. Sei tornato quasi quello di prima e io questo non potevo sopportarlo, contemporaneamente erano ricominciati da qualche giorno i delitti impossibili dei quali io non ero affatto artefice.” Sorrise “Sono sempre stato geloso delle mie idee, quindi non potevo permettere che qualcun altro le usasse a mio nome al posto mio. Compresi in fretta che l’obiettivo del mio imitatore era rovinarti la carriera, pedinai Alejandro finchè non ebbi la conferma, e subito mi misi in contatto con Hatchet, che mi sembrava il più restio dei suoi alleati. A quel punto, dopo avergli spiegato le mie intenzioni, l’ho spedito al commissariato a raccogliere informazioni per conto mio giorno dopo giorno.”
Noah si sforzò di mantenere il controllo, anche se era l’ultima cosa che gli serviva al momento, per riflettere “Così è da lui che hai saputo che c’era una nuova giovane investigatrice dai capelli fulvi e ti sei insospettito sulla sua identità, ma la prima volta hai confuso Zoey per lei, giusto?”
“Lo ammetto. L’unico errore commesso dal mio intelletto perfetto. Non avevo abbastanza informazioni a riguardo ma sapevo in cuor mio che la vera ragazzina dai capelli rossi concausa della mia rovina non era Izzy bensì una detective appena arrivata. Alla fine, però, ho rimediato all’errore.”
“Facile, dopo due tentativi sbagliati su tre.”
“Da adesso non sbaglierò più, anzi, sarò io a correggere gli errori degli altri.”
“Caricamento del ricordo completato.” Disse una voce meccanica proveniente dalla Macchina del Tempo.
“Il momento solenne è giunto!” Henry annunciò al colmo dell’eccitazione “E tu verrai con ME a guardare e finalmente soffrire.”
CAPITOLO 13: “Il piano di Henry”
Prima ci fu un bagliore che accecò la visuale, poi una strana nebbiolina li avvolse tutt’attorno, Noah sentì tutte le cellule del suo corpo formicolare fino a diventare quasi trasparenti mentre l’energia misteriosa lo irradiava, sentì come un senso di nausea, la testa iniziò a pulsargli, la vista a girare, era come essere stato risucchiato da un frullatore. La sensazione durò solo una manciata di secondi che gli parve infinita, finchè non si ritrovò per terra su un prato di erba fresca. Ma non sentiva niente al contatto, e lui, che normalmente era allergico a tutto il possibile e immaginabile, avrebbe dovuto come minimo scoppiare in una raffica di starnuti. “Benvenuto nella dimensione del tempo, hai fatto buon viaggio? Heheheh.”
“Il migliore della mia vita..”
Quando si rialzò e mise correttamente a fuoco, si trovò di fronte il vero Henry Hellys come se lo ricordava: capelli ricci, occhiali sottili, occhi nati per essere maligni e soprattutto una forma umana. Strabuzzò gli occhi esterrefatto. “Come—“
“Sono tornato quello che ero proprio come avevo calcolato. Abbiamo viaggiato indietro nel tempo fino a un’ora prima del mio decesso, quindi tecnicamente non sono ancora morto e contemporaneamente ho conservato i miei poteri da ectoplasma durante il viaggio. Ergo, adesso potrò cambiare il destino e lo farò davanti a te.”
“E se magari potessi impedirtelo?” replicò ironicamente l’altro.
“Non ti sei ancora accorto che adesso sei tu il fantasma?” chiese Hatchet con arroganza. Quelle parole fecero riflettere Noah frattanto che Henry rincarava la dose “Allora, dimmi, com’è stare dall’altra parte? Sarei curioso di sentire la tua opinione.”
“Posso dire che è una vera schifezza.” Noah non sentiva niente, neppure l’aria dell’autunno, poteva solo vedere quel che accadeva, mentre l’altro si muoveva liberamente nel mondo del passato, modificandolo con l’aiuto del suo gorillesco complice. “Ti spiego come funziona: la Macchina del Tempo da me ricostruita è in realtà un registratore di ricordi. In questo momento ci troviamo all’interno del nastro del ricordo di Christine che la macchina ha srotolato per poter aprire le maglie del tempo e riportarci nel passato esattamente al giorno che mi interessava per poi riavvolgerlo il tempo necessario. Mi segui fino a qui?” Noah annuì non esattamente sicuro “Bene. Siccome l’energia utilizzata per portarci fin qui è emanata direttamente dalla mente della ragazza, io sono quello vivo e tu quello trapassato, per LEI.”
“Stesso discorso vale per me.” L’ispettore grugnì con soddisfazione, Noah gli resitutuì uno sguardo come per dire “Non interessa a nessuno, casomai non l’avessi ancora intuito.”
“Ho calcolato fin nei minimi dettagli tutti gli elementi e le variabili, dalla velocità d’impatto del meteorite all’andatura della tua e della mia corsa…” Henry iniziò a cambiare la posizione degli oggetti nel parco disponendoli secondo uno schema preciso, sollevando come niente anche alberi e panchine “Proprio come un film, posso tagliare e ricucire i fotogrammi del passato, aggiungendo gli elementi necessari per la reazione a catena..ecco, questa buca ad esempio servirà a rallentare di 5 secondi l’arrivo del Noah del passato al punto X…E’ questo il potere della macchina: non si tratta di viaggiare semplicemente nel tempo, quello lo sanno fare tutti sfruttando un po’ di fisisca quantistica, si tratta di poterlo modificare e questo è reso possibile solo se si possiede un’energia come quella dei 3 frammenti della cometa.”
“Perché stai facendo tutta questa fatica e non sei andato direttamente a uccidermi nel mio ufficio? Voglio dire, perché non risparmiarti la costruzione della reazione a catena? E ancora meglio, perché non salvi direttamente te stesso impedendoti di fuggire?” domandò Noah a ritmo incalzante, sperando di guadagnare del tempo utile a…beh, neanche lui sapeva a cosa.
L’altro sorrise maliziosamente “Dove sarebbero allora il divertimento e la soddisfazione? E poi te l’ho già detto, non intendo ucciderti, è Christine che deve morire mentre tu, TU devi vivere la stessa pena che ho vissuto io. Ecco, ho finito. Grazie a questa catena di eventi devierò il proiettile da te sparato dalla traiettoria del mio cuore a quella di Christine, e invece il proiettile da me sparato colpirà prima il meteorite e poi te, così soffrirai per sempre!”
“Maledetto..”
“Adesso il film può ricominciare, del quale io sono il regista e tu sarai l’inerme e impotente spettatore. BUONA VISIONE.” Con i suoi poteri Henry trasportò sé stesso e Noah al commissariato, dove un Noah poco più che ventenne e sbarbatello era intento a oziare leggiucchiando un libro sulla sua scrivania in vista dell’imminente riposino serale. Era come guardare sé stesso allo specchio, l’atteggiamento menefreghista era proprio come se lo ricordava. D’un tratto il telefono squillò. “Pronto? Con quale intelletto sicuramente inferiore al mio sto interloquendo? Dire nome e motivo della chiamata, e grazie sin da ora di avermi disturbato.”
“Non posso rivelare la mia identità per motivi di sicurezza. Un hacker informatico è penetrato illegalmente nei sistemi di massima difesa nazionale, se questo si venisse a sapere sarebbe la rovina per l’Interpol, per questo mi rivolgo a un detective privato come lei. Dovrà arrestare l’uomo al seguente indirizzo…” La voce era chiaramente artefatta ma aveva un suono familiare, il giovane Noah ovviamente non diede peso e anzì riprese a leggere “Porgli alcune domande che,sì, mi sono trascritto con dovizia di particolari, e poi mandarlo in gattabuia con una facile accusa senza far sospettare alla stampa le reali motivazioni, è tuuuutto chiaro. Sarà uno scherzo. Sì, sì. Klunk. Uff, che seccatore. Oh, beh, il dovere chiama, suppongo che la prossima volta farei meglio a mettere la segreteria.” Dopo una scrollatina di spalle si alzò di malavoglia e uscì dalla stanza, lasciandola aperta, a disposizione di chiunque.
“Ah, finalmente il bradipo nasolungo è uscito dalla sua tana. Posso di nuovo ficcare il naso indisturbato e soffiargli la risoluzione di qualche caso, visto che non c’è nessun altro in servizio stasera, neppure quel tonto di Owen.” Approfittando della sua assenza una recluta dai tratti somatici inconfondibili scivolò dentro l’ufficio del detective e richiuse la porta dopo alcuni minuti, come se niente fosse. Tipico di Alejandro.
“Ecco spiegato come riusciva sempre a risolvere i casi di mia competenza.” Noah si lasciò scappare un sospiro di autocommiserazione per la propria pigrizia e incuranza, che non gli aveva procurato che noie, e infatti, quello era solo uno dei tanti risultati negativi ottenuti. Gli altri due scoppiarono a ridere, specialmente l’ispettore con la sua grassa e roca risata “Rah ah ah! Che razza di investigatore privato sei? Non sai nemmeno proteggere la tua privacy nel settore. PATETICO.” Noah avrebbe potuto benissimo rispondergli a tono visto il soggetto in questione, soprannominato lo “Zenigata di Toronto”, ma preferì la via del silenzio, doveva riflettere e rivivere quella scena in terza persona sì che dava da riflettere. Passarono alcuni minuti che il Noah del passato tornò scortando incurante l’ammanettato e terrorizzato ingegnere fino all’ufficio, al vedere questa scena Henry rincarò la dose “Guarda, GUARDA come trattasti un innocente, senza neppure esserti assicurato che l’informazione avuta dall’anonimo al telefono fosse attendibile!” “Mi dispiace..” “Ahahah, adesso ti dispiace! Ancora per poco, vedrai. Ma, shht, quando si va al cinema si sta in silenzio, e a breve arriva la parte migliore. Muahahah!!!”
Il giovane Noah si stiracchiò sulla propria poltrona accarezzandone la morbida pelle con il dorso delle mani e guardò annoiato l’orologio “Oggi la fine della giornata sembra proprio non voler arrivare, che la Luna sia più pigra di me, in fondo? Ah, buona questa. Mi segno di raccontarla a Owen domani quando lo vedo. Orsù, ritornando a noi due, ingegnere, prima ammette il suo reato, prima ci sbrighiamo e lei potrà rilassarsi nella sua nuova sistemazione, le celle non devono essere poi così scomode… e vitto e alloggio sono gratuiti e garantiti 24 ore su 24.”
Il giovane ingegnere si sistemò nervosamente gli occhiali strofinandosi il naso umido per l’agitazione “I-Io non ho niente da ammettere, stavo solo conducendo una ricerca ehm..top secret.. al computer, ma non stavo facendo niente di male o maligno! Si può sapere di che cosa sono esattamente accusato?”
“Anzitutto, dicono tutti così, dopodichè non lo so bene neppure io, sto solo svolgendo il mio sporco lavoro. L’interpol mi ha segnalato un illecito accesso informatico partito dal suo indirizzo e, punto, sono venuto, l’ho arrestata e ora eccoci qui.” Scrollò le spalle intanto che compilava il rapporto “Il soggetto ha ammesso che si trovava effettivamente al computer nel momento del reato e che stava compiendo una ricerca segreta, che non può rivelare nei dettagli. Non serve una laurea in criminologia per capire che è colpevole.”
Noah continuò a osservarsi “all’opera” senza poter essere in grado di fare nulla, e avrebbe voluto tanto darsi uno schiaffo in quel momento! Era davvero sempre stato così cinico? Sì. Forse si meritava tutto quello che gli era capitato..in fondo!
L’interrogatorio proseguì con l’ingegnere che riuscì a strappare a Noah un po’ più di informazioni circa i capi d’imputazione, ma anche Noah era riuscito a fare altrettanto, oltre che a innervosire ben oltre la soglia consentita il suo indagato. “Per l’ultima volta, deve credermi,sono innocente! Avevo creato quel virus solo per testare la grandezza di Internet, non mi sarei mai aspettato un risultato del genere, era per un esperimento!”
“Ci siamo.” I tre viaggiatori del tempo sapevano perfettamente cosa sarebbe successo nell’attimo successivo.
Noah del passato replicò causticamente “Secondo me l’unica cosa che non ti aspettavi era di essere beccato praticamente SUBITO,eheheh”…d’un tratto il suo cellulare squillò, si alzò per rispondere poggiando la nefasta pistola,e uscì tranquillamente,congedandosi con un “Scusa un attimo,futuro carcerato,devo sbrigare una telefonata… Chi parla?”
“Sono l’informatore segreto. Fingi di stare parlando con tua madre per non destare sospetti o sono guai, INTESI?”
“ROGER.”
“Come sta procedendo l’interrogatorio?”
“A meraviglia.” Continuando la reale conversazione sottovoce, ad alta voce proseguì “Sì,sì,lo metto sempre ogni sera l’impermeabile imbottito quando sono di pattuglia o appostamento…
Come,a quanti casi brillantemente risolti sono già arrivato?Sto giusto adesso per schiaffare in cella il cinquant-ennesimo arrestat…” lo sparo e il rumore di vetri rotti lo costrinse a tagliare il discorso e a precipitarsi a controllare. “Oh, no, che guaio, questa non ci voleva! Dove si sarà diretto quel pazzo? Da quella parte c’è il parco cittadino. Perfetto.”
“Detective Dasari, como estas? Ho udito un due colpi di pistola e ho temuto il peggio! Esta bien? E’ ferito?” Alejandro sbucò dalla fine del corridoio, nascondendo in fretta i fogli trafugati dagli appunti nella tasca posteriore dei pantaloni e sfoderò il meglio del suo repertorio di falsa cortesia.”
“Solo nella mia dignità.” Rispose secco Noah, e ancora troppo ingenuo aggiunse “Mi sono fatto sottrarre la pistola d’ordinanza, che resti tra noi.” L’altro colse la palla al balzo “No es problema, le posso prestare la mia. Un attimo che gliela ricarico. Ecco fatto. Altro che posso fare?”
Noah diede delle indicazioni “D’accordo, grazie, allora io..uhm..parto all’inseguimento, tu intanto cerca di procurarmi dei rinforzi.” poi borbottò qualcosa “Poteva anche dirmelo quello dell’Interpol che il tizio era un po’ instabile, avrei evitato di irritarlo così tanto..” non ammetteva mai le sue colpe, troppo pigro per sciuparsi la coscienza. Corse a perdifiato guidato dal rumore degli spari e delle grida, ansimando, finchè non inciampò nella buca scavata da Henry “Ahia! Oggi non è proprio giornata..” si rialzò zoppicante, col ginocchio destro affossato al suolo più del sinistro, e riprese a correre come un ossesso.
