In questa storia la ragazza gatta Ketty e la mezzavolpe zoroark Mayko, conosciute come le Selvatiche della mia serie Flurrydonkylus Race, sono protagoniste di una gran bella dimostrazione di amicizia, tramite un tentativo di furto impossibile a fin di bene. Ambientata in una Toronto leggermente noir, questa FF è stata una splendida sorpresa natalizia, scritta dal genio di Andrea Micky. Da non perdere!
La prova di amicizia delle Selvatiche
by Andrea Micky
Durante lo svolgersi di Flurrydonkylous Race, Mayko e Ketty avevano legato molto fra loro, tanto più che dopo la conclusione del reality, le 2 affittarono un appartamento a Toronto e divennero coinquiline.
Un giorno, Mayko rientrò sorridendo e Ketty le chiese “Come mai sei così felice?”.
“Oh Ketty, ha i presente quel nostro vicino così carino? Beh, mi sono fatta coraggio e gli ho chiesto un appuntamento” confessò Mayko.
“E lui che ti ha risposto?” chiese Ketty, rapita dalla narrazione.
“E lui ha ACCETTATO!!! Domani sera usciremo insieme” rispose Mayko, completamente su di giri.
“Fantastico. Ti farò la toeletta completa con la mia lingua” promise Ketty.
“Grazie, ma preferisco farmi una normalissima doccia” rifiutò gentilmente la mezza volpe.
L'orologio dell'appartamento segnava le 22:00 e Kelly stava comodamente raggomitolata sul divano, quando Mayko rientrò.
“Ehi Mayko, che ci fai qui? Non avevi un appuntamento?” le chiese sorpresa Ketty.
Sedendosi pesantemente sul divano, Mayko gemette “Avevo un appuntamento...ed é stato un vero disastro”.
“Che é successo? Racconta” la esortò Ketty, sedendosi vicino a lei.
“Siamo andati a cena in un ristorante raffinato e quando ci hanno portato l'acqua per lavarci le mani ci ho bevuto dentro, per poi grattarmi la testa con le zampe inferiori. In seguito, quando ci hanno portato la cena, che per la cronaca era una sugosa bistecca di pollo, l'ho mangiata direttamente con le mani. Infine, abbiamo fatto una passeggiata nel parco, durante la quale mi sono messa ad inseguire uno scoiattolo” raccontò Mayko, tenendo il conto sulle dita.
“Ci saranno altre occasioni con altri ragazzi” le incoraggiò Ketty, porgendole la sua ciotola del latte.
“No che non ce ne saranno” obbiettò Mayko, lappando dalla ciotola. E quando si rese conto di ciò che stava facendo, la mezza volpe proseguì “Lo vedi? Sarà sempre così, perché io non sono più umana. E finché non lo sarò di nuovo, non potrò avere un vita normale”.
Ketty rimase molto colpita da quelle parole e non seppe cosa dire per confortare Mayko, che si alzò dal divano dicendo “Scusa, ma ora vado a letto. Sono molto stanca”.
E una volta rimasta sola, Ketty si mise a riflettere su come avrebbe potuto aiutare la sua amica.
Grazie alle sua attività di ladra, Ketty sapeva a chi rivolgersi per avere informazioni e fu per questo che alle 02:00 di notte, la ragazza felina era in attesa presso uno squallido bar nei bassifondi, da cui uscì un ometto col muso lungo e affilato, che si era guadagnato il nomignolo di Slim il Topo.
L'ometto si stava infilando nelle tasche del cappotto un rotolo di banconote vinte a poker, quando Ketty gli balzò davanti dicendo “Salve Slim. Non ci vediamo da un pò”.
“Salve Ketty. Ti credevo fuori dal giro, dopo le tue esperienze televisive” replicò Slim.
“Più o meno. Ho bisogno di te e del tuo talento nel raccogliere informazioni per trovare una certa merce” si limitò a spiegare la ragazza.
“E a me cosa viene in tasca?” le chiese l'ometto.
“Non finirai nel mio sandwich di topo” replicò Ketty, spalancando la sua mano davanti al volto di Slim.
Nei giorni successivi al suo sfortunato appuntamento, Mayko rimase con il morale a terra e Ketty fece del suo meglio per consolarla, senza però ottenere alcun risultato.
Alla fine, Ketty portò la sua amica a cena in un sushi bar appena aperto e quando le 2 si furono accomodate, Ketty le chiese “Hai visto che bella atmosfera? Non ti sembra di essere nuovamente in Giappone?”.