“E da qui la trama del destino cambia. Intanto vogliamo gustarci l’intreccio da un’altra prospettiva? Certo che sì.” Violando qualsiasi limite spazio-temporale Henry cambiò scena, spostandosi dall’altra parte del parco, dove una ragazzina se ne stava sola soletta nei suoi cupi pensieri nascosta dietro un cespuglio. Aveva appena abbandonato casa dopo l’ennesimo litigio coi suoi indegni e egoisti genitori adottivi, in realtà dei tutori rimediatele alla nascita dal giudice e completamente incapaci di prendersi cura se non di sé stessi, e a lungo andare Topher e Blaineley stavano davvero stufandosi di stare a cercarla.
“Christina? Christinaaa? Stiamo perdendo un mucchio di tempo per niente. Per quale motivo ci stiamo penando tanto per recuperare quella marmocchia ingrata e depressa? Ricordamelo tu, Topher.” lamentò la donna sistemandosi i capelli biondo platino (finto), era ben vestita e emanava l’aria tipica della snob dei quartieri alti, l’altro, molto più giovane di lei, era alto e con un ciuffo biondo e vaporoso per chioma, e il mento importante con tanto di fossetta, si portò le mani dietro alla testa adagiandosi a un tronco d’albero “Perché la cosiddetta marmocchia è la figlia non riconosciuta ma a noi affidata di Chris Mc Lean, il pezzo grosso della TV canadese: quando lui non ci sarà più e lei risulterà l’unica erede accamperemo noi i diritti della successione in suo nome e faremo carriera. Solo che..uff.. è la settima volta in una settimana che scappa, ho perso troppi provini per programmi televisivi per recuperarla anche questa volta. Andiamocene a casa, sarà lei a tornare per l’ora di cena.”
“Piuttosto che tornare con voi preferisco morire.” Sibilò dal suo nascondiglio la piccola Christine per poi uscirne una volta che i due furono lontani. Parole profetiche, bisbigliò Henry con perfidia. L’odio l’aveva reso incapace di provare pietà, anche davanti una semplice e sfortunata ragazzina, anzi, il contrario. Diversamente reagì Noah. “Questo spiega invece molto dell’odierno carattere di Christine…quindi il primo omicidio su cui abbiamo indagato insieme era quello di suo padre…ma non mi sorprende che non abbia battuto ciglio per la sua fine, dopo aver sentito le parole di quei due sciacalli profittatori.” Che tra l’altro nel presente erano divenuti due conduttori rinomati la cui carriera era impennata dal niente proprio come accaduto ad Alejandro. (N.d.r.)
Frattanto, avendo Henry e socio spostato il cespuglio dalla sua collocazione originale, Christine si trovava molto più vicina al centro del parco, un dettaglio fondamentale a detta della Mente.
“Adesso che faccio? Non dovevo farlo…sono spacciato, non esiteranno a mandarmi in prigione dopo questo casino. ARGH, tutta colpa di un errore e quel detective se n’è fregato!” il liceale Henry si guardò intorno già divorato dal panico e sopraffatto dagli eventi: non aveva neanche mai maneggiato un’arma prima d’ora. Era soltanto un apprendista di laboratorio…sulla carta, in realtà sapeva di essere destinato a grandi cose. “Non posso permettere che il potenziale che ho dentro il mio cervello venga buttato in una cella. Giammai!!! Sono un campione di scacchi all’Università, so sempre fare la mossa giusta, quindi anche in una situazione come questa me la posso cavare. Ma come?” si fermò un attimo a riflettere e notò un giornale lasciato apposta sulla panchina più vicina, con aperta la pagina riguardante la caduta imminente della Cometa di Halley e gli venne il lampo di genio “Certo, ora so cosa fare. Devo solo guadagnare qualche minuto, magari usando un ostaggio, e poi farò sparire le mie tracce per sempre, mi crederanno morto per via della cometa ma sarà solo una loro impressione dovuta alla reazione a catena di eventi che scatenerò, ahahahah! SONO UN GENIO.” Vide la ragazzina con la coda dell’occhio e si fiondò a immobilizzarla puntandole l’arma alla tempia “Spiacente di doverti usare, ma la mia mente è molto più importante da preservare, perciò tieniti pronta per fare una piccola recita.” Il ragazzo si levò gli occhiali e li scaraventò lontano, poi si spettinò furiosamente i capelli ricci per darsi ancora di più l’aria da pazzo e sparò altri colpi a vuoto per rendere l’idea al massimo.
“D’accordo, tanto…non m’importa più di niente, neanche della mia vita. Faccia quello che vuole, signore.” Fu la replica della ragazzina, in tono misto fra apatia e mera rassegnazione. Noah dal suo punto di osservazione “spettrale” capì che non stava fingendo di non avere paura, non l’aveva per davvero perché non provava più niente. Quella povera bambina aveva spento le proprie emozioni.
“Fin qui il mio piano nato su due piedi era infallibile quanto geniale, e non ho dovuto apportargli alcuna modifica, per l’appunto.” Henry contemplò “Osserva l’orario sull’orologio, segna le 20.28, e solo adesso il tuo alter ego del passato si intravede all’orizzonte, con un ritardo di ben 8 minuti rispetto alla vicenda originale: manca 1 minuto allo schianto del meteorite. Anziché due come fu allora. Inoltre avendo spostato di qualche metro la fontana e gli altri elementi, ora il centro del parco è più spostato verso sinistra. Anche questo è un dettaglio fondamentale per il mio piano, perché quando l’altro Noah vedrà quel che succede si fermerà esattamente in quel punto come già fece e hai fatto allora. Proprio nel punto dove precipiterà l’asteroide.”
“….vedo.”
“Anf, pant…forza, gambette, ancora un piccolo sforzo, gli spari venivano da qui.. ah, la gamba, il lato positivo è che non vedo cadaveri di innocenti. Meno male.” Noah arrancò per portarsi finalmente al centro esatto del luogo, che in realtà era stato spostato. La sua pelle cambiò colore quando vide quello che vide.
“Allontanati subito,altrimenti le sparo!” gridò il fuggitivo,puntando alle tempie della piccina che sembrava svenuta per lo spavento.
“Non fare follie,Ingegner..ehm..Henry” replicò il detective cercando di non tradire l’angoscia che provava in quel momento, le dita potevano scivolargli dal nervosismo dal calcio della pistola al minimo movimento, doveva..DOVEVA per forza tenere i nervi saldi.
La scena era effettivamente identica a come l’avevano vissuta a suo tempo. L’unica differenza è che il puntolino nel cielo, cioè l’asteroide, era molto più grande e vicino.
“Qui sta la cura dei dettagli, asse portante del mio piano. Ora io sarò il primo a sparare, tu sparerai senza volerlo, solo che stavolta per via del ginocchio infortunato l’asse della tua mira sarà leggermente più inclinato di pochi gradi sufficienti a colpire Christine invece che me, la mia pallottola invece ti colpirà nel mentre che il meteorite cadrà, in questo modo la tua anima sopravvivrà alla morte ma mai al DOLORE. MUAHAHAHAH! Un piano perfetto, e tu non puoi fare niente che esserne il mero spettatore!!”
“Congratulazioni, capo, un piano perfetto, degno di lei.” Applaudì Hatchet.
“Il primo di una lunga serie. Una volta perpetrata la mia vendetta personale provvederò a punire il resto dell’umanità, TUTTI devono soffrire come ho sofferto io.”
“Tranne me, giusto?”
“Ovvio. Ecco, siamo al momento clou! Voglio gustarmelo al rallentatore istante per istante. Slow-mode!”
“Non costringermi a farlo!” gridò lo studente d’ingegneria al massimo della sua forza.
Noah si era sentito spesso inferiore ma mai così impotente, in quelle condizioni non poteva neppure essere percepito dalle persone, tranne gli altri due viaggiatori del tempo, non poteva intervenire fisicamente estraendo la pistola o chissà che, e non sapeva neanche come si potesse modificare lo spazio-tempo come invece sapeva fare Henry… ma doveva fare qualcosa fino all’ultimo, appellandosi a qualsiasi risorsa. “In ogni caso, mi è sorto un dubbio circa il tuo piano di vendetta.” Forse sapeva cosa fare adesso. “In un colpo solo hai progettato di vendicarti di me e di Christine in modo spietato e brillante come tuo marchio di fabbrica, ma mi hai comunque deluso.”
“Deluso?” il sorriso sadico scomparve dal volto del genio del male.
“Da un precisino analitico come te, mi aspettavo la perfezione, invece ti sei lasciato sfuggire un dettaglio.” Ora era come se Noah ricordasse a memoria il dossier che quel giorno aveva a malapena sfogliato poco prima di arrestare quell’individuo: il profilo psicologico si prestava perfettamente al suo sarcasmo demolitorio. Henry era orgoglioso, nevrotico, ambizioso e perfezionista come nessun altro: lui le cose o le faceva bene o le rifaceva daccapo. Un qualunque errore commesso scatenava in lui un meccanismo irrefrenabile di rabbia che lo portava a sragionare e, come dire, mandava in tilt gli ingranaggi al suo interno, perché era incapace di accettare un errore da parte propria.
“DELUSO PERCHE’? Spiegati.”
“In ogni caso, perché dirtelo adesso?”
“Ho detto: SPIEGATI. ED è UN ORDINE!!!”
Noah sorrise sotto i baffi: il metodo alla Lester funzionava. Il Detective in giacca rossa basava tutti i suoi colpi di genio sulla base di intuizioni improvvisi che nulla avevano a che fare col contesto preso in esame, ma erano laterali ad esso. “D’accordo. Il fatto è che non hai compreso nella tua vendetta il terzo responsabile della tua rovina, quello da cui in fondo è partita tutta la catena di eventi e misfatti: l’informatore anonimo che m’incaricò di arrestarti.”
“Era Alejandro! Lo sai benissimo.” Sbraitò Hatchet. Henry annuì con la testa in risposta. “Già, e lui l’ho già punito.”
“Ottima deduzione, ispettore, peccato che Alejandro si trovasse all’interno del commissariato quando ricevetti la soffiata telefonica.”
“Appunto, è stata la sua mossa per farti uscire dall’ufficio e combinare i suoi sporchi fattacci.”
“Ipotesi verosimile, ma anche con una voce artefatta l’accento si sarebbe riconosciuto fra mille: se sei canadese parli inglese alla canadese, se sei spagnolo parli l’inglese con la cadenza spagnola. Non c’era alcun accento.”
“Oh, insomma, non stare ad ascoltarlo neanche! Sta solo dicendo un mucchio di sciocchezze.” Hatchet perse la pazienza una volta per tutte e vibrò un pugno contro Noah, senza però fargli alcunchè. “E’ un bel vantaggio essere dei fantasmi in fondo.” “Sgrunt, alla malora. Dai, Henry, ripristina il normale corso del tempo e concludiamo questa faccenda per sempre.”
“Sta zitto! Lasciami riflettere…”
Noah si schiarì la voce “29 Novembre 2013-Diaro di Clè “Chef” Hatchet Bennet.”
“Eh?!”
“Caro Chris,ti scrivo perché oggi per me è giunto il momento fatidico,il momento per uscire dall’ombra del semplice vigile urbano (o meglio inserviente factotum) e diventare un pezzo grosso,anzi,IL pezzo grosso di quell’ingrata agenzia federale per la quale mi ammazzo la schiena dalla stramaledetta bellezza di undici anni che risponde al nome di Interpol.”
Noah fece una pausa, prima di continuare a leggere gli appunti consegnatigli proprio da Lester nel quinto capitolo (vedere sopra).
“La ragione di tanto nervosismo e adrenalina sta nel fatto che sto per compiere l’azione più illegale della mia vita,ma che congegno da troppo tempo per potervi ora rinunciare.SE FUNZIONASSE,DIVENTEREI IL NUOVO ISPETTORE CAPO!
Tutto quello che devo fare è incastrare il figlio dell’ispettore attuale con una soffiata fasulla, da pochi giorni assunto alla gestione informatica della CIA e primo assistente della scienziata più brillante a disposizione dell’istituto ,ma per farlo, rivolgendomi alle organizzazioni più spregevoli sulla piazza:un rischio incalcolabile,ma che DEVO avere il coraggio di tentare!!!”
“Come hai osato mettere le mani sul mio diario segreto???” Clè Bennet Hatchet s’imbestialì e cercò di afferrare e strappare di mano quei fogli, ma così come Noah era divenuto uno spettro, anch’essi erano ora impalpabili. Poi si rese conto di essersi tradito davanti al peggiore dei mali possibili. Il volto di Henry si deformò in un ghigno satanico di rabbia “Così sei stato tu. SEI STATO TU A INCASTRARMI?”
Per quanto fosse alto il doppio, su Hatchet si dipinse il terrore puro. Visto CHI aveva davanti a sé. “E’ tutto falso, lo ha scritto lo gnomo di suo pugno, vuole solo prendere tempo!”
“SOLO IO controllo il tempo qui, lo posso interrompere, lo posso piegare al mio volere e piacere, in ogni suo singolo frammento ed evento che posso scrivere e riscrivere come un libro. IO non accetto MAI un piano imperfetto.” Henry afferrò Hatchet stringendogli la giugulare dimentico che anche questi fosse avvantaggiato dalla sua corporeità e l’omone non esitò a difendersi come poteva, ma alla fine Henry ebbe inspiegabilmente la meglio buttandolo infine nella fontana “Includerò anche te nella vendetta che ho progettato per anni, goditi gli ultimi istanti di vita.”
“E tu chi sei?” domandò il giovane Henry all’improvviso, avvicinandoglisi con sbigottimento.
“C-Cosa ci fai in questo punto? Così mandi a monte tutto quanto! ALLONTANATI SUBITO! NOOOOOOOOOOOOOO!!!!”
All’ Henry del passato partì infine il colpo di pistola cui seguì per riflesso e volere del destino il colpo sbagliato di Noah dalla distanza. Il primo si infranse contro il petto di Henry, il secondo colpì invece il bersaglio originale, e contemporaneamente ci fu l’impatto devastante della cometa.
“BRAM!”
Noah sobbalzò rivivendo quella scena dal punto di osservazione dello spettatore mentre il suo io del passato ne rimase abbagliato ma incolume: la meteora si spaccò in mille pezzi minuscoli e solo tre grossi frammenti sopravvissero alla deflagrazione, colpendo il primo Henry, il secondo Hatchet mentre cercava di scappare e il terzo Christine. Tutto esattamente come prima. Hatchet fu il solo a rialzarsi, aveva la scorza dura del militare, e il frammento che gli si era conficcato dentro era troppo piccolo. “Bastardo impiccione…uh?”
Lì improvvisamente tutto si dissolse e prima di potersene rendere conto, Noah e Chef erano ritornati nel presente.
“Noooo..di nuovo un fantasma, di nuovo costretto a vivere nel corpo di un felino.” Henry si osservò le zampe da gatto con tristezza, gli sembrò di impazzire “Tutto da rifare. VOI…IO…non avete idea di quello che vi farò, tornerò di nuovo nel passato, da solo, e vi annienterò, tutti e 3, farò in modo che l’asteroide vi riduca in polvere!”
“ENERGIA RESIDUA INSUFFICIENTE, OPERAZIONE IMPOSSIBILE.” segnalò la voce elettronica. Significava che Christine era giunta ormai al limite della sua esistenza. A Noah si strinse il cuore.
“Non mi interessa! Userò il mio stesso ricordo ed energia pur di tornare indietro.” Henry entrò direttamente nel macchinario nello scomparto succhia-energia “Ne ho abbastanza di tutta questa storia, e non ti permetterò di fare un bel niente, vai al diavolo anche tu!” Hatchet sparò al quadro comandi distruggendolo irreparabilmente e poi si caricò la gotica sulle spalle “Io me la batto. Portandomi dietro la garanzia di fuga. OVVIAMENTE NON OSARE FARTI PASSARE PER L’ANTICAMERA DEL CERVELLO L’IDEA DI FARMI INSEGUIRE DAGLI SBIRRI O SARA’ DAVVERO LA FINE PER LEI.” L’infingardo ispettore dell’ ICPA salì rapidamente al piano sopra dove le fiamme si erano ormai completamente estinte avendo consumato tutto ciò che si poteva bruciare, uscì dall’abitazione fuggendo velocemente con la macchina e, usando il cellulare con dispositivo cambia-voce, parlò col suo ultimo complice. “Pronto, Seijii? Il piano è cambiato…amigo, e se ci tieni a godere dei frutti dell’impresa in esclusiva senza neppure dover condividere con quel grand’uomo di Hatchet devi aiutarmi senza fare domande.”
“Me-eh-eh! Hai tutta la mia attenzione e disposizione. Dopotutto, sei la mia anguilla preferita.” Rispose il microscopico gangster dall’altra parte dell’apparecchio e della città, mentre era intento a catalogare la sua collezione privata di pesci rari d’acqua dolce. “Questa trota del missouri è un esemplare davvero magnifico… Dunque cosa devo fare esattamente?”
“Fatti trovare al parco col tuo elicottero migliore entro 5 minuti, dobbiamo fuggire a Montrèal.”
“Sarà facile come bere un bicchiere d’acqua dell’Ontario.”
Prima ci fu un bagliore che accecò la visuale, poi una strana nebbiolina li avvolse tutt’attorno, Noah sentì tutte le cellule del suo corpo formicolare fino a diventare quasi trasparenti mentre l’energia misteriosa lo irradiava, sentì come un senso di nausea, la testa iniziò a pulsargli, la vista a girare, era come essere stato risucchiato da un frullatore. La sensazione durò solo una manciata di secondi che gli parve infinita, finchè non si ritrovò per terra su un prato di erba fresca. Ma non sentiva niente al contatto, e lui, che normalmente era allergico a tutto il possibile e immaginabile, avrebbe dovuto come minimo scoppiare in una raffica di starnuti. “Benvenuto nella dimensione del tempo, hai fatto buon viaggio? Heheheh.”
“Il migliore della mia vita..”
Quando si rialzò e mise correttamente a fuoco, si trovò di fronte il vero Henry Hellys come se lo ricordava: capelli ricci, occhiali sottili, occhi nati per essere maligni e soprattutto una forma umana. Strabuzzò gli occhi esterrefatto. “Come—“
“Sono tornato quello che ero proprio come avevo calcolato. Abbiamo viaggiato indietro nel tempo fino a un’ora prima del mio decesso, quindi tecnicamente non sono ancora morto e contemporaneamente ho conservato i miei poteri da ectoplasma durante il viaggio. Ergo, adesso potrò cambiare il destino e lo farò davanti a te.”
“E se magari potessi impedirtelo?” replicò ironicamente l’altro.
“Non ti sei ancora accorto che adesso sei tu il fantasma?” chiese Hatchet con arroganza. Quelle parole fecero riflettere Noah frattanto che Henry rincarava la dose “Allora, dimmi, com’è stare dall’altra parte? Sarei curioso di sentire la tua opinione.”
“Posso dire che è una vera schifezza.” Noah non sentiva niente, neppure l’aria dell’autunno, poteva solo vedere quel che accadeva, mentre l’altro si muoveva liberamente nel mondo del passato, modificandolo con l’aiuto del suo gorillesco complice. “Ti spiego come funziona: la Macchina del Tempo da me ricostruita è in realtà un registratore di ricordi. In questo momento ci troviamo all’interno del nastro del ricordo di Christine che la macchina ha srotolato per poter aprire le maglie del tempo e riportarci nel passato esattamente al giorno che mi interessava per poi riavvolgerlo il tempo necessario. Mi segui fino a qui?” Noah annuì non esattamente sicuro “Bene. Siccome l’energia utilizzata per portarci fin qui è emanata direttamente dalla mente della ragazza, io sono quello vivo e tu quello trapassato, per LEI.”
“Stesso discorso vale per me.” L’ispettore grugnì con soddisfazione, Noah gli resitutuì uno sguardo come per dire “Non interessa a nessuno, casomai non l’avessi ancora intuito.”
“Ho calcolato fin nei minimi dettagli tutti gli elementi e le variabili, dalla velocità d’impatto del meteorite all’andatura della tua e della mia corsa…” Henry iniziò a cambiare la posizione degli oggetti nel parco disponendoli secondo uno schema preciso, sollevando come niente anche alberi e panchine “Proprio come un film, posso tagliare e ricucire i fotogrammi del passato, aggiungendo gli elementi necessari per la reazione a catena..ecco, questa buca ad esempio servirà a rallentare di 5 secondi l’arrivo del Noah del passato al punto X…E’ questo il potere della macchina: non si tratta di viaggiare semplicemente nel tempo, quello lo sanno fare tutti sfruttando un po’ di fisisca quantistica, si tratta di poterlo modificare e questo è reso possibile solo se si possiede un’energia come quella dei 3 frammenti della cometa.”
“Perché stai facendo tutta questa fatica e non sei andato direttamente a uccidermi nel mio ufficio? Voglio dire, perché non risparmiarti la costruzione della reazione a catena? E ancora meglio, perché non salvi direttamente te stesso impedendoti di fuggire?” domandò Noah a ritmo incalzante, sperando di guadagnare del tempo utile a…beh, neanche lui sapeva a cosa.
L’altro sorrise maliziosamente “Dove sarebbero allora il divertimento e la soddisfazione? E poi te l’ho già detto, non intendo ucciderti, è Christine che deve morire mentre tu, TU devi vivere la stessa pena che ho vissuto io. Ecco, ho finito. Grazie a questa catena di eventi devierò il proiettile da te sparato dalla traiettoria del mio cuore a quella di Christine, e invece il proiettile da me sparato colpirà prima il meteorite e poi te, così soffrirai per sempre!”
“Maledetto..”
“Adesso il film può ricominciare, del quale io sono il regista e tu sarai l’inerme e impotente spettatore. BUONA VISIONE.” Con i suoi poteri Henry trasportò sé stesso e Noah al commissariato, dove un Noah poco più che ventenne e sbarbatello era intento a oziare leggiucchiando un libro sulla sua scrivania in vista dell’imminente riposino serale. Era come guardare sé stesso allo specchio, l’atteggiamento menefreghista era proprio come se lo ricordava. D’un tratto il telefono squillò. “Pronto? Con quale intelletto sicuramente inferiore al mio sto interloquendo? Dire nome e motivo della chiamata, e grazie sin da ora di avermi disturbato.”
“Non posso rivelare la mia identità per motivi di sicurezza. Un hacker informatico è penetrato illegalmente nei sistemi di massima difesa nazionale, se questo si venisse a sapere sarebbe la rovina per l’Interpol, per questo mi rivolgo a un detective privato come lei. Dovrà arrestare l’uomo al seguente indirizzo…” La voce era chiaramente artefatta ma aveva un suono familiare, il giovane Noah ovviamente non diede peso e anzì riprese a leggere “Porgli alcune domande che,sì, mi sono trascritto con dovizia di particolari, e poi mandarlo in gattabuia con una facile accusa senza far sospettare alla stampa le reali motivazioni, è tuuuutto chiaro. Sarà uno scherzo. Sì, sì. Klunk. Uff, che seccatore. Oh, beh, il dovere chiama, suppongo che la prossima volta farei meglio a mettere la segreteria.” Dopo una scrollatina di spalle si alzò di malavoglia e uscì dalla stanza, lasciandola aperta, a disposizione di chiunque.
“Ah, finalmente il bradipo nasolungo è uscito dalla sua tana. Posso di nuovo ficcare il naso indisturbato e soffiargli la risoluzione di qualche caso, visto che non c’è nessun altro in servizio stasera, neppure quel tonto di Owen.” Approfittando della sua assenza una recluta dai tratti somatici inconfondibili scivolò dentro l’ufficio del detective e richiuse la porta dopo alcuni minuti, come se niente fosse. Tipico di Alejandro.
“Ecco spiegato come riusciva sempre a risolvere i casi di mia competenza.” Noah si lasciò scappare un sospiro di autocommiserazione per la propria pigrizia e incuranza, che non gli aveva procurato che noie, e infatti, quello era solo uno dei tanti risultati negativi ottenuti. Gli altri due scoppiarono a ridere, specialmente l’ispettore con la sua grassa e roca risata “Rah ah ah! Che razza di investigatore privato sei? Non sai nemmeno proteggere la tua privacy nel settore. PATETICO.” Noah avrebbe potuto benissimo rispondergli a tono visto il soggetto in questione, soprannominato lo “Zenigata di Toronto”, ma preferì la via del silenzio, doveva riflettere e rivivere quella scena in terza persona sì che dava da riflettere. Passarono alcuni minuti che il Noah del passato tornò scortando incurante l’ammanettato e terrorizzato ingegnere fino all’ufficio, al vedere questa scena Henry rincarò la dose “Guarda, GUARDA come trattasti un innocente, senza neppure esserti assicurato che l’informazione avuta dall’anonimo al telefono fosse attendibile!” “Mi dispiace..” “Ahahah, adesso ti dispiace! Ancora per poco, vedrai. Ma, shht, quando si va al cinema si sta in silenzio, e a breve arriva la parte migliore. Muahahah!!!”
Il giovane Noah si stiracchiò sulla propria poltrona accarezzandone la morbida pelle con il dorso delle mani e guardò annoiato l’orologio “Oggi la fine della giornata sembra proprio non voler arrivare, che la Luna sia più pigra di me, in fondo? Ah, buona questa. Mi segno di raccontarla a Owen domani quando lo vedo. Orsù, ritornando a noi due, ingegnere, prima ammette il suo reato, prima ci sbrighiamo e lei potrà rilassarsi nella sua nuova sistemazione, le celle non devono essere poi così scomode… e vitto e alloggio sono gratuiti e garantiti 24 ore su 24.”
Il giovane ingegnere si sistemò nervosamente gli occhiali strofinandosi il naso umido per l’agitazione “I-Io non ho niente da ammettere, stavo solo conducendo una ricerca ehm..top secret.. al computer, ma non stavo facendo niente di male o maligno! Si può sapere di che cosa sono esattamente accusato?”
“Anzitutto, dicono tutti così, dopodichè non lo so bene neppure io, sto solo svolgendo il mio sporco lavoro. L’interpol mi ha segnalato un illecito accesso informatico partito dal suo indirizzo e, punto, sono venuto, l’ho arrestata e ora eccoci qui.” Scrollò le spalle intanto che compilava il rapporto “Il soggetto ha ammesso che si trovava effettivamente al computer nel momento del reato e che stava compiendo una ricerca segreta, che non può rivelare nei dettagli. Non serve una laurea in criminologia per capire che è colpevole.”
Noah continuò a osservarsi “all’opera” senza poter essere in grado di fare nulla, e avrebbe voluto tanto darsi uno schiaffo in quel momento! Era davvero sempre stato così cinico? Sì. Forse si meritava tutto quello che gli era capitato..in fondo!
L’interrogatorio proseguì con l’ingegnere che riuscì a strappare a Noah un po’ più di informazioni circa i capi d’imputazione, ma anche Noah era riuscito a fare altrettanto, oltre che a innervosire ben oltre la soglia consentita il suo indagato. “Per l’ultima volta, deve credermi,sono innocente! Avevo creato quel virus solo per testare la grandezza di Internet, non mi sarei mai aspettato un risultato del genere, era per un esperimento!”
“Ci siamo.” I tre viaggiatori del tempo sapevano perfettamente cosa sarebbe successo nell’attimo successivo.
Noah del passato replicò causticamente “Secondo me l’unica cosa che non ti aspettavi era di essere beccato praticamente SUBITO,eheheh”…d’un tratto il suo cellulare squillò, si alzò per rispondere poggiando la nefasta pistola,e uscì tranquillamente,congedandosi con un “Scusa un attimo,futuro carcerato,devo sbrigare una telefonata… Chi parla?”
“Sono l’informatore segreto. Fingi di stare parlando con tua madre per non destare sospetti o sono guai, INTESI?”
“ROGER.”
“Come sta procedendo l’interrogatorio?”
“A meraviglia.” Continuando la reale conversazione sottovoce, ad alta voce proseguì “Sì,sì,lo metto sempre ogni sera l’impermeabile imbottito quando sono di pattuglia o appostamento…
Come,a quanti casi brillantemente risolti sono già arrivato?Sto giusto adesso per schiaffare in cella il cinquant-ennesimo arrestat…” lo sparo e il rumore di vetri rotti lo costrinse a tagliare il discorso e a precipitarsi a controllare. “Oh, no, che guaio, questa non ci voleva! Dove si sarà diretto quel pazzo? Da quella parte c’è il parco cittadino. Perfetto.”
“Detective Dasari, como estas? Ho udito un due colpi di pistola e ho temuto il peggio! Esta bien? E’ ferito?” Alejandro sbucò dalla fine del corridoio, nascondendo in fretta i fogli trafugati dagli appunti nella tasca posteriore dei pantaloni e sfoderò il meglio del suo repertorio di falsa cortesia.”
“Solo nella mia dignità.” Rispose secco Noah, e ancora troppo ingenuo aggiunse “Mi sono fatto sottrarre la pistola d’ordinanza, che resti tra noi.” L’altro colse la palla al balzo “No es problema, le posso prestare la mia. Un attimo che gliela ricarico. Ecco fatto. Altro che posso fare?”