“Certo. E magari anche qui potrò essere impiegata come cane da guardia” brontolò Mayko.
Ketty stava per dirle qualcosa, ma una cameriera del ristorante le si avvicinò e le bisbigliò qualcosa all'orecchio.
“Che succede? Devo aspettare fuori e non hanno il coraggio di dirmelo?” chiese sarcasticamente Mayko.
“Torno subito. Tu aspettami qui” si limitò a risponderle Ketty, mentre si alzava da tavola.
Ketty si recò subito sul retro del ristorante, dove Slim l'aspettava da diversi minuti.
“Era ora che arrivassi. Qui c'é una puzza di pesce che non si dura” brontolò l'ometto, imbacuccandosi nel suo cappotto.
“Lascia perdere. Hai trovato la merce?” domandò tagliente Ketty.
Sudando, Slim le rispose “Si. E abbiamo un problema: tu conosci Tom Blackhand?”.
“Solo di nome: é uno dei peggiori criminali in circolazione ed è sulla lista nera dell'Interpool da parecchio tempo” replicò Ketty.
“Beh, la merce che cerchi ce l'ha lui. E la venderà fra qualche giorno” spiegò Slim, asciugandosi la fronte.
“Allora devo agire in fretta” disse Ketty, battendo il pugno nel palmo della mano.
Nei giorni successivi alla cena nel sushi bar, Ketty rimase incollata al computer di casa per parecchie ore di fila, cercando varie informazioni su dei precisi argomenti.
A causa della sua depressione, Mayko non diede peso alla cosa, ma quando fu il momento di buttare la spazzatura, la mezza volpe si ricordò che era il turno della sua amica, che però non era in casa.
Quando Ketty rientrò, Mayko le disse “Hei Ketty, é il tuo turno di buttare la spazzatura”.
“Oh, già. Lo faccio subito” replicò Ketty, nascondendo dietro la schiena una borsina di plastica.
“E quella cos'é?” le chiese Mayko.
“Oh, questa? Non é nulla” assicurò Ketty, con un sorriso piuttosto forzato.
“Dall'odore sembrerebbe carne” insisté la mezza volpe, fiutando l'aria.
“Già. Il fatto é che...stasera mi vedo con alcuni vecchi amici e allora...” si giustificò Ketty.
“Non aggiungere altro: va pure con loro e divertiti” la interruppe tristemente Mayko, dandole le spalle.
Ma Ketty le afferrò un braccio, dicendole “Non fare così: sono certa che presto la fortuna ti sorriderà”.
“Ormai non mi faccio più illusioni, Ketty” disse Mayko, sorridendo malinconicamente.
“Tu fidati solo di quello che ti dico” insisté Ketty.
“Ci vediamo” salutò Ketty, mentre usciva.
“Divertiti. E comunque, non cucini la carne prima di uscire?” volle sapere Mayko.
“No, ai miei amici piace cruda” spiegò Ketty, prima di defilarsi. Rimasta sola, Mayko pensò di preparasi una tazza di te verde, ma quando buttò le foglie usate nella spazzatura, uno strano odore di medicinali le salì alle narici.
Incuriosita, Mayko notò che sul fondo del sacco c'era una scatoletta bianca di forma rettangolare, con su scritto FUSIX. “Deve averla presa Ketty. Ma perché?” si chiese Mayko, mentre esaminava la scatoletta...rimanendo poi di stucco, quando lesse che si trattava di un potente sonnifero.
Improvvisamente, Mayko si ricordò che Ketty era stata spesso on-line in quei giorni, così corse a computer e consultando la cronologia dei siti visitati, capì che la sua amica aveva organizzato un colpo al 113 di Bond Street.
Il 113 di Bond Street era una vecchia villa, che si stagliava maestosamente su di una collinetta.
“Sebbene la casa sia da ristrutturare, ha ancora una certa regalità” pensò Ketty, mentre scavalcava il muro di cinta.
La prima cosa che la ladra felina notò una volta scavalcato il muro fu un grande pino che cresceva a fianco dell'edificio, mentre la seconda fu una muta di cani feroci che dormiva sotto di esso.
Non appena Ketty afferrò il ramo più vicino, i cani si destarono mettendosi a fiutare l'aria, ma la ragazza aveva previsto l'evenienza e le bastò far cadere a terra le fette di carne drogate per risolvere tutto.
Dopo di ché, a Ketty fu sufficiente arrampicarsi sul tronco dell'albero, raggiungere il tetto della magione e individuare una finestra rotta per entrare all'interno.