Noah diede delle indicazioni “D’accordo, grazie, allora io..uhm..parto all’inseguimento, tu intanto cerca di procurarmi dei rinforzi.” poi borbottò qualcosa “Poteva anche dirmelo quello dell’Interpol che il tizio era un po’ instabile, avrei evitato di irritarlo così tanto..” non ammetteva mai le sue colpe, troppo pigro per sciuparsi la coscienza. Corse a perdifiato guidato dal rumore degli spari e delle grida, ansimando, finchè non inciampò nella buca scavata da Henry “Ahia! Oggi non è proprio giornata..” si rialzò zoppicante, col ginocchio destro affossato al suolo più del sinistro, e riprese a correre come un ossesso.
“E da qui la trama del destino cambia. Intanto vogliamo gustarci l’intreccio da un’altra prospettiva? Certo che sì.” Violando qualsiasi limite spazio-temporale Henry cambiò scena, spostandosi dall’altra parte del parco, dove una ragazzina se ne stava sola soletta nei suoi cupi pensieri nascosta dietro un cespuglio. Aveva appena abbandonato casa dopo l’ennesimo litigio coi suoi indegni e egoisti genitori adottivi, in realtà dei tutori rimediatele alla nascita dal giudice e completamente incapaci di prendersi cura se non di sé stessi, e a lungo andare Topher e Blaineley stavano davvero stufandosi di stare a cercarla.
“Christina? Christinaaa? Stiamo perdendo un mucchio di tempo per niente. Per quale motivo ci stiamo penando tanto per recuperare quella marmocchia ingrata e depressa? Ricordamelo tu, Topher.” lamentò la donna sistemandosi i capelli biondo platino (finto), era ben vestita e emanava l’aria tipica della snob dei quartieri alti, l’altro, molto più giovane di lei, era alto e con un ciuffo biondo e vaporoso per chioma, e il mento importante con tanto di fossetta, si portò le mani dietro alla testa adagiandosi a un tronco d’albero “Perché la cosiddetta marmocchia è la figlia non riconosciuta ma a noi affidata di Chris Mc Lean, il pezzo grosso della TV canadese: quando lui non ci sarà più e lei risulterà l’unica erede accamperemo noi i diritti della successione in suo nome e faremo carriera. Solo che..uff.. è la settima volta in una settimana che scappa, ho perso troppi provini per programmi televisivi per recuperarla anche questa volta. Andiamocene a casa, sarà lei a tornare per l’ora di cena.”
“Piuttosto che tornare con voi preferisco morire.” Sibilò dal suo nascondiglio la piccola Christine per poi uscirne una volta che i due furono lontani. Parole profetiche, bisbigliò Henry con perfidia. L’odio l’aveva reso incapace di provare pietà, anche davanti una semplice e sfortunata ragazzina, anzi, il contrario. Diversamente reagì Noah. “Questo spiega invece molto dell’odierno carattere di Christine…quindi il primo omicidio su cui abbiamo indagato insieme era quello di suo padre…ma non mi sorprende che non abbia battuto ciglio per la sua fine, dopo aver sentito le parole di quei due sciacalli profittatori.” Che tra l’altro nel presente erano divenuti due conduttori rinomati la cui carriera era impennata dal niente proprio come accaduto ad Alejandro. (N.d.r.)
Frattanto, avendo Henry e socio spostato il cespuglio dalla sua collocazione originale, Christine si trovava molto più vicina al centro del parco, un dettaglio fondamentale a detta della Mente.
“Adesso che faccio? Non dovevo farlo…sono spacciato, non esiteranno a mandarmi in prigione dopo questo casino. ARGH, tutta colpa di un errore e quel detective se n’è fregato!” il liceale Henry si guardò intorno già divorato dal panico e sopraffatto dagli eventi: non aveva neanche mai maneggiato un’arma prima d’ora. Era soltanto un apprendista di laboratorio…sulla carta, in realtà sapeva di essere destinato a grandi cose. “Non posso permettere che il potenziale che ho dentro il mio cervello venga buttato in una cella. Giammai!!! Sono un campione di scacchi all’Università, so sempre fare la mossa giusta, quindi anche in una situazione come questa me la posso cavare. Ma come?” si fermò un attimo a riflettere e notò un giornale lasciato apposta sulla panchina più vicina, con aperta la pagina riguardante la caduta imminente della Cometa di Halley e gli venne il lampo di genio “Certo, ora so cosa fare. Devo solo guadagnare qualche minuto, magari usando un ostaggio, e poi farò sparire le mie tracce per sempre, mi crederanno morto per via della cometa ma sarà solo una loro impressione dovuta alla reazione a catena di eventi che scatenerò, ahahahah! SONO UN GENIO.” Vide la ragazzina con la coda dell’occhio e si fiondò a immobilizzarla puntandole l’arma alla tempia “Spiacente di doverti usare, ma la mia mente è molto più importante da preservare, perciò tieniti pronta per fare una piccola recita.” Il ragazzo si levò gli occhiali e li scaraventò lontano, poi si spettinò furiosamente i capelli ricci per darsi ancora di più l’aria da pazzo e sparò altri colpi a vuoto per rendere l’idea al massimo.
“D’accordo, tanto…non m’importa più di niente, neanche della mia vita. Faccia quello che vuole, signore.” Fu la replica della ragazzina, in tono misto fra apatia e mera rassegnazione. Noah dal suo punto di osservazione “spettrale” capì che non stava fingendo di non avere paura, non l’aveva per davvero perché non provava più niente. Quella povera bambina aveva spento le proprie emozioni.
“Fin qui il mio piano nato su due piedi era infallibile quanto geniale, e non ho dovuto apportargli alcuna modifica, per l’appunto.” Henry contemplò “Osserva l’orario sull’orologio, segna le 20.28, e solo adesso il tuo alter ego del passato si intravede all’orizzonte, con un ritardo di ben 8 minuti rispetto alla vicenda originale: manca 1 minuto allo schianto del meteorite. Anziché due come fu allora. Inoltre avendo spostato di qualche metro la fontana e gli altri elementi, ora il centro del parco è più spostato verso sinistra. Anche questo è un dettaglio fondamentale per il mio piano, perché quando l’altro Noah vedrà quel che succede si fermerà esattamente in quel punto come già fece e hai fatto allora. Proprio nel punto dove precipiterà l’asteroide.”
“….vedo.”
“Anf, pant…forza, gambette, ancora un piccolo sforzo, gli spari venivano da qui.. ah, la gamba, il lato positivo è che non vedo cadaveri di innocenti. Meno male.” Noah arrancò per portarsi finalmente al centro esatto del luogo, che in realtà era stato spostato. La sua pelle cambiò colore quando vide quello che vide.
“Allontanati subito,altrimenti le sparo!” gridò il fuggitivo,puntando alle tempie della piccina che sembrava svenuta per lo spavento.
“Non fare follie,Ingegner..ehm..Henry” replicò il detective cercando di non tradire l’angoscia che provava in quel momento, le dita potevano scivolargli dal nervosismo dal calcio della pistola al minimo movimento, doveva..DOVEVA per forza tenere i nervi saldi.
La scena era effettivamente identica a come l’avevano vissuta a suo tempo. L’unica differenza è che il puntolino nel cielo, cioè l’asteroide, era molto più grande e vicino.
“Qui sta la cura dei dettagli, asse portante del mio piano. Ora io sarò il primo a sparare, tu sparerai senza volerlo, solo che stavolta per via del ginocchio infortunato l’asse della tua mira sarà leggermente più inclinato di pochi gradi sufficienti a colpire Christine invece che me, la mia pallottola invece ti colpirà nel mentre che il meteorite cadrà, in questo modo la tua anima sopravvivrà alla morte ma mai al DOLORE. MUAHAHAHAH! Un piano perfetto, e tu non puoi fare niente che esserne il mero spettatore!!”
“Congratulazioni, capo, un piano perfetto, degno di lei.” Applaudì Hatchet.
“Il primo di una lunga serie. Una volta perpetrata la mia vendetta personale provvederò a punire il resto dell’umanità, TUTTI devono soffrire come ho sofferto io.”
“Tranne me, giusto?”
“Ovvio. Ecco, siamo al momento clou! Voglio gustarmelo al rallentatore istante per istante. Slow-mode!”
“Non costringermi a farlo!” gridò lo studente d’ingegneria al massimo della sua forza.
Noah si era sentito spesso inferiore ma mai così impotente, in quelle condizioni non poteva neppure essere percepito dalle persone, tranne gli altri due viaggiatori del tempo, non poteva intervenire fisicamente estraendo la pistola o chissà che, e non sapeva neanche come si potesse modificare lo spazio-tempo come invece sapeva fare Henry… ma doveva fare qualcosa fino all’ultimo, appellandosi a qualsiasi risorsa. “In ogni caso, mi è sorto un dubbio circa il tuo piano di vendetta.” Forse sapeva cosa fare adesso. “In un colpo solo hai progettato di vendicarti di me e di Christine in modo spietato e brillante come tuo marchio di fabbrica, ma mi hai comunque deluso.”
“Deluso?” il sorriso sadico scomparve dal volto del genio del male.
“Da un precisino analitico come te, mi aspettavo la perfezione, invece ti sei lasciato sfuggire un dettaglio.” Ora era come se Noah ricordasse a memoria il dossier che quel giorno aveva a malapena sfogliato poco prima di arrestare quell’individuo: il profilo psicologico si prestava perfettamente al suo sarcasmo demolitorio. Henry era orgoglioso, nevrotico, ambizioso e perfezionista come nessun altro: lui le cose o le faceva bene o le rifaceva daccapo. Un qualunque errore commesso scatenava in lui un meccanismo irrefrenabile di rabbia che lo portava a sragionare e, come dire, mandava in tilt gli ingranaggi al suo interno, perché era incapace di accettare un errore da parte propria.
“DELUSO PERCHE’? Spiegati.”
“In ogni caso, perché dirtelo adesso?”
“Ho detto: SPIEGATI. ED è UN ORDINE!!!”
Noah sorrise sotto i baffi: il metodo alla Lester funzionava. Il Detective in giacca rossa basava tutti i suoi colpi di genio sulla base di intuizioni improvvisi che nulla avevano a che fare col contesto preso in esame, ma erano laterali ad esso. “D’accordo. Il fatto è che non hai compreso nella tua vendetta il terzo responsabile della tua rovina, quello da cui in fondo è partita tutta la catena di eventi e misfatti: l’informatore anonimo che m’incaricò di arrestarti.”
“Era Alejandro! Lo sai benissimo.” Sbraitò Hatchet. Henry annuì con la testa in risposta. “Già, e lui l’ho già punito.”
“Ottima deduzione, ispettore, peccato che Alejandro si trovasse all’interno del commissariato quando ricevetti la soffiata telefonica.”
“Appunto, è stata la sua mossa per farti uscire dall’ufficio e combinare i suoi sporchi fattacci.”
“Ipotesi verosimile, ma anche con una voce artefatta l’accento si sarebbe riconosciuto fra mille: se sei canadese parli inglese alla canadese, se sei spagnolo parli l’inglese con la cadenza spagnola. Non c’era alcun accento.”
“Oh, insomma, non stare ad ascoltarlo neanche! Sta solo dicendo un mucchio di sciocchezze.” Hatchet perse la pazienza una volta per tutte e vibrò un pugno contro Noah, senza però fargli alcunchè. “E’ un bel vantaggio essere dei fantasmi in fondo.” “Sgrunt, alla malora. Dai, Henry, ripristina il normale corso del tempo e concludiamo questa faccenda per sempre.”
“Sta zitto! Lasciami riflettere…”
Noah si schiarì la voce “29 Novembre 2013-Diaro di Clè “Chef” Hatchet Bennet.”
“Eh?!”
“Caro Chris,ti scrivo perché oggi per me è giunto il momento fatidico,il momento per uscire dall’ombra del semplice vigile urbano (o meglio inserviente factotum) e diventare un pezzo grosso,anzi,IL pezzo grosso di quell’ingrata agenzia federale per la quale mi ammazzo la schiena dalla stramaledetta bellezza di undici anni che risponde al nome di Interpol.”
Noah fece una pausa, prima di continuare a leggere gli appunti consegnatigli proprio da Lester nel quinto capitolo (vedere sopra).
“La ragione di tanto nervosismo e adrenalina sta nel fatto che sto per compiere l’azione più illegale della mia vita,ma che congegno da troppo tempo per potervi ora rinunciare.SE FUNZIONASSE,DIVENTEREI IL NUOVO ISPETTORE CAPO!
Tutto quello che devo fare è incastrare il figlio dell’ispettore attuale con una soffiata fasulla, da pochi giorni assunto alla gestione informatica della CIA e primo assistente della scienziata più brillante a disposizione dell’istituto ,ma per farlo, rivolgendomi alle organizzazioni più spregevoli sulla piazza:un rischio incalcolabile,ma che DEVO avere il coraggio di tentare!!!”
“Come hai osato mettere le mani sul mio diario segreto???” Clè Bennet Hatchet s’imbestialì e cercò di afferrare e strappare di mano quei fogli, ma così come Noah era divenuto uno spettro, anch’essi erano ora impalpabili. Poi si rese conto di essersi tradito davanti al peggiore dei mali possibili. Il volto di Henry si deformò in un ghigno satanico di rabbia “Così sei stato tu. SEI STATO TU A INCASTRARMI?”
Per quanto fosse alto il doppio, su Hatchet si dipinse il terrore puro. Visto CHI aveva davanti a sé. “E’ tutto falso, lo ha scritto lo gnomo di suo pugno, vuole solo prendere tempo!”
“SOLO IO controllo il tempo qui, lo posso interrompere, lo posso piegare al mio volere e piacere, in ogni suo singolo frammento ed evento che posso scrivere e riscrivere come un libro. IO non accetto MAI un piano imperfetto.” Henry afferrò Hatchet stringendogli la giugulare dimentico che anche questi fosse avvantaggiato dalla sua corporeità e l’omone non esitò a difendersi come poteva, ma alla fine Henry ebbe inspiegabilmente la meglio buttandolo infine nella fontana “Includerò anche te nella vendetta che ho progettato per anni, goditi gli ultimi istanti di vita.”
“E tu chi sei?” domandò il giovane Henry all’improvviso, avvicinandoglisi con sbigottimento.
“C-Cosa ci fai in questo punto? Così mandi a monte tutto quanto! ALLONTANATI SUBITO! NOOOOOOOOOOOOOO!!!!”
All’ Henry del passato partì infine il colpo di pistola cui seguì per riflesso e volere del destino il colpo sbagliato di Noah dalla distanza. Il primo si infranse contro il petto di Henry, il secondo colpì invece il bersaglio originale, e contemporaneamente ci fu l’impatto devastante della cometa.
“BRAM!”
Noah sobbalzò rivivendo quella scena dal punto di osservazione dello spettatore mentre il suo io del passato ne rimase abbagliato ma incolume: la meteora si spaccò in mille pezzi minuscoli e solo tre grossi frammenti sopravvissero alla deflagrazione, colpendo il primo Henry, il secondo Hatchet mentre cercava di scappare e il terzo Christine. Tutto esattamente come prima. Hatchet fu il solo a rialzarsi, aveva la scorza dura del militare, e il frammento che gli si era conficcato dentro era troppo piccolo. “Bastardo impiccione…uh?”
Lì improvvisamente tutto si dissolse e prima di potersene rendere conto, Noah e Chef erano ritornati nel presente.
“Noooo..di nuovo un fantasma, di nuovo costretto a vivere nel corpo di un felino.” Henry si osservò le zampe da gatto con tristezza, gli sembrò di impazzire “Tutto da rifare. VOI…IO…non avete idea di quello che vi farò, tornerò di nuovo nel passato, da solo, e vi annienterò, tutti e 3, farò in modo che l’asteroide vi riduca in polvere!”
“ENERGIA RESIDUA INSUFFICIENTE, OPERAZIONE IMPOSSIBILE.” segnalò la voce elettronica. Significava che Christine era giunta ormai al limite della sua esistenza. A Noah si strinse il cuore.
“Non mi interessa! Userò il mio stesso ricordo ed energia pur di tornare indietro.” Henry entrò direttamente nel macchinario nello scomparto succhia-energia “Ne ho abbastanza di tutta questa storia, e non ti permetterò di fare un bel niente, vai al diavolo anche tu!” Hatchet sparò al quadro comandi distruggendolo irreparabilmente e poi si caricò la gotica sulle spalle “Io me la batto. Portandomi dietro la garanzia di fuga. OVVIAMENTE NON OSARE FARTI PASSARE PER L’ANTICAMERA DEL CERVELLO L’IDEA DI FARMI INSEGUIRE DAGLI SBIRRI O SARA’ DAVVERO LA FINE PER LEI.” L’infingardo ispettore dell’ ICPA salì rapidamente al piano sopra dove le fiamme si erano ormai completamente estinte avendo consumato tutto ciò che si poteva bruciare, uscì dall’abitazione fuggendo velocemente con la macchina e, usando il cellulare con dispositivo cambia-voce, parlò col suo ultimo complice. “Pronto, Seijii? Il piano è cambiato…amigo, e se ci tieni a godere dei frutti dell’impresa in esclusiva senza neppure dover condividere con quel grand’uomo di Hatchet devi aiutarmi senza fare domande.”
“Me-eh-eh! Hai tutta la mia attenzione e disposizione. Dopotutto, sei la mia anguilla preferita.” Rispose il microscopico gangster dall’altra parte dell’apparecchio e della città, mentre era intento a catalogare la sua collezione privata di pesci rari d’acqua dolce. “Questa trota del missouri è un esemplare davvero magnifico… Dunque cosa devo fare esattamente?”
“Fatti trovare al parco col tuo elicottero migliore entro 5 minuti, dobbiamo fuggire a Montrèal.”
“Sarà facile come bere un bicchiere d’acqua dell’Ontario.”
CAPITOLO 14 (finale): la “Cometa dell’ultimo desiderio”
Le orecchie ancora gli ronzavano terribilmente e gli occhi mettevano a malapena a fuoco, ma non aveva perso la lucidità. Noah risalì faticosamente le scale mentre dal laboratorio si udivano solo le parole del megacomputer “TILT! SOVRACCARICO DEL SISTEMA. AUTODISTRUZIONE IMMINENTE.” e accadeva l’inferno tra scintille elettriche e crash informatici. Una volta fuori ruppe il vetro posteriore , salì a bordo della vettura di Alejandro, e girò le chiavi ricoperte di cenere nella toppa. Guidò come un pazzo sorreggendosi al volante con la forza delle determinazione, a lui aliena fino a quel momento, era praticamente distrutto nel corpo e nell’anima e contemporaneamente non si era mai sentito così vivo come in quel momento. Era sorpreso da sé stesso “Vengo a prenderti, Christine, fosse l’ultima cosa che faccio! No, banale..” “Gli ottani di questa seat sono niente paragonati all’adrenalina che scorre dentro di me in questo momento! Non è da me dire così, ma vabbè, accontentiamoci.” “Ah, ma cosa sto dicendo? Potrebbe essere già morta a quest’ora avendo esaurito tutta l’energia… e io sono qui a..pazzesco, ma ora basta riflettere è il momento di agire!” Spinse sul pedale dell’acceleratore con tutta la sua forza (non un granchè) per raggiungere almeno con lo sguardo la lancia delta dell’ispettore, e seguirla come un’ombra, accompagnato dal suono di chitarre spagnole della compilation latino-americana che tanto piaceva ascoltare al tenente Burromuerto durante i pedinamenti in macchina. Inoltre dal vano posteriore spuntavano due occhi felini carichi di odio.
Contemporaneamente dall’altra parte della città una scalcinata ford rossa assai ben nota negli schedari di mezzo Canada sfrecciava a folle velocità abbattendo traffico e semafori e qualsiasi altra cosa sul proprio cammino “Porca paletta porchetta forchetta! Il sindaco mi farà la pelle per questo sfacelo e la stampa mi cucinerà come un arrosto. Hmm..” a Owen colò un filo di bava, ma l’agente Mike al suo fianco lo riportò alla realtà “Commissario? Devo provare ad avvicinarmi ancora o cosa? Qui non si risolve niente neanche con posti di blocco e strisce chiodate AHK e di questo passo di questa città non resterà che un cumulo di detriti, per colpa di questi giovinastri pirati della strada! AHK! Scusi Chester, sa come è fatto.”
“Arrosto, slurp..Eh, cosa? No, peggioreresti solo la situazione, quel Lester è inarrestabile! Ci sono rimaste solo 7 volanti intatte.” Il commissario si asciugò la bava col colletto e sospirò voltandosi indietro per rivedere la scia di devastazione e rottami lasciata dal passaggio del Rosso nel corso dell’inseguimento. “Questa e le altre 6 non ancora mobilitate.”
“Allora avviserò i colleghi rimasti di farlo passare. Qui Toronto 51. A tutte le auto rimaste: lasciate passare il 10-4 e tenetevi a distanza di sicurezza durante l’inseguimento. Priorità: 5. Ripeto, Priorità 5.”
“Ehi, che succede? Hanno smesso di provare a fermarmi proprio adesso che ci stavo prendendo gusto?!” Lester sbuffò vedendo che le volanti superstiti si facevano da parte appena lo vedevano e non osavano avvicinarglisi a meno di dieci metri, fu quasi tentato di invertire i ruoli e inseguirle lui, e quando dico quasi sono eufemistico (NDR: Yumi è in pausa dal suo ruolo di narratrice per il momento), fece testacoda all’istante e sfrecciò in direzione opposta “In ogni caso, l’hanno voluto loro, ahahah!”
Recluta Rory: “M-M-Ma cosa sta facendo, vuole v-v-venirci addosso? WAAAH!”
Recluta Tyler: “spacca di brutto! Nel senso, mi ha proprio sfasciato, ohi ohi..”
Recluta Lindsay: “@ ah, io non avevo capito che dovevamo essere noi quelli che dovevano scappare. @ -svennero tutti e tre fra i rottami.”
“Ne abbiamo persa un’altra.” comunicò il solerte Mike. “A tutte le auto, nuovo ordine: invertire il senso di marcia.”
Guardia Giurata Jo: “non se ne parla neanche! Non ho paura di un po’ di rischio, io e i miei colleghi non ci tiriamo indietro così.”
Guardia Giurata Brick: “Ehm..ben detto!” –incrociò le gambe per nascondere la macchia di pipì sui pantaloni.
Agente Lightning: “Sha-bam!”
Agente Cody: “Ehi, no, noi ci siamo già girati. Aiuto!”
Agente Sierra: “Che bello, è la prima volta che sei tu a stringermi tra le braccia, Codichino!”
“Fuori dalle scatoleeeeee!” urlò Jo prima che le due volanti entrassero in collisione “CRASH!” Mike s’affrettò a informare il commissario “Altre due volanti non ce l’hanno fatta..” “Lo so, lo so. Sob.”
“Troppo spassoso, ah! Drininkilniriiin! Sì, prooonto? Risponde la segreteria telefonica del tenente Kolomby: digitare 1 se si tratta di furto, 2 se si tratta di estorsione, 3 se si tratta di rapimento, 4 se si tratta di suicidio, 5 se si tratta di omicidio o 6 se è uno scherzo telefonico.”
“Digito 7. Sono Noah!” rispose il mittente della chiamata. “E ancora non conosco nessun tenente Kolomby dato che…lasciamo stare. Mi serve il tuo aiuto.”
“Amico Noah! Sono nel bel mezzo di un inseguimento all’incontrario adesso. Ma vai pure, ti ascolto! U-uhm…sì…devo portare tutti i poliziotti al parco. Nessun problema davvero! Tutti però è ormai impossibile… Beh, peccato, mi stavo divertendo qui, ma il dovere dell’amicizia chiama.” Con un colpo di sterzo, riportò l’auto nella direzione di prima, costringendo le quattro volanti all’inseguimento a fare altrettanto.
“Adesso ha di nuovo cambiato direzione. Do’ il contrordine?”
“Tanto io non ci sto capendo più niente. Procedi pure. Sigh e sob!” Owen sprofondò sul sedile rassegnato e confuso. “E se volesse portarci in un posto particolare, commissario?”
“Non lo so. Senti, hai già riprovato a metterti in contatto con Alejandro? Lui sa sempre cosa fare al momento giusto.”
“Affermativo. Ma il Tenente Burromuerto non risponde e il suo cellulare squilla a vuoto, e come sa, le vetture in borghese come la sua non hanno una radio della polizia incorporata.”
“D’accordo…che guaio, che guaio.” Il suo migliore amico e miglior detective era divenuto un criminale evaso, l’altro era un perocolo pubblico, il suo ultimo acquisto tra i detective era stata rapita da un pazzo assassino psicopatico, e pure il suo braccio destro era irrintracciabile. In quel momento Owen rimpianse il giorno in cui era divenuto commissario. Poi a un tratto fu tentato di chiamare Noah “In fondo è il mio migliore amico, che cacchio!” però era troppo vigliacco per correre il rischio di complicare le cose. La Lestermobile (come piace definirla a lui) proseguì la sua corsa fino a giungere in prossimità del parco e allora Owen si allarmò “Miiiike!” al poliziotto bastò questo “Il sospetto vuole entrare nel parco, dove ci sono mamme e bambini, dò subito ordine agli agenti di sorveglianza di evacuare la zona e poi chiudere i cancelli.”
“Dopodichè che aprano il fuoco se necessario.” Aggiunse il commissario con tono grave.
Nel frattempo Seijii era riuscito a procurarsi l’elicottero a tempo di record e ora attendeva nel cuore del parco l’arrivo del suo socio, pavoneggiandosi davanti a una bella ragazza “Molti ci provano a fare colpo con una bella auto dalla carrozzeria cromata, ma solo un intenditore usa come esca un mezzo così originale, ammirane la leggiadria e la lucentezza, bellezza, che ne dici di farci un giro sopra?”
“CIAFF!”
“Meh, che impeto! Mi ricordi un pesce farfalla a frusta, pupa.”
“Stammi lontano, nano di palude, o te ne arriva un’altra!” la ragazza se ne andò via infuriata dirigendosi in fretta all’uscita.
“Pazienza, il fiume è pieno di pescioline.” Seijii si massaggiò la guancia arrossata “Prima o poi qualcuna abboccherà all’amo.” Poi vide la macchina di Alejandro che ne inseguiva un’altra a distanza ravvicinata e quando da questa scese Chef come una furia e dall’altra invece Noah e udì in lontananza le sirene, mangiò la foglia “Me-eh? Dov’è Alejandro? Qui è meglio dileguarsi alla svelta. Mi arrendo!” avviò il motore dell’elicottero ma l’altro fu troppo rapido e lo raggiunse afferrandolo per il colletto mentre reggeva Christine con un solo braccio “Non ci provare ad andartene senza di me, pusillanime. CHIARO?”
“E tu con la mia Christine!” Noah fece ricorso a tutte le sue forze per aggrapparsi all’impermeabile dell’energumeno, che lo respinse a terra con un calcio “Che aspetti a fare decollare questo rottame?!” ma l’altro aveva già abbandonato l’abitacolo squittendo come un topo “Me-eeeek! Per mille corifene ammarcite! Non voglio saperne più niente di questa storia, vado a darmi alla pesca dei salmoni, ti regalo l’elicottero, addiiiiio!”
“Boff, meglio così. Da solo non dovrò più preoccuparmi di inutili intralci.” Hatchet sapeva benissimo come guidare un elicottero e non ebbe problemi a mettersi ai comandi, tuttavia Noah si fece sotto di nuovo, costringendolo a uscire lasciando Christine sul sedile, allora sbattè il portellone con violenza e preparò i grossi pugni “Adesso mi hai davvero seccato, smilzo. Ti sistemerò una volta per tutte.”
“Sono pronto per il check up, Ispettore Incapachet.” Noah si mise in assetto da combattimento, sperando di incutere timore, invano.
“RAH AH AH! Credi di essere Izzy? Lei era la sola quasi al mio livello nella lotta corpo a corpo, ma tu.. assaggia questo e questo.”
“Ahia! Ouch! Non è stata una buona idea..” riuscì almeno a scostarsi in tempo per il terzo cazzotto e ne approfittò per sgusciare alle spalle e saltargli sulla schiena “Almeno con questi dovrei riuscire a- CRASH!” forte però di anni d’esperienza, il muscoloso ispettore ribaltò la situazione schiacciando Noah tra la propria schiena e l’elicottero, spappolandogli le giunture come burro, l’impatto fece rotolare fuori dalla parte della portiera aperta il corpo svenuto di Christine. “N-Neanche questa lo è stata, decisamente no.” Il detecive s’adagiò inerte a terra, ansimando, il suo avversario si chinò a raccogliere la ragazza “L’hai capito troppo tardi. PECCATO. Uh?” toccandola s’accorse però che non respirava più e la buttò a terra capendo che non gli sarebbe servita più a niente, Noah approfittò di questa sua distrazione per sparargli a bruciapelo. L’uomo lo maledì ma poi rise rivelando il giubbotto antiproiettile in kevlar sotto l’impermeabile, dopodichè estraè la sua di pistola e lo sfidò a riprovarci.