Una volta raggiunto il 113 di Bond Street, Mayko pensò al da farsi: se avesse avvertito gli eventuali proprietari delle intenzioni di Ketty avrebbe messo la sua amica nei guai e così pensò di entrare di soppiatto nella casa.
Ispezionando il muro di cinta, Mayko trovò un varco da cui riuscì ad entrare e così facendo, la mezza volpe s'imbatté nel branco di cani addormentati.
“Ketty é già arrivata: devo sbrigarmi” pensò Mayko.
Muovendosi con circospezione, la mezza volpe cercò un'entrata ma calpestò accidentalmente un rametto, il cui rumore destò i cani che subito le si avventarono addosso; ma fortunatamente Mayko riuscì a respingerli, grazie alla forza acquisita con la sua mutazione.
Ma subito dopo lo scontro, Mayko venne colpita alla schiena da quella che si rivelò una freccia anestetizzante, per poi venire intrappolata da una rete metallica che qualcuno le lanciò addosso.
Muovendosi con circospezione nella casa deserta, Ketty riuscì a raggiungere il seminterrato, da cui sentì provenire dei rumori.
Fortunatamente per lei, sulla porta della cantina c'era una feritoia da cui la ladra riuscì ad entrare, per poi arrampicarsi sulle travi del soffitto senza che nessuno la notasse.
Nella stanza c'erano alcuni uomini di cui uno seduto ad una scrivania, che teneva costantemente gli occhi puntati su di un libro dalla copertina in pelle di colore verde smeraldo: era Tom Blackhand in persona.
Ketty si posizionò sopra di lui, ma proprio quando stava per fare la sua mossa, 2 uomini entrarono nella stanza spingendo un carrello su cui c'era una gabbia di ferro, in cui Mayko giaceva svenuta.
“Signore, questa é l'intrusa” disse il più alto dei 2.
E prendendo in mano una pistola, Blackhand disse “Ottimo! Adesso dobbiamo occuparci della sua amica”.
E pronunciate quelle parole, il criminale puntò l'arma verso l'alto e colpì Ketty alla spalla con una freccia anestetizzante.
Ketty ebbe solo il tempo di precipitare sul tavolo, prima di perdere completamente i sensi.
Quando rinvenne, Ketty si ritrovò coi polsi ammanettati ad un tubo dietro di lei, mentre davanti c'erano Blackhand e la gabbia di Mayko.
“Ben svegliata, signorina” la salutò il criminale.
“Ma cosa ti é saltato in mente?” le chiese infuriata Mayko.
“La tua a mica voleva rubarmi questo: una raccolta degli appunti di Henry Hellys, il cattivo di TDPKT” spiegò Blackhand, mostrando il libro che teneva in mano.
“Gli appunti di Henry?” chiese sbalordita Mayko.
E abbassando gli occhi, Ketty confermò “Si! Quando ti ho vista triste, ho capito di dover fare qualcosa. E così, ho chiesto ad uno dei miei vecchi contatti di cercare gli oggetti appartenuti ad Henry, sperando che uno di loro potesse aiutarti”.
“Ah, già: Slim il topo. Un tipo discreto, ma anche piuttosto fifone” si ricordò Blackhand.
“Ma allora...volevi rubare quegli appunti per farmi tornare umana” disse sorpresa Mayko.
“Davvero nobile. Ma questi appunti servono a me, in quanto mi frutteranno un bel po' di soldi, coi quali potrò finalmente andare in pensione” intervenne Blackhand, che aggiunse “Magari la tua presenza potrà confermarne l'autenticità”.
Mayko ringhiò rumorosamente, mentre il criminale spingeva personalmente il carrello fuori dalla stanza, lasciando Ketty da sola.
“Devo rimediare al guaio che ho combinato” pensò la ragazza, mentre cercava di infilare una delle sue unghie nella serratura delle manette.
Dopo essersi connesso abusivamente ad internet, Tom Blackhand iniziò la sua asta.
“Ed ora signori, diamo il via alle offerte. Qui nelle mie mani, stringo una copia degli appunti di Henry Hellys. Pensate alle possibilità che offrirebbero al suo possessore” disse il criminale, con fare teatrale.
“Ma siamo sicuri che quella roba funzioni davvero?” chiese uno dei partecipanti.
“Sicuro. Guardi qui” assicurò Blackhand, indicando Mayko chiusa in gabbia.
Preso dal suo discorso, il criminale non si accorse che Ketty si era liberata e si era nascosta nuovamente sulle travi, attendendo il momento giusto di agire; e la fortuna le venne in aiuto, perché la ragazza notò la chiave della gabbia di Mayko, che giaceva incustodita sulla scrivania di Blackhand.