“Non basterà un po’ di ferro o fuoco a fermarmi, ah! Ho una missione da compiere.*POSA EPICA*” così parlava Lester mentre s’apprestava a far volare la sua auto letteralmente oltre il cancello con una serie di giri della morte incurante dei proiettili a lui indirizzati: la sua auto ne aveva vissute di assai peggio in occasioni precedenti. L’atterraggio fu devastante e l’autò si capovolse più e più e più volte fino a centrare la fontana in perfetto stile Lester. “Kaboom! Vo..voglio rifarlo subito, ah! PLOP.”
“Finalmente. Agenti Mike, Devin, Devon, Billy e chiunque altro arrestatelo all’istant-eh? Noah?? Che sta succedendo qui?”
Ci fu un attimo di silenzio durante il quale lo sguardo di Owen passò da terra a Noah, tutto insanguinato per via dell’epistassi e le altre ferite procuratesi, Christine al suolo senza vita, ad Hatchet in piedi fisso con la pistola puntata. Vedendo le brutte, fu proprio quest’ultimo a parlare “Arrestatelo! Ha appena ucciso Christine, e poco fa Alejandro, e voleva provarci anche con me. Aiutatemi a fermarlo una volta per tutte.” Mentì “Ho già avvisato i miei uomini dell’Interpol.”
“Ucciso?” Sentì crollarsi il mondo addosso “Allora è davvero…” e con la mano tremante puntò la P51 contro Hatchet. Owen e i suoi uomini puntarono a loro volta nella sua direzione.
“Allora, sacco di gelatina, che aspetti a fare il tuo dovere? Se non lo farai tu ci penserò io.”
“No, aspetta..!” Owen si sporse in avanti “Forse..forse posso convincerlo ad arrendersi.”
“BALLE! Va eliminato e basta. E’ troppo pericoloso.” L’ispettore controllò l’orologio: non restava più tempo.
“Owen, guardami bene in faccia, questa è l’ultima cosa che faccio a riguardo.” Disse secco Noah, sparando contro Chef, inutilmente, comunque. Hatchet fu a sua volta sul punto di sparare ma Owen deviò il proiettile con la sua pistola. “Cosa fai?!!”
“Conosco il mio migliore amico da sempre come se fosse un figlio e non l’ho mai visto sparare a qualcuno senza un motivo importante dopo quel funesto giorno: agente Mike, procedete all’arresto di quell’uomo, è lui il colpevole!”
“E’ sicuro? Si tratta di un pezzo grosso dell’Interpol.”
“Lo faccia e basta, è un ordine!”
“Non ci provare. Dannazione! Alla malora!” Hatchet lanciò via la pistola ormai scarica e salì sull’elicottero sprangandosi all’interno, a nulla valsero i proiettili contro le pareti rinforzate del velivolo. Ricontrollò nuovamente l’orologio: mancavano 5 minuti alla catastrofe e lui doveva portarsi al sicuro dall’altra parte del Canada in quel lasso di tempo. Mantenne i nervi saldi e decollò all’istante,le pale del rotore spazzarono al vento le foglie degli alberi e i poliziotti a terra dovettero tenersi a debita distanze per non rimanerne risucchiati o tranciati. Solo uno di loro volle provarci. “N-Noah, amico, che ti salta in mente?” Owen rimase stupito quando gli salì sopra a mo’ di trampolino per aggrapparsi alla coda “Izzy l’avrebbe fatto a occhi chiusi.” “Ma tu non sei Izzy!” “Non sono neanche Christine, ma devo e voglio farlo in memoria di entrambe. Per precauzione, ti dico già addio.” Il monoposto salì in quota a fatica per via dell’impermeabile insanguinato di Noah rimasto incastrato nel rotore posteriore.
“Perché ca**o è così lento questo affare? Me**a, ho solo un minuto per andarmene.”
“Al’inferno, però.”
“Ancora tu!”
“Certo, è una bella serata per assistere a una stella cadente, o meglio un asteroide, in prima persona.” Noah e Hatchet ora cominciavano a vedere il puntolino luminoso proprio sopra di loro. In perfetto orario come Henry Hellys aveva calcolato. “Non ci tengo proprio! Ti prendo per il collo e ti butto fuori, microbo.”
“Miao.”
“Eh? Cosa è stato? Argh!” il gatto verde e viola balzò dal sedile posteriore direttamente sulla sua faccia, graffiandolo senza pietà (ce ne fu anche per Noah, eh) e poi balzò sul quadro comandi premendo tutti i tasti in contemporanea mandando in tilt tutto l’impianto.
“Noo, bastardo randagi.. SEI HENRY?!!”
“Già, quasi quasi non lo riconoscevo.” Ironizzò Noah con leggerezza. Levandosì così la soddisfazione di essere sarcastico fino alla fine.
Chef stramaledì il gatto e il detective e tentò di tirare la cloche per sbloccarla, rompendola con la forza bruta. Imprecò mentre l’elicottero a questo punto poteva solo salire in linea retta di molti inesorabili metri…
La Cometa di Hellys fece improvvisamente capolino dal cielo da terra tutti stettero col naso all’insù e il cuore a mille, Owen esclamò “Woah, e quella da dove arriva!” Mike strabuzzò gli occhi “Lester aveva ragione su tutto, allora..oh, no, mezza città potrebbe andare distrutta.” L’asteroide era immenso, un’enorme corpo siderale avvolto da una luce blu gelida e incandescente allo stesso tempo, ma era l’energia che irradiava la vera mostruosità, precipitò direttamente sulla traiettoria dell’elicottero, distruggendolo completamente nel devastante impatto, Noah chiuse gli occhi prima della fine. Quando li riaprì era già tutto finito. E ricominciato daccapo. Vide Chef accanto a lui dimenarsi al rallentatore mentre ancora l’impatto doveva avvenire e il gatto, che invece si muoveva liberamente, e capì tutto: Henry aveva di nuovo viaggiato nel tempo. Ma perché lo aveva portato con sé? “Ma cosa…ah, è un altro dei tuoi giochetti sadici? Qui sotto c’è un paracadute. Non me n’ero accorto nella confusione. Aspetta!”
Il tempo riprese a scorrere e l’urlo di Chef quasi superò il frastuono dell’esplosione. Owen scoppiò in lacrime di gioia vedendo Noah sano e salvo atterrare davanti con un..strano gatto mutante in braccio. Lo strinse quasi a soffocarlo “Noah, sei salvoooo!”
“Già, diversamente da lei..”
“Mi spiace”
Noah non riusciva a essere felice anche se era appena riuscito nell’impossibile: scampare alla morte. “Solo per il momento.” La cometa stava ancora incedendo sopra le loro teste dopo aver polverizzato velivolo e pilota. “Siamo spacciati, Toronto è spacciata!”
“C’è solo una soluzione: esprimere un desiderio!”
“Lester, ti scongiuro, sìi serio almeno per una volta nella tua vita..”
“Io SONO SERIO. Fino a prova contraria, quella è la Cometa di Hellys, non la Meteora o l’Asteroide, e cosa si fa quando si vede una cometa?” Lester si erse in cima alla fontana “Si esprime un desiderio, ah!”
“Ciaff! Non posso crederci.” Owen e tutti si portarono una mano alla fronte. Noah scrollò le spalle “Un ultimo desiderio, ma sì, perché no? Da quando è iniziata questa indagine ho assistito a eventi al limite della realtà. Io lo faccio.” Owen lo squadrò come se fosse un extraterrestre: era sarcasmo o diceva sul serio?
Chiuse gli occhi “Desidero che lei ritorni in vita.”
“Questo è lo spirito!” Lester incitò gli altri “In ogni caso, desideriamo che tutti si salvino.”
Stettero tutti in silenzio in attesa che accadesse qualcosa, ma niente. “Ecco,lo sapevo.” La Cometa era ancora lì, gigantesca e inesorabile, e vicina. Instabile. Il metallo dell’elicottero aveva mutato la sua composizione chimica scatenando una reazione a catena all’interno del nucleo, che esplose con un boato spaventoso. L’energia radioattiva della cometa consumò tutto il combustibile interno e alla fine la cometa cadde al suolo una volta per tutte.
Un minuscolo frammento di ghiaccio.
Era tutto ciò che ne era rimasto.
Si conficcò dentro Christine.
E lei riaprì gli occhi. “Toh, sono tornata tra i vivi…per modo di dire, s’intende.” Lasciando tutti senza parole. “Miracolo!”
“Ma quale miracolo, è stato il mio Desiderio!”
“Chi ha parlato?”
Lester fischiettò innocentemente.
“In ogni caso, sono così felice di rivederti viva! Per modo di dire.” Noah la abbracciò a sé forte piangendo per la gioia come mai aveva fatto prima, lei ricambiò malgrado la sua natura perennemente ritrosa, poi ricordando tutto quello che era successo si ritraè dalle sue braccia incupendosi “Già, per modo di dire, non posso ritenermi davvero viva se è un meteorite a tenermi qui.”
“Perdonami per tutto il male che ti ho fatto, ho avuto anche la possibilità di cambiare il tuo destino ma non l’ho fatto.” Noah sospirò “Hai tutto il diritto di detestarmi adesso e per sempre.”
“Detestarti non è neanche paragonabile al sentimento che provo nei tuoi confronti.”
“Capisco perfettamente.”
Lo baciò sulle labbra. “Io ti amo.”
“Anche io.”
I due si baciarono appassionatamente come se il tempo si fosse nuovamente fermato.
“Sniff, è così commovente..” Owen si asciugò le grasse lacrime mentre assisteva alla scena.
“Anche Svetlana è commossa.” Disse Mike.
“Anche Yumetta lo è, in ogni caso.” Informò Lester, con un ampio sorriso di complicità.
Toronto si era salvata ancora una volta dalla catastrofe e questa volta senza che nessuno fosse stato sacrificato.
Al termine del lungo e appassionato bacio, Noah guardò negli occhi Christine sorridendo colpevolmente per sdrammatizzare “Mi dispiace solo che tu sia destinata a rimanere uno pseudo fantasma per l’eternità.”
“Almeno sopravvivrò alla tua morte e oltre.” la ragazza replicò con caustica ironia, assai divertita.
“Ahahahem! Davvero sarcastica. Come piace a me.” I due dunque ripresero da dove si erano interrotti.
CAPITOLO 15 (epilogo): “Due settimane dopo…”
“Le dico e ripeto che sono innocente, c’è stato uno scambio di persona, mi creda!”
“D’accordo, proverò a verificare, signorina Samey.”
Noah era decisamente cambiato dopo quell’esperienza, e soprattutto dopo aver rivissuto il menefreghismo della sua gioventù, ora era pur sempre pigro e sarcastico, ma molto più gioviale, disponibile e soprattutto aveva una rinnovata voglia di fomentare la giustizia e non tralasciava più alcun dettaglio. Era tornato il detective che era, o meglio, oltre quello che era in passato. Dopo mezz’ora ritornò in ufficio con un sorriso rassicurante “Lei ha una sorella gemella di nome Amy, vedo, provvederò a farla arrestare: è chiaro che la responsabile è lei.”
“Da-Davvero crede alla mia innocenza? E’ il primo in tanti anni di processi!”
“Gli indizi raccolti che ho nuovamente analizzato la scagionano completamente. Perciò…” fece spallucce e si alzò dalla poltrona del suo nuovo ufficio privato “Le firmo una liberatoria: ora è una donna libera. Per me invece le otto significano fine del lavoro.” Il detective prese l’impermeabile è usci, l’arietta frizzante di Dicembre sembrava pronta a portare la prima neve con sé, anche se a Natale mancava ancora qualche giorno. Salì in macchina, controllò di avere i biglietti per il cinema e chiamò la fidanzata al cellulare.
“Pronto, Noah?” rispose la ragazza dall’altro capo del telefono, vestita in modo più allegro del solito ma indossando un pesante cappotto nero sopra il tutto. “Io sono quasi pronta, quanto ci metti?” un insistente miagolio la interruppe “Sì, un attimo, voi due, lo so che reclamate la pappa. OWEN, vale anche per te: aspetta e cerca di non mangiarti il cibo per gatti.” Owen posò riluttante la scatola di croccantini, non vedeva l’ora di essere al cinema per sgranocchiarsi 4 pacchi di popcorn sbafandoseli a ufo. (Tanto offrivano loro) Sbavò per terra al solo pensiero. “Ok, amore, ci vediamo giù fra 5 minuti, devo lasciarti sennò il tuo migliore amico mi lava il pavimento. Owen, ho cambiato idea, serviti pure un paio di croccantini.”
“Yuppi! Gnam-munch, chomp!”
“ME_EOOW!”
“Tranquilli, voi due. Ho una scatola di riserva. Domino, Henry, c’è la pappa!” Christine ammiccò e diede una carezza ai due gatti, indi si voltò verso la pesciolina rossa “Non mi sono dimenticata di te, ecco le scagliette, Lapide. O dovrei chiamarti Izzy?” La pesciolina saltò a mezz’aria per la felicità e rispose affermativamente con frenesia. Ebbene sì, Henry aveva perduto la memoria della sua vita precedente e aveva trovato la felicità nella sua nuova e beata vita da gatto domestico. Finalmente riceveva attenzione e affetto. Christine finì di vestirsi e scese al piano sotto trascinandosi Owen.
Noah:“Dimmi che quelli che sta sgranocchiando non sono…”
Christine:“Non te lo dico, perché è ovvio.”
Mike era divenuto commissario del dipartimento di Toronto ,dopo che Owen aveva dato le dimissioni perché inadeguato al mestiere, in premio della professionalità dimostrata anche dopo aver subito il lutto della fidanzata. Il suo carattere solerte e generoso gli permetteva di gestire uomini e mezzi con armonia, salvo ogni tanto qualche dissidio interiore con le proprie personalità multiple. Lester invece fu nominato nuovo tenente, in realtà il posto era stato offerto inizialmente a Noah, ma questi aveva declinato l’offerta, per la felicità dell’ investigatore in red come premio per l’aiuto fornito. Inoltre Sam venne assunto su consiglio di Noah come tecnico informatico presso la scientifica.