Senza fare rumore, Ketty scese dalla sua posizione e si avvicinò furtivamente alla chiave, ma quando cercò di prenderla rischiò che la sua mano venisse infilzata da un coltello.
“Hai un potenziale notevole, ma non sei ancora alla mia altezza” le disse Blackhand, facendo cenno ai suoi uomini di attaccare.
“Lasciate stare la mia amica, sennò...” ringhiò Mayko.
“Sennò cosa fai?” chiese beffardo il criminale.
Per tutta risposta, Mayko afferrò saldamente le sbarre della gabbia con le mani e cominciò lentamente a piegarle.
Spaventato, Blackhand stava per anestetizzare nuovamente Mayko, ma Ketty gli tirò un calcinaccio sulla mano facendo deviare il colpo, dando così alla sua amica il tempo di liberarsi.
Una volta libera, Mayko si avventò come una furia sugli uomini di Blackhand, il quale si diede subito alla fuga inseguito da Ketty.
Il 116 di Bond Street aveva un tetto a terrazzo, su cui Blackhand aveva preparato un elicottero da usare in caso di emergenza.
Dopo aver riposto il libro con gli appunti in un apposito scomparto, il criminale fece per salire a bordo del veicolo, ma Ketty gli saltò addosso intimandogli “Dammi quegli appunti. Mi servono per Mayko”.
Ma Blackhand colpì la ragazza con il calcio della pistola buttandola a terra, per poi tentare di darle il colpo di grazia con un proiettile.
Ma all'improvviso Mayko si avventò su di lui e lo azzannò al braccio, dando così il via ad una furiosa lotta, che si concluse quando in cielo apparve un elicottero dell'Interpool.
“Che nessuno si muova!” ordinò una voce proveniente dal velivolo.
Poco dopo, Tom Blackhand e tutta la sua banda vennero caricati a bordo di un furgone cellulare e portati via.
Alla scena assistettero anche Mayko e Ketty, che ricevettero i complimenti di un ispettore dell'Interpool chiamato Narrow.
“Avete avuto coraggio ad affrontare quei criminali” ammise l'uomo.
“Io l'ho fatto solo per aiutare la mia amica, ma purtroppo ho fallito” disse tristemente Ketty.
“Mi rendo conto della situazione, ma purtroppo il libro con gli appunti resterà sotto sequestro per molto tempo” spiegò l'ispettore, con un certo dispiacere.
Ma sorridendo, Mayko disse “Non fa nulla. Quest'esperienza mi ha insegnato che non devo abbattermi per via della mia condizione e se mi succederà ancora, avrò una buona amica su cui contare”. “Sono felice di non averti deluso, Mayko” ammise Ketty.
“Vi assicuro che quando saprò qualcosa di questi appunti, sarete subito informate” promise l'ispettore.
Mayko e Ketty stavano per rincasare, quando vennero raggiunte dal loro vicino.
Questi chiese “Scusa Mayko, hai degli impegni per domani sera?”. “No, ma perché me lo chiedi?” domandò la mezza volpe.
“Perché volevo invitarti a cena in quel nuovo sushi bar inaugurato da poco” rispose il ragazzo.
“Cosa? Ma non hai paura che ti metta in imbarazzo con i miei comportamenti animali?” domandò sorpresa Mayko.
“No, perché sono proprio quelli che ti rendono una ragazza interessante” spiegò il vicino.
“Ma pensa un po” si disse tra sé e sé Ketty, mentre si dileguava silenziosamente per lasciare campo libero a Mayko.
Tenendo il libro con gli appunti di Henry sottobraccio, l'ispettore Narrow entrò con passo deciso in una stanza segreta, dove un alto ufficiale dell'esercito e una scienziata di sua fiducia lo attendevano.
“É questo il libro che dovevo recuperare?” chiese l'ispettore, mentre porgeva l'oggetto alla ragazza.
La scienziata lo sfogliò con attenzione, per poi dichiarare “Si, questi sono gli appunti del mio “povero” cugino Henry”.
“Allora potremo avviare presto il nostro programma sui soldati ibrido uomo-animale?” chiese l'ufficiale.
“Non prima di 6 mesi: devo ancora studiare questi appunti con la dovuta attenzione” rispose Bright, sistemandosi gli occhiali.
“Durante l'azione siamo stati aiutati da una vostra vecchia conoscenza, a cui ho promesso...” intervenne l'ispettore.
“Ah già, Mayko -l'interruppe Bright- Data la sua particolare condizione, sarà bene tenerla d'occhio”.
E senza aggiungere altro, la ragazza infilò il libro in una valigetta e lasciò la stanza insieme al militare.
FINE
by Andrea Micky
Durante lo svolgersi di Flurrydonkylous Race, Mayko e Ketty avevano legato molto fra loro, tanto più che dopo la conclusione del reality, le 2 affittarono un appartamento a Toronto e divennero coinquiline.
Un giorno, Mayko rientrò sorridendo e Ketty le chiese “Come mai sei così felice?”.
“Oh Ketty, ha i presente quel nostro vicino così carino? Beh, mi sono fatta coraggio e gli ho chiesto un appuntamento” confessò Mayko.
“E lui che ti ha risposto?” chiese Ketty, rapita dalla narrazione.
“E lui ha ACCETTATO!!! Domani sera usciremo insieme” rispose Mayko, completamente su di giri.
“Fantastico. Ti farò la toeletta completa con la mia lingua” promise Ketty.
“Grazie, ma preferisco farmi una normalissima doccia” rifiutò gentilmente la mezza volpe.
L'orologio dell'appartamento segnava le 22:00 e Kelly stava comodamente raggomitolata sul divano, quando Mayko rientrò.
“Ehi Mayko, che ci fai qui? Non avevi un appuntamento?” le chiese sorpresa Ketty.
Sedendosi pesantemente sul divano, Mayko gemette “Avevo un appuntamento...ed é stato un vero disastro”.
“Che é successo? Racconta” la esortò Ketty, sedendosi vicino a lei.
“Siamo andati a cena in un ristorante raffinato e quando ci hanno portato l'acqua per lavarci le mani ci ho bevuto dentro, per poi grattarmi la testa con le zampe inferiori. In seguito, quando ci hanno portato la cena, che per la cronaca era una sugosa bistecca di pollo, l'ho mangiata direttamente con le mani. Infine, abbiamo fatto una passeggiata nel parco, durante la quale mi sono messa ad inseguire uno scoiattolo” raccontò Mayko, tenendo il conto sulle dita.
“Ci saranno altre occasioni con altri ragazzi” le incoraggiò Ketty, porgendole la sua ciotola del latte.
“No che non ce ne saranno” obbiettò Mayko, lappando dalla ciotola. E quando si rese conto di ciò che stava facendo, la mezza volpe proseguì “Lo vedi? Sarà sempre così, perché io non sono più umana. E finché non lo sarò di nuovo, non potrò avere un vita normale”.
Ketty rimase molto colpita da quelle parole e non seppe cosa dire per confortare Mayko, che si alzò dal divano dicendo “Scusa, ma ora vado a letto. Sono molto stanca”.
E una volta rimasta sola, Ketty si mise a riflettere su come avrebbe potuto aiutare la sua amica.
Grazie alle sua attività di ladra, Ketty sapeva a chi rivolgersi per avere informazioni e fu per questo che alle 02:00 di notte, la ragazza felina era in attesa presso uno squallido bar nei bassifondi, da cui uscì un ometto col muso lungo e affilato, che si era guadagnato il nomignolo di Slim il Topo.
L'ometto si stava infilando nelle tasche del cappotto un rotolo di banconote vinte a poker, quando Ketty gli balzò davanti dicendo “Salve Slim. Non ci vediamo da un pò”.
“Salve Ketty. Ti credevo fuori dal giro, dopo le tue esperienze televisive” replicò Slim.
“Più o meno. Ho bisogno di te e del tuo talento nel raccogliere informazioni per trovare una certa merce” si limitò a spiegare la ragazza.
“E a me cosa viene in tasca?” le chiese l'ometto.
“Non finirai nel mio sandwich di topo” replicò Ketty, spalancando la sua mano davanti al volto di Slim.
Nei giorni successivi al suo sfortunato appuntamento, Mayko rimase con il morale a terra e Ketty fece del suo meglio per consolarla, senza però ottenere alcun risultato.
Alla fine, Ketty portò la sua amica a cena in un sushi bar appena aperto e quando le 2 si furono accomodate, Ketty le chiese “Hai visto che bella atmosfera? Non ti sembra di essere nuovamente in Giappone?”.
“Certo. E magari anche qui potrò essere impiegata come cane da guardia” brontolò Mayko.
Ketty stava per dirle qualcosa, ma una cameriera del ristorante le si avvicinò e le bisbigliò qualcosa all'orecchio.