Perduta la propria credibilità, l’Interpol chiuse la propria sede a Toronto e la prigione di Wawanakwaz fu smantellata per sempre, e i suoi detenuti liberati degli ingiusti capi d’accusa, anche la fedina penale di Duncan venne ripulita. Lui non ne andò particolarmente fiero, tra parentesi. In quanto unico membro sopravvissuto del complotto, Seijii scese a patti con la legge ottenendo in qualche modo l’amnistia da tutti i reati, ma per sicurezza si ritirò dalla malavita per darsi alla pesca di salmoni in una remota città dell’Alaska come aveva promesso. Ora il massimo del suo crimine sono le truffe sullo scambio dei salmoni e dei merluzzi e la frode sul peso dei lucci di montagna. Tutti i frutti dei suoi loschi traffici vennero ceduti al braccio destro KJ, il quale dopo aver visto come si era ridotta la donna dei suoi sogni decise di mettere la testa a posto e devolvette i proventi in beneficienza, ne beneficiò di questo anche la stessa Leanne che venne così da lui salvata dalla prostituzione. Da quel giorno non si separarono più l’uno dall’altra. Quanto ai simpatici agenti Lindsay, Rory e Tyler, beh..loro sono rimasti tali e quali, tonti e incapaci.
….
Non ho dimenticato nessuno, laty?
Nessuno, Yumi, tranquilla J
Fiù, menomale, in ogni caso loro non sapranno mai chi ha esaudito il loro ultimo desiderio quella notte impossibile. Un po’ mi secca, uff.
Ti rifarai nel sequel della fanfiction, non dubitare.
Sequel?
Certo, ah! *POSA EPICA* Non lo sapevi ancora?
Lesterino! Tu dunque lo sapevi? E non me l’hai detto?! In ogni caso, se posso domandare, King, che ruolo avrò questa volta? *Magari sarò la protagonista*?
…forse, ma io adesso questa fanfiction devo concluderla con la parola fine.
Un ringraziamento speciale a tutti coloro che mi hanno sostenuto e ispirato volontariamente o involontariamente durante la stesura di quest’opera! In ogni caso, fate un applauso anche ai suoi protagonisti e non solo a me. Un grazie di cuore.
–King Flurry 51
Le orecchie ancora gli ronzavano terribilmente e gli occhi mettevano a malapena a fuoco, ma non aveva perso la lucidità. Noah risalì faticosamente le scale mentre dal laboratorio si udivano solo le parole del megacomputer “TILT! SOVRACCARICO DEL SISTEMA. AUTODISTRUZIONE IMMINENTE.” e accadeva l’inferno tra scintille elettriche e crash informatici. Una volta fuori ruppe il vetro posteriore , salì a bordo della vettura di Alejandro, e girò le chiavi ricoperte di cenere nella toppa. Guidò come un pazzo sorreggendosi al volante con la forza delle determinazione, a lui aliena fino a quel momento, era praticamente distrutto nel corpo e nell’anima e contemporaneamente non si era mai sentito così vivo come in quel momento. Era sorpreso da sé stesso “Vengo a prenderti, Christine, fosse l’ultima cosa che faccio! No, banale..” “Gli ottani di questa seat sono niente paragonati all’adrenalina che scorre dentro di me in questo momento! Non è da me dire così, ma vabbè, accontentiamoci.” “Ah, ma cosa sto dicendo? Potrebbe essere già morta a quest’ora avendo esaurito tutta l’energia… e io sono qui a..pazzesco, ma ora basta riflettere è il momento di agire!” Spinse sul pedale dell’acceleratore con tutta la sua forza (non un granchè) per raggiungere almeno con lo sguardo la lancia delta dell’ispettore, e seguirla come un’ombra, accompagnato dal suono di chitarre spagnole della compilation latino-americana che tanto piaceva ascoltare al tenente Burromuerto durante i pedinamenti in macchina. Inoltre dal vano posteriore spuntavano due occhi felini carichi di odio.
Contemporaneamente dall’altra parte della città una scalcinata ford rossa assai ben nota negli schedari di mezzo Canada sfrecciava a folle velocità abbattendo traffico e semafori e qualsiasi altra cosa sul proprio cammino “Porca paletta porchetta forchetta! Il sindaco mi farà la pelle per questo sfacelo e la stampa mi cucinerà come un arrosto. Hmm..” a Owen colò un filo di bava, ma l’agente Mike al suo fianco lo riportò alla realtà “Commissario? Devo provare ad avvicinarmi ancora o cosa? Qui non si risolve niente neanche con posti di blocco e strisce chiodate AHK e di questo passo di questa città non resterà che un cumulo di detriti, per colpa di questi giovinastri pirati della strada! AHK! Scusi Chester, sa come è fatto.”
“Arrosto, slurp..Eh, cosa? No, peggioreresti solo la situazione, quel Lester è inarrestabile! Ci sono rimaste solo 7 volanti intatte.” Il commissario si asciugò la bava col colletto e sospirò voltandosi indietro per rivedere la scia di devastazione e rottami lasciata dal passaggio del Rosso nel corso dell’inseguimento. “Questa e le altre 6 non ancora mobilitate.”
“Allora avviserò i colleghi rimasti di farlo passare. Qui Toronto 51. A tutte le auto rimaste: lasciate passare il 10-4 e tenetevi a distanza di sicurezza durante l’inseguimento. Priorità: 5. Ripeto, Priorità 5.”
“Ehi, che succede? Hanno smesso di provare a fermarmi proprio adesso che ci stavo prendendo gusto?!” Lester sbuffò vedendo che le volanti superstiti si facevano da parte appena lo vedevano e non osavano avvicinarglisi a meno di dieci metri, fu quasi tentato di invertire i ruoli e inseguirle lui, e quando dico quasi sono eufemistico (NDR: Yumi è in pausa dal suo ruolo di narratrice per il momento), fece testacoda all’istante e sfrecciò in direzione opposta “In ogni caso, l’hanno voluto loro, ahahah!”
Recluta Rory: “M-M-Ma cosa sta facendo, vuole v-v-venirci addosso? WAAAH!”
Recluta Tyler: “spacca di brutto! Nel senso, mi ha proprio sfasciato, ohi ohi..”
Recluta Lindsay: “@ ah, io non avevo capito che dovevamo essere noi quelli che dovevano scappare. @ -svennero tutti e tre fra i rottami.”
“Ne abbiamo persa un’altra.” comunicò il solerte Mike. “A tutte le auto, nuovo ordine: invertire il senso di marcia.”
Guardia Giurata Jo: “non se ne parla neanche! Non ho paura di un po’ di rischio, io e i miei colleghi non ci tiriamo indietro così.”
Guardia Giurata Brick: “Ehm..ben detto!” –incrociò le gambe per nascondere la macchia di pipì sui pantaloni.
Agente Lightning: “Sha-bam!”
Agente Cody: “Ehi, no, noi ci siamo già girati. Aiuto!”
Agente Sierra: “Che bello, è la prima volta che sei tu a stringermi tra le braccia, Codichino!”
“Fuori dalle scatoleeeeee!” urlò Jo prima che le due volanti entrassero in collisione “CRASH!” Mike s’affrettò a informare il commissario “Altre due volanti non ce l’hanno fatta..” “Lo so, lo so. Sob.”
“Troppo spassoso, ah! Drininkilniriiin! Sì, prooonto? Risponde la segreteria telefonica del tenente Kolomby: digitare 1 se si tratta di furto, 2 se si tratta di estorsione, 3 se si tratta di rapimento, 4 se si tratta di suicidio, 5 se si tratta di omicidio o 6 se è uno scherzo telefonico.”
“Digito 7. Sono Noah!” rispose il mittente della chiamata. “E ancora non conosco nessun tenente Kolomby dato che…lasciamo stare. Mi serve il tuo aiuto.”
“Amico Noah! Sono nel bel mezzo di un inseguimento all’incontrario adesso. Ma vai pure, ti ascolto! U-uhm…sì…devo portare tutti i poliziotti al parco. Nessun problema davvero! Tutti però è ormai impossibile… Beh, peccato, mi stavo divertendo qui, ma il dovere dell’amicizia chiama.” Con un colpo di sterzo, riportò l’auto nella direzione di prima, costringendo le quattro volanti all’inseguimento a fare altrettanto.
“Adesso ha di nuovo cambiato direzione. Do’ il contrordine?”
“Tanto io non ci sto capendo più niente. Procedi pure. Sigh e sob!” Owen sprofondò sul sedile rassegnato e confuso. “E se volesse portarci in un posto particolare, commissario?”
“Non lo so. Senti, hai già riprovato a metterti in contatto con Alejandro? Lui sa sempre cosa fare al momento giusto.”
“Affermativo. Ma il Tenente Burromuerto non risponde e il suo cellulare squilla a vuoto, e come sa, le vetture in borghese come la sua non hanno una radio della polizia incorporata.”
“D’accordo…che guaio, che guaio.” Il suo migliore amico e miglior detective era divenuto un criminale evaso, l’altro era un perocolo pubblico, il suo ultimo acquisto tra i detective era stata rapita da un pazzo assassino psicopatico, e pure il suo braccio destro era irrintracciabile. In quel momento Owen rimpianse il giorno in cui era divenuto commissario. Poi a un tratto fu tentato di chiamare Noah “In fondo è il mio migliore amico, che cacchio!” però era troppo vigliacco per correre il rischio di complicare le cose. La Lestermobile (come piace definirla a lui) proseguì la sua corsa fino a giungere in prossimità del parco e allora Owen si allarmò “Miiiike!” al poliziotto bastò questo “Il sospetto vuole entrare nel parco, dove ci sono mamme e bambini, dò subito ordine agli agenti di sorveglianza di evacuare la zona e poi chiudere i cancelli.”
“Dopodichè che aprano il fuoco se necessario.” Aggiunse il commissario con tono grave.
Nel frattempo Seijii era riuscito a procurarsi l’elicottero a tempo di record e ora attendeva nel cuore del parco l’arrivo del suo socio, pavoneggiandosi davanti a una bella ragazza “Molti ci provano a fare colpo con una bella auto dalla carrozzeria cromata, ma solo un intenditore usa come esca un mezzo così originale, ammirane la leggiadria e la lucentezza, bellezza, che ne dici di farci un giro sopra?”
“CIAFF!”
“Meh, che impeto! Mi ricordi un pesce farfalla a frusta, pupa.”
“Stammi lontano, nano di palude, o te ne arriva un’altra!” la ragazza se ne andò via infuriata dirigendosi in fretta all’uscita.
“Pazienza, il fiume è pieno di pescioline.” Seijii si massaggiò la guancia arrossata “Prima o poi qualcuna abboccherà all’amo.” Poi vide la macchina di Alejandro che ne inseguiva un’altra a distanza ravvicinata e quando da questa scese Chef come una furia e dall’altra invece Noah e udì in lontananza le sirene, mangiò la foglia “Me-eh? Dov’è Alejandro? Qui è meglio dileguarsi alla svelta. Mi arrendo!” avviò il motore dell’elicottero ma l’altro fu troppo rapido e lo raggiunse afferrandolo per il colletto mentre reggeva Christine con un solo braccio “Non ci provare ad andartene senza di me, pusillanime. CHIARO?”
“E tu con la mia Christine!” Noah fece ricorso a tutte le sue forze per aggrapparsi all’impermeabile dell’energumeno, che lo respinse a terra con un calcio “Che aspetti a fare decollare questo rottame?!” ma l’altro aveva già abbandonato l’abitacolo squittendo come un topo “Me-eeeek! Per mille corifene ammarcite! Non voglio saperne più niente di questa storia, vado a darmi alla pesca dei salmoni, ti regalo l’elicottero, addiiiiio!”
“Boff, meglio così. Da solo non dovrò più preoccuparmi di inutili intralci.” Hatchet sapeva benissimo come guidare un elicottero e non ebbe problemi a mettersi ai comandi, tuttavia Noah si fece sotto di nuovo, costringendolo a uscire lasciando Christine sul sedile, allora sbattè il portellone con violenza e preparò i grossi pugni “Adesso mi hai davvero seccato, smilzo. Ti sistemerò una volta per tutte.”
“Sono pronto per il check up, Ispettore Incapachet.” Noah si mise in assetto da combattimento, sperando di incutere timore, invano.
“RAH AH AH! Credi di essere Izzy? Lei era la sola quasi al mio livello nella lotta corpo a corpo, ma tu.. assaggia questo e questo.”
“Ahia! Ouch! Non è stata una buona idea..” riuscì almeno a scostarsi in tempo per il terzo cazzotto e ne approfittò per sgusciare alle spalle e saltargli sulla schiena “Almeno con questi dovrei riuscire a- CRASH!” forte però di anni d’esperienza, il muscoloso ispettore ribaltò la situazione schiacciando Noah tra la propria schiena e l’elicottero, spappolandogli le giunture come burro, l’impatto fece rotolare fuori dalla parte della portiera aperta il corpo svenuto di Christine. “N-Neanche questa lo è stata, decisamente no.” Il detecive s’adagiò inerte a terra, ansimando, il suo avversario si chinò a raccogliere la ragazza “L’hai capito troppo tardi. PECCATO. Uh?” toccandola s’accorse però che non respirava più e la buttò a terra capendo che non gli sarebbe servita più a niente, Noah approfittò di questa sua distrazione per sparargli a bruciapelo. L’uomo lo maledì ma poi rise rivelando il giubbotto antiproiettile in kevlar sotto l’impermeabile, dopodichè estraè la sua di pistola e lo sfidò a riprovarci.
“Non basterà un po’ di ferro o fuoco a fermarmi, ah! Ho una missione da compiere.*POSA EPICA*” così parlava Lester mentre s’apprestava a far volare la sua auto letteralmente oltre il cancello con una serie di giri della morte incurante dei proiettili a lui indirizzati: la sua auto ne aveva vissute di assai peggio in occasioni precedenti. L’atterraggio fu devastante e l’autò si capovolse più e più e più volte fino a centrare la fontana in perfetto stile Lester. “Kaboom! Vo..voglio rifarlo subito, ah! PLOP.”
“Finalmente. Agenti Mike, Devin, Devon, Billy e chiunque altro arrestatelo all’istant-eh? Noah?? Che sta succedendo qui?”
Ci fu un attimo di silenzio durante il quale lo sguardo di Owen passò da terra a Noah, tutto insanguinato per via dell’epistassi e le altre ferite procuratesi, Christine al suolo senza vita, ad Hatchet in piedi fisso con la pistola puntata. Vedendo le brutte, fu proprio quest’ultimo a parlare “Arrestatelo! Ha appena ucciso Christine, e poco fa Alejandro, e voleva provarci anche con me. Aiutatemi a fermarlo una volta per tutte.” Mentì “Ho già avvisato i miei uomini dell’Interpol.”
“Ucciso?” Sentì crollarsi il mondo addosso “Allora è davvero…” e con la mano tremante puntò la P51 contro Hatchet. Owen e i suoi uomini puntarono a loro volta nella sua direzione.
“Allora, sacco di gelatina, che aspetti a fare il tuo dovere? Se non lo farai tu ci penserò io.”