“Che succede? Devo aspettare fuori e non hanno il coraggio di dirmelo?” chiese sarcasticamente Mayko.
“Torno subito. Tu aspettami qui” si limitò a risponderle Ketty, mentre si alzava da tavola.
Ketty si recò subito sul retro del ristorante, dove Slim l'aspettava da diversi minuti.
“Era ora che arrivassi. Qui c'é una puzza di pesce che non si dura” brontolò l'ometto, imbacuccandosi nel suo cappotto.
“Lascia perdere. Hai trovato la merce?” domandò tagliente Ketty.
Sudando, Slim le rispose “Si. E abbiamo un problema: tu conosci Tom Blackhand?”.
“Solo di nome: é uno dei peggiori criminali in circolazione ed è sulla lista nera dell'Interpool da parecchio tempo” replicò Ketty.
“Beh, la merce che cerchi ce l'ha lui. E la venderà fra qualche giorno” spiegò Slim, asciugandosi la fronte.
“Allora devo agire in fretta” disse Ketty, battendo il pugno nel palmo della mano.
Nei giorni successivi alla cena nel sushi bar, Ketty rimase incollata al computer di casa per parecchie ore di fila, cercando varie informazioni su dei precisi argomenti.
A causa della sua depressione, Mayko non diede peso alla cosa, ma quando fu il momento di buttare la spazzatura, la mezza volpe si ricordò che era il turno della sua amica, che però non era in casa.
Quando Ketty rientrò, Mayko le disse “Hei Ketty, é il tuo turno di buttare la spazzatura”.
“Oh, già. Lo faccio subito” replicò Ketty, nascondendo dietro la schiena una borsina di plastica.
“E quella cos'é?” le chiese Mayko.
“Oh, questa? Non é nulla” assicurò Ketty, con un sorriso piuttosto forzato.
“Dall'odore sembrerebbe carne” insisté la mezza volpe, fiutando l'aria.
“Già. Il fatto é che...stasera mi vedo con alcuni vecchi amici e allora...” si giustificò Ketty.
“Non aggiungere altro: va pure con loro e divertiti” la interruppe tristemente Mayko, dandole le spalle.
Ma Ketty le afferrò un braccio, dicendole “Non fare così: sono certa che presto la fortuna ti sorriderà”.
“Ormai non mi faccio più illusioni, Ketty” disse Mayko, sorridendo malinconicamente.
“Tu fidati solo di quello che ti dico” insisté Ketty.
“Ci vediamo” salutò Ketty, mentre usciva.
“Divertiti. E comunque, non cucini la carne prima di uscire?” volle sapere Mayko.
“No, ai miei amici piace cruda” spiegò Ketty, prima di defilarsi. Rimasta sola, Mayko pensò di preparasi una tazza di te verde, ma quando buttò le foglie usate nella spazzatura, uno strano odore di medicinali le salì alle narici.
Incuriosita, Mayko notò che sul fondo del sacco c'era una scatoletta bianca di forma rettangolare, con su scritto FUSIX. “Deve averla presa Ketty. Ma perché?” si chiese Mayko, mentre esaminava la scatoletta...rimanendo poi di stucco, quando lesse che si trattava di un potente sonnifero.
Improvvisamente, Mayko si ricordò che Ketty era stata spesso on-line in quei giorni, così corse a computer e consultando la cronologia dei siti visitati, capì che la sua amica aveva organizzato un colpo al 113 di Bond Street.
Il 113 di Bond Street era una vecchia villa, che si stagliava maestosamente su di una collinetta.
“Sebbene la casa sia da ristrutturare, ha ancora una certa regalità” pensò Ketty, mentre scavalcava il muro di cinta.
La prima cosa che la ladra felina notò una volta scavalcato il muro fu un grande pino che cresceva a fianco dell'edificio, mentre la seconda fu una muta di cani feroci che dormiva sotto di esso.
Non appena Ketty afferrò il ramo più vicino, i cani si destarono mettendosi a fiutare l'aria, ma la ragazza aveva previsto l'evenienza e le bastò far cadere a terra le fette di carne drogate per risolvere tutto.
Dopo di ché, a Ketty fu sufficiente arrampicarsi sul tronco dell'albero, raggiungere il tetto della magione e individuare una finestra rotta per entrare all'interno.
Una volta raggiunto il 113 di Bond Street, Mayko pensò al da farsi: se avesse avvertito gli eventuali proprietari delle intenzioni di Ketty avrebbe messo la sua amica nei guai e così pensò di entrare di soppiatto nella casa.