“No, aspetta..!” Owen si sporse in avanti “Forse..forse posso convincerlo ad arrendersi.”
“BALLE! Va eliminato e basta. E’ troppo pericoloso.” L’ispettore controllò l’orologio: non restava più tempo.
“Owen, guardami bene in faccia, questa è l’ultima cosa che faccio a riguardo.” Disse secco Noah, sparando contro Chef, inutilmente, comunque. Hatchet fu a sua volta sul punto di sparare ma Owen deviò il proiettile con la sua pistola. “Cosa fai?!!”
“Conosco il mio migliore amico da sempre come se fosse un figlio e non l’ho mai visto sparare a qualcuno senza un motivo importante dopo quel funesto giorno: agente Mike, procedete all’arresto di quell’uomo, è lui il colpevole!”
“E’ sicuro? Si tratta di un pezzo grosso dell’Interpol.”
“Lo faccia e basta, è un ordine!”
“Non ci provare. Dannazione! Alla malora!” Hatchet lanciò via la pistola ormai scarica e salì sull’elicottero sprangandosi all’interno, a nulla valsero i proiettili contro le pareti rinforzate del velivolo. Ricontrollò nuovamente l’orologio: mancavano 5 minuti alla catastrofe e lui doveva portarsi al sicuro dall’altra parte del Canada in quel lasso di tempo. Mantenne i nervi saldi e decollò all’istante,le pale del rotore spazzarono al vento le foglie degli alberi e i poliziotti a terra dovettero tenersi a debita distanze per non rimanerne risucchiati o tranciati. Solo uno di loro volle provarci. “N-Noah, amico, che ti salta in mente?” Owen rimase stupito quando gli salì sopra a mo’ di trampolino per aggrapparsi alla coda “Izzy l’avrebbe fatto a occhi chiusi.” “Ma tu non sei Izzy!” “Non sono neanche Christine, ma devo e voglio farlo in memoria di entrambe. Per precauzione, ti dico già addio.” Il monoposto salì in quota a fatica per via dell’impermeabile insanguinato di Noah rimasto incastrato nel rotore posteriore.
“Perché ca**o è così lento questo affare? Me**a, ho solo un minuto per andarmene.”
“Al’inferno, però.”
“Ancora tu!”
“Certo, è una bella serata per assistere a una stella cadente, o meglio un asteroide, in prima persona.” Noah e Hatchet ora cominciavano a vedere il puntolino luminoso proprio sopra di loro. In perfetto orario come Henry Hellys aveva calcolato. “Non ci tengo proprio! Ti prendo per il collo e ti butto fuori, microbo.”
“Miao.”
“Eh? Cosa è stato? Argh!” il gatto verde e viola balzò dal sedile posteriore direttamente sulla sua faccia, graffiandolo senza pietà (ce ne fu anche per Noah, eh) e poi balzò sul quadro comandi premendo tutti i tasti in contemporanea mandando in tilt tutto l’impianto.
“Noo, bastardo randagi.. SEI HENRY?!!”
“Già, quasi quasi non lo riconoscevo.” Ironizzò Noah con leggerezza. Levandosì così la soddisfazione di essere sarcastico fino alla fine.
Chef stramaledì il gatto e il detective e tentò di tirare la cloche per sbloccarla, rompendola con la forza bruta. Imprecò mentre l’elicottero a questo punto poteva solo salire in linea retta di molti inesorabili metri…
La Cometa di Hellys fece improvvisamente capolino dal cielo da terra tutti stettero col naso all’insù e il cuore a mille, Owen esclamò “Woah, e quella da dove arriva!” Mike strabuzzò gli occhi “Lester aveva ragione su tutto, allora..oh, no, mezza città potrebbe andare distrutta.” L’asteroide era immenso, un’enorme corpo siderale avvolto da una luce blu gelida e incandescente allo stesso tempo, ma era l’energia che irradiava la vera mostruosità, precipitò direttamente sulla traiettoria dell’elicottero, distruggendolo completamente nel devastante impatto, Noah chiuse gli occhi prima della fine. Quando li riaprì era già tutto finito. E ricominciato daccapo. Vide Chef accanto a lui dimenarsi al rallentatore mentre ancora l’impatto doveva avvenire e il gatto, che invece si muoveva liberamente, e capì tutto: Henry aveva di nuovo viaggiato nel tempo. Ma perché lo aveva portato con sé? “Ma cosa…ah, è un altro dei tuoi giochetti sadici? Qui sotto c’è un paracadute. Non me n’ero accorto nella confusione. Aspetta!”
Il tempo riprese a scorrere e l’urlo di Chef quasi superò il frastuono dell’esplosione. Owen scoppiò in lacrime di gioia vedendo Noah sano e salvo atterrare davanti con un..strano gatto mutante in braccio. Lo strinse quasi a soffocarlo “Noah, sei salvoooo!”
“Già, diversamente da lei..”
“Mi spiace”
Noah non riusciva a essere felice anche se era appena riuscito nell’impossibile: scampare alla morte. “Solo per il momento.” La cometa stava ancora incedendo sopra le loro teste dopo aver polverizzato velivolo e pilota. “Siamo spacciati, Toronto è spacciata!”
“C’è solo una soluzione: esprimere un desiderio!”
“Lester, ti scongiuro, sìi serio almeno per una volta nella tua vita..”
“Io SONO SERIO. Fino a prova contraria, quella è la Cometa di Hellys, non la Meteora o l’Asteroide, e cosa si fa quando si vede una cometa?” Lester si erse in cima alla fontana “Si esprime un desiderio, ah!”
“Ciaff! Non posso crederci.” Owen e tutti si portarono una mano alla fronte. Noah scrollò le spalle “Un ultimo desiderio, ma sì, perché no? Da quando è iniziata questa indagine ho assistito a eventi al limite della realtà. Io lo faccio.” Owen lo squadrò come se fosse un extraterrestre: era sarcasmo o diceva sul serio?
Chiuse gli occhi “Desidero che lei ritorni in vita.”
“Questo è lo spirito!” Lester incitò gli altri “In ogni caso, desideriamo che tutti si salvino.”
Stettero tutti in silenzio in attesa che accadesse qualcosa, ma niente. “Ecco,lo sapevo.” La Cometa era ancora lì, gigantesca e inesorabile, e vicina. Instabile. Il metallo dell’elicottero aveva mutato la sua composizione chimica scatenando una reazione a catena all’interno del nucleo, che esplose con un boato spaventoso. L’energia radioattiva della cometa consumò tutto il combustibile interno e alla fine la cometa cadde al suolo una volta per tutte.
Un minuscolo frammento di ghiaccio.
Era tutto ciò che ne era rimasto.
Si conficcò dentro Christine.
E lei riaprì gli occhi. “Toh, sono tornata tra i vivi…per modo di dire, s’intende.” Lasciando tutti senza parole. “Miracolo!”
“Ma quale miracolo, è stato il mio Desiderio!”
“Chi ha parlato?”
Lester fischiettò innocentemente.
“In ogni caso, sono così felice di rivederti viva! Per modo di dire.” Noah la abbracciò a sé forte piangendo per la gioia come mai aveva fatto prima, lei ricambiò malgrado la sua natura perennemente ritrosa, poi ricordando tutto quello che era successo si ritraè dalle sue braccia incupendosi “Già, per modo di dire, non posso ritenermi davvero viva se è un meteorite a tenermi qui.”
“Perdonami per tutto il male che ti ho fatto, ho avuto anche la possibilità di cambiare il tuo destino ma non l’ho fatto.” Noah sospirò “Hai tutto il diritto di detestarmi adesso e per sempre.”
“Detestarti non è neanche paragonabile al sentimento che provo nei tuoi confronti.”
“Capisco perfettamente.”
Lo baciò sulle labbra. “Io ti amo.”
“Anche io.”
I due si baciarono appassionatamente come se il tempo si fosse nuovamente fermato.
“Sniff, è così commovente..” Owen si asciugò le grasse lacrime mentre assisteva alla scena.
“Anche Svetlana è commossa.” Disse Mike.
“Anche Yumetta lo è, in ogni caso.” Informò Lester, con un ampio sorriso di complicità.
Toronto si era salvata ancora una volta dalla catastrofe e questa volta senza che nessuno fosse stato sacrificato.
Al termine del lungo e appassionato bacio, Noah guardò negli occhi Christine sorridendo colpevolmente per sdrammatizzare “Mi dispiace solo che tu sia destinata a rimanere uno pseudo fantasma per l’eternità.”
“Almeno sopravvivrò alla tua morte e oltre.” la ragazza replicò con caustica ironia, assai divertita.
“Ahahahem! Davvero sarcastica. Come piace a me.” I due dunque ripresero da dove si erano interrotti.
CAPITOLO 15 (epilogo): “Due settimane dopo…”
“Le dico e ripeto che sono innocente, c’è stato uno scambio di persona, mi creda!”
“D’accordo, proverò a verificare, signorina Samey.”
Noah era decisamente cambiato dopo quell’esperienza, e soprattutto dopo aver rivissuto il menefreghismo della sua gioventù, ora era pur sempre pigro e sarcastico, ma molto più gioviale, disponibile e soprattutto aveva una rinnovata voglia di fomentare la giustizia e non tralasciava più alcun dettaglio. Era tornato il detective che era, o meglio, oltre quello che era in passato. Dopo mezz’ora ritornò in ufficio con un sorriso rassicurante “Lei ha una sorella gemella di nome Amy, vedo, provvederò a farla arrestare: è chiaro che la responsabile è lei.”
“Da-Davvero crede alla mia innocenza? E’ il primo in tanti anni di processi!”
“Gli indizi raccolti che ho nuovamente analizzato la scagionano completamente. Perciò…” fece spallucce e si alzò dalla poltrona del suo nuovo ufficio privato “Le firmo una liberatoria: ora è una donna libera. Per me invece le otto significano fine del lavoro.” Il detective prese l’impermeabile è usci, l’arietta frizzante di Dicembre sembrava pronta a portare la prima neve con sé, anche se a Natale mancava ancora qualche giorno. Salì in macchina, controllò di avere i biglietti per il cinema e chiamò la fidanzata al cellulare.
“Pronto, Noah?” rispose la ragazza dall’altro capo del telefono, vestita in modo più allegro del solito ma indossando un pesante cappotto nero sopra il tutto. “Io sono quasi pronta, quanto ci metti?” un insistente miagolio la interruppe “Sì, un attimo, voi due, lo so che reclamate la pappa. OWEN, vale anche per te: aspetta e cerca di non mangiarti il cibo per gatti.” Owen posò riluttante la scatola di croccantini, non vedeva l’ora di essere al cinema per sgranocchiarsi 4 pacchi di popcorn sbafandoseli a ufo. (Tanto offrivano loro) Sbavò per terra al solo pensiero. “Ok, amore, ci vediamo giù fra 5 minuti, devo lasciarti sennò il tuo migliore amico mi lava il pavimento. Owen, ho cambiato idea, serviti pure un paio di croccantini.”
“Yuppi! Gnam-munch, chomp!”
“ME_EOOW!”
“Tranquilli, voi due. Ho una scatola di riserva. Domino, Henry, c’è la pappa!” Christine ammiccò e diede una carezza ai due gatti, indi si voltò verso la pesciolina rossa “Non mi sono dimenticata di te, ecco le scagliette, Lapide. O dovrei chiamarti Izzy?” La pesciolina saltò a mezz’aria per la felicità e rispose affermativamente con frenesia. Ebbene sì, Henry aveva perduto la memoria della sua vita precedente e aveva trovato la felicità nella sua nuova e beata vita da gatto domestico. Finalmente riceveva attenzione e affetto. Christine finì di vestirsi e scese al piano sotto trascinandosi Owen.
Noah:“Dimmi che quelli che sta sgranocchiando non sono…”
Christine:“Non te lo dico, perché è ovvio.”
Mike era divenuto commissario del dipartimento di Toronto ,dopo che Owen aveva dato le dimissioni perché inadeguato al mestiere, in premio della professionalità dimostrata anche dopo aver subito il lutto della fidanzata. Il suo carattere solerte e generoso gli permetteva di gestire uomini e mezzi con armonia, salvo ogni tanto qualche dissidio interiore con le proprie personalità multiple. Lester invece fu nominato nuovo tenente, in realtà il posto era stato offerto inizialmente a Noah, ma questi aveva declinato l’offerta, per la felicità dell’ investigatore in red come premio per l’aiuto fornito. Inoltre Sam venne assunto su consiglio di Noah come tecnico informatico presso la scientifica.
Perduta la propria credibilità, l’Interpol chiuse la propria sede a Toronto e la prigione di Wawanakwaz fu smantellata per sempre, e i suoi detenuti liberati degli ingiusti capi d’accusa, anche la fedina penale di Duncan venne ripulita. Lui non ne andò particolarmente fiero, tra parentesi. In quanto unico membro sopravvissuto del complotto, Seijii scese a patti con la legge ottenendo in qualche modo l’amnistia da tutti i reati, ma per sicurezza si ritirò dalla malavita per darsi alla pesca di salmoni in una remota città dell’Alaska come aveva promesso. Ora il massimo del suo crimine sono le truffe sullo scambio dei salmoni e dei merluzzi e la frode sul peso dei lucci di montagna. Tutti i frutti dei suoi loschi traffici vennero ceduti al braccio destro KJ, il quale dopo aver visto come si era ridotta la donna dei suoi sogni decise di mettere la testa a posto e devolvette i proventi in beneficienza, ne beneficiò di questo anche la stessa Leanne che venne così da lui salvata dalla prostituzione. Da quel giorno non si separarono più l’uno dall’altra. Quanto ai simpatici agenti Lindsay, Rory e Tyler, beh..loro sono rimasti tali e quali, tonti e incapaci.
….
Non ho dimenticato nessuno, laty?
Nessuno, Yumi, tranquilla J
Fiù, menomale, in ogni caso loro non sapranno mai chi ha esaudito il loro ultimo desiderio quella notte impossibile. Un po’ mi secca, uff.
Ti rifarai nel sequel della fanfiction, non dubitare.
Sequel?
Certo, ah! *POSA EPICA* Non lo sapevi ancora?
Lesterino! Tu dunque lo sapevi? E non me l’hai detto?! In ogni caso, se posso domandare, King, che ruolo avrò questa volta? *Magari sarò la protagonista*?
…forse, ma io adesso questa fanfiction devo concluderla con la parola fine.
Un ringraziamento speciale a tutti coloro che mi hanno sostenuto e ispirato volontariamente o involontariamente durante la stesura di quest’opera! In ogni caso, fate un applauso anche ai suoi protagonisti e non solo a me. Un grazie di cuore.
–King Flurry 51
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