Ispezionando il muro di cinta, Mayko trovò un varco da cui riuscì ad entrare e così facendo, la mezza volpe s'imbatté nel branco di cani addormentati.
“Ketty é già arrivata: devo sbrigarmi” pensò Mayko.
Muovendosi con circospezione, la mezza volpe cercò un'entrata ma calpestò accidentalmente un rametto, il cui rumore destò i cani che subito le si avventarono addosso; ma fortunatamente Mayko riuscì a respingerli, grazie alla forza acquisita con la sua mutazione.
Ma subito dopo lo scontro, Mayko venne colpita alla schiena da quella che si rivelò una freccia anestetizzante, per poi venire intrappolata da una rete metallica che qualcuno le lanciò addosso.
Muovendosi con circospezione nella casa deserta, Ketty riuscì a raggiungere il seminterrato, da cui sentì provenire dei rumori.
Fortunatamente per lei, sulla porta della cantina c'era una feritoia da cui la ladra riuscì ad entrare, per poi arrampicarsi sulle travi del soffitto senza che nessuno la notasse.
Nella stanza c'erano alcuni uomini di cui uno seduto ad una scrivania, che teneva costantemente gli occhi puntati su di un libro dalla copertina in pelle di colore verde smeraldo: era Tom Blackhand in persona.
Ketty si posizionò sopra di lui, ma proprio quando stava per fare la sua mossa, 2 uomini entrarono nella stanza spingendo un carrello su cui c'era una gabbia di ferro, in cui Mayko giaceva svenuta.
“Signore, questa é l'intrusa” disse il più alto dei 2.
E prendendo in mano una pistola, Blackhand disse “Ottimo! Adesso dobbiamo occuparci della sua amica”.
E pronunciate quelle parole, il criminale puntò l'arma verso l'alto e colpì Ketty alla spalla con una freccia anestetizzante.
Ketty ebbe solo il tempo di precipitare sul tavolo, prima di perdere completamente i sensi.
Quando rinvenne, Ketty si ritrovò coi polsi ammanettati ad un tubo dietro di lei, mentre davanti c'erano Blackhand e la gabbia di Mayko.
“Ben svegliata, signorina” la salutò il criminale.
“Ma cosa ti é saltato in mente?” le chiese infuriata Mayko.
“La tua a mica voleva rubarmi questo: una raccolta degli appunti di Henry Hellys, il cattivo di TDPKT” spiegò Blackhand, mostrando il libro che teneva in mano.
“Gli appunti di Henry?” chiese sbalordita Mayko.
E abbassando gli occhi, Ketty confermò “Si! Quando ti ho vista triste, ho capito di dover fare qualcosa. E così, ho chiesto ad uno dei miei vecchi contatti di cercare gli oggetti appartenuti ad Henry, sperando che uno di loro potesse aiutarti”.
“Ah, già: Slim il topo. Un tipo discreto, ma anche piuttosto fifone” si ricordò Blackhand.
“Ma allora...volevi rubare quegli appunti per farmi tornare umana” disse sorpresa Mayko.
“Davvero nobile. Ma questi appunti servono a me, in quanto mi frutteranno un bel po' di soldi, coi quali potrò finalmente andare in pensione” intervenne Blackhand, che aggiunse “Magari la tua presenza potrà confermarne l'autenticità”.
Mayko ringhiò rumorosamente, mentre il criminale spingeva personalmente il carrello fuori dalla stanza, lasciando Ketty da sola.
“Devo rimediare al guaio che ho combinato” pensò la ragazza, mentre cercava di infilare una delle sue unghie nella serratura delle manette.
Dopo essersi connesso abusivamente ad internet, Tom Blackhand iniziò la sua asta.
“Ed ora signori, diamo il via alle offerte. Qui nelle mie mani, stringo una copia degli appunti di Henry Hellys. Pensate alle possibilità che offrirebbero al suo possessore” disse il criminale, con fare teatrale.
“Ma siamo sicuri che quella roba funzioni davvero?” chiese uno dei partecipanti.
“Sicuro. Guardi qui” assicurò Blackhand, indicando Mayko chiusa in gabbia.
Preso dal suo discorso, il criminale non si accorse che Ketty si era liberata e si era nascosta nuovamente sulle travi, attendendo il momento giusto di agire; e la fortuna le venne in aiuto, perché la ragazza notò la chiave della gabbia di Mayko, che giaceva incustodita sulla scrivania di Blackhand.
Senza fare rumore, Ketty scese dalla sua posizione e si avvicinò furtivamente alla chiave, ma quando cercò di prenderla rischiò che la sua mano venisse infilzata da un coltello.
“Hai un potenziale notevole, ma non sei ancora alla mia altezza” le disse Blackhand, facendo cenno ai suoi uomini di attaccare.
“Lasciate stare la mia amica, sennò...” ringhiò Mayko.
“Sennò cosa fai?” chiese beffardo il criminale.
Per tutta risposta, Mayko afferrò saldamente le sbarre della gabbia con le mani e cominciò lentamente a piegarle.
Spaventato, Blackhand stava per anestetizzare nuovamente Mayko, ma Ketty gli tirò un calcinaccio sulla mano facendo deviare il colpo, dando così alla sua amica il tempo di liberarsi.
Una volta libera, Mayko si avventò come una furia sugli uomini di Blackhand, il quale si diede subito alla fuga inseguito da Ketty.
Il 116 di Bond Street aveva un tetto a terrazzo, su cui Blackhand aveva preparato un elicottero da usare in caso di emergenza.
Dopo aver riposto il libro con gli appunti in un apposito scomparto, il criminale fece per salire a bordo del veicolo, ma Ketty gli saltò addosso intimandogli “Dammi quegli appunti. Mi servono per Mayko”.
Ma Blackhand colpì la ragazza con il calcio della pistola buttandola a terra, per poi tentare di darle il colpo di grazia con un proiettile.
Ma all'improvviso Mayko si avventò su di lui e lo azzannò al braccio, dando così il via ad una furiosa lotta, che si concluse quando in cielo apparve un elicottero dell'Interpool.
“Che nessuno si muova!” ordinò una voce proveniente dal velivolo.
Poco dopo, Tom Blackhand e tutta la sua banda vennero caricati a bordo di un furgone cellulare e portati via.
Alla scena assistettero anche Mayko e Ketty, che ricevettero i complimenti di un ispettore dell'Interpool chiamato Narrow.
“Avete avuto coraggio ad affrontare quei criminali” ammise l'uomo.
“Io l'ho fatto solo per aiutare la mia amica, ma purtroppo ho fallito” disse tristemente Ketty.
“Mi rendo conto della situazione, ma purtroppo il libro con gli appunti resterà sotto sequestro per molto tempo” spiegò l'ispettore, con un certo dispiacere.
Ma sorridendo, Mayko disse “Non fa nulla. Quest'esperienza mi ha insegnato che non devo abbattermi per via della mia condizione e se mi succederà ancora, avrò una buona amica su cui contare”. “Sono felice di non averti deluso, Mayko” ammise Ketty.
“Vi assicuro che quando saprò qualcosa di questi appunti, sarete subito informate” promise l'ispettore.
Mayko e Ketty stavano per rincasare, quando vennero raggiunte dal loro vicino.
Questi chiese “Scusa Mayko, hai degli impegni per domani sera?”. “No, ma perché me lo chiedi?” domandò la mezza volpe.
“Perché volevo invitarti a cena in quel nuovo sushi bar inaugurato da poco” rispose il ragazzo.
“Cosa? Ma non hai paura che ti metta in imbarazzo con i miei comportamenti animali?” domandò sorpresa Mayko.
“No, perché sono proprio quelli che ti rendono una ragazza interessante” spiegò il vicino.
“Ma pensa un po” si disse tra sé e sé Ketty, mentre si dileguava silenziosamente per lasciare campo libero a Mayko.
Tenendo il libro con gli appunti di Henry sottobraccio, l'ispettore Narrow entrò con passo deciso in una stanza segreta, dove un alto ufficiale dell'esercito e una scienziata di sua fiducia lo attendevano.
“É questo il libro che dovevo recuperare?” chiese l'ispettore, mentre porgeva l'oggetto alla ragazza.
La scienziata lo sfogliò con attenzione, per poi dichiarare “Si, questi sono gli appunti del mio “povero” cugino Henry”.
“Allora potremo avviare presto il nostro programma sui soldati ibrido uomo-animale?” chiese l'ufficiale.
“Non prima di 6 mesi: devo ancora studiare questi appunti con la dovuta attenzione” rispose Bright, sistemandosi gli occhiali.
“Durante l'azione siamo stati aiutati da una vostra vecchia conoscenza, a cui ho promesso...” intervenne l'ispettore.
“Ah già, Mayko -l'interruppe Bright- Data la sua particolare condizione, sarà bene tenerla d'occhio”.
E senza aggiungere altro, la ragazza infilò il libro in una valigetta e lasciò la stanza insieme al militare.
FINE